lunedì 30 luglio 2007

Incendi: Parchi in fumo si contano i danni, 9.000 gli ettari bruciati

A fuoco alcune delle aree naturali più importanti del centro-sud o nelle loro immediate vicinanze nelle ultime tre settimane: è la Calabria la Regione ‘verde’ più colpita, con oltre 130 incendi attivi dal Pollino all’Aspromonte, comprendendo anche il Parco della Sila e quello regionale delle Serre. Altra regione dalle valenze naturalistiche importantissime l’Abruzzo, che ha visto andare a fuoco boschi nel Parco della Majella, nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Oltre alla tragedia umana, la Puglia è stata spettatrice anche di incendi nelle sue aree protette: Parco del Gargano, Parco dell’Alta Murgia, e poi le Oasi WWF Le Cesine e Monte Sant’Elia che per il tempestivo intervento se la sono cavata senza particolari danni.
A fuoco il Parco Naturale Regionale di Frasassi e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini nelle Marche, il Parco Regionale del Matese, quello Regionale del Taburno e Camposauro in Campania. Anche la Sicilia non è stata risparmiata dagli incendiari: Parco dell’Etna, Parco dei Nebrodi, Parco delle Madonie, la Riserva Naturale di Torre Salsa, anche Oasi del WWF. Nel Lazio colpito anche il ‘bosco del Papa’, intorno al Lago di Castelgandolfo, nel parco Regionale dei Castelli.
In poche settimane sono andati distrutti oltre 9.000 ettari di natura protetta, una cifra destinata a salire una volta accertati i danni grazie ai calcoli sul catasto delle aree bruciate. Biodiversità in fumo e in fuga: orsi e lupi che scappano dalle fiamme, come avvenuto nel Parco della Majella e nel parco d’Abruzzo. A fuoco i boschi del rarissimo Picchio nero, nel parco di Serre, nel Pollino, Aspromonte e nella Sila. Testuggine trinacris a Torre Salsa in Sicilia, e Testudo hermanni a Castelgandolfo nel Lazio rimaste intrappolate nelle fiamme, a simbolo di tutta quella piccola fauna impossibilitata a scappare dalle fiamme. Nel Parco del Gargano a rischio anche il Capriolo garganico (specie endemica) e nel Parco del Pollino quello di Orsomarso, racchiuso nella sola estensione dell’area protetta.
Guarda la lista delle aree protette andate in fumo >Focus su tre regioni: Puglia, Sicilia, Calabria >
I cambiamenti climatici in atto rendono i terreni boscosi sempre più aridi. Ma alla radice ci sono le cause di sempre... >“Eppure lo strumento legislativo per difendere i parchi dal fuoco c’è, come abbiamo scritto lo scorso anno in una lettera inviata a tutte le Regioni e agli Enti parco dove richiamavamo la Legge Quadro sugli incendi che prevede anche la formulazione e l’applicazione di Piani di prevenzione specifici per le aree protette. La cronaca di questi giorni ci dimostra purtroppo l’assenza di questo coordinamento – ha dichiarato Patrizia Fantilli, Direttore dell’ufficio legale-legislativo del WWF Italia - enti locali e parchi non hanno ancora applicato gli strumenti di pianificazione. E come un acceleratore in una macchina già in corsa le straordinarie condizioni climatiche di questi giorni provocate dal più vasto fenomeno dei cambiamenti climatici evidenziano in modo drammatico tutta la debolezza del nostro sistema ‘immunitario’ antincendio”.
Il WWF indica proprio le Regioni come enti maggiormente responsabili della mancata pianificazione e strategia anti-incendi. Ancora oggi non tutte hanno adottato il Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi prevista dall'art. 3 della L. 353/00. E ancora, non tutti i parchi si sono dotati degli strumenti di pianificazione e per questo motivo oggi le singole azioni di prevenzione degli incendi, che dovrebbero essere cucite su misura seguendo le caratteristiche di ciascun parco, rischiano di essere inefficaci. Una pianificazione che deve partire soprattutto dal coinvolgimento delle popolazioni chiamate a sentirsi custodi della propria terra”.
“Le aree protette sono un patrimonio di tutti ma troppo spesso vengono percepite come vincolo o limite allo sviluppo, anche a causa di amministratori poco attenti che accentuano questa percezione” – continua Fantilli.
Il WWF sottolinea l’importanza di una pianificazione, anche quella per la prevenzione degli incendi, come prodotto di un processo che, identificati i valori naturali e le minacce che li insidiano, con un metodo partecipato, riesca a coinvolgere chi vive ed opera sul territorio nell’identificazione delle soluzioni e nell’attuazione delle strategie.
Gli stessi cittadini devono diventare custodi del territorio del parco, e deve aumentare la consapevolezza della ricchezza che questo costituisce. Distribuire a pioggia finanziamenti per rimboschimenti o ripristini, che magari poi vengono realizzati in modo poco compatibile con le peculiarità del parco e con la missione di conservazione della natura, non servirà ad uscire da questo circolo vizioso. Anzi, spesso il meccanismo degli incentivi per i procacciatori di appalti per i ripristini rischia di essere una micidiale ‘miccia sociale’ per gli incendi.
"Se dovessimo pensare ad un capitolo del Piano di Adattamento ai mutamenti climatici per l’Italia, certamente quello della prevenzione dagli incendi occuperebbe un posto importante - ha aggiunto Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia -. A cominciare dalle strategie di riforestazione dove andrebbero privilegiate le piante più adatte ai climi mediterranei e secchi, abbandonando l’adozione di pini o altre essenze ‘resinose’ ad altissimo rischio di combustione.
Gli ambienti forestali sono fondamentali per il mantenimento del ciclo idrico, per la loro capacità di trattenere l’acqua, per il contenimento dell’erosione del suolo, per la biodiversità in essi presente, per l’insostituibile servizio offerto a tutta la vita sulla Terra grazie ai processi di fotosintesi che trasformano l’energia solare in materia organica, per il loro ruolo nei grandi cicli biogeochimici, come quello del carbonio, così fondamentale per le stesse dinamiche del clima”.

Per saperne di più sui benefici delle foreste per l’ambiente > I servizi che gli ecosistemi naturali forniscono all'umanità >

PARCHI IN FUMO
Il CFS ha dichiarato che ieri sono stati 304 gli incendi divampati in tutta la Penisola, regioni a statuto autonomo escluse, impegnando i mezzi e il personale del Corpo forestale dello Stato. Ma sicuramente i parchi sono stati i territori più colpiti. Ecco un breve elenco dei principali parchi o aree limitrofe colpiti dal fuoco.
Parco Gola della Rossa e di Frasassi
A Trinquelli di Genga sono bruciati circa 70 ettari. Si aggiungono a quelli andati in fumo il 10 luglio nell'incendio sviluppatosi nel cuore del Parco, nell'entroterra anconetano, che ha distrutto oltre 80 ettari di vegetazione boscata
Parco dei Monti Sibillini
In provincia di Ascoli Piceno, le fiamme stanno interessando varie localita' del Comune di Roccafluvione (su un incendio esteso su quattro fronti di fuoco di 100 metri.); l'incendio e' contiguo a quello di Acquasanta dei giorni scorsi nell'area dei Monti Sibillini ha provocato centinaia di ettari bruciati. In localita' Borgo di Arquata del Tronto sono andati in fumo oltre 60 ettari, a Montemonaco circa 20 e a Palmiano 10.
Oasi WWF dei Calanchi di Atri (Provincia di Teramo)
Due roghi in pochi giorni hanno bruciato il cuore della Riserva Regionale per decine di ettari.
Riserva Naturale Regionale “Monte Salviano” – Comune di Avezzano (AQ)
Un incendio ha distrutto decine di ettari della Riserva.

Parco Nazionale della Majella
Colpita la zona fra Bussi e Popoli, evacuati gli abitati delle zone fra Collepietro (L'Aquila) e Passo Lanciano (Chieti)
Parco nazionale d’Abruzzo
Incendi su piu' fronti a partire da quello scoppiato ieri a 'Vallone Lacerno", al confine del Parco, nel comune di Campoli Appennino (Frosinone) tra Abruzzo e Lazio. Fino ad ora sono andati in fumo 310 ettari di faggeta secolare.
Parco nazionale del Gargano
Un incendio vastissimo che ha distrutto centinaia di ettari di bosco attraversando mezzo Gargano, soprattutto localizzato nei centri di Peschici e Vieste. Nel comune di Vieste (Foggia) il fronte del fuoco era di oltre 500 metri, che via via ha bruciato circa 200 ettari.
Parco nazionale dell’Alta Murgia
Alcuni focolai nel Parco dell’Alta Murgia hanno distrutto oltre 100 ettari
Parco Regionale del Matese e Parco Regionale del Taburno e Camposauro
Nel casertano nelle ultime ore sono andati distrutti piu' di 400 ettari di vegetazione, a Piedimonte Matese, e nel Salernitano, a Baronissi. Diversi gli incendi anche nel Sannio, sul Monte Taburno, a Bonea ed a Paupisi.
Parco nazionale del Pollino
Le fiamme hanno gia' distrutto oltre 2.000 ettari di terreno, di cui 200 di bosco nel Parco nazionale del Pollino. E tutt’ora i roghi sono attivi.
Parco della Sila
A Monte Mucone, vicino Acri, sono andati distrutti 200 ettari.
Parco nazionale dell’Aspromonte
A Cittanova, comune del reggino che fa parte del Parco, e' ancora attivo un incendio divampato ieri che ha distrutto già 250 ettari di vegetazione e ne minaccia altri 2.000 con un fronte di due chilometri.
Parco Regionale delle Serre
Le fiamme che stanno divorando migliaia di ettari in tutta la Calabria, non hanno risparmiato l'oasi di protezione della fauna del lago Angitola, oasi del WWF, dichiarata Sito di Importanza Comunitaria.
Parco Regionale dei Castelli Romani
Un incendio di vaste proporzioni è divampato sul costone della montagna che sovrasta il lago di Castelgandolfo. L'incendio ha distrutto 120 ettari di vegetazione nei comuni di Marino, Rocca di Papa e Grottaferrata.
Parco dell’Etna
Da venerdì scorso ci sono stati alemno 8 grandi incendi che hanno coinvolto una vastissima area a Castiglione di Sicilia e la zona a monte di Zafferana Etnea, con oltre 400 ettari minacciati almeno 200 ettari già andati in fumo.
Parco dei Nebrodi
Un incendio è divampato anche nel Bosco di Malabotta, nel Messinese.
Parco delle Madonie
Gli incendi tornano a divampare sulle colline attorno a Cefalù, in provincia di Palermo. L'incendio piu' vasto e' divampato a Sclafani Bagni e ha raggiunto il territorio di Caltavuturo, sulle Madonie. Le fiamme stanno divorando ettari di terreno anche a Polizzi, Villagrazia di Carini, Villafrati, Mezzojuso, Lercara, Contessa Entellina e Giacalone e le zone di Monte S.Calogero (riserva dell'Azienda Foreste), della riserva di Monte Capodarso e il bosco di Santo Pietro, dove sono stati distrutti circa 180 ettari. Le fiamme si sono sviluppate in una zona che era stata risparmiata dagli incendi il 29 giugno scorso: in quell'occasione furono distrutti centinaia di ettari di bosco e di vegetazione.
Riserva Naturale Orientata Isola di Vulcano
Dopo Lipari, le fiamme si sono spostate nella vicina isola di Vulcano. Le fiamme hanno bruciato diversi ettari di macchia mediterranea e stavano per lambire alcune villette. Sono andati letteralmente ‘in fumo’ ettari di praterie, di macchia mediterranea ed anche di specie autoctone. La perdita maggiore è relativa all'avifauna (soprattutto per le specie che avevano nidificato ed i cui piccoli erano in fase di svezzamento ecc.), per i piccoli dei mammiferi e per quelle specie con mobilità limitata come rettili ed invertebrati.
Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa
Il fuoco ha attraversato circa 110 ettari di superficie, di cui oltre 90 in zona “A”, interessando soprattutto macchia mediterranea, alcuni uliveti e un’abitazione rurale della parte sud della riserva.

