lunedì 31 marzo 2008

Inflazione da record, mai così alta dal '96

Accelera ancora l’inflazione a marzo, toccando il massimo da quasi 12 anni anni, precisamente da settembre 1996. Secondo le stime preliminari dell'Istat i prezzi sono aumentati del 3,3% rispetto allo stesso mese del 2007 (contro il 2,9% di febbraio). A settembre 1996 si registrò un +3,4%. Rispetto a febbraio i prezzi sono cresciuti dello 0,5% (contro il +0,3% registrato il mese scorso). Ma l'inflazione corre in tutta l'eurozona, toccando a marzo quota 3,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Si tratta della prima stima pubblicata da Eurostat, mentre per il dato più completo bisognerà aspettare il 16 aprile. Nel mese di febbraio, l'indice dei prezzi al consumo era del 3,3%.

CARBURANTI E ALIMENTARI - A determinare forti pressioni inflazionistiche, nel nostro Paese, sono ancora il comparto energetico (+9,8%), gli alimentari (+5,5%) e i trasporti (+5,8%). Tanto per fare qualche esempio: il prezzo del gasolio ha subìto un'impennata del 20,2% rispetto allo stesso mese del 2007 e un incremento, rispetto al mese di febbraio, pari al 4,8%. Secondo le stime provvisorie, anche la benzina verde continua a correre, segnando un incremento di prezzo pari al 13,2% su base annua e al 2,1% su base mensile. L'energia nel complesso, aggiunge l'Istituto, rincara del 9,8% rispetto a marzo 2007, e dell'1,8% su febbraio. I combustibili liquidi per la casa, sostanzialmente quelli necessari al riscaldamento, rincarano del 21% rispetto a un anno fa e del 4,9% rispetto a febbraio. L'indice al netto dell'energia, aggiunge l'Istituto di statistica, aumenta del 2,8%, contro il +2,4% registrato a febbraio. Volano anche i prezzi degli alimentari: la pasta costa il 17% in più rispetto a un anno prima e il 3% in più rispetto a solo un mese prima. Il pane rincara del 13,2% (+0,7% l’aumento mensile), il latte del 10,5%, la frutta del 5,8% e gli ortaggi del 4,2%. Leggermente più contenuto il rincaro della carne, che costa il 4% in più rispetto a marzo 2007. Nel complesso i prodotti alimentari registrano un incremento del 5,5% contro il +5% segnato a febbraio. Si tratta ancora, come il mese scorso, del valore più alto almeno dal 1996.

ARMONIZZATO - L'indice armonizzato (quello utilizzato per fare i confronti con gli altri paesi europei) cresce su base annua del 3,6% (contro il +3,1% del mese precedente), il livello più alto dall'inizio delle serie storiche, che risale al 1997. In termini mensili, dopo l'aumento dello 0,1% di febbraio, accelera significativamente registrando +1,6%.

PREZZI ALLA PRODUZIONE - Corrono anche i prezzi alla produzione: + 5,7% rispetto al mese di febbraio 2007. Lo segnala sempre l'Istat. L'aumento rispetto al mese precedente, gennaio 2008, è invece dello 0,7%. Anche l'indice calcolato al netto dell'energia ha registrato una variazione congiunturale pari a +0,5%, mentre quella tendenziale è stata pari a +3,4%. La variazione della media dell'indice generale dei prezzi negli ultimi dodici mesi rispetto a quella dei dodici mesi precedenti è risultata pari a +3,7%. Mentre la variazione della media dell'indice generale dei primi due mesi del 2008 rispetto a quella dei primi due mesi del 2007 è stata pari a +5,6%. Al netto dell'energia, i prezzi sono saliti del 3,4% sui dodici mesi e dello 0,5% rispetto a gennaio. Il comparto energetico ha segnato un rialzo dell'1,7% mensile per una crescita del 15,2% tendenziale. E, nell'ambito del settore, i soli prodotti petroliferi raffinati sono cresciuti del 29% su base annua. L'aumento tendenziale dell'indice di febbraio è il più elevato da agosto 2006 (+6,6%). Aumenti importanti su base annua sono stati registrati anche per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,6%), per l'energia elettrica, gas e acqua (+5,5%). L'unica variazione tendenziale in diminuzione è stata riscontrata nel settore del cuoio e prodotti in cuoio (-2%).

fonte: corriere.it

Conservazione ex situ della biodiversità delle specie vegetali

L’APAT (Dipartimento Difesa della Natura) - in collaborazione con la Rete italiana banche del germoplasma per le piante spontanee minacciate (Ribes), con il gruppo di lavoro interregionale per la biodiversità e la vivaistica (Bioforv) e con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che sarà coinvolto in qualità di co-organizzatore - sta organizzando, per il mese di settembre, un workshop nel quale saranno esaminati i progressi ottenuti fino ad oggi sul tema della conservazione ex situ ma anche sulle carenze più sentite. In questa occasione, il gruppo di lavoro intende presentare un documento, la cui redazione è già stata avviata, dove siano evidenziati i punti critici e quelli di forza del settore rilevati in Italia, stilando contemporaneamente una lista delle priorità circa le azioni da compiere a breve termine entro il 2010 ed entro il 2014.

Ulteriori informazioni

fonte: apat.gov.it

A Taranto 10mila in marcia

Bambini, operai e isituzioni in marcia sabato contro l'aumento di neoplasie e la forte crescita della mortalità infantile. Gli impegni del presidente della Regione e del ministro dell'Ambiente
Circa 10.000 persone, tra cui molti ragazzi e bambini, hanno partecipato sabato mattina a Taranto con striscioni e bandierine ad una marcia organizzata dall'associazione di volontariato 'Bambini contro l'inquinamento'. In testa al corteo, che si è snodato per le strade del centro cittadino, c'era anche il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro



Scanio.
I manifestanti chiedono alle istituzioni più attenzione verso i problemi ambientali. A Taranto, negli ultimi due anni, c'è stato un forte aumento di neoplasie e altre patologie legate all'inquinamento ed è cresciuta in maniera preoccupante anche la mortalità infantile.

L'associazione è riuscita a coinvolgere molte scuole di ogni ordine e grado, il mondo dell'associazionismo e i sindacati, tanto che alla marcia hanno partecipato anche numerosi lavoratori dell'Ilva. "È il momento di fare una scelta, di decidere da che parte stare nella lotta per la difesa della vita e della terra e di rispondere positivamente alle richieste ed ai sogni contenuti nelle lettere di quei bambini di Taranto che abbiamo incontrato proprio nei giorni scorsi, lettere che ci obbligano a non procrastinare ulteriormente sull'atavica questione dell'inquinamento atmosferico nell'area tarantina".

Lo ha scritto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, in una lettera aperta inviata alle principali industrie del capoluogo jonico. La lettera, spiega Vendola, è finalizzata alla firma di un accordo di programma tra ministero dell'Ambiente, Regione Puglia, enti locali e imprese per definire le 'Autorizzazioni integrate ambientali' per il corretto funzionamento degli impianti dell'Ilva, della Edison,



dell'Eni e della Cementir. L'accordo prevede anche il coinvolgimento dell'Arpa (Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell'ambiente) e dell'Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici). Proprio oggi circa 10.000 persone, tra cui molti ragazzi e bambini, hanno manifestato in corteo a Taranto contro l'inquinamento della città.


Anche il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, a margine della manifestazione ha usato parole forti. "La diossina è un elemento naturale che c'é in tutti i fenomeni di combustione - ha detto - ma il problema è il tasso di accumulo. A Taranto si produce, in tutto il comparto industriale, più del 70% della diossina prodotta in Italia. È evidente che io non posso che considerare Taranto un'emergenza nazionale. Come abbiamo fatto per Brindisi, dove è stato siglato un accordo di programma e abbiamo sbloccato oltre 100 milioni per il risanamento di quell'area - ha aggiunto il ministro - io credo che a Taranto ci sia da fare non solo altrettanto ma forse anche di più, perché il livello di alcuni inquinanti è davvero impressionante. Il nostro impegno ora - ha concluso - è ridurre drasticamente questi veleni e cercare di conciliare le attività occupazionali con la salute dei lavoratori e dei cittadini".

fonte: lanuovaecologia.it

Oli usati, raccolta record nel 2007

Lo scorso anno è stato immesso al consumo il 39,7% del lubrificante raccolto, nonostante difficoltà dovute all'impennata del prezzo del greggio e dei prodotti derivati. Raccolte 181.526 tonnellate, circa 3.000 in più del 2006
Raccolta record per il 2007 dell'olio usato, che tocca quota 215.245 tonnellate (circa il 90% del potenziale raggiungibile). È quanto riferisce una nota del Consorzio obbligatorio degli oli usati (Coou). In particolare, secondo il Consorzio, nel 2007 si è registrato un rapporto tra olio usato raccolto e lubrificante immesso al consumo pari al 39,7%, nonostante difficoltà dovute all'impennata del prezzo del greggio e dei prodotti derivati, a cui non è seguita una analoga crescita per gli oli base.

Il prodotto rigenerabile raccolto ammonta poi a 181.526 tonnellate, circa 3.000 in più rispetto al 2006. Questo risultato, spiega il Consorzio, ha permesso alle raffinerie di produrre il massimo storico degli oli base rigenerati: 117.500 tonnellate, confermando la leadership europea del nostro Paese nel settore.

