sabato 30 agosto 2008

B’IO contro il carospesa Il paniere low cost è bio. Torna l’inizativa dei negozi NATURASI’ e B’IO contro il carospesa

In sintonia con le ultime dichiarazioni del Ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, la più importante rete di bio-negozi in Italia annuncia il prezzo bloccato su 60 beni di largo consumo.

"Un paniere a prezzo bloccato per i beni alimentari di prima necessità costruito con l'apporto di tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore": la proposta del Ministro per Politiche Agricole alimentari e forestali Luca Zaia sembra ricalcare l'iniziativa che NaturaSì, la principale catena di bio-supermercati in Italia (64 punti vendita), e i 260 negozi ad insegna B'io hanno in cantiere per il prossimo autunno. Un progetto che va incontro alle esigenze della famiglie, in periodo di forti rincari, già sperimentata con successo da marzo a giugno di quest'anno e che verrà riproposto.

Così, da ottobre a dicembre, una selezione di prodotti come pasta, pane, latte, yogurt, uova, scelti in modo da comporre la spesa base di una famiglia, saranno venduti al prezzo di marzo 2007. Le iniziative si chiamano "Blocca il prezzo" (per NaturaSì) e "Spesa base" (per i B'io), ma la sostanza è la stessa: una risposta concreta da parte del settore biologico al problema del carospesa.

"Facciamo nostri gli appelli del Ministro Luca Zaia, - afferma Roberto Zanoni, direttore generale di NaturaSì - nelle sue parole ritroviamo lo spirito con cui dagli inizi lavoriamo a fianco dei produttori e dei consumatori, nel rispetto del lavoro dell'uomo e della terra".

Il miglioramento della filiera, la sicurezza alimentare e la stagionalità dei prodotti sono aspetti invocati in questi giorni dal Ministero, che da sempre appartengono alla mission del gruppo Ecor- NaturaSì, leader in Italia, nella distribuzione di prodotti biologici. Il primo "paniere bio" sarà realizzabile proprio grazie ad un accordo raggiunto con produttori, distributori e negozianti, (disposti a rinunciare a parte della loro marginalità) con i quali in questi anni è stato coltivato un rapporto di collaborazione e fiducia.

La stessa idea del Farmer market (il mercato del contadino) molto citata da Luca Zaia, non è in contrasto con la filosofia dei bio-supermercati. Grazie ad importanti investimenti nel settore agricolo, i negozi B'io e NaturaSì stanno accorciando ulteriormente la filiera e l'area ortrofrutta nei punti vendita sta assumendo sempre di più i connotati di un Farmer market: una parte dell'offerta di frutta e verdura infatti proviene dalla Di Vaira, progetto di azienda agricola biodinamica, una delle più grandi d'Italia, che coinvolge direttamente Ecor-NaturaSì.

"Spesa base" e "Blocca il prezzo" quindi non sono semplicemente iniziative commerciali, ma il risultato di un'attenzione per la qualità a 360°, dal campo allo scaffale: qualità di prodotto, ma anche qualità etica, che si traduce nel rispetto del lavoro dell'uomo e nel garantire a tutti gli attori della filiera una giusta remunerazione

fonte: greenplanet.net

USA puntano all'export dei biocarburanti

Il discorso di Obama alla Convention di Denver apre alle energie rinnovabili e l'attuale presidente uscente, George Bush, ha investito molte risorse per la nascita di una filiera dei biocarburanti made in Usa. Sono due elementi che lasciano prevedere un forte incremento della produzione di biofuel a stelle e strisce. Il primo obiettivo del piano è soprattutto la riduzione della dipendenza americana dal petrolio mediorientale. Il secondo obiettivo potrebbe essere quello di esportare il biocarburante nella vicina Europa, meno dotata di grandi praterie e più densamente abitata degli States. Entrambi i candidati alla presidenza americana sono favorevoli alle energie rinnovabili e non invertiranno la politica sui biofuel avviata da Bush. Resta da comprendere come fare in modo che la produzione di biofuel sia in equilibrio con quella agroalimentare ed evitare che gli alti prezzi di vendita del comparto energetico spiegando in alto anche quello destinato all'alimentazione. Un problema che non può essere risolto eliminando i biocarburanti dalla diversificazione energetica ma nemmeno facendo finta che il problema alimentare non esista.

fonte: ecoage.it

Prezzo del petrolio e crisi dell'Ossezia

Rassicurazioni russe per la fornitura di petrolio all’Europa, nonostante la crisi caucasica. Il prezzo del petrolio intanto ricomincia a salire

La Russia ha assicurato che farà tutto quanto in suo potere per garantire all'Europa forniture stabili di petrolio. La rassicurazione viene dal ministro dell'Energia russo, Sergei Shmatko. Il membro del governo ha voluto così smentire le indiscrezioni provenienti dai media britannici. Secondo la stampa inglese, Mosca starebbe meditando ad una strategica riduzione dei rifornimenti energetici, come ritorsione alle minacce di sanzioni dell'Ue, in seguito alla crisi del Caucaso.
“Stiamo facendo tutto quello che possiamo affinchè l'oleodotto Druzhba possa pompare regolarmente – ci tiene a far sapere Shmatko – E possa così fornire ai consumatori europei sufficiente quantità di petrolio”. Intanto però il prezzo del petrolio riprende a salire stavolta per motivazioni metereologiche. Si tratta dei timori sull'uragano Gustav, che all'inizio della prossima settimana arriverà nel Golfo del Messico. Sul circuito elettronico i future sul Light crude crescono di 3 dollari arrivando così a 118,59 dollari al barile.

fonte: repubblica.it

Fotovoltaico: a Valencia una cinque giorni “solare”

Dall’1 al 5 settembre si svolgerà in Spagna la 23a “European Photovoltaic Solar Energy Conference and Exhibition”

Il settore del fotovoltaico europeo dall’1 al 5 settembre si da appuntamento in Spagna e più precisamente nella città di Valencia dove avrà luogo la 23a edizione del “European Photovoltaic Solar Energy Conference and Exhibition” (EU PVSEC). Con oltre 600 espositori provenienti da tutto il mondo, che occuperanno i 48.000 metri quadrati messi a disposizione dalla Fiera, l’evento si è oramai affermato come il più rilevante del settore del fotovoltaico nel panorama internazionale. Oltre all’area dedicata all’esposizione (che sarà aperta dall'1 al 4 settembre), per ben 5 giorni si terranno una serie di conferenze, dibattiti, gite per ricerche sul campo e forum relativi ai nuovi sviluppi della ricerca di settore, alle nuove tecnologie e ai trend del mercato dell’industria solare. L’EU PVSEC, per i quali sono attesi 20.000 visitatori, è sostenuto dalla Commissione europea, dal Consiglio mondiale per le energie rinnovabili (WCRE), dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) e dall'Associazione europea dell'industria del fotovoltaico (EPIA)

fonte: repubblica.it

In Grecia arriva l’esame sulla “guida ecologica”

Obiettivo della misura preparare i cittadini a risparmiare fino al 20% del carburante, ridurre l’inquinamento e diminuire gli incidenti stradali

Dal prossimo gennaio i cittadini greci dovranno dimostrare di saper salvaguardare l’ambiente se vorranno ottenere la patente di guida. Oggi il Ministro dei Trasporti Costis Hatzidakis ha, infatti, annunciato che a partire dal 2009 negli esami di licenza sarà introdotto anche un test per la “guida ecologica”. In pratica saranno poste domande nell’ambito della prova scritta vertenti su quelle misure attuabili per ottenere risparmi di carburante e, allo stesso tempo contribuire a contenere l'inquinamento e ridurre gli incidenti della strada. Si tratta, ha spiegato il ministro, di semplici abitudini quali la riduzione della velocità, il controllo regolare della pressione dei pneumatici e lo spegnimento del motore durante fermate di media o lunga durata. Secondo gli esperti una riduzione di solo il 5% del consumo di benzina da parte delle auto private può portare a risparmi di 245 milioni di euro l'anno

fonte: repubblica.it

venerdì 29 agosto 2008

Ucciso l'ultimo orso del Monte Olimpo

L'ultimo orso bruno esistente sul monte Olimpo, nella Grecia settentrionale, è stato ucciso, probabilmente con un colpo d'arma da fuoco. Lo ha annunciato l'organizzazione ecologica Callisto affermando che si tratta di «una gravissima perdita» per la fauna protetta. L'orso, ha detto all'Ansa un portavoce di Callisto, aveva ferite sul corpo e si ritiene quindi che sia stato ucciso a colpi d'arma da fuoco, ma non si esclude che, considerata l'agonia che presuppone la bocca aperta, possa essere stato prima avvelenato.