UN FOCUS SU TRE REGIONI, CON UN OCCHIO ALLE OASI DEL WWF IN FIAMME

PUGLIA
Una giornata che la Puglia difficilmente dimenticherà. Camminando si avvertiva sul corpo la sensazione di cento fon, tutti accesi e rivolti verso il proprio corpo.
IL PARCO DEL GARGANO: UNA CATASTROFE ANNUNCIATA
L’immenso rogo che sta percorrendo il Gargano, in quasi tutti i comuni del Parco, rappresenta un catastrofe di proporzioni enormi in quanto ha messo a rischio la vita sia degli abitanti sia dei turisti, causando purtroppo anche delle vittime, e ha mandato in fumo centinaia e centinaia d’ettari di uno dei più grandi patrimoni naturalistici del mondo.
Ma l’aggressione cementizia senza interruzione che il Gargano sta subendo deve essere considerata parte fondamentale negli eventi drammatici di questi giorni. La maggior parte degli incendi di questi giorni è di natura dolosa ed è noto che il fuoco, quasi sempre, serve a sgomberare il campo da alberi, o altri fastidiosi impedimenti naturali, a vantaggio di nuovi alberghi, ville, pascoli.
Peschici è il comune con il rogo più ampio e disastroso ma contemporaneamente è il territorio da cui le associazioni ricevono il maggior numero di segnalazioni: cementificazioni spregiudicate e aggressive come le lottizzazioni e centri alberghieri sulla costa vanno ad affiancarsi agli innumerevoli abusi edilizi di piccola e media entità, spesso in aree boscate o su suolo comunale.
Un disordine urbanistico sempre più evidente che rappresenta uno dei principali effetti e al tempo stesso una delle cause degli incendi dolosi. È noto, infatti, che la speculazione edilizia e gli interventi di sfruttamento del territorio dopo l'incendio costituiscono una delle ipotesi fondamentali riguardo alle cause dei roghi. Poi il disordine urbanistico contribuisce a sua volta a moltiplicare i fattori di rischio con attività antropiche parcellizzate e fuori da pianificazione e controllo.
La Legge non consente costruzioni o destinazioni diverse (ad esempio pascolo) da quelle in atto prima dell'incendio per almeno quindici anni ed impone, pertanto, ai sindaci di trasmettere, ogni anno, alla Regione e al Ministero dell'ambiente una planimetria del territorio comunale percorso dal fuoco. La stessa legge, peraltro, impone che in tutti gli atti di compravendita d’aree ricadenti nei territori boschivi distrutti o danneggiati dal fuoco tale vincolo deve essere espressamente richiamato, pena la nullità dell'atto.
Un atto concreto che il Parco può fare per contribuire ad evitare futuri drammatici incendi è di sollecitare i comuni circa l'obbligo di perimetrare e comunicare le aree che hanno subito incendi; evitare giustificazioni pubbliche dell’abusivismo edilizio; promuovere una moratoria sui pareri di competenza circa i progetti di lottizzazione costiera che, proprio nell’ultimo periodo, “premono” per arrivare prima del Piano del Parco che “rischierebbe” di arginare la deregulation urbanistica.

L’OASI DI TORRE GUACETO
La Riserva Naturale marina di Torre Guaceto se l’è cavata senza danni.

L’OASI DI LE CESINE
La Riserva Naturale dello Stato Le Cesine se l’è cavata senza danni, ma aveva subito un incendio di origine dolosa non più tardi di tre settimane fa, probabilmente per arrecare un danno alla gestione dell’area.

L’OASI DI MONTE SANT’ELIA
Un fiume di fuoco ha sfiorato Monte Sant'Elia con un incendio proveniente da molto lontano e che nessuno è riuscito a fermare. Le fiamme hanno lambito la parte sud dell'oasi (terreni affittati, coltivi di poco pregio ambientale) ma miracolosamente, grazie ad una inversione della direzione del vento, hanno deviato e si sono allontanate dagli edifici e dal bosco.

SICILIA
Le fiamme stanno divorando migliaia di ettari in tutta la Sicilia, Nessuna zona risparmiata, dai Peloritani al Golfo di Trapani e dall’Etana agli Iblei. Tante le zone ricadenti nelle aree della Rete Natura 2000, ove sono compresi SIC e ZPS, e le zone ricadenti in riserve naturali e parchi regionali.Il WWF ritiene che siano insufficienti i mezzi necessari per fronteggiare la sempre crescente delinquenza che colpisce mortalmente il nostro preziosissimo patrimonio ambientale e naturalistico.
Dovrebbe essere, infatti, implementato e ammodernato tutto il sistema dei mezzi antincendio (autobotti, Canadair, elicotteri); dovrebbero essere applicate e rispettate alla lettera le leggi vigenti relative alle aree incendiate, ovvero: divieto di pascolo, di caccia, di costruzione e di rimboschimento;dovrebbe essere tenuto sempre aggiornato, attraverso continuo monitoraggio, l’elenco delle aree incendiate, comprese quelle aree inferiori a 10 ettari di ampiezza.
L’OASI DI TORRE SALSA
Il 24 Luglio, alle 16 anche all’interno della Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa, nei pressi del torrente “Cannicella”, è stato appiccato un fuoco nell’area antistante il canneto, nei pressi di uno degli ingressi della riserva. Fino alle 18.30 la forestale non è potuta intervenire perché impegnata su altri fronti, poi partendo dal monte “Cupolone” si è fermato il fuoco che minacciava il bosco di Monte Stella. Nonostante l’intervento, il fuoco ha attraversato circa 110 ettari di superficie, di cui oltre 90 in zona “A”, interessando soprattutto macchia mediterranea, alcuni uliveti e un’abitazione rurale della parte sud della riserva.
Un danno alla biodiversità. Un danno enorme che non si può quantificare prendendo unicamente come parametro gli ettari andati a fumo. La riserva di torre salsa conserva specie relitte o uniche al mondo, fungendo da riserva in cui riprodursi e mantenere integra la catena ecosistemica. Si pensi all’Emys Trinacris, la specie di testuggine palustre siciliana presente solamente nell’isola. Questa specie scoperta da pochi mesi è vive in poche aree umide della Sicilia, tra cui alcune zone della riserva di Torre Salsa, e ieri l’incendio è partito proprio dal torrente ‘Cannicella’.
La flora poi ha subito dei danni incommensurabili, con molti ettari di macchia mediterranea andati a fuoco e numerose specie di Ginepro Fenicio (Juniperus phoenicea L )morte per le fiamme. Anche se il danno maggiore a una singola specie è da reputarsi per la Palma nana (Chamaerops humilis), unica specie di palma europea, di cui sono andate perdute diverse centinaia di esemplari. Fortunatamente si è salvata la costa e l’ambiente dunale, che a Torre salsa presenta uno delle 10 spiagge più selvagge d’Italia e quindi da salvaguardare ad ogni costo.

CALABRIA
L’OASI DELL’ANGITOLA
Le fiamme che stanno divorando migliaia di ettari in tutta la provincia, non hanno risparmiato l’oasi di protezione della fauna del lago Angitola, facente parte del Parco Regionale delle Serre e dichiarata Sito di Importanza Comunitaria. Già nella giornata di domenica il fuoco aveva destato non poca preoccupazione a causa dei numerosi roghi che venivano appiccati. La situazione è però degenerata nella mattinata di lunedì, quando gli incendi hanno interessato la pineta che circonda l’oasi nel tratto parallelo alla statale 110.
Danni ingenti hanno riportato i boschi di Sughera di località Bufalariana, tra Pizzo e Maierato e la collina di Pizzo a monte della Statale 18: diversi ettari di pregiato vigneto e di uliveti sono andati distrutti nel corso della notte, insieme a vaste aree di querceto e macchia mediterranea alta, creando forte apprensione e rabbia tra gli agricoltori della zona che hanno visto andare in fumo il frutto del loro lavoro.
Nonostante l’impegno e l’abnegazione degli operai forestali, che spesso si trovano ad operare in condizioni di forte pericolo, il WWF denuncia la vergognosa carenza di mezzi (autobotti, Canadair, elicotteri) e soprattutto la mancanza di una seria politica di prevenzione e di repressione degli incendi, così come richiesto da anni, mediante l’istituzione di una rete di vedette fisse, durante il periodo estivo, in grado di segnalare subito i focolai e intervenire prima che l’incendio diventi incontrollabile.

fonte: wwf.it

Galanzino sulle orme di Marco Polo

Ha già percorso un milione di passi correndo nei deserti più estremi. Oggi Francesco Galanzino è pronto a ripartire: ad agosto correrà sulle orme di Marco Polo, percorrendo la parte occidentale della Via della Seta. Anche in queste terre leggendarie il maratoneta italiano porterà il messaggio di Greenpeace: agire subito per fermare i cambiamenti climatici e salvare il Pianeta.
Francesco Galanzino, testimonial della campagna Energia e Clima, è l'unico uomo al mondo che, in meno di un anno, ha attraversato le steppe del Gobi in Cina, i laghi salati di Atacama in Cile, le dune e le piramidi egiziane e i ghiacci del Polo Nord. Le sue sfide, insieme a Greenpeace, sono anche l'occasione per affrontare il problema dei cambiamenti climatici. Salvare il clima sta diventando una vera e propria "corsa" contro il tempo: se nel giro di 15 anni non riusciremo a ridurre le emissioni globali di gas serra del 30 per cento rispetto ai livelli del 1990 non saremo capaci di fermare i mutamenti del clima.
Saranno circa 70 i coraggiosi atleti che parteciperanno alla maratona. La gara attraverserà gli altopiani del Pamir, oltre 4.000 metri di quota, e la Valle di Fergana dove, per rispetto all'Islam ortodosso, si correrà completamente coperti malgrado le altissime temperature. Passerà nelle terre di Tamerlano, tra le leggendarie città carovaniere di Samarcanda, Bukara e Khiva. I concorrenti dovranno affrontare il Deserto delle Sabbie Rosse (Kyzil Koum) e il Deserto delle Sabbie Nere (Kara Koum), considerato il deserto più caldo del mondo dove, durante lo "scouting", si sono registrati 52 gradi. Ultima fatica il Deserto di Lut in Iran.
Dunque per Galanzino ancora tanti deserti da affrontare, forse meno conosciuti ma sicuramente estremi, ma con la stessa missione: la denuncia del fenomeno della desertificazione. Il problema della desertificazione che avanza è uno degli effetti più spaventosi dei cambiamenti climatici. L'IPCC stima che solo in Africa saranno circa 250 milioni le persone sottoposte a forte stress idrico nel 2020 a causa della minore disponibilità di acqua.
Il nostro Paese non ha ancora presentato un piano per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Siamo in forte ritardo sulle rinnovabili ma si continua a promuovere l'uso del carbone a Civitavecchia, Porto Tolle e in Sardegna. In Sardegna vi è oltretutto un sostanziale blocco dell'eolico, la fonte rinnovabile più promettente. Proprio per contestare questo blocco Greenpeace e Francesco Galanzino hanno organizzato lo scorso aprile una "maratona eolica".


Futu[r]e Investment - A sustainable investment plan for the power sector to save the climate [ in inglese ]
Questo rapporto - leggi la sintesi in italiano - diffuso da Greenpeace ed Erec (European Renewable Energy Council), dimostra che produrre energia con le fonti rinnovabili e investire in efficienza costa dieci volte meno che continuare a usare combustibili fossili. Sviluppando l'eolico, il solare, la geotermica e le biomasse, non soltanto si ridurrebbero di metà le emissioni di CO2 del settore elettrico entro il 2030, ma si risparmierebbero 180 miliardi di dollari all'anno.
Download PDF (2 Mb)

fonte: greenpeace.it

OMOLOGAZIONE VEICOLI A MOTORE

È stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 165 del18 luglio scorso un decreto di recepimento della direttiva 2005/64/CE sull'omologazione dei veicoli a motore, per quanto riguarda la loro riutilizzabilità, riciclabilità e ricuperabilità.Il decreto stabilisce le disposizioni amministrative e tecniche per l'omologazione dei veicoli per garantire che i loro componenti e materiali possano essere riutilizzati, riciclati e recuperati nelle percentuali minime precisate negli allegati. Inoltre fissa provvedimenti particolari atti a garantire che il reimpiego di tali componenti non comprometta la sicurezza o dia luogo a rischi ambientali. Il decreto stabilisce anche quali sono i campi di applicazione della direttiva e fornisce alcune definizioni utili nella lettura e interpretazione del testo dello stesso. La procedura per il rilascio dell'omologazione CE o dell'omologazione nazionale prevede che venga rispettato tutto quanto previsto dal presente decreto nonché la consegna da parte del costruttore di tutte le informazioni dettagliate sulla natura dei materiali utilizzati. Viene anche previsto, da parte del costruttore, l'obbligo di garantire la corretta gestione degli aspetti di riutilizzabilità, riciclabilità e ricuperabilità. Al fine di conseguire il rilascio dell'omologazione, il costruttore deve raccomandare una strategia finalizzata alla demolizione, al reimpiego di componenti, al riciclaggio e al recupero dei materiali.La strategia deve basarsi su tecnologie collaudate, disponibili o in via di sviluppo all'atto della domanda di omologazione. La durata del certificato di omologazione è di 2 anni a decorrere dalla data del suo rilascio, prima che vengano effettuati nuovi controlli.