E il governo del Venezuela ha chiesto al Consorzio di poter utilizzare le competenze italiane per la realizzazione di una rete di raccolta, stoccaggio e rigenerazione degli oli usati analoga a quella del Coou. Infine, il Consorzio ha ottenuto il pareggio di bilancio, spiega la nota, il cui Consiglio di amministrazione si é riunito oggi a Roma. Nella stessa riunione il Cda ha nominato segretario generale Franco Barbetti al posto di Pietro Cavalletti.

fonte: lanuovaecologia.it

In Europa alcuni vini ai pesticidi

Uno studio condotto da "Pesticide action network Europe" su 40 bottiglie di vino rosso, mostra che alcune di esse contengono in media residui di quattro diversi pesticidi/ Scarica lo studio
Tra i vini che vengono venduti in Europa alcuni sono contaminati da residui di pesticidi che, in qualche caso, sono dannosi alla salute. A lanciare l'allarme è uno studio condotto dall'Ong europea "Pesticide action network Europe" (Pan Europe) che ha analizzato i residui chimici dei pesticidi in 40 bottiglie di vino rosso, di cui 6 da agricoltura biologica, prodotte in Francia, Austria, Germania, Italia, Portogallo, Sudafrica, Australia e Cile. "Lo studio realizzato - riferisce Francois Veillerette, rappresentante di Mdrfg, ong ambientalista francese, e amministratore di Pan-Europe - mostra che l'utilizzo di pesticidi in viticoltura ha come conseguenza la presenza sistematica di molti residui chimici nel vino".

Dai dati emerge che le bottiglie analizzate contengono in media residui di quattro diversi pesticidi, con l'eccezione negativa di un Borgogne prodotto in Francia, un vero e proprio cocktail chimico composto da ben 10 diverse sostanze potenzialmente dannose per la salute. Per l'Italia sono stati analizzati 3 diverse bottiglie di vino prodotte in Sicilia, Piemonte e Lazio. Il vino laziale è risultato contenere ben 4 residui chimici, mentre nel Doc delle Langhe piemontesi analizzato sono risultati esserci ben 7 diverse sostanze incluse nelle liste nere dei prodotti potenzialmente cancerogeni dell'Organizzazione mondiale della sanità, dell'Ue e negli Usa.

Vero e proprio nettare degli dei, invece, una bottiglia di vino siciliano Igt che presenta quantità non significative di residui chimici. L'analisi, spiega ancora Veillerette, dimostra che le sostanza chimiche utilizzate nella coltivazione delle viti non si disperdono attraverso il processo di fermentazione e conservazione del vino come dovrebbero. "Non vogliamo chiedere il divieto di tutti i pesticidi - ha poi concluso il francese - ma solo di quelli più dannosi".

fonte: lanuovaecologia.it

Il lavoro prestato oltre il sesto giorno. La retribuzione della maggiorazione

Con sentenza del 4 marzo 2008, n. 5856, la sezione lavoro della Corte di Cassazione ha chiarito che il lavoro prestato oltre il sesto giorno consecutivo deve essere retribuito in misura maggiore rispetto a quello ordinario ed il lavoratore ha diritto a tale maggiorazione anche in mancanza di una espressa previsione contrattuale a causa della maggiore gravosità alla quale deve corrispondere una maggiore retribuzione.

Fatto e diritto
Un turnista alle dipendenze della BNL in qualità di ausiliario e con mansioni di custode-guardiano diurno e notturno si era rivolto al pretore chiedendo le differenze retributive dovute per le prestazioni lavorative effettuate anche oltre il sesto giorno di lavoro consecutivo e per circa venti domeniche all'anno e per non aver percepito dalla banca né le maggiorazioni per lavoro straordinario, né alcun altro indennizzo.
Per questo aveva chiesto al pretore la condanna della BNL al pagamento di una somma per i titoli indicati, oltre accessori.
Il Pretore rigettava la domanda, ma il lavoratore ricorreva al Tribunale che, in riforma della sentenza del primo giudice, condannava la BNL al pagamento delle richieste differenze retributive.
Il Tribunale osservava che la contrattazione collettiva non aveva previsto alcuna maggiorazione né per il lavoro domenicale, né per l'attività prestata oltre il sesto giorno consecutivo; successivamente, il nuovo CCNL aveva previsto una maggiorazione pari al 20% della paga oraria per il solo lavoro domenicale, nulla prevedendo per il lavoro prestato oltre il sesto giorno consecutivo.
Tuttavia il Tribunale riteneva che al lavoratore turnista, che espleti la propria attività con spostamento del riposo settimanale in un giorno diverso dalla domenica e con una cadenza variabile, per cui detto riposo intervenga oltre il sesto giorno lavorativo, spetti comunque, nonostante la fruizione di riposo compensativo, una maggiorazione sia per la maggiore penosità del lavoro svolto di domenica, sia per la privazione della pausa destinata al recupero delle energie psicofisiche con cadenza settimanale, salvo che la disciplina contrattuale preveda indennità o benefici destinati a compensare la maggiore penosità sia del lavoro domenicale che di quello prestato oltre il sesto giorno.
Quindi il Tribunale riteneva che al ricorrente spettasse una maggiorazione sia per il lavoro domenicale svolto e per il lavoro svolto oltre il sesto giorno per l'intero periodo controverso.
La BNL ha presentato allora ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione
Per la Cassazione, la maggiorazione per il lavoro prestato di domenica trova il suo fondamento legislativo, anche in mancanza di disposizione contrattuale e nonostante il previsto riposo compensativo, nell'art. 2109 primo comma c.c. il quale, nel prescrivere che il prestatore di lavoro ha diritto ad un giorno di riposo settimanale «di regola coincidente con al domenica», implicitamente attribuisce al giorno della domenica una valenza superiore a quello degli altri giorni della settimana, recependo il consolidato costume sociale che vede nella domenica il giorno dedicato dal lavoratore al riposo ed alle attività sociali e culturali. Conseguentemente la giurisprudenza di questa Corte ha sempre riconosciuto al lavoratore che per legittime esigenze aziendali ha prestato lavoro nel giorno di domenica il diritto ad una maggiorazione di retribuzione per la maggiore penosità del lavoro domenicale a titolo indennitario.
Per la Cassazione, a non diverse conclusioni deve pervenirsi in relazione al lavoro prestato oltre il sesto giorno consecutivo.
A questi principi si è correttamente attenuto anche il Tribunale di Roma, sicché le censure rivolte alla sentenza impugnata non meritano accoglimento.
La Corte di Cassazione ha quindi rigettato il ricorso della BNL confermando la decisione del Tribunale.

Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n. 5856 del 4 marzo 2008

fonte: newsfood.com

Rubbia: "Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia"

Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.

Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione". Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.

Prima di rispondere alle domande dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.

Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell'Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l'Agenzia internazionale per l'energia. Un "outlook", come si dice in gergo, sull'andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà.

Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l'outlook della IEA e l'effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall'Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l'oro nero s'è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. "Il messaggio dell'Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale agli uomini politici, all'industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media".

Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell'Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia. E anche qui, "i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto vicini ai risultati dell'EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici". C'è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell'andamento del prezzo e c'è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva.

Passiamo all'uranio, il combustibile per l'energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall'Energy Watch Group, si documenta che fino all'epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal '90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà.

Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia?

"Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".

Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?

"Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".

Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?

"Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".

In che cosa consiste?

"Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile".

Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo?

"E' già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia".

Ora c'è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole...

"Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso".

E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa?

"Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità".

Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti...

"E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma".

Il sole, però, non c'è sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e d'inverno.

"D'accordo. E infatti, i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente".

Se è così semplice, perché allora non si fa?

"Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa".

fonte: repubblica.it

Clima, si arrende anche la Patagonia

ERA consolante sapere che il riscaldamento climatico stava risparmiando il Perito Moreno e che almeno uno dei ghiacciai della Cordigliera Andina non si stava ritirando a ritmo elevato a causa del riscaldamento globale. Ma anche la lingua di ghiaccio che si protende sul lago Argentino, in uno degli angoli più belli della Patagonia, è interessata dallo stesso fenomeno che ha fatto perdere al lembo estremo della Cordigliera una riserva naturale di oltre 42 chilometri cubici di acqua dolce all'anno nell'ultimo quinquennio.

È stato Jorge Rabassa, un ricercatore argentino del Centro Australe di ricerca scientifica, a lanciare l'allarme: "Come gli altri ghiacciai della zona, il Perito Moreno risente del riscaldamento climatico e nella sola estate appena conclusa ha perso 14 metri di spessore".

Al telefono da Buenos Aires, dove ha presentato i risultati della suo studio in un convegno organizzato dall'ambasciata italiana, Rabassa spiega: "Fino a due anni fa il Perito Moreno era in controtendenza rispetto agli altri ghiacciai della zona e il suo fronte principale continuava ad avanzare. Abbiamo voluto però controllare i suoi margini e qui abbiamo accertato che il ghiaccio si sta sciogliendo a ritmo preoccupante".

Per anni anche i ricercatori sembra si siano lasciati ingannare dalla bellezza del fronte del ghiacciaio, dichiarato Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco perché rappresenta un esempio di come era la Terra all'inizio dell'era Quaternaria. Anche loro si sono fermati davanti al Perito Moreno, là dove si accalcano i turisti che arrivano in Patagonia per vedere i continui crolli dalle pareti di ghiaccio a picco sul lago.