IL RITORNO - Callisto, organizzazione che da anni osserva le popolazioni di plantigradi, lupi e altri animali a rischio di estinzione, sottolinea che in tutta la Grecia restano solo 200 o 300 orsi bruni della grande popolazione che un tempo viveva in questi territori. Da una settantina d'anni gli orsi avevano abbandonato il monte Olimpo, ma alcuni vi erano tornati cinque anni fa. «Riteniamo che fossero due, uno dei quali fu ucciso tre anni fa, per cui questo, un maschio di 10 anni del peso di circa 180 kg, è verosimilmente l'ultimo in questa area, una perdita gravissima» ha spiegato il portavoce di Callisto. Il monte Olimpo ricoperto da un'importante vegetazione è con i suoi 2.917 metri la più alta montagna della Grecia ed era considerato nell'antichità la dimora degli dei. Nel 1938 è diventato sede di un parco nazionale.

fonte: corriere.it

Istat: crollano le vendite al dettaglio

La crisi economica non allenta la presa e i consumatori sono costretti a ridurre le spese. La conferma arriva dal crollo delle vendite al dettaglio a giugno. Il dato, comunica l'Istat, ha registrato un calo del 3,4% su base tendenziale e dello 0,5% su base mensile. Il risultato annuo è il peggiore da aprile 2005, quando l'indicatore segno -3,9%. La variazione tendenziale negativa deriva da una riduzione del 2,3% delle vendite di prodotti alimentari e da un calo del 4,1% dei prodotti non alimentari. Il dato congiunturale è invece la sintesi della diminuzione dello 0,2% nel comparto alimentare e dello 0,7% in quello non alimentare.

I PUNTI VENDITA - La variazione tendenziale negativa del 3,4%, spiega l'istat, deriva da flessioni sia delle vendite delle imprese della grande distribuzione (-1,5%) sia delle vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-4,8%). A giugno 2008 il calo delle vendite è risultato più contenuto nella grande distribuzione che nelle imprese operanti su piccole superfici sia per i prodotti alimentari (-1,6% rispetto a -5,5%), sia per i prodotti non alimentari (-1,7% rispetto a -4,7%). Nel primo semestre il valore del totale delle vendite ha registrato un variazione tendenziale negativa dello 0,5 per cento. Con le vendite di prodotti alimentari cresciute dello 0,7% e quelle di prodotti non alimentari in calo dell'1,4%. Nel mese di giugno, prosegue l'istituto, tutte le forme di vendita della grande distribuzione hanno registrato variazioni tendenziali negative del valore delle vendite, con le flessioni più marcate per gli hard discount (-2,3%) e ipermercati (-1,7%).

PRODOTTI NON ALIMENTARI - Per quanto riguarda il valore delle vendite di prodotti non alimentari, a giugno tutti i gruppi hanno registrato variazioni tendenziali negative con le flessioni più marcate per prodotti di profumeria e cura della persona (-6%), giochi, giocattoli, sport e campeggio (-5,3%), elettrodomestici, radio, tv e registratori (-5,1%) e dotazioni per l'informatica, per le telecomunicazioni e la telefonia (-5%).

RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE - Guardando alla ripartizione geografica, segnala l'istat, a giugno il valore del totale delle vendite al dettaglio ha registrato variazione tendenziali negative in tutte le ripartizioni con le flessioni maggiori nel sud e isole (-4,2%) e nel centro (-4%). Infine, conclude l'istat, le imprese al dettaglio hanno dichiarato a giugno 2008 un numero medio di giorni di apertura pari a 24,7. Gli esercizi della grande distribuzione sono rimasti aperti, in media, 25,6 giorni e le imprese operanti su piccole superfici per 24,1 giorni

fonte: corriere.it

GREENPEACE: LA CLASSIFICA DELLE EMISSIONI DI CO2

Greenpeace presenta la classifica 2007 delle emissioni di anidride carbonica (CO2). Le tabelle sono visibili sul sito di Greenpeace, all'indirizzo:

http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/tabella-emissioni

http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/tabella-20-impianti

Rispetto al 2006, c'è una leggera diminuzione delle tonnellate di CO2 emessa dai settori regolamentati dalla Direttiva europea sull'emission trading (ETS). Tale riduzione, tuttavia, è inferiore a quella delle quote assegnate: il risultato finale è che il disavanzo tra permessidi inquinamento ed emissioni effettive cresce. La "maglia nera" delle emissioni va, come al solito, all'Enel.

In totale l'industria italiana ha fatto registrare nel 2007 un disavanzo complessivo di 25,4 milioni di quote (22,8 milioni di tonnellate nel 2006). Attualmente le quote di CO2 vengono scambiate a un prezzo di 27-28 euro a tonnellata. Se lo stesso disavanzo venisse ripetuto nel 2008, il Paese andrebbe incontro a un costo di circa 700 milioni di euro (il prezzo delle quote del 2007 era invece pari a pochi euro, a causa della sovra-allocazione avvenuta sul mercato europeo per la fase "zero" del sistema ETS - ossia dal 2005 al 2007).

Al settore termoelettrico si deve la maggior parte delle emissioni verificate, settore in cui i "grandi gruppi" contano per circa il 78 per cento delle emissioni del settore termoelettrico. Sono proprio i "grandi gruppi", inoltre, a far registrare i peggiori risultati i terminidi surplus di emissioni. Ai primi posti Enel, con +6,8 milioni di tonnellate, ed Edison, con +6,2 milioni.

Enel è di gran lunga il primo emettitore di CO2 in Italia con 46,7 milioni di tonnellate nel 2007: da sola emette quanto la somma del comparto della raffinazione, dell'acciaio e della carta. Il dato è in calo rispetto al 2006 (51,6 milioni di tonnellate), ma questo non è sintomo di alcuna garanzia per il futuro. Greenpeace denuncia anzi che la politica energetica dell'azienda metterà in ginocchio l'intero Paese per quanto riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Enel ha infatti intenzione di riconvertire la propria produzione a carbone, il combustibile fossile con le più alte emissioni di gas serra. Nel lungo periodo il piano industriale di Enel indica che l'obiettivo è arrivare al 50 per cento della propria produzione elettrica da carbone. Nel 2009 dovrebbe essere inaugurata la centrale a carbone di Civitavecchia, e il Gruppo intende continuare a convertire a carbone le centrale di Porto Tolle (Rovigo), Piombino, Rossano Calabro più ampliamenti di potenza a carbone nel Sulcis e a Fiumesanto, in Sardegna. Le sole emissioni di CO2 di una centrale come Civitavecchia superano i 10 milioni di tonnellate all'anno.

Oltre alla tabella dalle emissioni dei settori soggetti al sistema ETS, Greenpeace mostra anche quali sono i venti impianti italiani più inquinanti in termini di CO2. Per il secondo anno consecutivo la maglia nera va alla centrale Enel di Brindisi Sud, la maggiore centrale a carbone in Italia, con circa 14,2 milioni di tonnellate.

fonte: ambiente.it

FRIULI-VENEZIA GIULIA: CALA LA RACCOLTA CARTA

La raccolta della carta differenziata diminuita del 5,5%.
In Friuli Venezia Giulia la raccolta differenziata della carta è diminuita del 5,5%, passando da 64.531 tonnellate nel 2006 a 60.959 tonnellate nel 2007. E' il quadro che emerge dal XIII Rapporto sulla Raccolta Differenziata di Carta e Cartone pubblicato da Comieco. "La performance della regione nel complesso è buona - ha detto Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco - la media procapite è infatti di di 50,4 kg/abitante, nettamente al di sopra della media nazionale di 44,7 kg/abitante. Particolarmente di rilievo è il risultato di Gorizia, che con 59,2 kg/ab è leader tra le province della regione ed in linea col dato dell'area nord (58,1 kg/ab)". Nella provincia di Udine, dove si concentra la contrazione complessiva del dato di raccolta, la resa è comunque positiva (54,4 kg/ab). Buono il risultato anche nel territorio di Pordenone (50,7 kg/ab) mentre molto al di sotto della media regionale troviamo la provincia di Trieste, che con 35,9 kg/abitante è l'unica provincia con un dato inferiore alla media nazionale. I comuni della regione grazie alla raccolta differenziata hanno beneficiato di notevoli vantaggi economici. "La raccolta differenziata di carta e cartone realizza benefici per tutti i cittadini. Nel 2007 il sistema Comieco ha trasferito ai comuni del Friuli Venezia Giulia quasi 2.500.000 euro - ha concluso Montalbetti - come corrispettivo per i servizi di raccolta dedicati".

fonte: ambiente.it

Aereo solare record in volo

Un aeroplano ultraleggero alimentato a pannelli solari privo di equipaggio a bordo ha battuto il record di volo. L'aereo solare si chiama Zephyr-6, ha volato senza soste per 82 ore e 37 minuti sopra i cieli dell'Arizona. Nelle ore notturne il velivolo solare ha utilizzato l'energia generata durante il giorno dai pannelli solari e accumulata nelle batterie a bordo. Il precedente record era stato fissato a 30 ore e 24 minuti nel 2001 dall'aereo solare Global Hawks. Il record ufficiale resterà comunque quello del 2001 fin quando la Fai (Federation Aeronautique Internationale) non validerà l'impresa compiuta dal Zephyr-6. Le ricerche in campo solare nel settore dell'aviazione aprono la strada a nuove applicazioni tecnologiche, come la possibilità di utilizzare velivoli autoalimentati dall'energia solare in sostituzione dei più costosi satelliti geostazionari o per applicazioni di monitoraggio costante del territorio. L'autonomia degli aerei solari è pertanto uno dei fattori determinanti. Altre importanti applicazioni da parte degli aerei solari sono (purtroppo) anche in ambito militare. Si spera tuttavia che la maggiore spinta della ricerca in questa direzione porti alla conquista di ulteriori scoperte nel settore della scienza dei materiali, in particolare nell'individuazione di materiali alternativi e meno costosi del silicio per la fabbricazione dei pannelli solari. La scarsità del silicio attualmente mantiene ancora elevato il prezzo di acquisto dei pannelli solari basati sulla tecnologia fotovoltaica.