Per approfondimenti:DECRETO 3 Maggio 2007
Recepimento della direttiva 2005/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2005 sull'omologazione dei veicoli a motore, per quanto riguarda la loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità e che modifica la direttiva 70/156/CEE del Consiglio.

fonte: ambiente.it

Mobbing: il datore di lavoro deve vigilare per impedirlo

La Cassazione, sezione lavoro. con sentenza del 20 luglio 2007, n. 16148, ha stabilito che il datore di lavoro è responsabile per il mobbing che i colleghi effettuano sul dipendente se non ha vigilato e non ha fatto nulla per far cessare i soprusi.Per quanto attiene al risarcimento la prescrizione decorre da quando si è manifestato il danno e non dal giorno in cui sono iniziate le vessazioni.Fatto e dirittoUn dipendente aveva convenuto in giudizio avanti al Tribunale l’azienda, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni per inadempimento contrattuale e violazione dell'art. 2087 CC. Infatti il datore di lavoro, benché costantemente informato, aveva omesso di adottare gli opportuni provvedimenti per tutelare lo stesso e la moglie dalle continue aggressioni e minacce degli altri dipendenti che per ben 17 anni aveva subito.Per tali fatti delittuosi era stato iniziato un procedimento penale a carico di quattro dipendenti per i reati di furto, ingiurie, minacce e lesioni personali, che era stato concluso con sentenza istruttoria di improcedibilità per amnistia. Il dipendente mobbizzato aveva, quindi, lamentato che il datore di lavoro, benché a conoscenza dei fatti suddetti, non aveva accolto le sue domande di trasferimento sostenendo che, in conseguenza del comportamento negligente dell'azienda e per effetto delle continue aggressioni e minacce, egli stesso aveva subito dapprima una grave debilitazione psico fisica, seguita poi da un infarto, mentre la moglie era deceduta.L’azienda si era costituita ed eccepiva in via preliminare la prescrizione del diritto azionato dal dipendente. Nel merito chiedeva il rigetto della domanda. Il Tribunale rigettava la domanda per intervenuta prescrizione decennale. In primo e secondo grado la domanda era stata respinta perché i giudici di merito avevano stabilito che il diritto era caduto in prescrizione.Le motivazioni della CassazioneLa Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del dipendente sia per la debilitazione psico-fisica, seguita poi da un infarto, ritenendo responsabile il datore di lavoro che non aveva preso alcun provvedimento per tutelarlo. La Corte, inoltre, ha stabilito che il periodo entro il quale può essere proposta l’azione decorre dal giorno in cui si è manifestato il danno e non dal primo atto vessatorio.Infatti, secondo la Cassazione, la Corte d’appello non doveva ritenere prescritto il diritto in quanto non è legittimo far decorrere tale prescrizione «dal fatto illecito lesivo anziché dal manifestarsi all’esterno della produzione del danno. Ne consegue che il termine di prescrizione, sia per responsabilità contrattuale che per responsabilità extracontrattuale, abbia decorrenza non dal momento in cui il fatto del terzo viene a ledere l’altrui diritto, bensì dal momento in cui la produzione del danno si manifesta all’esterno divenendo oggettivamente percepibile e riconoscibile».
Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 20 luglio 2007, n. 16148
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fonte: consulenzalavoro.com

Come spendere 9 euro invece di 300 dal notaio

Fare a meno del notaio per comprare casa non si può. Risparmiare sì, e anche in maniera significativa. E questo un po' grazie alle varie “lenzuolate”, un po' per merito del decreto fiscale dell'ottobre scorso che ha abolito le imposte sulle visure catastali e ridotto i costi per quelle ipotecarie. Insomma le opportunità di spendere meno ci sono, ma occorre entrare nell'ordine delle idee di far da sé alcune delle operazioni finora delegate al notaio e che incidono per svariate centinaia di euro sul costo dell'atto. Se ci si attiva in proprio, invece, si risparmia, e non si corre alcun rischio anche se bisogna essere un minimo in grado di districarsi tra le carte.Dalla carta alla banca dati on line – Come abbiamo precisato più volte rispondendo ai quesiti dei lettori, il ricorso al notaio è indispensabile perchè solo gli atti che portano il suo timbro possono essere trascritti nei registri pubblici della proprietà immobiliare. I registri si trovano nelle conservatorie, ossia negli uffici provinciali dell'Agenzia del territorio. Si tratta di registri in parte automatizzati: l’operazione di creazione delle banche dati è partita nel 1996 e ha riguardato i 20 anni precedenti. Non tutti gli uffici sono però partiti nello stesso momento per cui, ad esempio, i dati dell'Ufficio provinciale di Roma risalgono al 1974, mentre in molti altri uffici si parte dal 1978. Naturalmente per gli anni precedenti è sempre possibile effettuare la ricerca sugli atti che sono ancora solo in formato cartaceo. Interrogare le banche dati catastali consente di ottenere l'”albero genealogico” di ogni immobile perchè accanto ai dati catastali veri e propri (foglio, particella, categoria, classe, consistenza, rendita), compaiono anche i dati relativi alla tipologia dell'atto trascritto, ossia se l'attuale proprietario lo ha acquistato, avuto in donazione o per successione. Inoltre si possono avere tutte le indicazioni sulle iscrizioni di ipoteca e vincoli di altro genere (per esempio: pignoramenti, sequestri, citazioni, ecc…) e sulle annotazioni che hanno modificato i diritti esistenti su un dato immobile (per esempio: cancellazione di ipoteche, di pignoramenti, ecc…).
Insomma tutto ma proprio tutto quello che occorre quando si tratta di acquistare casa. Senza una visura ipocatastale, infatti, non è possibile fare l'atto. E di questa visura di solito si occupa il notaio, il tutto al costo di svariate centinaia di euro anche se.Registri pubblici e accesso diretto – Anche se a tutti questi dati è possibile accedere direttamente, ossia senza passare da agenzie immobiliari, geometri, intermediari vari o notai. I registri immobiliari, infatti, sono pubblici e come tali l'accesso è aperto a tutti i cittadini, che possono chiedere una visura storica che comprenda anche una verifica nei registri cartacei semplicemente recandosi negli uffici. Costo dell'ispezione catastale: zero. Possibile? Sì, perchè ad ottobre 2006 sono state abolite le tasse sulle visure catastali e restano solo quelle per le ispezioni ipotecarie (dai 6 euro per le visure semplici ai 20 euro per i certificati per singolo nominativo) e per la copia delle planimetrie (4 euro). Ai certificati va aggiunta l'imposto di bollo. E non solo: gran parte di queste pratiche possono anche essere fatte direttamente on line al costo di 9 euro. Il servizio sarà attivo nei prossimi giorni. La tabella con le imposte per le ispezioni ipotecarie La tabella con i tributi speciali catastali per certificati, planimetrie e voltureCosti più bassi con la libertà di scelta – Certo non è detto che tutti se la sentano di andare a fare la fila all'ufficio provinciale – sono aperti dalle ore 8 alle ore 12 tutti i giorni compreso il sabato (nell'ultimo giorno lavorativo del mese, l'orario è limitato alle ore 11.00) - e abbiano voglia di districarsi tra i vari sportelli, ma vale la pena sapere che esiste anche questa opportunità e che far da sé consente di fare a meno dell'attività del notaio. Un'attività, quella di ricerca della documentazione catastale, che i notai fanno pagare cara giustificandosi con i costi a loro carico: - “per una visura ipocatastale ventennale (l'unica in grado di garantire le parti) – ci ha infatti scritto un notaio - spendo mediamente 300 euro, le sarei grato se mi indicasse in che modo lei ritiene che un cittadino con la modica cifra di 6-9 euro potrebbe supplire agli accertamenti del notaio”. Come abbiamo visto supplire è possibile se si sa esattamente quali documenti occorrono per l'atto. Quanto ai costi sostenuti dai notai va detto che dal 1998 hanno l'accesso diretto alle banche dati on line tramite il sistema Sister al costo di qualche centinaio di euro l'anno, e possono quindi effettuare comodamente da studio tutte le visure e ottenere tutti i certificati pagando esattamente le tasse richieste allo sportello. Lo stesso altre categorie professionali quali ingegneri, architetti, geometri che pure fanno pagar care visure e accertamenti

fonte: repubblica.it

Google si fa nero per l’ambiente

Google cambia veste e si tinge di nero. La più celebre e visitata pagina web potrebbe fare a meno in futuro della sua caratteristica principale: il logo e la griglia per la ricerca in mezzo a una pagina bianca. Da qualche tempo a Mountain View è stata varata una versione che ha un insolito sfondo nero, l’idea è stata ispirata da un articolo pubblicato su un blog (ecoIron curato da Mark Ontkush) all’inizio del 2007 in cui veniva fatto notare come la pagine bianche dei monitor (come la schermata di Word, o tutti i siti web con sfondo chiaro) consumassero più energia di quelle nere: il venticinque per cento in più per la precisione. Impossibile non cadere in tentazione per l’azienda del momento e, visto anche la semplicità di realizzare la cosa, in poco tempo è nata Blackle . Google nera ed ecosostenibile. Un ritorno al passato in un certo senso, visto che lo sfondo nero era tipico dell’informatica anni ’70 e ’80, Star War docet.
750 MEGAWATT ORA –Visto che su Google vengono effettuate in media 200 milioni di ricerche al giorno, risparmiare un quarto del consumo equivale a qualcosa come 750MWh all’anno. E Blackle riporta sotto la griglia per la ricerca la quantità aggiornata di watt in non consumati grazie alla loro idea. I calcoli del risparmio energetico sono stati fatti da Onktush sui dati forniti dal Dipartimento dell’energia Usa, quindi nessuno ha osato metterli in discussione. A Mountain View hanno affidato i lavori alla società australiana Heap Media che ha realizzato Blackle. Non è quindi un progetto ideato né realizzato a Mountain View ma fa parte delle tante collaborazioni che Google ha stretto con numerosi partner per lo sviluppo di soluzioni compatibili.
MONITOR LCD – A mettere però in discussione l’operazione nel suo complesso è stato un articolo del Wall Street Journal che ha dimostrato la quasi inutilità degli sfondi neri. I dati del Dipartimento di Energia e i calcoli di Onktush sono corretti ma non corrispondono alla dotazione hardware di oggi. Il risparmio dal bianco al nero si ha solo se si utilizzano i vecchi monitor, quelli col tubo catodico o Ctr, per i nuovi sottili e riposanti Lcd a cristalli liquidi i calcoli non tornano. Il giornalista del Wall Stree Journal ha infatti verificato l’attendibilità dei calcoli teorici e, affidandosi sempre al Dipertimento per l’Energia ha scoperto che per i monitor a cristalli liquidi i colori dello sfondo non fanno quasi alcuna differenza. E considerando che i monitor Lcd rappresentano ormai i tre quarti degli schermi in circolazione, l’iniziativa di Blackle rimare meritevole solo in termini di principio, come ammette lo stesso fondatore di Heap Media, sollecitato a commentare i dati energetici sui nuovi monitor: «Anche se il risparmio è inferiore alle attese l’atteggiamento è corretto, è dalle piccole attenzioni quotidiane che si deve iniziare». L’aspetto positivo della parziale smentita è che potremo fare a meno di rovinarci gli occhi a leggere testi bianchi su sfondi neri, non proprio l’ideale per la vista.

fonte: corriere.it

venerdì 27 luglio 2007

DISINFORMAZIONE SULLA RAI. LA REPLICA DI ASSOBIO

Il TG1 serale del 24 luglio ha concesso al biotecnologo prof. Sala l'occasione per esibirsi nel suo show preferito, cioè l'attacco sconsiderato e privo di fondamenti all'agricoltura biologica.