"Il ritiro del Perito Moreno è solo l'ultimo dei disastri ambientali nel Parque nacional de los glaciares - dice Rabassa - molti dei piccoli ghiacciai della Cordigliera hanno ormai superato il punto critico. Il loro bacino è tanto piccolo che anche se ci fossero numerose stagioni fredde e precipitazioni abbondanti la neve non potrebbe fermarsi fino a ricreare il ghiacciaio".

Avanzamento e ritiro sono fenomeni comuni nel ciclo di vita dei ghiacciai, ma Rabassa esclude che per il Perito Moreno si tratti di una riduzione temporanea: "Quelli che registriamo in tutta la Cordigliera sono fenomeni di ritiro dei ghiacciai senza precedenti, negli ultimi venti anni la percentuale di scioglimento è più che raddoppiata - conclude Rabassa - a questo ritmo, soprattutto i ghiacciai più piccoli della Patagonia sono destinati a sparire nell'arco di 40 anni".

fonte: repubblica.it

Che buon passito, offre lo Stato

Una legge famigerata, la 488, una rete di amici (il politico, l'industriale, il consulente commercialista). Triangolazione perfetta e risultato chiavi in mano: ogni dieci euro che lo Stato italiano stanzia per finanziarie attività produttive, sei euro vengono perduti. Frullati da mani amiche, deviati su conti bancari misteriosi, triangolati e alla fine inghiottiti nel pozzo senza fondo di imprenditori rapaci, banchieri distratti, consulenti collusi. La politica, quando non è partecipe, devia l'occhio altrove. Non sa, e se sa non risponde.

A fondo perduto è il titolo di un severo, raccapricciante reportage che Milena Gabanelli ha esposto su Report, Raitre. Milioni come noccioline, capannoni pagati dallo Stato e arrugginiti, imprenditori calati dal profondo nord e scomparsi. Sembrano storie fantastiche di bravi romanzieri. Vai in Calabria, e non sai cosa ti perdi. Venti miliardi per agevolare un'impresa, l'Isotta Fraschini. Costruire automobili. In quattro anni dal capannone è sbucata solo una macchina di legno. I soldi inghiottiti, quattro ferraglie prototipali adagiate in un capannone vuoto e deserto.

Scendono dalla padania leghista e votata al lavoro, gli imprenditori che si fanno ricchi grazie agli aiuti di Stato. Ventidue milioni di euro per un'azienda che doveva riciclare metallo. E' stato un bresciano a fare richiesta. Il "pacco", come quelli illustrati per gioco in tv da Flavio Insinna, risulta, nella stragrande maggioranza di casi confezionato dalla sapiente dedizione di valenti commercialisti, famigerati consulenti, che inviano a Roma, al ministero dell'Attività produttive, felicissime e concludenti considerazioni: top management all'altezza, mercato in crescita, occupazione garantita. Roma, in effetti, ci crede. E ci casca. Ci ha sempre creduto tanto che i quattro ministri succedutisi (Enrico Letta, Antonio Marzano, Claudio Scajola e Pierluigi Bersani) hanno firmato assegni pari a quasi un miliardo di euro. Di questi, secondo le valutazioni degli inquirenti (Guardia di Finanza e Magistratura) e le stesse idee che se ne è fatta la commissione Antimafia, seicento milioni di euro sono stati bruciati: gestiti da incapaci, o da imprenditori inadempienti o anche, e soprattutto, inghiottiti da un circuito truffaldino perfettamente organizzato, sostanzialmente colluso con la classe dirigente.

Se ne è accorto Bersani che la legge 488 è un colabrodo, un aiuto a chi spreca e non a chi investe. Troppo tardi, si direbbe. E troppo tardi, bisogna aggiungere, il direttore generale del ministero, intervistato da Report, si accorge che le banche, che avrebbero un ruolo di vigilanza attiva nell'erogazione dei fondi, non si comportano sempre da partners leali dello Stato. Le industrie sono di carta ma troppo spesso finanziate con soldi veri.

Danno e beffa corrono sullo stesso binario. Nel capannone vuoto, l'imprenditore (leghista?) esorta l'operaio fantasma: "Non rubare, piuttosto chiedi!" "Il tuo disordine danneggia tutti". La telecamera di Report indugia disperata sui cartelli posti alle pareti di una delle mille truffe di cui è costellato il sud. Calabria, dunque. Crotone e Gioia Tauro. Ma anche Sicilia, anche Trapani. Dove lo Stato elargisce soldi per realizzare cantine, in un mercato già saturo di etichette. E a proposito di etichette: quella della tenuta Chiarelli, titolare la moglie dell'ex governatore Cuffaro, adagiata vicino a una bottiglia di un'altra azienda, naturalmente anch'essa produttrice di vino griffato, dal titolo felicissimo: "Baciamolemani".

E baciamole queste mani. Baciamole e salutiamo il nuovo modello di sviluppo. Tutti all'opera, tutti gran sommelier, fini intenditori. Con i soldi dello Stato. Anche il senatore Calogero Mannino, naturalmente, ne ha approfittato. A Pantelleria la sua famiglia possiede una bella cantina, finanziata (c'è da dirlo?) con i fondi dello Stato.

Ah che buon passito!

fonte: repubblica.it

Istat, balzo dei prezzi alla produzione

Prezzi alla produzione in netta crescita a febbraio, trascinati dai costi dell'energia. Il dato, informa l'Istat, ha segnato un incremento del 5,7% su base annua, contro il 5,4% (rivisto dall'iniziale 5,2%) di gennaio. Su base mensile l'aumento è risultato pari allo 0,7%. Al netto dell'energia, i prezzi sono saliti del 3,4% sui dodici mesi e dello 0,5% rispetto a gennaio. Il solo comparto energetico ha segnato un rialzo dell'1,7% mensile per un balzo del 15,2% tendenziale. E, all'interno del comparto, i soli prodotti petroliferi raffinati sono cresciuti del 29% su base annua. L'aumento tendenziale dell'indice di febbraio è il più elevato da agosto 2006 (+6,6%).

Ma aumenti rilevanti su base annua sono stati registrati anche per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,6%) e per l'energia elettrica, gas e acqua (+5,5%). L'unica variazione tendenziale in diminuzione è stata riscontrata nel settore del cuoio e prodotti in cuoio (-2,0%).

Gli aumenti più significativi rispetto al gennaio 2008 si registrano ancora una volta nei settori dei prodotti petroliferi raffinati (+3,1%), delle macchine ed apparecchi meccanici (+2,1%), degli altri manufatti (compresi i mobili) (+1,1%), dei metalli e prodotti in metallo (+1,0%) e del legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) (+0,9%).

Variazioni in diminuzione si registrano nei settori degli apparecchi elettrici e di precisione (-0,2%) e della carta e prodotti di carta, stampa ed editoria (-0,1%).

La variazione media più elevata negli ultimi dodici mesi rispetto a quella dei dodici mesi precedenti è stata rilevata nel settore dei prodotti petroliferi raffinati (+9,5%). Nei primi due mesi del 2008, l'incremento più elevato rispetto allo stesso periodo del 2007 si rileva nel settore dei prodotti petroliferi raffinati (+29,3%).

fonte: repubblica.it

sabato 29 marzo 2008

Metropoli e Clima - come le grandi metropoli rispondono alla sfida dell'efficienza energetica e della sostenibilità

"Metropoli e Clima - come le grandi metropoli rispondono alla sfida dell'efficienza energetica e della sostenibilità" è il tema del Convegno, organizzato da Ises Italia e promosso dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal Borgo della Conoscenza, che si terrà a Roma l'8 aprile presso il Teatro dei Dioscuri, in via Piacenza 1.
Consulta il programma (pdf, 215 KB)

fonte: minambiente.it

Caccia: Pecoraro, ripensare norma italiana su quella in deroga a specie protette

“Occorre ripensare l’applicazione italiana della Direttiva Uccelli, là dove permette la caccia in deroga a specie protette, per motivi di mero divertimento”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Alfonso Pecoraro Scanio che ha aggiunto: “Si tratta, in effetti, di un’attività che va a colpire specie non cacciabili e, tal volta, in declino, come ad esempio i passeri, e ciò senza alcuna ragione scientifica”.

“Non a caso il decreto Rete Natura 2000, emanato di recente, vieta l’applicazione di questo tipo di deroga nelle le Zone di Protezione Speciale in tutta Italia - ha proseguito il ministro -. Si deve, inoltre, ricordare che la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione che l’intenso lavoro svolto dal Ministero dell’Ambiente sta contribuendo, con grande rapidità, a risolvere”.

“Non vorrei - ha concluso il ministro Pecoraro Scanio - che i passi avanti, fatti negli ultimi mesi, siano vanificati da scelte avventate ed ingiustificate di talune regioni”.

fonte: minambiente.it

Ue soddisfatta, Italia avvia ritiro

L'Italia ha avviato il ritiro della mozzarella di bufala campana contaminata da diossina e la Commissione Ue si è detta soddisfatta per le misure assunte. «Non ci sono ragioni per precedere ulteriormente»/
La nota della Commissione - Revocati i blocchi:
Francia - Giappone - Corea
Le autorità italiane hanno avviato il ritiro della mozzarella di bufala campana contaminata da diossina dagli scaffali e la Commissione Ue si è detta soddisfatta per le misure assunte dall'Italia. "Non ci sono ragioni per precedere ulteriormente a livello Ue", ha affermato una portavoce della Commissione europea, secondo la quale "prossimamente" tutto tornerà alla normalità. L'annuncio del ritiro dei prodotti non a norma è stato dato questa mattina, proprio da Napoli, dal vicepremier Massimo D'Alema.