fonte: ecoage.it

Nuovo parco eolico in Turchia

Un nuovo parco eolico sarà realizzato in Turchia. L'impianto avrà la potenza di 150 Mw e un costo complessivo di 210 milioni di euro. Ne dà notizia la società francee Perfect Wind, cui è affidato il compito di realizzare l'impianto (fonte Reuters 26/8/2008). Il parco eolico sarà situato lungo la costa turca. Per sfruttare il potenziale eolico della penisola è stimato un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro nelle energie rinnovabili.

fonte: ecoage.it

In Romania il più grande parco eolico terrestre d'Europa

In Romania sorgerà il più grande impianto eolico terrestre d'Europa. L'annuncio è stato dato dalla società Cez, ex società pubblica del settore energetico della Rep. Ceca, che realizzerà l'impianto lungo la costa del Mar Nero. Le wind farm avranno una potenza complessiva di 600 MW e un costo d'investimento pari a 1,8 milioni di euro (Fonte Cez Group). I siti prescelti sono localizzati nei territori di Fantanele e Cogealac, circa 17 chilometri dal Mar Nero. Il primo step del progetto prevede la realizzazione di 347.5 MW composto da turbine alte 100 metri e 99 metri di diametro. Il secondo step potenzierà l'impianto di ulteriori 252.5 MW che dovrebbero essere operativi tra il 2009 e il 2010. La prima pietra dell'impianto sarà posta nel mese di settembre 2008. Le due windfarm rappresenteranno il 30% dell'intero mercato delle energie rinnovabili in Romania (incluso l'idroelettrico) quando sarà operativo. E' il progetto eolico più importante realizzato finora in Romania che attualmente ospita una potenza eolica installata di soli 7 MW. L'impianto rumeno è soltanto uno dei tanti progetti in cantiere dal colosso dell'energia, in base ai piani di investimento Cez conta di progettare e realizzare mille megawatts di energia eolica in Europa entro il 2020.

fonte: ecoage.it

UK: Gordon Brown spinge verso l'eolico

Il ventro potrebbe diventare il nuovo petrolio della Gran Bretagna. Lo ha affermato il premier inglese Gordon Brown nel corso di una intervista alla rivista online New Scientist. Il premier ha annunciato la prossima inaugurazione dei lavori per la costruzione di 3000 turbine eoliche entro il 2020. Il Regno Unito si pone come obiettivo di medio periodo la copertura del 30% del fabbisogno elettrico nazionale con le fonti d'energia rinnovabili (eolico, agroenergie, solare, fotovoltaico, idroelettrico). Le wind farm inglesi sorgeranno lungo le coste dell'isola dove il vento non manca di certo ed è sufficientemente costante per gran parte dei periodi dell'anno. Ed è proprio il vento, secondo Gordon Brown, il nuovo petrolio del Regno Unito nel terzo millennio.

fonte: ecoage.it

«CO2 ridotta dell'80% al 2050»

I paesi industrializzati possono tagliare i gas serra portandoli a 2 tonnellate annue per persona in Europa. Ne è convinto sir Nicholas Stern, ex-vicepresidente della Banca Mondiale e autore del dossier sulle implicazioni economiche dei cambiamenti climatici



I paesi industrializzati possono tagliare le emissioni dell'80% entro il 2050 portandole a 2 tonnellate annue per persona in Europa. Ne è convinto Nicholas Stern, ex-vicepresidente della Banca Mondiale, che ha parlato del pericolo del riscaldamento globale nel corso del convegno organizzato dalla European economic association (Eea) e dalla Econometric society (Esem) presso l'università Bocconi di Milano.

Secondo l'autore del dossier sulle implicazioni economiche dei cambiamenti climatici, il Rapporto Stern appunto, l'obiettivo è ambizioso ma realizzabile e necessario perché porterebbe a un taglio di circa il 50% delle emissioni mondiali entro quella data. Per realizzarlo occorre raggiungere un accordo globale in occasione del summit di Copenhagen del dicembre 2009, andando oltre le divisioni tra Paesi industrializzati ed emergenti. "Bisogna capire la posizione di questi ultimi - ha spiegato Stern - perché il 70% delle emissioni di gas serra arrivano dalle nazioni del primo mondo. Entro 25 anni però la Cina avrà emissioni pari a quelle degli Stati Uniti".
Sono tre gli obiettivi che le nazioni industrializzare devono perseguire per abbassare il livello di anidride carbonica nell'ambiente: smettere di produrre elettricità con sistemi inquinanti e usare trasporti a basse emissioni, fermare la deforestazione e infine studiare un sistema di scambio dei diritti di emissione che incentivi le nazioni più povere. "Questo - ha aggiunto Stern - è un pacchetto completo da contrattare per intero e con tutte le nazioni altrimenti il fallimento sarebbe distruttivo. Cina e India lo capiscono".
Per liberarsi dai combustibili fossili è, inoltre, necessario che i singoli stati assegnino una quota pari all'1-2% del Pil 'una tantum' ai cambiamenti climatici, un prezzo non così alto da contrastare la crescita del singolo Stato. Nel frattempo, ha concluso l'ex vicepresidente della Banca Mondiale, "l'alto prezzo del petrolio sta aumentando l'attrattività nei confronti delle energie rinnovabili, ma è sempre in allerta il pericolo che lo stesso meccanismo spinga a usare sempre di più il carbone, che è più inquinante del petrolio"

fonte: lanuovaecologia.it

Le città perdute dell'Amazzonia

UNA RETE di piccole cittadine, protette da mura e sviluppate attorno a una piazza centrale. Centri urbani evoluti, oggi completamente nascosti dalla foresta tropicale amazzonica, che ben prima dell'arrivo dei colonizzatori europei erano abitati da società precolombiane. E' una rete sociale complessa e ben strutturata quella rivelata da un'équipe di antropologi americani e brasiliani nel bel mezzo della natura "vergine".

Sull'ultimo numero di Science gli scienziati guidati dal professor Michael Heckenberger dell'Università della Florida, insieme a colleghi brasiliani e ad un membro della comunità indigena Kuikuro del Mato Grosso, descrivono in dettaglio la regione dello Xingu superiore, nell'Amazzonia brasiliana occidentale.

Grazie a diverse tecniche archeologiche, testimonianze della popolazione locale incrociate con rilevamenti Gps e immagini satellitari, la fotografia che emerge di quest'area immersa nella foresta è quella di una galassia di piccole città e villaggi altamente popolati, collegati fra loro da strade, sviluppati attorno a centri comunitari riservati alla celebrazione di rituali pubblici.

Un'immagine nettamente in contrasto con l'idea prevalente fra gli studiosi nel secolo scorso, in base alla quale le dure condizioni ambientali della zona, in particolare l'aridità del suolo e la mancanza di fonti proteiche per il sostentamento, non potevano che precludere lo sviluppo di società allargate e di livello avanzato, ricorda Charles C. Mann in un articolo di commento alla ricerca.

"Se si guarda alla tipica città medievale o alla polis greca, la maggior parte hanno le stesse dimensioni degli insediamenti in questa parte dell'Amazzonia. Che però risultano più complessi da un punto di vista della pianificazione" spiega Mike Heckenberger, primo autore dello studio.

Negli ultimi anni si sono accumulate prove che descrivono una regione abitata da comunità organizzate a livello regionale, in grado di superare gli ostacoli di una natura proibitiva e di plasmare l'ambiente in base alle loro necessità. Un vero "crocevia culturale" tra le società dell'Amazzonia orientale e le Ande, secondo Susanna Hecht, geografa dell'università della California a Los Angeles.

Il massimo sviluppo di queste concentrazioni urbane si ebbe tra il tredicesimo ed il sedicesimo secolo, quando i colonizzatori europei e le malattie da loro portate decimarono la popolazione, riducendola di almeno due terzi. La natura allora riprese il sopravvento e la foresta oscurò gli insediamenti, salvaguardandone però le tracce nascoste oggi riaffiorate.

Centri non certo paragonabili a metropoli come l'antica Atene, ma "piuttosto alle altre migliaia di polis che esistevano nell'antica Grecia" sottolinea Heckenberger. Qualcosa che ricorda da vicino quelle "città-giardino" descritte da Howard all'inizio del '900, pianificate in modo da promuovere la sostenibilità della crescita urbana, ma adattate in questo caso all'ambiente della foresta. Un modello che potrebbe tornare utile anche oggi per il futuro della regione, in alternativa alle grandi città dominanti in aree tropicali e più vicino all'idea di uno sviluppo sostenibile

fonte: repubblica.it

Istat, prezzi produzione in salita

Balzo dei prezzi alla produzione. A Luglio - secondo i dati dell'Istat - l'indice generale dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali registra una crescita dell'8,3%, rispetto allo stesso mese del 2007, il livello più alto dal mese di settembre del 1995 quando la crescita si era attestata all'8,7%. L'indice tendenziale è stato del +4,1%.