Nel corso del suo intervento di propaganda degli OGM, la redazione ha sorprendentemente consentito al biotecnologo di definire come "pericolosi" i prodotti alimentari delle imprese biologiche.I dati del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali registrano in Italia 44.733 produttori agricoli biologici, 4.537 imprese di trasformazione, 185 importatori specializzati e 404 altre imprese, tutte certificate in conformità alla normativa europea che ha istituito uno specifico e rigoroso sistema di controllo.Rispetto ai dati dell'anno precedente, il numero complessivo delle aziende biologiche è aumentato del 21,7%: un record assoluto tra tutti i settori dell'economia italiana.Sfuggono i motivi per cui il TG1 ha ritenuto di offrire il suo palcoscenico a un personaggio che da anni, nel disperato e vano tentativo di rendere accettabili ai consumatori gli OGM prodotti dalle aziende che lo finanziano, strepita sulla supposta nocività dei prodotti alimentari non OGM, convenzionali o biologici che siano.Se a noi sfuggono i motivi per cui il TG1 ha deciso di rendersi complice del duro e infondato attacco a 49.859 imprese agroalimentari italiane, ci auguriamo non sfugga alla redazione (o all'ufficio legale) l'assoluta necessità di ripristinare la correttezza dell'informazione, controbilanciando le calunnie e il procurato allarme diffusi nell'edizione di ieri, attribuendo pari minutaggio alla replica di un'organizzazione rappresentativa del settore biologico.Nell'attesa, allo scopo di arricchire il bagaglio informativo della redazione sull'argomento, segnaliamo come non più tardi del maggio scorso, la Fao abbia ufficialmente dichiarato, a conclusione del convegno internazionale "Agricoltura organica e sicurezza alimentare" tenutosi a Roma:- l'agricoltura biologica dà un contributo alla sicurezza alimentare, soprattutto nei paesi in via di sviluppo;- l'agricoltura biologica può contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico;- l'agricoltura biologica risponde meglio alle nuove condizioni di scarsità di risorse idriche che si stanno verificando;- l'agricoltura biologica è uno strumento efficace per creare occupazione nelle aree rurali;- la valorizzazione e l'incremento della biodiversità genetica delle sementi è uno dei risultati dell'agricoltura che segue i principi biologici;- il biologico occupa un ruolo fondamentale nella nuova sfida per la sicurezza alimentare, in un periodo in cui la sperimentazione genetica e l'uso abbondante di pesticidi causano incertezza diffusa.Nel documento si fa appello ai governi affinché "destinino maggiori risorse all'agricoltura biologica".Valuti la redazione del TG1 se sui grandi temi dell'agroalimentare sia da considerare più affidabile l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura o un professore ordinario di Botanica generale e biotecnologia delle piante il cui non disinteressato obiettivo è unicamente quello di attribuire un qualche appeal alle produzioni OGM che (ahimè) i produttori biologici rifiutano, assieme ai pesticidi e ai fertilizzanti chimici di sintesi.

fonte: greenplanet.net

Agrigento - Bonificate discariche abusive

Una vasta azione di bonifica delle aree in cui insistono discariche abusive di rifiuti è stato il primo atto della pulizia straordinaria annunciata dal Sindaco di Agrigento Marco Zambuto. "Il nostro obiettivo - ha detto - è rendere decorosa la città. Per questo ringrazio le ditte incaricate della raccolta dei rifiuti, le imprese Sap e Iseda, che con grande disponibilità ci stanno offrendo a titolo gratuito il servizio di pulizia delle discariche a cielo aperto presenti in vari punti della città". "Ringraziamo anche l'Ato Gesa Ag2 per il rapporto di collaborazione intrapreso", ha detto il Sindaco Zambuto che ha presenziato a tutte le operazioni di pulizia e all'apposizione dei divieti di discarica. Nella mattinata sono state bonificate le discariche abusive presenti nella via Sirio, in via Delle Viole e in contrada Zingarello. Domani gli interventi di pulizia interesseranno contrada Cannatello, Piano Gatta e contrada Borsellino.

fonte: lasicilia.it

giovedì 26 luglio 2007

Produzione biodiesel, si applica la "Seveso" se si usano sostanze pericolose

L'assoggettabilità del biodiesel al regime del Dlgs 334/1999 dipende dalle caratteristiche fisico-chimiche che la medesima assume tramite l'utilizzo di altre sostanze coinvolte nel ciclo produttivo.Arrivano dal Ministero dell'Interno, Dipartimento Vigili del fuoco - Area Rischi industriali, i chiarimenti sulla assoggettabilità o meno del carburante vegetale alle norme sulla prevenzione dei rischi di incidenti industriali connessi all'utilizzo di sostanze pericolose. Con una nota del 4 giugno 2007 il Dicastero ha chiarito che l'applicazione delle regole "Seveso" al biodiesel non dipende dall'origine della sostanza (vegetale anziché minerale) ma dalla circostanza che per la sua produzione si utilizzano altre sostanze che rientrano, invece, tra il novero di quelle sottoposte a stretto controllo dal Dlgs 244/1999 (come il metanolo, impiegato nel processo di trans-esterificazione del carburante in parola).

fonte: reteambiente.it

LA VENDITA GLOBALE DEI PRODOTTI FAIRTRADE È AUMENTATA DEL 40%

Nel 2006 i consumatori di tutto il mondo hanno speso 1.6 bilioni di euro per l'acquisto di prodotti a marchio Fairtrade: lo sostiene FLO, il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia del commercio equo e solidale. Questo aumento del 41% rispetto all'anno precedente ha portato dei vantaggi ad oltre un milione e quattrocentomila produttori e lavoratori del sud del mondo.Questa straordinaria crescita riguarda varie categorie di prodotti, ma in particolare il cacao, che è aumentato del 93%, il caffè del 53%, il te del 41% e le banane del 31%. Inoltre i produttori di cotone Fairtrade hanno visto duplicarsi la domanda del loro prodotto in un solo anno.All'aumento delle vendite corrisponde anche un aumento del numero dei licenziatari (aziende che vendono il prodotto confezionato con marchio Fairtrade). Infatti nel 2006 i licenziatari sono passati da 1514 a 1954, con una particolare dedizione da parte di alcune aziende nel supporto del commercio equo e solidale.Ad esempio Il supermercato inglese Sainsbury ha annunciato lo scorso dicembre la conversione dell'intera gamma di banane con banane Fairtrade. Un'altra catena inglese, Mark & Spencer, risponde al desiderio dei suoi clienti di poter fare acquisti etici convertendo l'intera gamma di te e caffè in prodotti a marchio Fairtrade (aprile 2006). La catena Dunkin Donuts ha adottato una politica Fairtrade per il 100% del caffè venduto in America del Nord e in Europa. Nel settembre 2006 Insomnia Coffee Company in Irlanda ha annunciato che il caffè servito nei punti vendita di tutto il paese sarà cento per cento Fairtrade. Scandic and Hilton, una delle più importanti catene di hotel della Svezia, ha annunciato in ottobre che convertirà tutto il suo caffè in caffè Fairtrade. Gli standard Fairtrade assicurano contratti a lungo termine e rapporti duraturi tra produttori e importatori. Ciò permette ai produttori di organizzarsi per il loro progetti futuri.Nel corso del 2006 FLO ha estimato che le vendite del caffè a marchio Fairtrade hanno portato alle cooperative all'incirca 41 milioni di euro in più rispetto a ciò che avrebbero ricavato da una vendita al mercato tradizionale.Nel commercio equo e solidale vi è ancora una grande possibilità di espansione, infatti FLO ha stimato che le cooperative vendono in media a condizioni Fairtrade il 20% della loro produzione totale. FLO e i suoi membri stanno lavorando per aprire nuovi mercati ed identificare nuove opportunità affinché i produttori in futuro riescano a vendere una percentuale più alta della loro produzione al circuito Fairtrade.
Alcuni esempi:
Canada Nel 2006 sono stati introdotti nuovi prodotti certificati fairtrade come caffè, te, zucchero e cacao, nella più grande catena canadese di supermercati, tra cui Costo, Loblaws e Sobey. Via Rail la rete ferroviaria nazionale a bordo dei suoi treni serve solo caffè fairtrade.
Irlanda Le vendite del Fairtrade sono aumentate del 75%.
Italia Nel 2006 sono stati lanciati nuovi prodotti tra cui le rose e i jean fatti con cotone equo e solidale.
Norvegia Hanno organizzato una campagna d'arte per promuovere il Fairtrade, il progetto ha portato alla realizzazione di 33 sculture di consumatori che sono state esposte in molti supermercati del paese. Ed hanno riscontrato un ottimo successo.
Svizzera le banane certificate fairtrade rappresentano il 55% della vendita totale di banane. Le banane e l erose fairtrade hanno riscontrato successo anche negli acquisti on-line.
Svezia In Svezia la vendita del Fairtrade è aumentata del 63% per un totale di 16 milioni di euro. Alcune catene svedesi servono solo caffè fairtrade, come "Scandic and Hilton" e "Barista Fair Trade Coffee".
UK La vendita delle rose fairtrade è aumentata del 46% rispetto al 2006

fonte: greenplanet.net

Progetto Operativo Ambiente PON ATAS

Il Formez promuove un Corso di Informazione Ambientale e Comunicazione (pdf, 159 kB) sul ruolo e capacity building delle amministrazioni pubbliche per l’attuazione della “Convenzione di Aarhus” e della normativa comunitaria.

Il Corso, che si svolgerà a Salerno il 24, 25, 26 settembre 2007 presso la Provincia in via Roma, 70, organizzato in collaborazione con il Coordinamento Agende 21 Locali italiane e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, si rivolge a tutte le amministrazioni pubbliche interessate a conoscere gli aspetti legati alla normativa, all’analisi di modalità e strumenti e alla condivisione delle esperienze per poter migliorare i processi e le azioni sull’informazione ambientale. La Convenzione di Aarhus e il suo recepimento nazionale saranno il riferimento normativo comunitario e internazionale dell’intero Corso.

Destinatari sono la task force MATTM e i funzionari, dirigenti e dipendenti delle P.A. delle Regioni ex Obiettivo 1 (Campania, Puglia, Molise, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna).

Aprirà i lavori il Sottosegretario all’Ambiente Gianni Piatti.

fonte: minambiente.it

Anzianità di servizio: quando viene anche computata

La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con sentenza 12 giugno 2007, n. 13716, ha stabilito che il periodo di formazione e lavoro deve essere conteggiato nell'anzianità di servizio se il rapporto di lavoro viene poi trasformato in rapporto a tempo indeterminato. Ai fini del computo, l'anzianità di servizio trascorsa nel periodo di formazione e lavoro è conteggiato nell'anzianità di servizio anche per quanto riguarda gli scatti di anzianità e i passaggi automatici di classe stipendiale.Fatto e dirittoUn dipendente delle Ferrovie dello Stato, per essere assegnato ad una classe stipendiale superiore, aveva chiesto al Pretore che nell’anzianità di servizio fosse conteggiata l’attività prestata durante il periodo di contratto di formazione e lavoro, poi trasformato in contratto a tempo indeterminato, previa declaratoria della nullità della clausola del contratto individuale di lavoro (che prevedeva che non fossero computati gli effetti economici derivanti dal periodo di formazione e lavoro).Il ricorrente sosteneva, invece, di aver diritto ad una classe stipendiale superiore a quella riconosciuta dal datore di lavoro, poiché si doveva computare nell'anzianità di servizio anche il periodo di formazione e lavoro.L’azienda Ferrovie dello Stato resisteva alle richieste rivolgendosi al Tribunale, che accoglieva la domanda nei limiti della prescrizione quinquennale.A seguito di impugnazione di Trenitalia s.p.a. (nel frattempo succeduta a Ferrovie dello Stato s.p.a.), la Corte di Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, con la sentenza impugnata, respingeva l'appello, richiamando la giurisprudenza che aveva disposto che il periodo di formazione e lavoro nell'anzianità di servizio, in caso di trasformazione in rapporto a tempo indeterminato, senza distinguere a quale effetto (giuridico o economico) deve essere computato nell'anzianità di servizio.Le motivazioni dell’aziendaLa società aveva sostenuto che la norma di legge dovesse essere interpretata nel senso che il computo del periodo di formazione e lavoro nell'anzianità di servizio, in caso di trasformazione del rapporto in contratto a tempo indeterminato, deve essere limitato ai soli istituti di natura legale mentre è inoperante per gli istituti, come gli scatti di anzianità, di origine pattizia. La società ha poi lamentato che la Corte d’appello abbia dichiarato la nullità della clausola del contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato per contrasto con una norma imperativa: in assenza di una espressa sanzione di invalidità dell'atto in contrasto con la norma, per poter dichiarare la nullità di un negozio per contrarietà a norma imperativa è necessario che il giudice accerti che la norma violata sia stata dettata nell'interesse pubblico. La decisione della Corte di CassazioneLa Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di trasformazione del periodo di formazione e lavoro in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, il periodo interessato deve essere computato inderogabilmente nell’anzianità di servizio,”anche quando questa è presa in considerazione da discipline meramente contrattuali, come quella sugli scatti di anzianità e i passaggi automatici di classe stipendiale”.La Corte, quindi, ha rigettato il ricorso della società, stabilendo che la distinzione tra istituti di origine legale e trattamenti di fonte convenzionale non trova fondamento nel tassativo tenore del testo normativo, la cui portata non può ritenersi derogabile neanche mediante specifiche previsioni della contrattazione collettiva.Per la Corte, ai contratti di formazione e lavoro trasformati in contratti a tempo indeterminato "si applicano le disposizioni legislative che disciplinano i rapporti di lavoro subordinato e quindi il periodo di formazione e lavoro in caso di trasformazione del rapporto deve essere computato nell'anzianità di servizio”.E sono pertanto privi di rilievo gli Accordi interconfederali per la regolamentazione del contratto di formazione e lavoro del 1988 e del 1995 che escludono il computo del periodo di formazione e lavoro dagli aumenti periodici di anzianità.
Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 12 giugno 2007, n. 13716
Scarica il documento completo in formato .Pdf

fonte: consulenzalavoro.com

Visco: «Primi passi verso calo tasse nella Finanziaria. L'Ici? Una riduzione graduale»