"Il governo adotterà questa mattina le misure concordate con l'Ue per ritirare dal mercato i prodotti che risultano essere non a norma per restituire certezza ai consumatori italiani e stranieri", ha annunciato D'Alema, sottolineando che "il governo sta agendo per risollevare le sorti di un prodotto fondamentale per l'economia campana". Nel frattempo dalla Francia è giunta, in mattinata, la notizia del ritiro della mozzarella di bufala campana dai supermercati come misura precauzionale "in attesa dei risultati delle analisi che saranno compiute".

La Commissione ha chiarito che Parigi non ha imposto alcun embargo ma ha soltanto "intensificato i controlli per evitare che nei supermercati arrivino le mozzarelle prodotte nei 25 stabilimenti campani contaminati". Infine, il ministero della Sanità giapponese ha dato oggi il nulla osta allo sblocco delle mozzarelle italiane, anche quelle prodotte in Campania.

Fonti comunitarie poi hanno spiegato che "in campo comunitario gli stati membri non hanno diritto di prendere singolarmente provvedimenti di embargo o blocco di importazioni. Devono giustificare tali provvedimenti con un rischio immediato e soprattutto devono notificare l'eventuale decisione alla Commissione, la quale decide poi cosa fare. In particolare se allargare agli altri membri Ue lo stesso provvedimento". La fonte, un alto funzionario, ha chiarito invece che "la Francia non ha notificato niente. Nei comunicati stampa si parla di intensificazione dei controlli per eliminare i lotti provenienti dai 25 stabilimenti contaminati. E questo è esattamente quello che sta facendo l'Italia".

"Intensificare i controlli è perfettamente legale, ognuno decide a livello nazionale per la sicurezza dei propri cittadini di controllare meglio gli alimenti - ha concluso la fonte - ma non si tratta di una misura di embargo o di blocco dell'import". Alla domanda di una giornalista che chiedeva se allo stato membro che indebitamente togliesse tutte le mozzarelle italiane dagli scaffali dei supermercati la Commissione può imporre di rimetterle in vendita, la portavoce Nina Papadoulaki si è limitata a rispondere: "Sì".

fonte: lanuovaecologia.it

Via libera Ue a import mais Ogm

Via libera definitivo della Commissione europea all'importazione e commercializzazione di alimenti prodotti da semi di mais transgenico Ga21. La Cia: «Un'altra sconfitta per l'Europa»/ Legambiente: consumatori sconfitti - Alt della Romania a Monsanto
Via libera definitivo della Commissione europea all'importazione e alla commercializzazione sul mercato comunitario di un nuovo organismo geneticamente modificato (Ogm): si tratta degli alimenti prodotti a partire da semi di mais transgenico Ga21. Nel darne notizia oggi a Bruxelles, l'Esecutivo Ue precisa che l'autorizzazione è destinata alla Syngenta Seeds S.A.S, (Francia) e avrà una durata di 10 anni.

Il via libera della Commissione europea fa seguito all'impossibilità per i 27 stati membri di riunire sulla proposta di autorizzazione per l'Ogm Ga21 né una maggioranza di paesi a favore, né una contraria. La richiesta di autorizzazione infatti, ha ottenuto il 18 febbraio scorso al Consiglio dei ministri dell'agricoltura e dalle sanità dell'Ue 135 voti a favore, 83 contrari e 127 astensioni, tra cui quella dell'Italia. La decisione, in particolare, riguarda l'autorizzazione di prodotti derivati dal mais GA21 ai chicchi di mais così da permetterne l'importazione dai paesi terzi, dove questo prodotto viene coltivato.

Il via libera, si sottolinea a Bruxelles, dovrebbe contribuire a trovare una soluzione adeguata alle conclusioni dell'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), contro la lentezza delle procedure europee di autorizzazione per gli Organismi geneticamente modificati (Ogm). Il ricorso contro l'Ue era stato presentato da Argentina, Canada e Usa.
"Un'altra sconfitta per l'Europa, per i suoi cittadini, per i suoi produttori agricoli". Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori commenta il via libera definitivo, da parte della Commissione Ue, all'importazione e alla commercializzazione sul mercato comunitario di prodotti da semi di mais transgenico Ga21

L'organizzazione agricola sottolinea che "misure del genere vanno contro le aspettative dei consumatori europei e disorientano gli stessi agricoltori". La Cia, nel ribadire che "gli Ogm non servono all'agricoltura", evidenzia "l'impegno e la mobilitazione per la Consultazione nazionale su Ogm e modello di sviluppo agroalimentare promossa da ItaliaEuropa-Liberi da Ogm, con l'obiettivo prioritario di tutelare e valorizzare l'agroalimentare di qualità del nostro Paese. Un agroalimentare che ha - afferma la confederazione - nell'agricoltura diversificata, tipica e fortemente legata al territorio, il suo fulcro portante".

fonte: lanuovaecologia.it

Docente universitario: "Piena di veleni l'acqua di 6 regioni, tra le quali la Sicilia"

Recenti ricerche di geochimica ambientale commissionate dalle Arpa locali, in qualche caso dall'Enea o dall'Irsa e dall'Ise del Cnr, "hanno individuato in alcuni bacini acquiferi impiegati a fini potabili e irrigui in regioni come Friuli, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, la presenza di elementi tossici in concentrazioni basse (in particolare arsenico, fluoro, selenio, vanadio) ma superiori a quelle consentite dalla normativa vigente della comunità europea": questo quanto afferma Luciano Bullini, docente di ecologia all'Università La Sapienza di Roma e accademico dei Lincei, presentando le conclusioni del convegno "Acque interne in Italia: uomo e natura" organizzato dall'Accademia dei Lincei. Secondo Bullini "risulta quindi urgente una valutazione preventiva della salubrità delle acque potabili".

fonte: lasiciliaweb.it

venerdì 28 marzo 2008

Foche, ricomincia la mattanza in Canada

Ancora una volta la storia si ripete in tutta la sua crudezza e drammaticità. L'arrivo della primavera porta con sè, puntuale come ogni anno, una nuova strage di cuccioli di foca, particolarmente ricercati dall'industria pellicciera per la particolare morbidezza e qualità del loro pellame. E altrettanto puntuale arriva la mobilitazione delle associazioni animaliste di tutto il mondo, che puntano il dito contro i metodi cruenti con cui avviene l'uccisione degli animali. Per mantenere integro il loro mantello, infatti, non vengono colpiti con un'arma da fuoco, ma uccisi sulla banchina a colpi di bastone. E, come documentato i volontari dei gruppi anti-caccia, spesso scuoiati ancora in vita direttamente sul pack (■ Guarda il video).

I NUMERI - Le quote di animali cacciabili sono stabiliti per legge dalle autorità canadesi. Quest'anno saranno 275 mila gli esemplari che potranno essere sacrificati all'industria della moda, cinquemila in più rispetto al 2007. Una quantità comunque molto lontana dai 335 mila capi che era stato possibile abbattere due anni fa, ma il cui numero è stato poi ridotto in considerazione delle condizioni ambientali difficili, ovvero il ghiaccio troppo sottile, che rende più difficile agli animali trovare scampo.

LE GIUSTIFICAZIONI CANADESI - La portavoce del commissario europeo all'Ambiente Stavros Dimas, pochi giorni fa aveva annunciato che la Commissione Ue sta valutando l'adozione di misure restrittive contro la strage delle foche in Canada, proprio in considerazione dei metodi di «abbattimento inumano delle foche». Le autorità canadesi hanno sempre respinto le accuse e giustificato il via libera agli abbattimenti con la necessità di garantire la sopravvivenza economica di un territorio, quello della zona del golfo di San Lorenzo e delle coste di Newfoundland, che proprio dalla caccia alle foche trae una parte significativa del proprio sostentamento. Tra le motivazioni addotte a sostegno della caccia c'è anche il fatto che un'eccessiva popolazione di foche riduce la disponibilità di pesce danneggiando i pescatori locali. Rilievi, questi, che non sembrano però fare presa sull'opinione pubblica internazionale.

CHI NON LE VUOLE - I vicini di casa del Canada, gli Usa, hanno ad esempio istituito un bando ai prodotti derivanti dalla caccia alle foche già nel 1972. Un divieto totale è già in vigore in Belgio e nei Paesi Bassi. E in Europa già dal 1983 non è consentito il commercio delle pelli bianche dei cuccioli. I cacciatori, dal canto loro, saranno chiamati quest'anno ad un ulteriore passo: accertarsi che le foche siano effettivamente morte prima di procedere con lo scuoiamento (e in caso non lo siano, provvedere seduta stante).

E CHI INVECE SI' - Le pelli di foca sono esportate soprattutto in Norvegia, Russia e Cina, dove il mercato delle pellicce continua ad essere fiorente. Il guadagno per i cacciatori, secondo quanto riporta l'Associated Press, è stimato in circa 50 euro per ogni esemplare consegnato. Cifre, insomma, non particolarmente elevate che tuttavia sono considerate irrinunciabili e che, soprattutto, moltiplicate per 275 mila portano ad una somma di poco inferiore ai 14 milioni di euro. Un discreto gruzzoletto, questo, a cui in Canada non vogliono rinunciare.