La notizia giunge insieme alla rilevazione di Bankitalia sul Pil nell'area euro - indice Eurocoin - che scende ulteriormente ad agosto, dallo 0,34% allo 0,17%, toccando i minimi dalla metà del 2003. "Il risultato - spiega Bankitalia - conferma la debolezza della crescita di fondo dell'area dell'euro". Il dato, spiega l'istituto, "è stato influenzato negativamente soprattutto dalla pubblicazione delle stime preliminari sulla crescita del Pil dell'area nel secondo trimestre (-0,2% sul periodo precedente) e, in misura minore, dal deterioramento del clima di fiducia delle imprese registrato dalle ultime inchieste congiunturali".

Resta ancora il settore energia ad incidere negativamente sulla variazione dei prezzi alla produzione dell'industria italiana. Il raggruppamento energia su base annua ha infatti registrato un aumento del 25%, il più alto dal novembre 2000 (+26,3%). Lo precisano i tecnici dell'Istat, evidenziando che al netto dell'energia si ha infatti un rallentamento dell'indice, al +4,1% dal +4,2% del mese precedente.

La variazione tendenziale dei prezzi alla produzione è dovuta, a livello di raggruppamenti, per il 60% all'energia (prodotti petroliferi raffinati, energia elettrica, gas e acqua) e per il circa il 20% ai prodotti intermedi. Il prezzo del petrolio oggi è in lieve rialzo sul mercato after hours di New York. Dopo il rally di ieri, il greggio ha guadagnato 63 centesimi portandosi a 118,78 dollari al barile.

fonte: repubblica.it

Le vacche tedesche inquinano come i Suv

Non la scampa più nessuno, questa battaglia sui cambiamenti del clima. Ora, è il momento delle vacche tedesche: inquinano quanto i Suv e «sono una bomba climatica», sostiene Thilo Bode, numero uno di Foodwatch, organizzazione di difesa dei consumatori della Germania. Solo che – aggiunge – la lobby agricola è finora riuscita a tener il fatto nascosto, al contrario di quanto non hanno saputo fare acciaierie, produttori di energia, industria dell’automobile, compagnie aeree.

LO STUDIO - Foodwatch, dunque, ha effettuato uno studio, insieme all’Istituto per la ricerca sull’economia ecologica (Ioew), e i numeri che ne sono usciti sono assolutamente interessanti. L’agricoltura tedesca (ma ovviamente il discorso in varie misure vale per tutti i Paesi) manda nell’atmosfera ogni anno l’equivalente di 133 milioni di tonnellate di anidride carbonica, poco meno di quella emessa da tutto il traffico sulle strade della Germania (152 milioni di tonnellate). Mentre alle automobili stanno per essere applicate norme europee piuttosto severe per ridurre le emissioni, l’agricoltura è però praticamente assente dai programmi di abbattimento dei livelli di gas serra del governo tedesco e della Ue. Invece, dice Foddwatch, la questione non va sottovalutata e, anzi, dovrebbe spingere tutti a consumare meno carne, “a tornare al rito dell’arrosto domenicale”, ha detto Bode al settimanale Spiegel.

I NUMERI - Produrre un chilo di carne bovina con metodologie intensive (le più usate) equivale, in termini di emissioni, a un viaggio di 70,6 chilometri in utilitaria. Ancora peggio se il chilo di carne è prodotto con metodologia biologica: l’equivalenza è di 113,4 chilometri. Un chilo di formaggio emette quanto un’auto che viaggia per 71,4 chilometri. È necessario ridurre i consumi di carne, dicono dunque gli scienziati. Il calcolo delle missioni agricole e zootecniche tiene conto di una varietà di fattori: l’uso di fertilizzanti, di diserbanti, di pesticidi e il costante uso agricolo di zone umide, che provoca il rilascio nell’atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica. Ma considera anche le emissioni corporee di ogni singolo animale: i ruminanti, per dire, emettono costantemente metano, un gas serra 23 volte più potente dell’anidride carbonica. Il ministero dell’Agricoltura tedesco, finora, ha evitato di affrontare il problema. Ma il ministero dell’Ambiente di Berlino ha preparato un documento (riservato) nel quale si sostiene che non ha senso lottare contro i cambiamenti climatici se poi si danno, attraverso la Politica agricola comunitaria, miliardi di euro a un settore che finora non si è nemmeno posto il problema dell’effetto serra. Ovviamente, c’è già chi propone di mettere una tassa “ecologica” sulla carne e sul latte

fonte: corriere.it

giovedì 28 agosto 2008

Ma che cosa è in pratica un termovalorizzatore?

Tutti ne parlano, alcuni lo invocano come unica soluzione, altri lo criticano aspramente. In realtà in pochi sanno esattamente di cosa si tratti. Qui di seguito vi illustriamo il suo funzionamento e vi elenchiamo i vari modelli, concludendo con vantaggi e svantaggi di questa tecnologia

Il decreto legislativo 22/97 ha favorito il passaggio dal concetto di inceneritori a quello di termovalorizzatori, impianti in grado di rendere biologicamente e chimicamente inerti i rifiuti, riducendone drasticamente il volume e permettendone il recupero energetico. Un impianto di termovalorizzazione è sostanzialmente costituito da un forno, una camera di post combustione (dove si svolge la fase cruciale del ciclo energetico), una caldaia di recupero calore e da sistemi di abbattimento delle emissioni. All’interno del forno la combustione raggiunge temperature superiori ai 1000° C. Le tre fasi percorse dal processo (essiccamento del prodotto e precombustione, combustione delle sostanze volatili, dei residui solidi e la loro trasformazione in scorie) già di per sé consentono l’eliminazione delle sostanze tossiche con un’efficienza pari al 99.9%. I fumi generati sono trasferiti nella camera di post combustione dove, cedendo il proprio calore, trasformano l’acqua in vapore. L’energia associata a quest’ultimo può alternativamente essere riutilizzata come elettricità o come vettore di calore. Una volta raffreddati i fumi sono immessi in un circuito di depurazione (un sistema multi-stadio di filtraggio, per l'abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi) e rilasciati in atmosfera a circa 140° C. Le componenti dei rifiuti non combustibili (circa il 10% del volume totale ed il 30% in peso, rispetto al rifiuto in ingresso) vengono raccolte e smaltite in discariche speciali.In funzione della specifica tecnologia adoperata nella camera di combustione primaria, è possibile distinguere le seguenti tipologie di inceneritore:

Inceneritore a griglie

Questi inceneritori possiedono un grosso focolare, con griglie metalliche, mobili o fisse ed un sistema di raffreddamento. Sono quelli maggiormente sfruttati perché, oltre alla normale combustione primaria, effettuano anche una combustione secondaria, tramite insufflazione d'aria che genera miscelamento dei rifiuti e pertanto un’ottimizzazione della combustione stessa. Le ceneri prodotte vengono raccolte e raffreddate in vasche piene d'acqua. Una singola griglia è in grado di trattare più di 35 t/h di rifiuti e può lavorare 8.000 ore l'anno con una sola sospensione dell'attività, per la durata di un mese, legata alla manutenzione e controlli programmati.

Inceneritore a letto fluido

Utilizzano un processo detto fluidizzazione, che si avvale di una miscela sabbia/rifiuti/combustibile, con caratteristiche simil-fluide, mantenuta in sospensione da un forte getto di aria. Una camera di combustione a letto fluido permette di ridurre le emissioni di ossidi di zolfo (SOx) mescolando calcare o dolomite in polvere alla sabbia: in tal modo, infatti, lo zolfo precipita sottoforma di solfato il cui calore permette di migliorare lo scambio termico per la produzione di vapor acqueo. Le tipologie di letto fluido più sfruttate rientrano principalmente in due categorie: sistemi a pressione atmosferica (FBC) e sistemi pressurizzati (PFBC). Questi ultimi sono in grado di generare un flusso gassoso ad alta pressione e temperatura in grado di alimentare una turbina a gas che può realizzare un ciclo combinato ad alta efficienza.

Inceneritori a forno rotativo

""Questa tipologia di impianti viene utilizza in particolare nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti industriali e speciali. Si hanno due camere di combustione: la camera primaria consiste in un tubo cilindrico il cui movimento rotatorio che fa accumulare ad un'estremità ceneri e frazione non combusta solida, mentre i gas passano alla seconda camera, stavolta fissa, dove si completano le reazioni di ossidazione. In relazione alla pericolosità del rifiuto trattato, le emissioni gassose possono richiedere un più accurato sistema di pretrattamento prima dell'immissione in atmosfera.