I «primi passi di riduzione del carico tributario» potranno avvenire con la Finanziaria del 2008. Il viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, in occasione di un'audizione alla Commissione Bilancio della Camera ha spiegato però che per ottenere una riduzione delle tasse «occorre che le risorse necessarie a finanziare interventi in aumento della spesa primaria siano compensati con interventi di riduzione delle spese primarie». Altrimenti, misure di aumento delle entrate «farebbero lievitare una pressione fiscale già troppo alta a causa dei debiti del passato».
ICI - Per quanto riguarda le tasse che gravano sulla casa, l'Ici, il viceministro pensa a «un alleggerimento generalizzato, ma graduato a seconda delle situazioni». Visco ha spiegato che attualmente le detrazioni vigenti sull'Ici a favore delle abitazioni principali «provocano forti disparità di trattamento tra abitazioni situate in piccoli comuni, in grandi città e in aree metropolitane. Nei piccoli comuni, con meno di 5.000 abitanti, l'attuale detrazione - ha proseguito - consente l'esenzione di quasi il 40% dei proprietari, nelle grandi città con più di 500 mila abitanti, solo l'8% dei proprietari di prime case risulta esente».
AFFITTI - Tra le priorità del pacchetto casa, Visco ha ricordasto anche una riforma delle detrazioni per chi - almeno un quarto delle famiglie italiane - vive in affitto, «prevedendo un sistema di detrazioni fiscali graduate in funzione delle aree geografiche e in relazione con le modifiche che si adotteranno per l'Ici». Si riaffaccerebbe poi l'ipotesi di un'aliquota unica sugli affitti, che nella scorsa legge finanziaria era stata indicata come il 20%: Visco ha sottolineato infatti che si pensa infine «ad una revisione della tassazione dei redditi da locazione nel contesto dell'attuazione e in armonia con i più generali principi di delega per la riforma della tassazione dei redditi da capitale».
FIGLI MINORI – Visco ha anche confermato che l’intenzione del governo è arrivare a un «unico istituto di sostegno del reddito per le famiglie con figli minori» per riunificare le detrazioni Irpef e assegni al nucleo familiare. Si tratterebbe di «una più robusta dote per il figlio, indipendentemente dallo status lavorativo dei genitori». L'istituto si configurerà come un assegno: «per le famiglie a basso reddito, equivarrà a una forma di imposta negativa (il redito disponibile post-assegno risulta maggiore del reddito imponibile). Per le altre comporterà una riduzione» delle tasse.
GETTITO - Per il 2007 i primi dati del Tesoro prospettano un maggior gettito rispetto alla previsione del Dpef 2008-2011 di almeno 2 miliardi di euro, quindi oltre 5 miliardi in più di quanto indicato nella Relazione unificata di marzo e circa 11 miliardi in più dell'obiettivo sottostante alla scorsa Finanziaria. Visco, alla commissione Bilancio della Camera ha precisato che il maggior gettito rispetto alla previsione della legge finanziaria «supera i 12 miliardi di euro, dato che parte della manovra rimane inattuata», ossia quella delle deleghe fiscali. «I migliori risultati non sono dovuti a errori di previsione, ma alla maggiore crescita attesa del Pil nominale - ha spiegato - e a un recupero di evasione superiore a quanto previsto, circa 15 miliardi di euro sommando gli effetti del decreto di luglio 2006 e della legge finanziaria».
EVASIONE – Provengono dal contrasto dell’evasione i 9,6 miliardi di euro di entrate in più che il governo stima per il 2007. E si spiegano «solo con un fortissimo miglioramento della tax compliance», ossia del comportamento dei contribuenti, come ha spiegato Visco. «La nostra strategia di contrasto all'evasione ha portato a un mutamento delle aspettative e a un diverso atteggiamento dei contribuenti nei confronti del fisco», ha detto Visco, che ha anche sottolineato come «l'evasione in Italia è superiore a quella delle economie avanzate e doppia rispetto a quella di Francia, Germania e Regno Unito e fino a 4 volte superiore a Austria, Irlanda e Olanda». Visco ha ricordato che in Italia si nasconde al fisco il 17-18 per cento del pil (230-245 miliardi)«.
IMPRESE - Riguardo alla tasse che gravano sulle imprese, Visco ha parlato di una graduale (e potenziale) riduzione: «Adeguandosi a una tendenza in atto da tempo in altri paesi, occorre ridurre le aliquote d'imposizione sui redditi d'impresa e ampliare le basi imponibili, nonché implementare, progressivamente, una serie di proposte di riforma elaborate dalla commissione Biasco. In base a prime elaborazioni, la riduzione delle aliquote potrebbe essere di cinque punti percentuali».

fonte: corriere.it

mercoledì 25 luglio 2007

LA NOSTRA SALUTE MINACCIATA DAGLI OGM

Nuovi studi rivelano inquietanti retroscena sull'impatto sulla salute degli Ogm

Nonostante gli OGM siano stati approvati e commercializzati per molti anni, non esistono ricerche scientifiche sul loro impatto sulla biologia degli organismi viventi. Questo è dovuto in parte al fatto che prove di nutrizione animale NON SONO PREVISTI per dare approvazione di sicurezza sia nell’UE che, tantomeno (figuriamoci), negli USA. Tuttavia ora sta emergendo una serie di documentazioni da un piccolo numero di esperimenti, fatti su animali, sugli effetti sulla salute e su quella che si chiama EPIGENETICA. L'epigenetica è una branca della Biologia Molecolare, che ha a che fare con la Genetica , ma si occupa delle modifiche che il materiale genetico può subire durante la vita. Alcune malattie, come i tumori, hanno una base detta appunto "epigenetica". Questi studi indicano che l’ingegneria genetica è molto più imprevedibile e rischiosa rispetto all’allevamento tradizionale. 1) studi di nutrizione animale: recenti studi hanno messo in luce una gamma di seri, inspiegabili effetti derivanti dal consumo di OGM. Uno studio Australiano su piselli gm ha rivelato effetti immunologici legati al trasferimento di un gene, ritenuto sicuro, a diverse specie di piante, che ha causato reazioni allergiche nei gatti. 2) Un esperimento condotto dalla stessa Monsanto ha messo in luce effetti immunologici con un aumento dei globuli bianchi nel sangue di topi alimentati con mais gm. 3) L’unico test a lungo termine (24 mesi), condotto da un gruppo italiano ha dimostrato che gli ogm possono modificare alcuni organi interni. La nutrizione di topi con il famoso mais Roundup Ready ha cambiato la struttura e il funzionamento delle cellule del fegato, del pancreas e dei testicoli. 4) Un esperimento di nutrizione di topi con mais mon 863 condotto da Monsanto ha dimostrato che i neonati avevano un peso inferiore al normale. INBoltre si è visto che il consumo di Mon 863 aveva effetti sulla composizione del sangue, con globuli rossi immaturi e alterazione dei parametri ematici. 5) Uno studio condotto in Russia ha messo in evidenza apparenti effetti generazionali degli OGM con elevata mortalità di giovani topi alimentati con soia Roundup Ready (56% di mortalità e crescita stentata dei neonati sopravvissuti). 6) Un programma finanziato dalla FSA (Food Standards Agency ) Inglese ha dimostrato che l’ingegneria genetica provoca normalmente un vasto numero di modifiche genetiche e chimiche casuali nelle piante, il cui impatto sulla salute è totalmente sconosciuto. 7) Due studi inglesi, uno sugli esseri umani e uno su pecore, hanno dimostrato che quando gli OGM sono ingeriti, alcuni dei geni inseriti si spostano e vengono trasferiti ai batteri dell’intestino. 8) Studi non più recenti avevano già dimostrato che il consumo di ogm danneggia la parete dell’intestino ed è associata con le morti inspiegabili di animali da esperimento: studi effettuati da 3 diversi gruppi di ricerca hanno dimostrato che due piane gm hanno la capacità di indurre emorragie, altri ricercatori si sono accorti che le patate e i pomodori gm provocano lesioni alla parete intestinale dei topi e dei gatti. 9) Almeno due esperimenti di nutrizione con pomodori gm si sono conclusi con la morte inspiegabile degli animali da esperimento, con 7 topi su 40 (il 17,5%) nelle prime due settimane e il 7% di mortalità per polli nutriti con il mais tollerante il glufosinato (il doppio rispetto a quelli nutriti senza ogm). Vale la pena di puntualizzare che questi studi sono stati effettuati per identificare impatti sulla salute e comprendevano studi tossicologici e analisi di tessuti. Molto diversi dai vari studi di nutrizione di cui si sente a volte parlare, solitamente effettuali con lo scopo di valutare gli aspetti commerciali degli ogm. Le cause di questi effetti non sono conosciute, ma molti sono i fattori in gioco. Si sa da tempo che l’inserzione artificiale, e casuale, dei geni, interrompe la sequenza di altri geni con effetti legati alla posizione in cui avviene l’inserimento. Inoltre il funzionamento chimico del nuovo gene interagisce con le attività dei geni naturali della pianta, disturbando i processi biochimici e quindi il metabolismo in modi imprevedibili. L’epigenetica ha dimostrato che un gene agisce solo per una parte di un processo metabolico e negli esseri viventi esiste una certa interazione tra geni diversi e con l’ambiente in cui vive un certo organismo. I dettagli esatti di questa interazione sono ancora poco noti, tuttavia sufficienti a dimostrare l’imprevedibilità dell’ingegneria genetica, con risultati diversi a seconda della situazione e una instabilità molto frequente.