ITALIA IN PRIMA LINEA - L'Italia già negli anni passati aveva preso posizione contro l'uccisione dei cuccioli e lo scorso dicembre il Parlamento aveva affrontato un disegno di legge «bipartisan» che propone il divieto di importazione e commercializzazione delle pelli di foca e dei loro derivati. Già approvato al Senato, avrebbe dovuto essere votato anche dalla Camera. Lo scioglimento anticipato della legislatura ha però impedito che il provvedimento diventasse legge dello stato. «Dal nuovo Parlamento ci aspettiamo l'approvazione definitiva delle nuove norme - commenta Roberto Bennati, vicepresidente della Lega antivivisezione (Lav) -. Negli ultimi anni le iniziative politiche nazionali ed internazionali per fermare questa mattanza sono state numerose, anche a livello di Unione europea. Ora è il momento di realizzarle perché il massacro di questi cuccioli è inaccettabile e l’indignazione dell’opinione pubblica verso questo commercio violento è ai suoi massimi storici». L'Italia, in ogni caso, è stata fra i primi Paesi europei ad agire con misure temporanee in vista di una moratoria europea, a cominciare dal Decreto interministeriale del 2006 che ha introdotto una moratoria di fatto all’importazione e alla commercializzazione di pelli e derivati di foca. Il 15 marzo 2007 il Senato ha approvato una mozione che impegna il governo a promuovere il divieto di importazione e commercializzazione dei prodotti derivanti dalla caccia alle foche e standard più elevati per gli animali negli allevamenti, oltre che a garantire il rispetto della normativa in materia di tutela della biodiversità e della fauna selvatica.

fonte: corriere.it

Il mondo spegne la luce per un'ora

E' cominciato a Tel Aviv il contro alla rovescia per l' "Earth Hour", "l'Ora della Terra" voluta dal Wwf in tutti i diversi continenti del pianeta: giovedì sera la città è rimasta un'ora al buio, per la coincidenza del Sabbah ebrico. Dalla base australiana dell'Antartide al Golden Gate, dalle Cascate del Niagara all'Opera House di Sydney, sabato oltre 30 milioni di cittadini potranno scegliere un gesto salva-clima. L'evento mondialevedrà oltre 380 città spegnere i monumenti più simbolici ma anche uffici, scuole, edifici privati dalle 20.00 alle 21.00 ora locale, un messaggio planetario da lanciare a tutti i governi sulla necessità di tagliare le emissioni di gas serra. L'evento è anche per il Wwf Italia l'avvio della piattaforma virtuale di GenerAzione Clima che attiverà quest'anno sei Cantieri per il Clima: efficienza energetica, trasporti, normativa, biodiversità, aziende.

L' ITALIA SPEGNERA' IL COLOSSEO E VENEZIA - «Anche l'Italia, sarà dunque presente a questo simbolico appuntamento con uno dei nostri monumenti più rappresentativi, il Colosseo, insieme alla città "simbolo" dei cambiamenti climatici, Venezia - ha commentato Michele Candotti, Direttore generale del WWF Italia. - Earth Hour dimostra che il contributo di ciascuno di noi può essere fondamentale per raggiungere l' obiettivo della campagna, ovvero, il taglio del 30% delle emissioni al 2020 il cui risultato concorrerebbe alla salvaguardia del 20-30% delle specie animali e vegetali più a rischio e la riduzione degli impatti sull'uomo».

GLI ESORDI A SYDNEY NEL 2007 - L'Earth Hour, partita da Sydney nel 2007 con il coinvolgimento dei suoi 2,2 milioni di abitanti, quest'anno è arrivata a decine di milioni di persone in tutto il mondo. L'idea è quella di coinvolgere nello stesso giorno dell'anno e per un'ora quante più persone possibili ai capi opposti del mondo, unite in un simbolico ed eloquente messaggio: tagliare le emissioni inquinanti e agire per fermare i cambiamenti climatici.

IL GIRO DEL MONDO - Il "giro del mondo" dell'Ora della Terra, dopo l'anticipazione a Tel Aviv, riprenderà sabato mattina alle 9.00 (ore 20.00 locali) in Nuova Zelanda (Christchurch), nelle Isole Fiji (Suva e Lautoka) e nel piccolo arcipelago di Tuvalu, uno dei più minacciati dal pericolo dell'innalzamento dei mari. Seguiranno nell'evento l'Opera House di Sydney (ore 11.00 in Italia), e sempre in Australia decine di altre città. Alle 12.00 toccherà a Seoul , Corea del Sud, alle 13.00 Perth, sempre in Australia, Manula (Filippine) Kuala Lumpur (Malesia). La maratona per il clima proseguirà a Bangkok (Thailandia, ore 14.00), Jakarta (Indonesia) e poi Dhaka (Bangladesh, ore 15.00) Bangalore e Mumbai (India). Toccherà poi a Dubai spegnere le luci per un'ora (Emirati Arabi, ore 17.00), e Kuwait. Alle 19.00 si spegnerà Damasco (Siria), As-Salt (Giordania), Kfar-Saba (Israele). È la volta dell'Europa con Sofia (Bulgaria) e Espoo (Finlandia). Alle 20.00 pronte all'appuntamento ci saranno Budapest (Ungheria), Ginevra (Svizzera) e Varsavia (Polonia), Puerto Rico (Spagna) ma sarà anche la volta dell' Italia: hanno aderito all'invito del Wwf la città di Roma, con il Colosseo spento per un ora, e Venezia, la città «simbolo» della minaccia del fenomeno dei cambiamenti climatici, che spegnerà la sede del Municipio, Cà Farsetti, sul Canal Grande e la torre di Mestre. Poi decine di città anche in Inghilterra dove si spegneranno il Brighton Pier (nel Sussex) e la residenza ufficiale del principe Carlo nel Gloucestershire, l'Highgrove House, ma anche decine edifici a Londra, Birmingham, Brighton. L'Earth Hour attraverserà poi l'oceano Atlantico per iniziare alle 24.00 con Curitiba (Brasile), Montevideo (Uruguay), Buenos Aires (Argentina). La mattina di domenica toccherà a Santa Cruz, Caracas (Venezuela). Forte la partecipazione delle città degli Stati Uniti e del Canada. A Chicago si spegneranno lo stadio Soldier Field, sede dei Chicago Bears e la Sears Tower, tra gli edifici più alt del mondo. Poi sarà la volta del Golden Gate e la prigione di Alcatraz a San Francisco, Miami (ore 2.00), Minneapolis, Mexico City, Denver ma anche Phoenix per salire poi fino alle Cascate del Niagara in Canada. Questo paese sarà uno dei più attivi con oltre 100 città coinvolte tra cui Vancouver, Toronto, Montreal, Ottawa.

fonte: corriere.it

Rifiuti, a Bari traffici con estero

Il porto del capoluogo pugliese potrebbe essere il crocevia di traffici illeciti di rifiuti speciali con l'estero. Lo confermano le indagini della procura di Bari, che tra gennaio e febbraio ha sequestrato in otto occasioni camion carichi di alluminio e batterie esauste
Il porto di Bari potrebbe essere il crocevia di traffici illeciti internazionali di rifiuti speciali: la conferma arriva dalle indagini della procura della Repubblica del capoluogo pugliese che, tra gennaio e febbraio scorsi, ha sequestrato in otto occasioni camion carichi di centinaia di tonnellate di alluminio e di batterie esauste per autoveicoli. Soprattutto le batterie, provenienti dal Kosovo, erano dirette a un impianto salentino, gli altri rifiuti (tra cui vi sono sempre batterie) erano in uscita, con destinazione la Bulgaria. Nell'inchiesta i sostituti procuratori inquirenti, Roberto Rossi e Renato Nitti, ipotizzano il reato di spedizione transfrontaliera di rifiuti nei confronti di cinque autisti macedoni bloccati alla guida di altrettanti camion carichi di rifiuti.

Il sospetto è che oltre alle batterie (prive di involucri e non bonificate) e all'alluminio, esportati all'estero dove verrebbero utilizzati come materia prima dopo presunti trattamenti di recupero, vi siano anche fanghi di depurazioni provenienti dal Nord Italia che avrebbero passato la frontiera ispettiva di Bari con destinazione in Bulgaria dopo essere stati classificati come concimi.
Le indagini sono state avviate dopo controlli casuali dai quali è emerso che, fino all'autunno scorso, dal porto di Bari non era transitato alcun rifiuto. Dato questo che ha destato qualche sospetto.

Si è quindi creata una task force nella quale al personale della Dogana e alle forze di polizia sono stati affiancati i tecnici dell'Arpa. Sono così cominciati i primi sequestri. Il primo è stato un carico di circa 120 tonnellate di alluminio e di batterie per autoveicoli (anche pesanti) prive dell'involucro accatastati su cinque camion che, dal Kosovo, erano destinate ad un impianto salentino che avrebbe trasformato il piombo contenuto nelle batterie in pallini. Successivamente, è stato sequestrato un carico di batterie diretto in Grecia e da qui in Bulgaria. Fino a fine febbraio sono stati bloccati altri camion carichi sempre di batterie e alluminio.

fonte: lanuovaecologia.it

Il Wwf: Alpi e Appennini senza ghiaccio e gli animali rischiano l'estinzione

Se non bastase la gigantesca isola di ghiaccio che si è staccata dall'Antardide a sottolineare l'emergenza climatica del pianeta, su una scala geografica più ridotta ci sono anche gli animali che vivono sulle montagne italiane a confermarlo. Sono le specie che vivono sulle Alpi e nell’Appennino centrale nei cosiddetti ambienti "limite", in fuga verso altitudini maggiori, a caccia di freddo, neve, ghiaccio. Della Pernice bianca in Italia rimangono 5.000 coppie, una specie considerata sull’orlo dell’estinzione con una popolazione che appare in declino continuo; lo Stambecco al Gran Paradiso è diminuito di circa il30% dal 1990 ad oggi, i ghiacciai sono in costante regressione, l’innevamento in diminuzione. Le Alpi e l’Appennino centrale si presentano così all’appuntamento con il cambiamento del clima, decisamente in una condizione di sofferenza e profonda trasformazione. E' uno studio del Wwf a fare il punto sulla porzione di penisola che maggiormente risente del riscaldamento globale, dove gli equilibri fragili sono pronti a saltare in presenza di una colonnina di mercurio in continua ascesa.