Inceneritore a focolare multi-step

Il nome di questa tecnologia è legato al passaggio su più focolari del materiale da trattare. I rifiuti in entrata sono caricati da un’estremità, mentre i residui della combustione vengono asportati dall'altra estremità, ripetendo automaticamente l’operazione a seconda del numero di focolari presenti. Con questo metodo, oltre ai rifiuti industriali e solidi urbani, è possibile trattare anche fanghi di varia origine.

REDIMENTO ENERGETICO

I rifiuti possiedono in realtà un basso potere calorifico, e le temperature raggiunte in camera di combustione sono inferiori rispetto alle centrali tradizionali, determinando pertanto un rendimento molto minore rispetto quello di una normale centrale elettrica. L'efficienza energetica di un termovalorizzatore è variabile tra il 19 e il 27% se si recupera solo l'energia elettrica, ma aumenta molto col recupero del calore (cogenerazione). Un’ulteriore modalità, spesso adottata per aumentarne l'efficienza, consiste nell’inserimento di gas metano insieme ai rifiuti durante la combustione. Mediamente, per ogni tonnellata di rifiuti trattata possono essere prodotti circa 0,67 MWh di elettricità e 2 MWh di calore per teleriscaldamento.

Vantaggi

1 Riduzione della tossicità dei rifiuti grazie al processo di ossidazione.
2 Produzioni di vapori ad alta temperatura ed elevata entalpia riutilizzabili nella produzione di energia elettrica e/o termica.
3 Riduzione del peso e del volume dei rifiuti.
4 L’incenerimento dei rifiuti è il più economico dei sistemi di smaltimento.

Svantaggi

1 Non eliminano l'emissione di diossine nei fumi di scarico (le diossine hanno comprovati effetti cancerogeni e provocano una contaminazione del territorio destinata a durare nel tempo. Basti pensare che non esiste una soglia minima di sicurezza per le diossine, possono essere nocive per l'uomo a qualsiasi livello di assimilazione)
2 Le scorie pesanti, formate dal rifiuto incombusto – acciaio, alluminio, vetro e altri materiali ferrosi, inerti o altro – sono generalmente smaltite in discarica e costituiscono una grossa voce di spesa, oltre ad un ulteriore problema per la salute.
3 La maggior parte dei rifiuti continua ad essere posta in discarica a cielo aperto, invece che in una discarica di solidi.
4 Un basso livello di responsabilizzazione del cittadino, anche nei confronti del riciclaggio

fonte: repubblica.it

Il futuro sarà nella generazione distribuita

Scopriamo in che modo, attraverso una nuova concezione della generazione energetica su scala locale, sia possibile realizzare una concreta alternativa alle pressanti esigenze future

I vantaggi delle generazione distribuita sono evidenti: si realizzano piccoli impianti con ridotto impatto territoriale e ambientale, non si caricano le linee elettriche di trasmissione, a compensazione dei maggiori costi unitari di investimento, si ha una riduzione degli oneri di trasmissione e distribuzione che pesano sull’energia elettrica fornita dai grandi impianti. Inoltre, trattandosi di generatori che si rivolgono a utenze limitrofe, è possibile sfruttare anche il calore residuo, per cui risulta più agevole la cogenerazione, con connesso ricavo dalla vendita di energia termica (che, mediante processi detti “di assorbimento”, può produrre anche frigorìe per il raffescamento).
Le utenze privilegiate per la cogenerazione distribuita sono quelle in cui esiste una domanda sufficientemente costante nel tempo di elettricità e calore, come ospedali e case di cura, piscine e centri sportivi, centri commerciali, unità produttive di dimensioni medio-piccole. Anche i grossi complessi abitativi, pur non avendo tali
caratteristiche, stanno diventando un mercato significativo. Le tecnologie oggi commercialmente disponibili variano a seconda della potenza richiesta,

I motori a combustione interna, di norma diesel adattati all’uso di gas naturale, sono oggi i più diffusi. Azionano un generatore elettrico, mentre il calore viene recuperato sia dai gas di scarico che dal circuito di raffreddamento del motore stesso.
Tuttavia, quando si ha a che fare con una domanda di calore significativamente superiore a quella di energia elettrica, come è il caso dell’edilizia residenziale, diventa particolarmente interessante il ricorso alla microturbina, che ha un ridotto rendimento elettrico ed è disponibile in taglie di dimensioni adeguate alla domanda energetica delle abitazioni.

Poiché si tratta di una soluzione tecnologica sviluppata in tempi recenti essenzialmente proprio a questo scopo, i suoi costi sono ancora più elevati di quelli di un diesel, ma stanno rapidamente diminuendo. Le microturbine sono altresì disponibili in impianti pre-assemblati e compatti, quindi facilmente installabili dovunque.
In prospettiva alcune tipologie di celle a combustibile, al cui interno in presenza di un appropriato elettrolita l’idrogeno – reagendo con l’ossigeno dell’aria – genera corrente elettrica, si presentano particolarmente adatte per la cogenerazione distribuita. Allo stadio attuale di sviluppo, la più promettente è la cella a combustibile a carbonati fusi, la cui temperatura di esercizio (intorno ai 600 °C) non solo consente di disporre di calore residuo a elevata entalpia, ma anche l’utilizzo diretto di gas naturale (o di biogas), convertibile in idrogeno mediante reforming all’interno dell’impianto.

Va infine ricordato come molte delle tecnologie, che sfruttano fonti rinnovabili, sono disponibili su dimensioni tali da renderne agevole l’utilizzo per la generazione distribuita (tuttavia non in cogenerazione, salvo il caso di utilizzo di biomasse). Particolarmente interessante e promettente è la tecnologia fotovoltaica, che bene si presta all’integrazione nell’edilizia, soprattutto ora che sono diventati commercialmente disponibili i cosiddetti “film sottili”, la cui flessibilità consente di integrarli secondo modalità un tempo impensabili

fonte: repubblica.it

Rinnovabili e Paesaggi

Largo alla diffusione dell’eolico e del fotovoltaico sul territorio nazionale, ma sono indispensabili pianificazione e rispetto delle valenze ambiental

I moduli fotovoltaici, che assieme alle pale eoliche rappresentano i più promettenti sostituti all’uso suicida dei carburanti fossili, sollevano anch’essi dei problemi per quanto riguarda la loro collocazione nel territorio e nel paesaggio.
Già alcuni rilievi sono stati sollevati dalle autorità preposte alla tutela sulla copertura con tali strutture di tetti antichi situati nei centri storici. Così come avviene per le antenne paraboliche, che in alcune regioni sono state obbligate a tingersi di colori neutri e a disporsi su falde non esposte sulle antiche vie, anche le celle fotovoltaiche dovrebbero seguire alcuni semplici norme.
Intanto però sulla spinta di notevoli contributi pubblici, interessati installatori battono le campagna per offrire lauti guadagni agli agricoltori disposti a far occupare i loro terreni da tali strutture.
Una tendenza che andrebbe attentamente monitorata per evitare offese a prati e pendici facenti parte di quel mirabile mosaico di colture e natura che nobilita gran parte del nostro territorio.
L’Italia presenta una densità non riscontrabile altrove, di impianti industriali, capannoni, magazzini, molti di essi ancora in uso ma una gran quantità in abbandono, su cui un’attenta pianificazione potrebbe consentire la dislocazione di ettari quadrati di moduli fotovoltaici.
In più non si possono trascurare le innumerevoli aree strappate all’agricoltura e alla natura costituite da immensi e spesso vuoti parcheggi (che avrebbero tutti i vantaggi dall’ombreggiatura portata dai moduli), da spazi aeroportuali, dalle coperture di stadi e terreni di gioco.
Infine, perché non pensare a coprire le autostrade con pergolati di moduli fotovoltaici? Si otterrebbero così alcuni vantaggi non trascurabili: la difesa del traffico da eventi meteorologici avversi, come nevicate, gelate, grandinate e, in più, collegando in serie i pannelli, si eviterebbe la necessità di elettrodotti e tralicci .
L’importante, in questa e in altre iniziative che coinvolgono il paesaggio, predisporre pianificazioni che, consentendo la realizzazione di impianti di energia alternativa, non attentino al suo insostituibile patrimonio

fonte: repubblica.it

mercoledì 27 agosto 2008

Giannutri, Legambiente accusa Fini

Muta e bombole, come spesso gli capita in vacanza. Ma stavolta in una zona vietata. Il presidente della Camera Gianfranco Fini si è immerso in un'area a protezione integrale del parco nazionale dell'arcipelago toscano, un tratto di litorale dove è vietata qualsiasi attività.

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La denuncia arriva da Legambiente, che ha fotografato la terza carica dello Stato, accompagnato da una imbarcazione dei vigili del fuoco, mentre si prepara all'immersione davanti alla Costa dei Grottoni, nell'isola di Giannutri, definita dal decreto istitutivo dell'area protetta 'zona 1', interdetta cioè a qualsiasi attività che non sia di carattere scientifico.

"La segnalazione è stata mandata da un gruppo di nostri soci che hanno visto l'imbarcazione in una zona vietata, dove l'accesso è consentito solo per fini scientifici e dietro precisa autorizzazione" racconta al telefono Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente Arcipelago Toscano.