BIBLIOGRAFIA CONSULTATA 1. "Transgenic Expression of Bean -Amylase Inhibitor in Peas Results in Altered Structure and Immunogenicity", Prescott et al, Journal of Agricultural and Food Chemistry, 53 (23), 9023 -9030, 2005 2. Monsanto’s report on its 90-day rat feeding trial of MON 863 submitted to EFSA, the European body which approves GMOs, as part of its application for approval of the maize (1139 pages), entitled “13-Week Dietary Subchronic Comparison Study with MON 863 Corn in Rats Preceded by a 1-Week Baseline Food Consumption Determination with PMI Certified Rodent Diet #5002”, 17 December 2002, disponibile su: http://www.monsanto.com/monsanto/content/sci_tech/prod_safety/fullratstudy.pdf .
Reviewed by Dr Arpad Pusztai for the German environment agency BfN, in September and November 2004, disponibile su: http://www.gmwatch.org/p1temp.asp?pid=66&page=1 3. Malatesta M., Biggiogera M., Manuali E., Rocchi M.B. L., Baldelli B., Gazzanelli G.: Fine structural analyses of pancreatic acinar cell nuclei from mice fed on GM soybean. Eur. J. Histochem., 47:385-388, 2003; Malatesta M., Caporaloni C., Gavaudan S., Rocchi M.B.L., Tiberi C., Gazzanelli G.: Ultrastructural morphometrical and immunocytochemical analyses of hepatocyte nuclei from mice fed on genetically modified soybean. Cell Struct. Funct., 27: 173-180, 2002; Malatesta M., Caporaloni C., Rossi L., Battistelli S., Rocchi M.B.L., Tonucci F., Gazzanelli G.: Ultrastructural analysis of pancreatic acinar cells from mice fed on genetically modifed soybean. J. Anat., 201:409-416, 2002; Malatesta M., Tiberi C., Baldelli B., Battistelli S., Manuali E., Biggiogera B.: Reversibility of hepatocyte nuclear modifications in mice fed on genetically modified soybean. Eur. J. Histochem., 49:237-242, 2005; Vecchio L., Cisterna B., Malatesta M., Martin T.E., Biggiogera B.: Ultrastructural analysis of testes from mice fed on genetically modified soybean. Eur. J. Histochem., 48: 449-453, 2004. 4. See ref. 3 5. See ref. 3 6. Ermakova IV, “Genetically modified soy leads to the decrease of weight and high mortality of rat pups of the first generation”, preliminary studies. EcosInform 2006, 1, 4-9 (in Russian). Un documento completo è in fase di stampa: Ermakova IV, Genetics and ecology, in: Actual problems of science , Moscow , 2005, pp.53-59 (in Russian). 7. Food Standards Agency news No. 48, June 2005 8. Netherwood et al, “Assessing the survival of transgenic plant DNA in the human gastrointestinal tract", Nature Biotechnology, 2004; Duggan et al, "Fate of genetically modified maize DNA in the oral cavity and rumen of sheep", British Journal of Nutrition, 89(2): 159- 166, 2003 9. Ewen and Pusztai, “Effects of diets containing genetically modified potatoes expressing Galanthus nivalis lectin on rat small intestine”, The Lancet, 354, 1353-1354, 1999; A. Pusztai, “Can science give us the tools for recognizing possible health risks of GM food?” Nutr. Health, 16, 73-84; Fares, N.H. and El-Sayed, A.K., “Fine structural changes in the ileum of mice fed on endotoxin-treated potatoes and transgenic potatoes.” Natural Toxins, 6, 219-233, 1998. 10. Unpublished studies carried out for Calgene and at the request of the FDA respectively, in early 1990s, in reviewed “Food safety – contaminants and toxins”, CABI Publishing, 2003. 11.Unpublished study in early 1990s carried out for the company Calgene/the US Government, reviewed in “Food safety – contaminants and toxins”, CABI Publishing, 2003 12. Report for the Chardon LL Hearing: Non-suitability of genetically engineered feed for animals, by Eva Novotny, Scientists for Global Responsibility, May 2002

fonte: greenplanet.et

La "malattia-incendi" è ormai cronica in Italia

Il caldo torrido, una siccità prolungata che seguono anche il recente inverno che è risultato il più caldo degli ultimi due secoli nel nostro paese, rendono i terreni boscosi sempre più aridi: si tratta di ulteriori elementi che hanno un chiaro collegamento al più grande problema dei cambiamenti climatici.
Ma questi ultimi e il conseguente aumento delle temperature non sono altro che ‘facilitatori’ di incendi boschivi nel periodo estivo, una malattia divenuta cronica nel nostro paese gli incendi in questo periodo critico dell’anno. Alla radice ci sono le cause di sempre: attività di sorveglianza insufficiente (la maggior parte degli incendi sono di natura dolosa), mancata manutenzione delle aree boschive, assenza di un reale coordinamento degli enti preposti alla prevenzione e al controllo.
In Italia i boschi ricoprono oltre 8.759.200 ettari del territorio, pari a circa il 29,1% dell'intera superficie nazionale. Ebbene, negli ultimi 20 anni gli incendi boschivi hanno distrutto oltre 1.100.000 ettari di superficie boscata: un'estensione superiore a quella dell'Abruzzo!
“Non esistono alibi per giustificare i danni incalcolabili che ogni anno provocano gli incendi – commenta Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia. Si tratta di fenomeni chiaramente dovuti all’intervento umano che aggravano lo stato di vulnerabilità in cui versano numerosi sistemi forestali già in difficili condizioni per la situazione climatica generale e lo stress idrico conseguente.
I “servizi” che sono offerti dagli ecosistemi forestali al benessere umano sono immensi e, purtroppo, sono privi di valore nei sistemi di contabilità nazionale. Gli ambienti forestali sono fondamentali per il mantenimento del ciclo idrico, per la loro capacità di trattenere l’acqua, per il contenimento dell’erosione del suolo, per la biodiversità in essi presente, per l’insostituibile servizio offerto a tutta la vita sulla Terra grazie ai processi di fotosintesi che trasformano l’energia solare in materia organica, per il loro ruolo nei grandi cicli biogeochimici, come quello del carbonio, così fondamentale per le stesse dinamiche del clima...”
Anche l'Oasi WWF dell'Angitola (Calabria) brucia >
Il WWF ha elaborato un decalogo di proposte operative (vedi sotto) che sottolineano l’importanza del rispetto delle leggi poste a tutela del patrimonio forestale, l’attivazione preventiva e repressiva delle forze dell’ordine e la collaborazione di istituzioni centrali, locali e dei cittadini.
Anche in virtù di queste proposte il WWF per il terzo anno consecutivo rinnova la Convenzione con il Corpo Forestale dello Stato, grazie alla quale sarà possibile proseguire l’impegno per prevenire i casi di incendi dei nostri boschi e per perseguire e condannare i responsabili di uno dei reati più gravi, in quanto a conseguenze, in materia ambientale.
Tuttavia, nonostante l’inasprimento delle sanzioni penali a carico degli incendiari, il grandissimo impegno del Corpo Forestale, della Protezione civile e del WWF (che si è costituito parte civile in decine di processi a criminali incendiari), siamo ancora una volta in fase di “emergenza” drammatica. Dall’analisi delle esperienze e dei dati raccolti dal WWF, emerge che è ancora carente l’azione concreta di molte Regioni ed Enti locali rispetto soprattutto alle attività sul territorio di prevenzione degli incendi boschivi.
“Regioni, Province e Comuni - che pure rivendicano continuamente ed a gran voce come proprie le competenze sulla tutela dell’ambiente ” ha dichiarato Patrizia Fantilli, Direttore dell’ufficio legale- legislativo del WWF Italia - devono porre maggiore attenzione nell’applicare le leggi in vigore da tanti anni che attribuiscono loro il dovere, ad esempio, di censire le aree percorse dal fuoco per l’applicazione dei divieti di costruzione, caccia, pascolo, etc. sui terreni incendiati; incentivare interventi che favoriscano la rinaturalizzazione spontanea della vegetazione, piuttosto che costosi e spesso inutili interventi di riforestazione; attuare capillari campagne di informazione e di formazione dei cittadini per far comprendere la gravità di questi fenomeni, e l’importanza della collaborazione di tutti”.

DECALOGO ANTINCENDI:
- Mappatura delle regioni a rischio incendi e delle aree di pregio naturalistico.
- Coordinamento dei diversi enti che operano direttamente e indirettamente sul territorio per sorveglianza e avvistamento degli incendi boschivi ed intervento sul fuoco.
- Punti di avvistamento permanenti nel periodo dichiarato ad elevato rischio di incendi boschivi nelle aree più a rischio o di maggiore pregio ambientale (parchi e riserve naturali o SIC - siti di interesse comunitario della rete natura 2000).
- Pattuglie mobili di presidio con attrezzature e materiali per il pronto intervento sul fuoco, in contatto radio diretto con i diversi punti di avvistamento e la centrale operativa.
- Frequenza radio unica dedicata esclusivamente all’attività antincendio collegata alla centrale operativa del corpo forestale dello stato.
- Potenziamento della flotta aerea destinata all’intervento sul fuoco.
- Manutenzione dei boschi, per esempio, invasi d’acqua, viali parafuoco...
- Chiusura delle strade che attraversano le zone forestali più vulnerabili.
- Campagne di sensibilizzazione sui rischi degli incendi boschivi e di informazione sulle sanzioni penali.
- Censimento tempestivo di tutte le aree percorse dal fuoco e realizzazione delle relative cartografie informatizzate per orientare le investigazioni di polizia e la prevenzione del dolo.

fonte: wwf.it

Sicilia, a fuoco ettari di vegetazione

Tre vigili del fuoco sono rimasti intossicati durante le fasi di spegnimento di un vasto incendio che si è sviluppato nella zona nord di Agrigento, in contrada Calcarelle. Le fiamme altissime si sono diffuse sino a raggiungere un deposito dell'Enel all'interno del quale si trovava anche del gasolio. Per evitare che il deposito potesse esplodere i vigili del fuoco sono riusciti a isolarlo.
L'incendio si è propagato in una vasta zona di terreno anche a causa delle sterpaglie. Per dare manforte ai pompieri, sono giunte altre squadre di vigili del fuoco da altri distaccamenti. I tre pompieri intossicati hanno fatto ricorso alle cure dei medici dell'ospedale San Giovanni Di Dio.Una quindicina di incendi stanno distruggendo ettari di macchia mediterranea, boschi e sterpaglie in varie zone della Sicilia. Un vasto rogo è in corso nella zona di Montepietro nel catanese, dove sta operando un elicottero della forestale. Tutti i mezzi del corpo forestale sono impegnati. Gli incendi stanno interessando soprattutto il messinese, il palermitano, con un rogo sul monte Resuttano, il nisseno e il ragusano. All'opera anche squadre dei vigili del fuoco e mezzi della Protezione civile.Nello spegnimento delle fiamme nel Catanese sono intervenuti due elicotteri Ab 212 della Marina Militare, del secondo gruppo di stanza nella base di Maristaeli Catania. I velivoli hanno compiuto 27 lanci a Zafferana, sull'Etna, e in questo momento sono impegnati nelle campagne di Caltagirone, dove si sono sviluppati alcuni roghi.Un incendio, divampato sul versante Ovest di monte Bonifato, ha lambito la riserva naturale orientata "Bosco d'Alcamo", già altre due volte minacciata dall'inizio della stagione estiva. Le fiamme sono state domate da vigili del fuoco, forestali e volontari dei rangers d'Italia. Limitati i danni. Il fuoco ha divorato soltanto stoppie e macchia mediterranea. Il caldo torrido ha reso particolarmente faticosa l'operazione di spegnimento del rogo.Hanno dovuto lavorare due ore e mezzo i vigili del fuoco di Catania per spegnere un incendio divampato in un'area in disuso nel centrale corso dei Martiri. In fiamme sterpaglie e materiale abbandonato nell'area. Altri interventi sono stati compiuti dai vigili del fuoco di Catania nella zona di Linguaglossa e nel Calatino. Due gli elicotteri impegnati in operazioni antincendio: uno a Siracusa e l'altro a Ragusa.A Messina, un incendio si è sviluppato vicino alla facoltà di farmacia. Proseguono gli interventi da parte dei Vigili del fuoco e della Forestale del capoluogo peloritano in diverse zone della città. Dopo una riunione, a Messina è stato proclamato lo stato di emergenza.

fonte: lasicilia.it

"Codice rosso" fino a giovedì

Oggi e domani in Italia farà meno caldo: il caldo africano che da giorni attanaglia la Penisola dovrebbe infatti allentare la sua morsa almeno per le prossime 48 ore. Secondo il Sistema di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute - Heat Health Watch Warning Systems (HHWWS) della Protezione civile nazionale soprattutto le regioni nord, ma anche al centro Italia, godranno di una temperatura più mite e vicina alle medie stagionali.
Al sud permane un forte caldo. I livelli previsti dal sistema HHWWS per le aree metropolitane si assesteranno infatti quasi tutti tra lo '0' (Condizioni meteorologiche non a rischio per la salute della popolazione) e l''1' (Condizioni meteorologiche che non rappresentano un rischio per la salute della popolazione), con al sud qualche picco di livello '3' (Condizioni meteorologiche a rischio che persistono per tre o più giorni consecutivi per le quali è necessario adottare interventi di prevenzione mirati alla popolazione a rischio). La Protezione civile anche per oggi manterrà il "codice rosso", con la possibilità di ondate di calore dannose per la salute umana a Palermo e Catania. Nel capoluogo etneo si prevedono infatti temperature fino a 38-39 gradi (contro i 41 di massima di oggi). A Palermo, per domani, alle 14, sono attesi invece circa 35 gradi (40 la temperatura di oggi alla stessa ora). L'allarme rientrerà al "codice giallo" (condizioni meteorologiche che non rappresentano un rischio per la salute della popolazione) giovedì prossimo, con temperature massime che alle 14 dovrebbero attestarsi, a Catania e a Palermo, sui 33-34 gradi.Ieri intanto a Siracusa la colonnina di mercurio ha fatto registrare un picco di 44,5 gradi. Il dato è stato rilevato dalla stazione del Cipa di via Piazza Armerina, nella zona di Scala Greca. Il Consorzio industriale per la protezione dell'ambiente, che monitora costantemente e in tempo reale la qualità dell'aria, ha comunicato che la media oraria più torrida è stata quella rilevata nella fascia oraria compresa tra le 15 e le 16, con 43,2 gradi. L'eccessivo caldo di queste ultime ore potrebbe anche essere stata tra le cause del blocco di alcune centraline della rete di rilevamento della qualità dell'aria della Provincia che si sono bloccate, come nel caso di quella di viale Scala Greca, poco dopo le 14, dopo avere fatto segnare una temperatura media di 43 gradi nella fascia oraria compresa tra le 13 e le 14. I tecnici sono al lavoro per ripristinare la piena fuzionalità ed efficienza della rete.