I GHIACCIAI ITALIANI SI SONO RIDOTTI DEL 40% IN 150 ANNI -
L’effetto più visibile dei cambiamenti climatici in corso sulle Alpi è, come è noto, la regressione dei ghiacciai; il comitato glaciologico calcola che dalla metà del XIX secolo se ne è persa una superficie pari al 40%. Nell’Italia centrale una prima vittima illustre è il ghiacciaio del Calderone, a 2800 metri di quota sul Gran Sasso d’Italia (m. 2.912) che si sta lentamente sciogliendo – si considera glaciologicamente morto - e con esso il suo primato, quello di essere il ghiacciaio più a sud d’Europa, proprio a causa del progressivo innalzamento della temperatura della Terra. In Lombardia nell'ultimo biennio si sono estinti 30 ghiacciai, tra quelli più piccoli, più esposti a sud e ad altitudini minori, ma anche i ghiacciai più grandi e meglio esposti non sfuggono alla tendenza generale, in quanto dal 2003 sono tutti in drastica diminuzione di superifice e spessore. La perdita media di spessore dei ghiacciai lombardi negli ultimi 20 anni è stata di 2 metri all'anno: un esempio eloquente è il ghiacciaio dell'Alpe Sud (Valtellina, SO) che ha perso negli ultimi 10 anni circa 16 metri di spessore.

GLI ANIMALI COINVOLTI - Modificazioni di questa portata nell'ambiente naturale, come è ovvio, cambiano anche le condizioni di vita di piante e animali. Se per la flora alpina un recente studio, durato 3 anni, condotto dall’Università di Pavia e coordinato dal Wwf, ha rilevato la "fuga" verso l’alto per gli animali il nuvo quadro rilevato dal Wwf è, se possibile, ancora più drammatico. Le specie che vivono al freddo, pur cercando di adattarsi alle nuove condizioni, si trovano in grave affanno. I casi più emblematici riguardano la pernice bianca e l’ermellino, caratterizzate da un abito bianco durante l’inverno, prezioso per difendersi dai predatori e del tutto inutile, anzi pericoloso in assenza di neve. La pernice è ormai considerata sull’orlo dell’estinzione e in Italia ne sopravvivono solo 5mila coppie. Lo Stambecco, una delle specie simbolo dell’arco alpino, sembra soffrire in modo importante per i cambiamenti climatici in atto.

Da studi condotti nel Parco Nazionale Gran Paradiso (dove sono presenti 50 anni di dati sulla dinamica di popolazione dello stambecco) e in collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche di Torino (CNR), risulta che dal 1992 ad oggi, la popolazione è decresciuta in modo drammatico, passando da quasi 4000 individui a meno di 2500. I dati hanno inoltre messo in evidenza come il tasso di mortalità della popolazione non sia mettere in relazione con la morte degli individui più anziani , ma con un calo della sopravvivenza media annuale dei piccoli, variato dal 70% al 25% in pochi anni. Secondo i ricercatori, il riscaldamento globale avrebbe la capacità di influire sulla mortalità dei piccoli di ungulati attraverso un cambiamento dello stato della vegetazione presente nei primi mesi della loro vita: in poche parole verrebbe a mancare la sincronia che permette ai piccoli di stambecco di mangiare cibo di alta qualità e affrontare in modo adatto l’inverno successivo.

fonte: corriere.it

Danni causati dal fatto illecito del dipendente: responsabilità indiretta dell'azienda

Con sentenza del 6 marzo 2008, n. 6033, la sezione terza della Corte di Cassazione ha ribadito che, se il dipendente pone in essere un fatto illecito cagionando danni a terzi, ne risponde indirettamente anche il datore di lavoro.

Fatto e diritto
Il cliente aveva chiesto al giudice che una banca cooperativa a responsabilità limitata ed un suo funzionario fossero condannati al pagamento di una ingente quota di denaro affidata dal cliente stesso con più versamenti in gestione finanziaria al dipendente della Banca stessa e da questi non restituita.
La responsabilità della Banca, ad avviso del cliente, discendeva dall’art. 2049 c.c. poiché la condotta del dipendente della Banca era stata posta in essere nell'esercizio delle incombenze lavorative, ed in considerazione del fatto che le mansioni dallo stesso svolte (funzionario di banca da oltre venti anni) avevano reso possibile ed agevolato il fatto dannoso. Infatti i singoli versamenti di danaro erano stati effettuati «anche» presso gli uffici della Banca ove il funzionario prestava la attività lavorativa in qualità di vice capo reparto titoli ed erano state annotate in un libretto corrispondente in tutto e per tutto alla modulistica in uso presso la Banca.
La sentenza di rigetto della domanda del primo giudice era stata integralmente confermata dalla Corte d'Appello.
La giurisprudenza richiede, ai fini della configurabilità della responsabilità indiretta, di cui all'art. 2049 codice civile, che tra le mansioni affidate e l'evento denunciato sussista un nesso di causalità, sotto l'aspetto del «rapporto di occasionalità necessaria».
In altre parole, l'incombenza affidata al lavoratore deve essere tale da determinare una situazione che renda possibile, o anche soltanto agevole, la consumazione del fatto illecito e, quindi, la produzione del fatto dannoso, anche se il lavoratore abbia in effetti operato oltre i limiti dell'incarico affidatogli e contro la volontà del committente, ovvero abbia agito con dolo, purché nell'ambito delle proprie mansioni.
Orbene, tutti questi elementi erano certamente presenti nel caso di specie, nel quale il funzionario aveva ripetutamente ricevuto il cliente negli uffici della Banca, provvedendo personalmente ad annotare ogni versamento effettuato a sue mani sull'apposito libretto in uso presso la Banca.
Vi era, dunque, piena prova del fatto che il dipendente avesse approfittato della sua qualità di vice capo ufficio del reparto titoli presso la stessa Banca per farsi consegnare importi ingenti di denaro dal cliente con la promessa di un successivo investimento di tali somme per il tramite della Banca.
Tutte queste circostanze, ad avviso del cliente ricorrente, avevano indubbia rilevanza ai fini dell'accoglimento della domanda proposta contro la Banca.
Tuttavia, i giudici di appello non avevano tenuto conto delle circostanze di fatto dedotte, rifiutandosi persino di ammettere le prove testimoniali articolate su tale punto, impedendo all'attore di fornire la prova dei fatti costitutivi della domanda.
Avverso questa decisione il cliente ha proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione
Per la Cassazione, si applica il principio sancito dall'art. 1228 c.c., secondo cui il debitore che nell'adempimento dell'obbligazione si avvale dell'opera di terzi, risponde anche dei fatti dolosi o colposi di costoro e costituisce l'estensione alla sfera contrattuale delle norme contenute negli articoli 2048 e 2049 c.c.
Il dolo o la colpa vanno, infatti, valutati con riferimento al solo fatto dell'ausiliario e non al comportamento del debitore e non ha rilievo quel diverso orientamento dottrinale e giurisprudenziale che parla, a questo riguardo, di presunzione assoluta di colpa.
La responsabilità per i danni cagionati dal dipendente sono posti a carico dell'impresa.
Presupposti per l'applicazione dell'art. 1228 e dell'art. 2049 c.c. sono dunque:
a) l'esistenza di un danno causato dal fatto dell'ausiliario;
b) l'esistenza di un rapporto tra «ausiliario» e «debitore o committente» (definito rapporto di preposizione);
c) la relazione tra il danno e l'esercizio delle incombenze dell'«ausiliario» (cd. occasionalità necessaria).
La giurisprudenza di questa Corte è consolidata nel ritenere che «in tema di fatto illecito, con riferimento alla responsabilità dei padroni e committenti, ai fini dell'applicabilità della norma di cui all'art. 2049 cod. civ. non è richiesto l'accertamento del nesso di causalità tra l'opera dell'ausiliario e l'obbligo del debitore, nonché della sussistenza di un rapporto di subordinazione tra l'autore dell'illecito ed il proprio datore di lavoro e del collegamento dell'illecito stesso con le mansioni svolte dal dipendente”.
Per la Cassazione, infatti, è sufficiente un rapporto di occasionalità necessaria per determinare indirettamente la responsabilità della banca.
Per la Cassazione, i giudici di appello non hanno tenuto conto di quanto affermato dalla Corte per cui «ai fini della configurabilità della responsabilità indiretta del datore di lavoro ex art. 2049 c.c., non è necessario che fra le mansioni affidate e l'evento sussista un nesso di causalità, essendo invece sufficiente che ricorra un semplice rapporto di occasionalità necessaria, nel senso che l'incombenza affidata deve essere tale da determinare una situazione che renda possibile, o anche soltanto agevoli, la consumazione del fatto illecito e, quindi, la produzione dell'evento dannoso, anche se il lavoratore abbia operato oltre i limiti dell'incarico e contro la volontà del committente o abbia agito con solo, purché nell'ambito delle sue mansioni»
Pertanto la Cassazione ha cancellato la sentenza della Corte d’Appello ritenendola contraddittoria nella parte in cui la stessa, da un lato, ha riconosciuto che almeno una parte dei versamenti in danaro erano avvenuti proprio nell'ufficio del Colombo e durante l'orario di lavoro e, dall'altro, ha poi escluso qualsiasi rilevanza a tale circostanza con il rilievo che questi versamenti non erano stati effettuati «mai allo sportello».
La Corte accoglie il ricorso Cassa e rinvia alla Corte di Appello.