Una zona particolarmente bella, con un mare incontaminato e fondali meravigliosi. Ma anche particolarmente delicata, continua Mazzantini: "Ospita rare specie di uccelli. E va protetta per salvaguardarne il particolare ecosistema".

Legambiente ha scritto una lettera alla direzione del parco per sapere "se l'imbarcazione e i subacquei presenti in quel tratto iperprotetto di mare avessero il necessario nulla-osta del parco e per quali attività di tipo scientifico e in base a quale progetto di ricerca approvato in precedenza dall'ente parco. E, in caso contrario, quali eventuali iniziative siano state prese dal parco per sanzionare l'imbarcazione e i sub nel caso non fossero autorizzati al transito, allo stazionamento e all'immersione in zona 1 a Giannutri".

Denunce simili sono già state fatte dall'associazione in passato. A Montecristo, ricorda Mazzantini, "negli ultimi tre anni sono risultate 150 spedizioni scientifiche. Aspettiamo ancora che ci diano l'elenco dettagliato di chi si è immerso e per quale motivo". Ora dal parco si attende una risposta formale, "perché non è possibile che i potenti possano fare il bagno dove vogliono e gli altri no".

Il presidente della Camera, appassionato di fondali marini, era già finito quest'estate al centro di polemiche per l'utilizzo di sommozzatori dei vigili del fuoco all'Argentario come scorta per le sue immersioni. In zone permesse, però.

fonte: repubblica.it

Fumo di Londra

Ricevuto il testimone dai Giochi di Pechino la capitale inglese fa i conti con i suoi 320.000 cittadini esposti a emissioni di diossido di azoto superiori ai limiti comunitari. E le polveri sottili sono fuori limite da tre anni

Circa 320.000 sono i londinesi particolarmente esposti alle emissioni di diossido di azoto superiori ai limiti comunitari: per evitare il rischio di sanzioni dall'Unione Europea, e non trovarsi ai giochi di Londra 2012 con un problema simile a quello di Pechino, il sindaco di Londra Boris Johnson ha incontrato in un vertice i membri del governo.

Londra da tre anni sfora i limiti imposti dall'Unione Europea per l'inquinamento atmosferico e Bruxelles ha chiesto spiegazione su come intenda agire per evitare sanzioni: l'azione del governo britannico è orientata a fissare un piano di rientro nei parametri comunitari entro giugno 2011. Lo si apprende in una lettera indirizzata dal sottosegretario Jonathan Shaw al sindaco Boris Johnson: come riporta il quotidiano 'The Guardian”, il governo ha messo a disposizione della capitale le competenze degli esperti del dipartimento per l'ambiente. La missiva, inviata lo scorso mese, è stata resa nota grazie alle leggi sulla libertà di informazione.

La Gran Bretagna ha in particolare infranto i parametri comunitari per le emissioni di polveri sottili negli ultimi tre anni, tanto da subire in Luglio un fermo richiamo dalle autorità Ue e la richiesta di un piano dettagliato di rientro nei limiti. Nel caso in cui la Gran Bretagna non riesca a raggiungere l'obiettivo di migliorare rapidamente la qualità dell'aria di Londra, potrebbe intervenire la Corte di Giustizia Europea che ha il potere di imporre sanzioni illimitate.

fonte: lanuovaecologia.it

Conto energia, Italia a tutto sole

Un ruolino di marcia mai registrato finora, più del doppio rispetto ai precedenti mesi del 2008. Tra le regioni italiane il Trentino Alto Adige si piazza al primo posto per installazioni pro capite, mentre la Campania è ultima. I dati di Qualenergia.it

Un vero e proprio boom all'insegna del sole. È quello fatto registrare nel giro di soli 30 giorni dai nuovi impianti fotovoltaici installati in Italia, secondo i nuovi dati relativi al conto energia. Dall'ultima rilevazione realizzata lo scorso 21 luglio e pubblicata su Qualenergia.it, il portale promosso da Kyoto Club e Legambiente, le installazioni messe in rete sono cresciute molto rapidamente: in poco più di 30 giorni la potenza in esercizio è cresciuta di circa 25 MW per 1.965 nuovi impianti. Un ruolino di marcia mai registrato finora, più del doppio rispetto ai precedenti mesi del 2008. Secondo i dati sulle installazioni pro capite, tra le regioni italiane al primo posto si piazza il Trentino Alto Adige, mentre ultima è la Campania.

Con questi risultati, afferma la ricerca, è ora più probabile il raggiungimento dell'obiettivo di incremento del 100% rispetto al 2007, ovvero i 140 MW installati ed in esercizio nell'anno. Dopo due anni e mezzo di funzionamento del conto energia ecco che si cominciano a tirare le somme prendendo spunto dai nuovi dati sull'andamento regionale delle installazioni, con qualche sorpresa. I dati generali forniti dal Gestore servizi elettrici (Gse) al 25 agosto 2008 dicono che, per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici (vecchio e nuovo conto energia) entrati in esercizio, sono in totale 15.122 per una potenza pari a 170,8 MW: 100,2 MW (4.807 impianti) per il vecchio conto energia e 70,6 MW (10.315 impianti) per il nuovo conto energia.
Secondo la rilevazione del 21 luglio 2008 gli impianti operativi erano circa 13.100 impianti per una potenza di quasi 146 MW. Nel solo 2008, dopo 33 settimane dell'anno, risultano in esercizio nuovi 7.459 impianti per una potenza di circa 91,4 MW: per il vecchio conto energia 39,1 MW (584 impianti) e per il nuovo conto energia 52,3 MW (6.875 impianti). Grazie all'exploit di queste ultime settimane le medie crescono sensibilmente. Infatti dall'inizio dell'anno risultano operativi ogni settimana circa 226 impianti e una potenza di 2,7 MW, in media circa 11-12 MW al mese. Queste medie sono pressoché in linea con il possibile raddoppio dell'installato in esercizio in Italia nell'anno 2007, cioè con l'obiettivo di 140 MW (nel 2007 furono 70 i MW in funzione, per 6.264 impianti).
In base ai dati ufficiali del Gse relativi allo sviluppo regionale delle installazioni (in questo caso le cifre si riferiscono al 1/o agosto 2008), la Lombardia è sempre in testa per potenza installata con circa 18,8 MW e anche per numero di impianti (2.360), ma ora si fanno molto più vicine l' Emilia Romagna con 18,5 MW e la Puglia con 18 MW (una graduatoria regionale completa delle installazioni fotovoltaiche verrà pubblicata ai primi di settembre con i nuovi dati forniti dal gestore). La sorpresa però c'é, si afferma nella ricerca, se si valutano questi dati sul numero degli abitanti residenti nelle regioni: in questo caso le posizioni cambiano.
In questa speciale graduatoria elaborata da Qualenergia.it, e relativa esclusivamente al conto energia e al pro capite, la leadership è del Trentino Alto Adige con 16,9 watt per abitante, seguita da Umbria (10,1 watt) e Marche (5,12); quarta l'Emilia Romagna (4,64), quinta la Puglia (4,48). Seguono in classifica il Friuli Venezia Giulia, con 3,77 watt/abitante, Calabria e Sardegna (3,22), Abruzzo (3,12), Toscana (3,10), Basilicata (2,61), Piemonte (2,38). Per ritrovare la Lombardia bisogna scendere al 13/mo posto (2,09), mentre il Lazio è appena 16/mo con solo 1,40 Watt/abitante. Chiude la classifica, molto lontana dalla media nazionale che è 2,8 Watt/abitante, la Campania con 0,65 Watt.

fonte: lanuovaecologia.it

Belice pioniere nella differenziata

I quattro paesi (Gibellina, Salaparuta, Poggioreale e Santa Ninfa) della Valle del Belice - pionieri della raccolta differenziata "porta a porta" nell'Ato Tp2 - confermano la loro leadership.

La società ha reso noti i dati aggiornati a fine luglio: nell'Ambito Territoriale Ottimale il dato complessivo della raccolta differenziata negli undici paesi è del 20,99%, ma a fornire ottimi risultati rimangono comunque i quattro paesi del Belice, dove la società ha avviato il progetto "porta a porta".

Al vertice c'è Salaparuta col 66,72%, seguita da Gibellina (64,36), Poggioreale (63,55) e Santa Ninfa (54,31). "È un ottimo risultato quello raggiunto, soprattutto con la collaborazione dei cittadini - dice Rosario Drago, sindaco di Salaparuta - che ha avuto anche riflessi sul decoro urbano. L'avere eliminato i cassonetti stradali ha dato un'immagine diversa del paese. Piccoli sforzi danno grandi risultati".

Sono sei i comuni dove la "Belice Ambiente Spa" ha avviato la raccolta differenziata "porta a porta": Poggioreale, Salaparuta, Santa Ninfa, Gibellina, Vita e Marinella di Selinunte. Vengono raccolti separatamente organico, plastica, vetro, carta/cartone. Sono attivi i centri di raccolta e isole ecologiche mobili anche a Campobello, Castelvetrano, Mazara, Partanna, Salemi e Petrosino. Isole ecologiche mobili estive sono attive invece a Marinella di Selinunte, Triscina e Tre Fontane.

fonte: lasicilia.it

"McFashion" fa male al pianeta

L'HANNO battezzata "fast fashion" perché i segreti del suo successo sono gli stessi che rendono immortale il cheeseburger: piace, costa poco e si consuma in fretta. Al prezzo di una maglia da boutique puoi comprarne 20 e cambiarne una al giorno per quasi un mese, sfamando il tuo bisogno di essere cool a morsi da 10 euro.