fonte: lasicilia.it

EVENTI ITALIA

Sessione tematica “Biogeochimica e inquinamento delle aree costiere” del 6° FORUM ITALIANO DI SCIENZE DELLA TERRA GEOITALIA 2007. Rimini il 12-14 Settembre 2007. Informazioni al http://www.geoitalia.org/

XX Convegno Annuale della Società Lichenologica Italiana. Accademia dei Fisiocritici dell'Università degli Studi di Siena13-14 settembre 2007. Per il programma preliminare, l'iscrizione al Convegno, l'invio dei riassunti dei poster e delle comunicazioni orali: http://dbiodbs.univ.trieste.it/sli/conv2007/conv2007.html

Corsi di formazione professionale su "Efficienza energetica delle reti di acquedotto" e "Prelocalizzazione e localizzazione delle perdite nelle reti di acquedotto" e del terzo seminario su "La ricerca delle perdite e la gestione delle reti di acquedotto", che si terranno a Perugia dal 17 al 21 settembre 2007. www.unipg.it/h2o

VI Congresso Nazionale SISEF: ”LA GESTIONE DELLE FORESTE TRA CAMBIAMENTI GLOBALI E AZIONI LOCALI”.Arezzo 25-27 Settembre 2007 .http://www.sisef.it/sisef/cong06.php

Convegno scientifico "L'Acqua è una scienza: la qualità ambientale del sistema fluviale". Giardini Naxos (ME) 25 e 26 ottobre 2007. Organizzato da Ente Parco Fluviale dell'Alcantara. Per qualsiasi informazione contattare la dott.ssa Violetta Francese. Ente Parco Fluviale dell’Alcantara e-mail: vfrancese@parcoalcantara.it

Sale la produttività ma è sotto la media Ue

In Italia la produttività del lavoro dà segni di miglioramento, ma il ritardo nei confronti dell'Europa rimane consistente. A causa di una lunga sequela di variazioni negative, secondo Eurostat, a partire dal 2001 la produttività per ora lavorata è scesa in Italia al di sotto del livello medio dell'Unione europea a 15. La ripresa intervenuta nel 2006 è stata molto forte nel settore della produzione nei mezzi di trasporto mentre ancora è lenta ad apparire nel tessile-abbigliamento. Riguardo ai servizi, tra il 2000 e il 2006 una crescita della produttività del lavoro si registra nel comparto della distribuzione commerciale, dove intenso si è rivelato il processo di rinnovamento e di concentrazione.Pagina 5 - In Italia diminuisce il deficit commerciale e aumenta l'interscambio. Nei primi cinque mesi del 2007 le esportazioni sono aumentate dell'11,7% contro un incremento dell'import di solo il 7,2%. Il deficit complessivo della bilancia è ammontato a 7,7 miliardi di euro, 5 miliardi in meno rispetto al corrispondente periodo del 2006. Sommando export ed import, il valore totale dell'interscambio dei primi cinque mesi del 2007 si è avvicinato ai 300 miliardi di euro con un aumento dell'11% sul 2006. I paesi UE verso cui l'Italia ha realizzato gli avanzi commerciali più cospicui sono stati la Spagna, il Regno Unito, la Francia e la Grecia.

fonte: repubblica.it

Dagli incontri Apat–Arpa un solo messaggio: agire subito

E se l'innalzarsi della colonnina di mercurio non pochi problemi causerà allo stato delle colture e delle acque nazionali, altrettanto preoccupante è il ventaglio di conseguenze sulla salute delle persone. Più morti per ondate di calore e inondazioni, nuove malattie portate da acqua e cibo, prolungate allergie ai pollini, solo per citare alcuni degli eventi estremi con cui ci si potrebbe scontrare. I dati, forniti da un rapporto realizzato congiuntamente da Apat e Organizzazione Mondiale della Sanità e presentato a Roma, non lasciano dubbi: bisogna agire, le parole a cui non corrisponde un impegno concreto dovrebbero essere messe al bando. Eppure, alla luce di quanto sinora emerso, ciò che più di ogni altra cosa viene fuori è proprio la stridente dissonanza tra il peso delle notizie divulgate e gli effettivi contenuti portati in occasione dei workshop da Amministratori locali e nazionali. E anche gli allarmanti proclami sul rischio desertificazione e sull'emergenza idrica che investono la Sardegna e alcune altre regioni italiane, come emerso ad Alghero, si perdono nel vuoto se al riconoscimento del problema non si abbinano operazioni vigorose. La presa di coscienza di quanto i cambiamenti climatici abbiano un potenziale distruttivo per alcuni Paesi è in corso e a questo processo hanno contribuito i workshop preparatori, dislocati sapientemente su tutto il suolo nazionale, ma non solo: da ogni parte del mondo il grido d'allarme si fa più forte e insistente. Agire adesso per non essere costretti un domani a rammaricarsi di quanto poteva esser fatto per salvare specie animali e vegetali, nonché interi popoli in viaggio verso un Occidente al limite del collasso.

fonte: vglobale.it

«Rispettate gli impegni, debito troppo alto»

Il commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia ha nuovamente invitato il governo italiano a raggiungere «rapidamente l'equilibrio di bilancio nel periodo stabilito dall'Eurogruppo a Berlino lo scorso aprile». Questo perché «il debito pubblico elevato» preoccupa. L'avvertimento è riportato nella dichiarazione del commissario sull'accordo per le pensioni raggiunto tra governo e sindacati la scorsa settimana. L'Eurogruppo aveva dato l'indicazione all'Italia del pareggio di bilancio entro il 2010. L'Italia prevede un minimo surplus nel 2011.
«Anche dopo la riforma, la spesa per le pensioni, attualmente già al 14% del Pil, rimarrà tra le più alte nell' Unione europea e i rischi per la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche restano», ha aggiunto Almunia, a proposito dell'accordo sulle pensioni raggiunto tra governo e sindacati. Per Almunia, comunque, è positivo che «i requisiti per il pensionamento vengono gradualmente allineati con quelli degli altri Paesi europei» e che la riforma verrà finanziata all'interno dello stesso sistema previdenziale.

fonte: corriere.it

martedì 24 luglio 2007

Infortunio "in itinere" e pausa caffè

La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con sentenza 18 luglio 2007, n. 15973, ha stabilito che l’infortunio in itinere non viene riconosciuto dall’Inail se la pausa caffè del lavoratore che rientra a casa è troppo lunga. In tali casi, infatti, l’Inail non dà più la copertura.Fatto e diritto Ad un lavoratore, a seguito di un incidente stradale mentre alla guida della propria auto ritornava dal luogo di lavoro alla propria abitazione, veniva respinta la domanda di rendita. Il giudice del lavoro, infatti, aveva ritenuto che il nesso di causalità fosse stato interrotto da una sosta voluttuaria ad un bar sito lungo il medesimo percorso. Tale decisione è poi stata confermata dalla Corte d'appello che ha posto una duplice distinzione tra soste necessitate (quali la necessità di un breve riposo durante un lungo percorso o la necessità di soddisfare esigenze fisiologiche) e soste voluttuarie. Tra le soste voluttuarie rientrano quelle di pochi minuti, insuscettibili di modificare le condizioni di rischio, e quelle di apprezzabile durata e consistenza (come nella specie, circa un'ora), tale da far ritenere che anche la circolazione stradale possa aver avuto una sensibile modifica.Insomma, niente risarcimento per il ricorrente che, nel tornare a casa dal lavoro, si era fermato a prendere un caffè, ma si era dilungato per quasi un'ora. Poi, risalito in macchina, aveva avuto un incidente. Contro tale sentenza il lavoratore ha proposto ricorso per Cassazione.La normativaIl D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124 ed il D.Lgs. 23 febbraio 2000, n. 38 comprendono nell'oggetto della assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, anche l’infortunio in itinere, esclusi i casi di interruzione o deviazione del tutto indipendenti dal lavoro o, comunque. non necessitate; nonché gli infortuni direttamente cagionati dall'abuso di alcolici e di psicofarmaci o dall'uso non terapeutico di sostanze stupefacenti ed allucinogeni; infine in caso di guida senza patente.La posizione dell’InailL’Inail ha dato ai propri uffici la direttiva per cui «brevi differimenti della partenza o brevi soste lungo il tragitto (la cui brevità va valutata anche in rapporto alla motivazione dei ritardi) non costituiscono elementi tali da influire negativamente sulla valutazione della compatibilità degli orari».La sosta voluttuaria al bar va inquadrata, quindi, nel rischio elettivo, nell'ambito del percorso, che costituisce la occasione di lavoro, in quanto dovuta a libera scelta del lavoratore. La permanenza o meno della copertura assicurativa varia a seconda delle caratteristiche della sosta, cioè in base alle sue dimensioni temporali e all’aggravamento del rischio.Per la sosta al bar, occorre tenere presente anche il maggior rigore necessario nel valutare il rischio elettivo nell'infortunio in itinere, che assume una nozione più ampia rispetto all'infortunio occorso nel corso dell'attività lavorativa vera e propria, in quanto comprende comportamenti del lavoratore infortunato di per sé non abnormi, secondo il comune sentire, ma semplicemente contrari a norme di legge o di comune prudenza Il ricorrente aveva chiesto il riconoscimento dell'infortunio in itinere. Il giudice del lavoro glielo aveva negato e la corte territoriale aveva confermato. Così il lavoratore ha adito la Suprema Corte di Cassazione La decisione della Corte di CassazioneLa Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso era infondato e che, quindi, non c’era alcun diritto al risarcimento. Secondo la Cassazione, quindi, era giusto che l’infortunio in itinere non fosse stato riconosciuto dall’Inail poichè la pausa caffè del lavoratore era stata troppo lunga. In tali casi infatti non c’è più la copertura dell’Inail.Al contrario, l’interruzione e la deviazione si intendono necessitate quando sono dovute a causa di forza maggiore, ad esigenze essenziali ed improrogabili o all'adempimento di obblighi penalmente rilevanti. La espressa menzione nel testo legislativo, oltre che della deviazione, anche della interruzione, supera i rilievi della dottrina circa la irrilevanza del tempo del tragitto.Poi è intervenuta la giurisprudenza costituzionale a decidere su una fattispecie di sosta voluttuaria al bar di pochi minuti, precisando che una breve sosta non integra interruzione (che esclude la copertura assicurativa), ove non modifichi le condizioni di rischio. Tale giurisprudenza ha quindi comportato un ampliamento della tutela dell'infortunio in itinere rispetto al testo normativo, in quanto ha introdotto una limitata tutela della interruzione non necessitata, di breve sosta.La sentenza impugnata ha affermato che le soste voluttuarie di pochi minuti, insuscettibili di modificare le condizioni di rischio, non escludono la tutela dell'infortunio in itinere.
Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 luglio 2007 n. 15973
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fonte: consulenzalavoro.com