Suprema Corte di Cassazione, sezione terza, sentenza n. 6033 del 6 marzo 2008

fonte: newsfood.com

Stop alla piattaforma petrolifera

"La piattaforma Vega è corrosa all'80 per cento, non è conforme alle basilari norme di sicurezza prescritte dalle leggi italiane ed europee, e specificamente, dal codice della navigazione, ed è collocata in mare da 36 anni, un tempo enormemente più lungo di quello massimo consentito, senza che abbia subito serie verifiche, nè interventi di manutenzione".

E' quanto ha dichiarato il capitano di fregata Antonio Donato, comandante della capitaneria di porto di Pozzallo, la quale ha diffidato i responsabili, armatore e compagnia petrolifera che estrae il greggio, presentando una denuncia anche alla procura di Modica che ha aperto un'inchiesta per disastro colposo.

Il 7 maggio dinanzi al gip di modicano si terrà l'incidente probatorio per l'acquisizione della perizia affidata a Carlo Bertorello dell'università di Napoli che ha come argomento la gravità dei pericoli della struttura. Elemento determinante ai fini della valutazione delle eventuali responsabilità penali nell'ambito del procedimento avviato dalla Procura di Modica in seguito alla denuncia della Capitaneria di porto.

"Il pericolo che si corre - ha aggiunto Donato - è lo sversamento in mare di centomila tonnellate di idrocarburi, di cui 60 mila di greggio e 40 mila di gasolio, contenute nella struttura. Ovviamente sarebbe a rischio anche la vita delle persone qualora la piattaforma dovesse affondare come abbiamo dovuto correttamente e doverosamente segnalare".

L'attività è stata sospesa nei giorni scorsi. Fino a quel momento nella piattaforma operavano l'equipaggio composto da 20-30 persone, ed un numero variabile, giornalmente da 50 a 100 a seconda dei periodi, di addetti alla manutenzione tra operai e tecnici.

Oltre alla corrosione, tra i profili di rischio segnalati, figura il fatto che la Vega Alfa che, lunga 330 metri, è dotata, in contrasto con le norme europee del codice della navigazione, di un solo scafo, anzichè dei due necessari per legge.

Il 26 giugno prossimo la nave galleggiante Vega Alfa sarà distaccata dalla piattaforma Vega Oil (ancorata in mare) per essere trasferita in cantiere e riparata. L'intervento urgente è stato annunciato dalla Edison, proprietaria della struttura, e dalla compagnia petrolifera che estrae greggio.

fonte: lasicilia.it

Piccoli ambientalisti crescono

L'ecologia dovrà pagare il suo tributo a Biancaneve e Pocahontas. Stando almeno a David Whitley, professore dell'Università di Cambridge, "i cartoni animati della Disney hanno sistematicamente incoraggiato generazioni di bambini ad allearsi con la natura e a proteggerla". Riscattando in parte Bambi dalla fama di essere portavoce di un blando populismo e di un finto mondo incontaminato.

Il libro di Whitley, The Idea of Nature in Disney Animation, prende in esame due periodi della storia della multinazionale: dal 1937 al 1967, quando Walt Disney era in carica, e dal 1984 al 2005, quando a dirigere la fabbrica del cartoon era Michael Eisner. Entrambe le gestioni, scrive Whitley, si sono distinte "per il forte e costante impegno a favore della natura e dell'ambiente". Pur segnando alcune differenze.

Durante l'epoca Walt Disney - e in film come Biancaneve (1937), Cenerentola (1950) e Bambi (1942) - l'immaginario ruotava intorno a una visione pastorale della natura, un rifugio idilliaco, pieno di teneri animaletti, minacciato e reso vulnerabile da una civiltà cattiva, ben interpretata da sorellastre invidiose e regine maligne. O ancora, nel Libro della Giungla, in cui il giovane Mowgli non si limita a proteggere il regno dei suoi amici animali, ma aspira ad averne piena cittadinanza.

La gestione Eisner ha reso la cosmogonia della Disney molto più complessa, suggerendo una nuova possibile coesistenza tra la natura e le persone. Un'accezione più "politica", dunque, messa in scena da film come Pocahontas (1995) e Tarzan (1999). Stando alle analisi di Whitley, in questi cartoni emerge il desiderio di riconciliazione tra gli uomini (già predatori e colonialisti) e il loro ambiente naturale, che sia esso una giungla o una riserva indiana.

"Su alcuni temi, - insiste Whitley - l'arte popolare può influenzare le nostre idee e i nostri sentimenti. Disney dunque potrebbe dirci sull'ambiente e sul nostro modo di rapportarsi ad esso più di quanto noi tendiamo ad accettare".

Non solo. Secondo il professore di Cambridge, questi film, "spesso indicati come inautentici", hanno incoraggiato il pensiero critico, arrivando addirittura, e sarebbe il caso di Bambi, a fornire "le basi emozionali per il futuro attivismo ambientalista".

Eppure c'è chi non manca di ricordare, è il caso del Guardian, come l'amore per l'ambiente predicato sullo schermo dalla Disney si scontri con le concrete deforestazioni che si sono rese necessarie per la costruzione di Disneyworld e di altri parchi a tema. La faccia scura del mondo incantato dei cartoon.

fonte: repubblica.it

giovedì 27 marzo 2008

Progetto "Isola ecologica del Mediterraneo" - Isola di San Pietro nel Comune di Carloforte

Approvato dalla Corte dei Conti in data 18 marzo 2008 il Protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministro Alfonso Pecoraro Scanio con la Regione Sardegna, la Provincia di Carbonia-Iglesias, il Comune di Carloforte e il Consorzio del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, finalizzato alla realizzazione di un’isola ad impatto zero attraverso un percorso di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, tramite l’adozione di misure dirette (fonti rinnovabili, efficienza energetica, mobilità sostenibile, ecc.) e attraverso la valorizzazione integrata delle risorse locali con la promozione di un modello di sviluppo durevole e sostenibile.
Tra gli interventi previsti: la riattivazione ed il potenziamento della centrale mista eolico-fotovoltaica in località Nasca.
Per i compiti di indirizzo programmatico, di definizione e di controllo degli interventi da realizzare è stato istituito un Comitato di gestione Tecnico Scientifico composto da rappresentanti degli enti firmatari del Protocollo.
Al Programma, che avrà la durata di tre anni, il Ministero contribuisce con un finanziamento di 3 milioni di euro.

fonte: minambiente.it

ENERGYCONF: CONOSCERE E PREVEDERE COSTI E PREZZI DELL’ENERGIA

Greenplanet.net è media partner del convegno che si svolgerà a Milano il 26 e 27 maggio. energy-conf220.jpgDai giornali, dalle pubblicazioni e dalla Rete oggi si ottengono informazioni per lo più generiche sul mercato e sui macro-scenari dell'energia; dai convegni "istituzionali", a cui partecipano vertici politici e aziendali, si ascoltano "buone intenzioni", best practice e macro-obiettivi da porsi, che però spesso si scontrano con la realtà operativa di chi poi deve agire.

Per fare chiarezza verso un argomento così attuale e di interesse generale, Istituto Internazionale di Ricerca organizza Energy Conf 2008, che ha l'obiettivo di fornire una panoramica completa e aggiornata della Composizione dei Costi dell'energia e una valutazione delle opportunità di riduzione dei costi attraverso risposte specifiche e puntuali.

Energy Conf 2008, che rappresenta la decima edizione di un evento che ha da sempre riscosso successo, si svolgerà a Milano, i prossimi 26 e 27 maggio.

L'agenda del convegno, ricca di interventi e testimonianze, pone il focus sull'evoluzione e sulla previsione dei costi dell'energia, proponendo approfondimenti utili, come:

√ la valutazione di tutti gli aspetti che incidono sul costo dell'energia in Italia

√ il rispetto delle regole e l'utilizzo delle opportunità offerte dai mercati italiani dell'energia (elettrico, gas naturale, rinnovabili)

√ l'aggiornamento in merito a come si articolano, funzionano, si evolvono e interagiscono i vari Mercati.

e quanto Il format del convegno prevede due giornate in Sessione Plenaria, durante le quali, oltre agli interventi di numerosi relatori di prestigio, si svolgeranno anche tre Tavole Rotonde: "Quante RegoleMercato per l'Energia italiana?", "In che misura nei mercati dell'Energia si può parlare di vera concorrenza?", "Microcogenerazione sì o Microcogenerazione no? Qual è il suo potenziale e quali sono i margini di convenienza?"

Energy Conf 2008 rappresenta un'occasione unica di incontro per il: Direttore Generale, Direttore Marketing e Commerciale, Energy Manager, Responsabile Ufficio Studi, Responsabile Trading, Responsabile Mercato Energy & Utilities, Contract Manager, Legal Manager.