Questo meccanismo non alimenta solo lo sfruttamento della manodopera, spesso minorenne, ma inquina l'ambiente in modo silenzioso e progressivo. La denuncia arriva dal quotidiano britannico The Guardian che spiega quali siano i danni collaterali della moda usa e getta. Il tabloid riporta i dati raccolti dalla Defra (Department for Environment, Food and Rural Affairs) che ha analizzato l'impatto ambientale di diversi materiali tessili a basso costo. E secondo la quale la "McFashion", con il suo menu a base di jeans&T-shirt, produce ogni anno oltre 3 milioni di emissioni di diossina.

Difficile però contrastare un mercato che vive grazie alla riduzione del potere d'acquisto, capillarizzato con negozi in franchising da Londra a New York, che non segue la moda ma la detta. Star come Jennifer Lopez e Madonna hanno disegnato la linea di queste collezioni, Kate Moss è stata loro testimonial e il tutto è reso ancora più appetibile da un assortimento pazzesco. Le magliette vendute a 5 euro vengono per lo più fabbricate nei Paesi asiatici e sono fatte in cotone e poliestere. Questo mercato copre l'80% della produzione tessile del pianeta e attutisce i costi di spedizione coast to coast consentendo di risparmiare sulla qualità delle materie prime.

Vietato però generalizzare e puntare il dito contro un sistema che dà lavoro a milioni di persone e permette a tutti di vestire alla moda. Alexandra Shulman, editorialista di Vogue nel Regno Unito, è a favore della "cheap fashion": "Basta colpevolizzare le case produttrici di moda, trovo meraviglioso che si possa acquistare un vestito da sera per 20 sterline e cambiare abito ogni volta che si vuole. Provate a regalare a una teenager una costosa maglia di qualità: la indosserà una volta e poi tornerà a comprare quel miniabito floreale in fibra sintetica che ha visto in centro... Come darle torto!".

Insomma, secondo la giornalista del prestigioso magazine femminile, la moda usa e getta fa bene all'umore e al portafogli, due aspetti da non sottovalutare nell'era del trionfo degli psicofarmaci.

Daniela Tramontano è invece l'ideatrice del progetto "Il filo che unisce", concorso italiano sulla moda etica e sostenibile che nasce per sensibilizzare designer e consumatori a un approccio etico all'abbigliamento. "Ci sono aziende come la Remei AG che coltivano in India cotone biologico - spiega - nei Paesi asiatici c'è un tasso di suicidi altissimo dovuto alle condizioni in cui si è costretti a raccogliere il cotone, coltivato con pesticidi che provocano tumori e altre malattie. Una maglietta venduta a 10 euro cela un mondo di inguistizie e danni ambientali che noi possiamo solo intuire".

Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria e presidente di Milano Unica, il salone italiano del tessile che aprirà nel capoluogo lombardo il prossimo 16 settembre, è comunque ottimista sul futuro del mercato di qualità. "Nel mondo c'è un numero crescente di consumatori disposti a pagare un sovraprezzo per ricevere in cambio il top - spiega - questo non è in contraddizione con lo sviluppo della 'cheap fashion', direi che va in parallelo ed è su questo binario che dobbiamo attestarci".

Il tessile di qualità italiano ed europeo è eco-compatibile, rispetta normative severe e non causa danni all'uomo con l'utilizzo di tinture cancerogene. I vestiti prodotti da questo circuito costano decisamente di più ma, come dice una famosa pubblicità, ci sono cose che non hanno prezzo.

fonte: repubblica.it

Schermi che orientano i venti gelidi

Un professore di geografia dell'Università tedesca Mainz, Hans-Joachim Fuchs, sostiene di aver messo a punto un nuovo sistema in grado di rallentare, se non addirittura bloccare, lo scioglimento e l'arretramento dei ghiacciai. Il metodo si basa sulla cattura di particolari venti freddi che si formano sui versanti delle montagne e di indirizzarli verso i ghiacciai in pericolo, così da raffreddarli.

In particolare, Fuchs ha ideato un sistema fatto di schermi in grado deviare i venti chiamati "catabatici" in punti prescelti dei ghiacciai, in particolare sui loro fronti, che solitamente sono le aree più a rischio scioglimento. Tali venti sono noti per essere particolarmente freddi, in quanto si formano quando sulle creste delle montagne l'aria si raffredda e, diventando più pesante di quella sottostante (più calda), precipita lungo le pareti delle montagne, esattamente come fosse un fiume di acqua. I pannelli messi a punto da Fuchs sono in grado di deviare tali masse d'aria fino a farle giungere là dove i ghiacciai mostrano il maggior pericolo di arretramento.
Sottoposti a flussi più o meno continui di aria fredda i ghiacciai rallentano il loro scioglimento. Ci si potrebbe opporre così al loro arretramento, che in questi ultimi anni, in seguito al riscaldamento globale, risulta essere generalizzato in tutti i continenti.

Ai primi di agosto il professor Fuchs e un team di 27 tra ricercatori e studenti ha realizzato un prototipo del sistema "cattura-venti" sul Rhonegletscher, uno dei più noti ghiacciai svizzeri, quello del Rodano. Gli studiosi hanno posizionato un "deviatore del vento" lungo 15 metri e alto 10, ad una quota di 2.280 metri. "Sicuramente il sistema raffredderà così tanto la porzione di ghiacciaio che abbiamo scelto come test, da rallentare al massimo il suo arretramento o, addirittura, da bloccarlo del tutto", ha spiegato Fuchs.

Fino ad oggi gli unici tentativi eseguiti per tentare di rallentare lo scioglimento dei ghiacciai avevano seguito la strada della copertura della superficie con teli che bloccavano l'arrivo sul ghiaccio della radiazione diretta dei raggi solari. Esperimenti del genere sono stati eseguiti anche sul Ghiacciaio dei Forni in Valtellina ad opera dell'Università di Milano. "Il sistema, pur avendo dimostrato che può funzionare, può essere utilizzato solo su piccole porzioni di ghiacciai, là dove, ad esempio, si vogliono proteggerne delle porzioni per evidenti interessi turistici", ha spiegato Martin Funk, glaciologo al Technical Institute di Zurigo (Svizzera). Lo stesso ricercatore tuttavia, è alquanto scettico anche a proposito dell'innovativo sistema messo a punto da Fuchs. "L'azione diretta dei raggi solari sul ghiaccio è assai superiore a quella contrastante dell'aria fredda dei venti catabatici e quindi penso che l'idea di rallentare lo scioglimento dei ghiacciai soffiandoci sopra aria fredda sia alquanto strana", ha continuato il ricercatore svizzero.

Fuchs comunque, insiste nel dire che il suo esperimento darà significativi risultati e per l'anno prossimo, se troverà la giusta attenzione economica, effettuerà esperimenti su più grande scala.

fonte: repubblica.it

Gli autistici, entusiasti e precisi

I malati di autismo non vanno trattati solo come handicappati. Non sono capaci, certo, il più delle volte, di svolgere lavoro di squadra, ma con calma e da soli possono assicurare alcuni compiti produttivi speciali molto qualificati e difficili con estrema precisione. Lo ha scoperto un imprenditore danese, Thorkil Sonne, che nel 2004 ha fondato una sua piccola azienda di information technology, Specialisterne ("gli specialisti", vuol dire tradotto) la quale impiega 37 autistici. E grazie al loro lavoro fornisce con successo dettagliate mappe di Copenaghen o di altre città per la cablatura telefonica, test dei software più moderni, collaudi dei nuovi modelli di telefonino cellulare.

"Ho imparato di persona, con l'esperienza di mio figlio, che un autistico può lavorare con precisione impareggiabile", racconta Thorkil Sonne a Spiegel online. Insomma, è come la rivincita di Rain Man, il celebre personaggio autistico ma intelligentissimo impersonato a meraviglia da Dustin Hofmann nell'omonimo film (SCHEDA). "A mio figlio fu diagnosticata a sette anni una forma di autismo infantile", spiega l'imprenditore. "E un giorno mi stupì: aveva visto un atlante dell'Europa e, appunto a soli sette anni, aveva disegnato a memoria alcune carte geografiche con precisione assoluta".

Da allora la vita del signor Sonne è cambiata. Egli si è licenziato dalla grossa azienda delle telecomunicazioni per cui lavorava, e investendo l'equivalente di centomila euro del suo patrimonio personale ha fondato l'azienda. Adesso i suoi clienti principali sono aziende che necessitano del massimo livello tecnologico e della massima esattezza. Dalla Global connect, per la quale i dipendenti autistici di Sonne producono carte e tracciati delle cablature telefoniche, fino a Tdc, numero uno delle telecomunicazioni in Danimarca, a Microsoft, a gruppi svedesi di servizi finanziari.