Presto una task force Ue sul nucleare

La Commissione europea ha deciso di costituire un gruppo ad alto livello sulla sicurezza nucleare e sulla gestione dei residui radioattivi allo scopo di elaborare un approccio comune in materia di sicurezza degli impianti nucleari. La composizione del gruppo, in cui saranno rappresentati sia i paesi che hanno centrali nucleari sia quelli che hanno scelto di non utilizzare questa forma di energia, dovrebbe facilitare la cooperazione su scala comunitaria ed aumentare la fiducia nei livelli di sicurezza degli impianti nucleari europei. Il gruppo avrà lo scopo di identificare rapidamente le questioni di sicurezza più rilevanti, di assicurare l'adozione di misure coerenti da parte delle autorità degli Stati membri e di formulare raccomandazioni su eventuali azioni da condurre a livello europeo. Un elevato grado di sicurezza nucleare e una gestione sicura del combustibile esaurito e dei residui radioattivi sono fra le principali preoccupazioni della Comunità europea dell'energia atomica. Da questa preoccupazione è scaturita l'idea di riunire rappresentanti delle autorità di regolamentazione degli Stati membri incaricate della sicurezza nucleare perché si mettano d'accordo sulle questioni da trattare in modo prioritario. Le specifiche aree di azione del gruppo comprendono la sicurezza e lo smantellamento degli impianti nucleari oltre che la gestione del combustibile esaurito e delle scorie. Altro aspetto essenziale che verrà considerato è quello relativo alla trasparenza: il gruppo comunicherà regolarmente al Parlamento europeo e al Consiglio gli approcci e le raccomandazioni adottati. La visibilità delle decisioni sarà inoltre garantita a un pubblico più ampio attraverso un apposito sito web. Il presidente del gruppo esporrà le ragioni delle priorità, indicherà i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi ed assicurerà la coerenza con i lavori del Forum nucleare che la Commissione intende istituire ispirandosi al successo dei Forum sull'energia già esistenti. La prima riunione del gruppo ad alto livello dovrebbe svolgersi dopo le vacanze estive

fonte: lanuovaecologia.it

EVENTI AGOSTO

FestAmbiente Rispescia (Gr), 9-18 agosto 2007 Sede: Parco della MaremmaFestival internazionale di ecologia e solidarietà promosso da Legambiente; personalità del mondo del giornalismo e delle istituzioni pubbliche e private si confronteranno su temi ambientali e sociali dell'attualità.Il convegno d'apertura sarà moderato da Alessandro Farruggia, autore insieme a Vincenzo Ferrara di Clima: istruzioni per l'uso.
Informazioni: www.festambiente.it

AmbientAzioniPadova, 26/30 agosto 2007 Sede: Bastione Santa CroceFestival dedicato alla sensibilizzazione dei temi ambientali, del risparmio energetico, del consumo etico e responsabile.
Per informazioni: padova@arci.it

fonte: reteambiente.it

UN CHILO DI CARNE? INQUINA PEGGIO DI UN SUV

Dall'ennesimo studio sull'ambiente - questo è giapponese e apparirà sul prossimo numero di New Scientist - arriva un colpo basso ai carnivori, soprattutto se si vantano di essere ecologisti: un chilo di bistecca produce una quantità di gas serra maggiore di quella che richiede un'attività evidentemente e pesantemente inquinante come guidare un Suv per tre ore. Lasciando, nel frattempo, tutte le luci di casa accese. Il team guidato da Akifumi Ogino del National Institute of Livestock and Grassland Science, a Tsukuba, nella sua ricerca ha calcolato il costo ambientale derivante dall’allevamento di bestiame con metodi tradizionali, dalla successiva macellazione e dalla distribuzione della carne.Dimostrando come mangiarsi una fiorentina sia, in pratica, un oltraggio all'integrità della natura. Produrre un chilo di carne, hanno calcolato gli scienziati, immette nell’atmosfera l’equivalente di 36,4 chili di diossido di carbonio, il famigerato gas C02, principale imputato perresponsabile dell’effetto serra.Si tratta, in gran parte, di emissioni di metano, rilasciato dal sistema digestivo del bestiame. Molto naturale,ma, ahimè, molto nocivo. E non solo all'olfatto. Ma c'è di più. L’energia necessaria per produrre e trasportare il mangime necessario a nutrire l’animale è pari a quella che serve a tenere accesa una lampadina da 100-watt per quasi venti giorni.Non sono propriamente novità: da tempo uno dei cavalli di battaglia dei vegetariani sarebbe il minor impatto ambientale dell'agricoltura rispetto all'allevamento e la possibilità di nutrire molte più persone a parità di consumo.E se proprio dev'essere carne, almeno che sia biologica. Stavolta lo studio viene dalla Svezia ed è un po' datato, del 2002: sostiene che la carne di produzione biologica produce il 40 per cento in meno di gas responsabili dell’effetto serra e richiede l’85 per cento in meno di energia perchè l’animale mangia erba invece di mangime concentrato. E come la mettiamo con lo studio, recentissimo e inglese, che accusa l'agricoltura biologica di essere altamente inquinante?

fonte: greenplanet.net

EMILIA ROMAGNA, CALI PRODUTTIVI FINO AL 50% IN CEREALICOLTURA

Alte temperature e piogge tardive tra le cause principali. Confagricoltura: "Gravi danni per gli imprenditori agricoli che lamentano una scarsa produttività"

Le produzioni cerealicole dell'Emilia-Romagna hanno registrato un sensibile calo nella campagna di raccolta 2007. La flessione produttiva va in media dal 20 al 30% con picchi del 50% nelle zone di collina, sia per il grano duro che per il grano tenero. Le cause principali, fa sapere Confagricoltura Emilia-Romagna, sono legate all'andamento climatico: le alte temperature invernali, la siccità e la piogge tardive di giugno. Nello specifico, la siccità ha reso inefficaci le concimazioni azotate mentre le temperature invernali elevate, registrate durante la fioritura, hanno comportato evidenti segni di aborto fiorale e conseguente incompletezza della spiga. "Le piogge di fine giugno - spiega Mario Girolami, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna - hanno causato inusuali problemi di germinazione delle spighe in campo determinando solo un lieve incremento di peso sulle varietà più tardive, ma non in modo sufficiente a recuperare una piena produttività ed una sufficiente redditività, nonostante i prezzi attuali".

fonte: greenplanet.net

Freni e gomme inquinano più dei motori.

Per quanto basse si possano rendere le emissioni del motore di un'auto, questa rimane sempre un pericolo per l'ambiente ma i maggiori colpevoli sono, secondo quanto afferma uno studio apparso sulla rivista Environmental Science and Technology della Società Chimica Americana, freni e pneumatici, maggior fonte di emissione di metalli inquinanti. I ricercatori dell'università di Kalmar, in Svezia, hanno confrontato diverse fonti di metalli inquinanti nella città di Stoccolma, dalle automobili, alle costruzioni, alle verniciature. In particolare per le automobili è stato separato il contributo dovuto al tubo di scappamento da quello causato dall'usura di freni e pneumatici e dall'attrito sull'asfalto. Il risultato è stato che in città le auto, anche senza il contributo della combustione del motore, sono i principali inquinanti (poco più del 50% del totale). In particolare freni e gomme costituiscono la più larga fonte di zinco (5 tonnellate all'anno emesse nella sola città di Stoccolma), rame (3,8 tonnellate) e antimonio (0,8 tonnellate). "Da molti punti di vista Stoccolma è una città nella media, con 700mila abitanti distribuiti su un'area di 190 chilometri quadrati - scrivono gli autori nell'articolo - per cui i risultati possono essere estesi a molti altri centri urbani". Ricerche simili sono state fatte anche in Italia, e hanno rivelato che freni e pneumatici contribuiscono molto di più del motore anche al totale delle polveri sottili: "Per i motori a benzina il 90% delle emissioni di Pm10 è dovuto all'attrito - conferma Stefano Caserini, docente del Politecnico di Milano che ha seguito uno studio su questo tema per l'Arpa della Lombardia - un po' meno per i diesel. C'é da dire che la natura è diversa, quelle del motore sono più tossiche, ma di fatto una buona percentuale di particelle pericolose sono state trovate anche nelle emissioni da freni e pneumatici. Inoltre bisogna tener presente che queste ultime nei conteggi fatti dalle centraline sono già calcolate".

fonte: ambiente.it

Gas Serra : nel 2006 Italia ha ridotto dell'1,5%.

Sulle emissioni di gas serra, l'Italia sta cambiando rotta. Dopo 15 anni di continuo aumento, in controtendenza rispetto al resto d'Europa, le stime preliminari del 2006 vedono una riduzione complessiva delle emissioni dell'1,5% rispetto al 2005, anche se con andamenti contrastanti nei diversi settori.È quanto emerge dal convegno in corso a Brindisi dal titolo "Inventario emissioni di gas serra in Italia dal 1990 al 2005", organizzato dall'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente e dei servizi tecnici (Apat) assieme al ministero dell'Ambiente e alla Regione Puglia, nell'ambito della conferenza nazionale sul clima. Le stime risentono soprattutto dell'andamento nel settore civile, cioè il riscaldamento e il raffreddamento delle case, in cui le emissioni diminuiscono del 18%, sicuramente anche grazie all'inverno caldo e all'estate mite del 2006. Continua il trend positivo dell'agricoltura dove c'è un calo di emissioni dell'1,5% da un anno all'altro, il contributo dei trasporti è sostanzialmente stazionario (cresce il numero delle auto ma diminuisce il loro uso grazie alle politiche cittadine sul traffico). A guadagnare la maglia nera è il settore della produzione di energia che fa aumentare le emissioni del 4,9%.

fonte: ambiente.it

Banche, polizze, telefoni: è vero che va meglio?

Cambiare contratto telefonico, mutuo o conto corrente. Da qualche tempo è più facile, o, almeno, dovrebbe esserlo e la possibilità di scegliere senza rischi chi ci tratta meglio non essere più una novità. Ma è davvero così? Facciamo il punto insieme. Riassumiamo qui sotto i provvedimenti principali, ci facciano sapere i lettori se hanno potuto usufruire dei miglioramenti.Il primo intervento un anno fa - Giusto un anno fa, il 4 luglio 2006, arrivava la prima scossa al mercato firmata Bersani con l'obbligo per le banche di cancellare i costi di chiusura del conto corrente che sa sempre bloccavano il mercato. Costi aboliti anche per il trasferimento titoli ma non per l'estinzione dei mutui, scattata, invece, con il nuovo pacchetto del 2 febbraio scorso. Un pacchetto assai nutrito perchè oltre alle banche ha interessato anche i contratti telefonici e le assicurazioni con un duplice obbiettivo: risparmiare e poter cambiare contratto. Conti correnti senza costi di chiusura - All'inizio le resistenze maggiori sono arrivate dalle banche: per molto tempo – almeno fino a febbraio di quest'anno quando è intervenuto direttamente il ministero - non ne hanno voluto sapere di attuare appieno le norme della prima legge Bersani e hanno continuato a chiedere costi per il trasferimento dei titoli a chi sceglieva di chiudere il conto. La legge, invece, prevede l'abolizione dei costi di chiusura in tutti e due i casi. Nuovi mutui senza penale e ribassi per quelli già sottoscritti – Dopo la “figuraccia” sui conti titoli le cose sembrano essere andata meglio sul fronte dei mutui. Per i nuovi contratti sottoscritti dal 2 febbraio in poi è scattata l'abolizione della penale di estinzione anticipata, mentre per i vecchi contratti grazie all'accordo (previsto dalla legge) firmato tra Abi e consumatori, dal 2 maggio c'è stato un consistente taglio delle somme richieste. Per le ipoteche estinzione senza notaio - Tra le novità del pacchetto Bersani anche la delega alle banche di tutte le pratiche per l'estinzione delle ipoteche, risparmiando così sui costi del notaio.
La norma vale anche per i contratti estinti prima dell'entrata in vigore della legge Bersani. La legge prevede anche la possibilità di cambiare mutuo e banca senza accendere di nuovo l'ipoteca, la cosiddetta portabilità. Disdetta libera per i contratti telefonici - Nel settore dei telefoni, accanto all'abolizione del costo di ricarica, è scattata la cancellazione della durata obbligatoria per i contratti. Sia per i nuovi che per quelli sottoscritti prima del 2 febbraio, è possibile dare disdetta in qualsiasi momento, con un preavviso di 30 giorni, e senza dover pagare alcuna penalità. Si ha diritto, poi, ad ottenere il rimborso o il trasferimento del credito residuo. E' dovuto però, se richiesto, un rimborso spese per la disdetta e le attività collegate. Altra novità l'abolizione della durata “a termine” per le ricariche di qualunque tipo per telefoni e internet e per la pay-tv.Assicurazioni – Dal 2 febbraio è possibile mantenere la stessa classe di merito bonus-malus per l’acquisto di una seconda autovettura all’interno del nucleo familiare o comunque dei propri conviventi in tutti i casi di nuovo contratto di assicurazione. L'agevolazione riguarda anche i neopatentati. Sempre sul fronte auto in vigore anche il nuovo limite di durata per l'attestato di rischio che ora arriva fino a cinque anni. Nel settore delle assicurazione dai rischi, invece, dal 2 febbraio è possibile dare la disdetta ogni anno anche per le polizze pluriennali sottoscritte a partire dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni, con un preavviso di 60 giorni prima della scadenza per il pagamento del premio. Dal 2 agosto, infine, sarà possibile anche per i vecchi contratti ma solo se sono state pagate almeno tre annualità

fonte: repubblica.it
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Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

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