Gruppo Formula e Endesa sono sponsor ufficiali del convegno.

pdf Preleva qui il programma! 836.22 Kb

Istituto Internazionale di Ricerca
Via Forcella, 3 - 20144 Milano


info@iir-italy.it
www.iir-italy.it/a3587
Tel 02 83847.627
Fax 02 83847.262

fonte: greenplanet.net

«Mozzarella campana sicura»


Mozzarella di bufala | fonte: L'Ue conferma: le prime analisi ricevute dall'Italia riportano casi di contaminazione molto limitati. Le rassicurazioni del governo e degli esperti. Patta: «Renderemo note le aziende coinvolte»/ «Nessun bando dall'estero» - A Tokyo fermo cautelativo
- La mappa dei controlli
MOZZARELLA|
L'Ue: «Campioni con diossina molto limitati»
il portavoce della Rappresentanza italiana presso l'Unione europea, Manuel Jacoangeli, ha confermato che l'Ue ha ricevuto le prime analisi sui caseifici campani. E che «i risultati evidenziano alcune...
CAMPANIA|
Il governo: «Allarme diossina immotivato»
Icampioni di mozzarella risultati positivi sono «limitati» ed il blocco da parte di alcuni paesi è di tipo preventivo e non conseguente alla presenza accertata di diossina. Il vice-premier e ministro...
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«Renderemo note le aziende coinvolte»
L'intenzione espressa dal sottosegretario alla Salute Giampaolo Patta: «Al termine deli controlli il governo diffonderà l'elenco delle aziende campane di prodotti caseari risultate positive alla...
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«Allarme frutto di una bolla mediatica»
Le rassicurazioni di Antonio Limone, commissario straordinario dell'Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno, al termine del vertice al ministero della Salute. «Motivi concreti per ritenere la...

Rifiuti, 25 milioni per l'impianto di Acerra

Un'ordinanza di Prodi stanzia la somma per accelerare i lavori del termovalorizzatore. I fondi andranno al commissario liquidatore, il prefetto Goffredo Sottile. A inizio marzo 75 milioni erano andati all'impianto di Salerno/ Oggi la sentenza su Impregilo
La somma di 25 milioni di euro è stata stanziata per accelerare le iniziative finalizzate al superamento dell'emergenza rifiuti in Campania, in particolare per consentire con "somma urgenza" il completamento dei lavori di realizzazione del termovalorizzatore di Acerra. Lo prevede un'ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale. La somma verrà trasferita al Commissario delegato per la liquidazione della gestione commissariale, prefetto Goffredo Sottile.

È stato lo stesso prefetto, con una nota dello scorso 26 febbraio, a rappresentare la "necessità che vengano ripresi i lavori di realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione di Acerra, il cui completamento riveste carattere di particolare importanza in un'ottica di un progressivo rientro nell'ordinario". La presidenza del Consiglio-Dipartimento della Protezione civile, stabilisce l'ordinanza, è estranea ad ogni rapporto contrattuale posto in essere in applicazione del provvedimento.

Il 4 marzo, invece, la Regione Campania ha firmato un'intesa con il Comune di Salerno stanziando 75 milioni di euro per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno. L'impianto sorgerà nella Piana di Sardone, i cui cantieri potrebbero essere inaugurati il prossimo mese di settembre. La Regione contribuirà a finanziare la realizzazione del termovalorizzatore, che servirà sia Salerno che la provincia; l'impianto per il trattamento finale della frazione organica dei rifiuti e ulteriori opere connesse; la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico; la riorganizzazione del sistema della mobilità a servizio di Salerno e dei comuni limitrofi; nonché il potenziamento della raccolta differenziata.

Settantacinque milioni di euro di Fondi fas (Fondo aree sottoutilizzate) e di fondi europei della programmazione 2007-2013 che, come sottolineato dal presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, «sono un primo significativo finanziamento che potrà essere ulteriormente accresciuto e fronte di ulteriori esigenze e progetti presentati dal Comune di Salerno».

fonte: lanuovaecologia.it

I bambini di Taranto scrivono a Vendola

Duemila lettere consegnate al presidente della Regione Puglia da un gruppo di bambini dell'Associazione di volontariato contro l'inquinamento a Taranto. Per dire che le emissioni dell'Ilva sono per loro un "grande mostro"/ La replica di Nichi Vendola - Diossina nel latte anche a Taranto
C'é il sole col sorriso che diventa una smorfia triste e fabbriche che emanano dai comignoli grandi e minacciose nuvole nere nella maggior parte dei disegni che accompagnano le 2.000 letterine consegnate ieri al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, da un gruppo di bambini dell'Associazione di volontariato contro l'inquinamento a Taranto.



L' associazione, diretta da un medico pediatra, Pino Merico, raccoglie oltre 1.000 piccoli iscritti, tutti scesi sul sentiero di guerra per dire che hanno paura, che le emissioni dell'Ilva, quello stabilimento che dà lavoro a tanti papà, è diventato per loro un "grande mostro".

Ecco perché sabato prossimo, tutti insieme, tenendosi per mano, i bambini di Taranto sfileranno per le vie della città, chiedendo che le istituzioni comprendano le loro ansie, le loro preoccupazioni diventate incubi nella notte: "mi verrà una brutta malattia? Morirò?". Sono queste le domande che i bambini di Taranto fanno ai loro genitori e ai loro insegnanti. Le letterine - ha promesso Vendola - saranno raccolte in un libro che sarà pubblicato dalla Regione Puglia. La prima lettera del volume sarà quella del piccolo Tommaso, malato di una grave forma di neoplasia.

Il papà di Tommaso è voluto essere presente all'incontro di ieri e ha stretto la mano a Vendola chiedendo di fare qualcosa per i bambini di Taranto. Tommaso racconta della sua città e poi chiede: "Ma le cause di tutto questo chi le paga?". "Perciò - conclude il bambino - io dico basta. Le fabbriche di Taranto devono essere demolite perché ci siano fabbriche ecologiche perché di mezzo ne va la salute delle piante e degli animali e di noi tutti". Ma le letterine consegnate dai bambini col berretto blu calato sulla fronte sono davvero tante e a leggerle vengono i brividi.

"Caro presidente, - scrive una bimba - mi chiamo Ilaria Capozzo e frequento la classe della scuola Egidio Giusti. Io abito nella zona Tamburi, mi trovo a due passi dallo stabilimento Ilva. Non si può descrivere il minerale e quelle grosse bolle di vapore che vanno verso il cielo e formano delle grandi nuvole. Noi bambini non possiamo giocare nei prati perché non c'é più quell'aria di una volta. Secondo lei è giusto che noi bambini dobbiamo restare in casa?". "Qui a Taranto - scrive perentorio un altro bambino - domina un problema gravissimo e la prego di prendere provvedimenti".

"Gentilissimo governatore, - scrive Francesca, seconda C scuola XXV luglio di Taranto - io sono una bambina di sette anni e vi chiedo di occuparvi dell'inquinamento della



nostra città, perché noi bambini siamo molto preoccupati per la nostra salute. Qui tanti bambini muoiono per colpa di questo grandissimo problema. Spero che lei faccia qualcosa". "Caro governatore, chi ti scrive - si legge ancora - è un bambino di 8 anni di nome Luigi. Ti scrivo questa lettera perché ti chiedo informazioni sul mio futuro. Ormai la mia città è piena di diossina derivante dai fumi dell'Ilva. Questa diossina oltre ad inquinare l'aria che respiriamo e i cibi che mangiamo...Io chiedo soltanto un futuro migliore...".

"Signor presidente, non mi piace - scrive Luca - che l'aria, l'acqua e il cibo che abbiamo ci avvelenino. Deve fare qualcosa per noi bambini". "Sono un bambino di Taranto e frequento la quarta elementare alla scuola Giusti... Mi piacerebbe tanto abitare in una città con tanto verde e aria più pulita e questo sarà possibile solo se combatteremo tutti insieme per un mondo più colorato". "Caro governatore - scrive Alessia della quarta A - le voglio chiedere una cortesia: lei deve venire a Taranto per salvare la città.

L'inquinamento dell'Ilva sporca e nel mare muoiono i pesci...". "Caro signor presidente, - si legge ancora - sono Marco Del Gaudio e vorrei comunicarle che l'intera Italia è avvolta nell'inquinamento...La sporcizia deve sparire dalla faccia della terra!". "Caro presidente, so che presto verrà a trovarci, sono contento così potrò dire di tutto quello che mi preoccupa, c'é l'Ilva che mi fa paura... Si può fare qualcosa - chiede un altro bambino - per poter vivere meglio nella mia città che è Taranto? Ciao, Michele".

"Caro signor Vendola - si legge in un'altra letterina - sono un bambino che tutti i giorni ascolta alla televisione che a Taranto l'inquinamento fa ammalare gravemente anche noi bambini. Io vorrei diventare grande e vorrei poter ricordare questa mia lettera a lei che leggendola farà qualcosa per aiutarci a crescere sani in una città più pulita. Giacomo". L'appello di tutti è solo uno: "Gentile presidente nella nostra città Taranto c'é molto inquinamento infatti il mare è sporco e molte persone muoiono sul lavoro nelle fabbriche. Quindi la prego venga...Faccia qualcosa".

fonte: lanuovaecologia.it
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Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

Change.org|Start Petition

Blog Action Day 2009

24 October 2009 INTERNATIONAL DAY OF CLIMATE ACTION

Parco Sempione - Ecopass 2008

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