Teoricamente l'esperimento non sarebbe privo di rischi: un solo errore in un lavoro appaltato da Global connect potrebbe costare a Specialisterne multe e risarcimento danni per l'equivalente di oltre diecimila euro. Ma proprio a Global connect sono entusiasti. "I dipendenti di Sonne non sbagliano mai nei lavori che ci forniscono", afferma un esponente dell'azienda. Sonne insiste: "Io voglio dare un futuro a questa gente, e sto riuscendo a farlo anche guadagnando: l'anno prossimo ammortizzeremo le spese e arriveremo a realizzare utili".

Le prospettive sembrano così rosee che l'imprenditore danese sta cominciando a mettere in programma l'apertura di una filiale della sua azienda a Londra, una delle piazze più esigenti e difficili. Sonne non riceve alcun aiuto dallo Stato, nonostante il generoso welfare danese. E contrariamente a quanto, all'inizio, alcuni dei suoi clienti pensano, i suoi dipendenti autistici sono pagati regolarmente, non sottoretribuiti come spesso avviene con gli handicappati. A seconda della qualifica, a fine mese ricevono una retribuzione equivalente a tra 220 e 3500 euro lordi. Lavorando in ambienti particolarmente confortevoli, calmi e silenziosi per favorire la loro necessaria concentrazione, e con orari ridotti: non si può esigere da un autistico un carico di lavoro eccessivo.

L'esame per giudicare se un autistico è adatto a svolgere i delicati lavori richiesti da Specialisterne è singolare, e manco a dirlo tipicamente danese: i candidati all'assunzione devono costruire dei kit del Lego, il celebre gioco di mattoni di plastica che dal piccolo regno è divenuto famoso in tutto il mondo.

fonte: repubblica.it

Caro-frutta, +200% dal campo alla tavola

Beni di lusso, in tavola. Il prezzo dei prodotti ortofrutticoli compie l'ennesimo balzo e questa volta lascia senza fiato i consumatori italiani. Uno studio della Banca d'Italia, infatti, ha rilevato che è mediamente dell 200% il ricarico totale del comparto, nel percorso che va dal campo di raccolta alla mensa.

«MANCA LA CONCORRENZA» - Bankitalia punta il dito contro la struttura dei mercati all'ingrosso italiani: vecchi, frammentati, scarsamente informatizzati e con orari di apertura poco flessibili che ostacolano lo sviluppo della concorrenza. «Nel corso degli ultimi tre anni - spiega la ricerca - con riferimento a un paniere di prodotti orticoli costruito in modo omogeneo, la differenza tra il prezzo alla produzione e quello all'ingrosso risulta in Italia superiore al 100%, contro un valore mediamente del 60% in Spagna e in Francia».

I RICARICHI - L'analisi di Palazzo Koch mette in luce un dato preoccupante: «In questa fase per l'Italia - si legge nello studio - utilizzando i dati dell'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), si osserva un incremento medio di prezzo superiore al 50%; nel complesso, dal produttore al consumatore, il ricarico totale del comparto è mediamente del 200%».

LA FILIERA - È la struttura della filiera a determinare il prezzo ultimo: più essa è lunga, più caro sarà il bene acquistato dal consumatore finale. L'indagine, che si avvale anche dei risultati di uno studio dell'Antitrust, sottolinea come il ricarico risulti inferiore all'80% «nel caso di filiere cortissime (passaggio diretto dal produttore al venditore)» ma «prossimo al 300% nei casi in cui siano presenti 3 o 4 intermediari oltre al produttore e al distributore finale».

INTERMEDIARI - Dall'indagine emerge che la grande distribuzione italiana acquista direttamente dal produttore in meno di un quarto dei casi, ricorrendo invece a più di un intermediario per quasi il 40% degli acquisti, «a causa dell'elevata stagionalità e deperibilità dei prodotti o a fronte di una scarsa organizzazione della produzione agricola». I venditori ambulanti risultano invece la tipologia distributiva con la filiera di approvvigionamento più corta, «rappresentata in circa il 60% dei casi da un solo intermediario, coincidente di norma con il mercato all'ingrosso».

GLI ALTRI PAESI - Sotto accusa finisce anche la struttura dei mercato all'ingrosso italiano che «si caratterizza ancora per la presenza di una moltitudine di strutture di piccola dimensione. A fronte dei 19 mercati all'ingrosso esistenti in Francia e dei 23 in Spagna, in Italia sono presenti quasi 150 strutture», il 90% delle quali ha «una dimensione pari a meno di un quinto di quella delle realtà minori in Francia e Spagna». Inoltre in esse si svolge solo il 30% degli scambi, contro il 50 o più per cento di Spagna e Francia. A ciò va aggiunto che «poco meno della metà delle strutture italiane risale agli anni sessanta e settanta e quasi un terzo è antecedente alla seconda guerra mondiale». Soprattutto al Sud, «il complesso dei mercati all'ingrosso si presenta insufficiente a trattare un'offerta agricola rilevante, ridistribuendola verso altri mercati di sbocco». Questo anche perchè la sviluppo di piattaforme distributive interne al mercato è «iniziato in Italia in ritardo rispetto agli altri Paesi europei». Quasi sempre, poi, «manca un sistema informatico adeguato sia per la rilevazione dei prezzi sia per garantire la tracciabilità dei prodotti», mentre l'ampliamento degli orari di apertura «che consente di accrescere il grado di concorrenza tra gli operatori, oltre a offrire un maggior servizio all'utenza», ha trovato sinora «scarsa applicazione» soprattutto al Nord, dove i mercati sono aperti spesso solo la mattina. Fanno eccezione il mercato di Fondi e di Roma, aperti nell'arco di tutta la giornata.

fonte: corriere.it

venerdì 8 agosto 2008

Denunce, racconti e appelli

DALLA Toscana alla Sicilia, da Ventotene al Gargano, i nostri lettori raccontano l'Italia che brucia. Ecco a voi il primo capitolo della campagna di impegno civile promossa da Repubblica.it e Wwf.

LE FOTO DEI LETTORI

Mongolfiera piromane. R.F. racconta la cronaca di un incendio che la scorsa settimana ha distrutto buona parte della macchia mediterranea dell'isolotto di Santo Stefano, nelle isole pontine, di fronte a Ventotene. La dinamica è incredibile: "Alle 22.30 una mongolfiera di carta lanciata da Ventotene senza le dovute precauzioni durante una cerimonia religiosa, si è schiantata su una zona dell'isolotto, provocando un incendio durato tutta la notte, fino all'arrivo di un Canadair che ha spento le fiamme solo al mattino". R. F. conclude con un'amara riflessione: "Purtroppo ho potuto assistere in diretta a tutta l'inefficienza e al totale disinteresse degli amministratori dell'isola".

Il dramma del Gargano. Era il 26 luglio 2007 quando a Peschici (Foggia), le fiamme devastarono il Parco nazionale del Gargano provocando la morte di tre persone. T.D. invita a non dimenticare la tragedia: "Una catastrofe, una ferita profonda di uno dei territori più belli del nostro Paese ma forse, purtroppo, tra i più dimenticati. E' proprio questa scarsa attenzione che ci preoccupa, la stessa che ha consentito negli anni il degrado di boschi e spiagge stupende, il sorgere di troppe strutture turistiche spesso concentrate solo su "un'animazione rumorosa e invadente". Un grido d'allarme che prosegue con un invito alle istituzioni: "Oltre a diffondere il messaggio di un ritorno alla normalità - forse per evitare ulteriori disdette di turisti - si impegnino a fondo nella delicatissima fase di ricostruzione, assicurando la salvaguardia di quel che resta, garantendo il rimboschimento e evitando che si continui a costruire senza regole o aggirandole".

Cronache dal fronte del fuoco. G.M. è un volontario della Protezione civile di Santa Marinella (Roma). Il suo è il racconto di una "normale" giornata di servizio: "Mi lavo mi vesto, colazione si farà un'altra volta. Raggiungo la sede del mio paese, due container affiancati, un magazzino e una tettoia per i veicoli. Quando raggiungo il centro operativo si stanno già approntando le dotazioni da caricare sul veicolo antincendio: radio, acqua, guanti, maschere e caschi. Non bisogna dimenticare nulla, perché se c'è una cosa che l'esperienza ci ha ormai insegnato è che una buona preparazione e la disponibilità dell'attrezzatura fanno la differenza quando si tratta di operare nelle emergenze". Stavolta a bruciare sono le colline di casa e "piange il cuore" ma, prosegue il racconto, "sempre meglio che operare nelle discariche abusive". Chi, come il nostro operatore fa da anni questo mestiere, sa riconoscere in poco tempo le cause di un incendio. In questo caso il rogo, che va avanti da due giorni, "è alimentato dal vento, ma anche dalla mancanza di controllo e manutenzione del territorio". E uno sfogo: perché questo tipo di volontariato non fa breccia fra i giovani? In fondo, riflette G.M., "ci sono componenti emotive 'ludiche' poiché combina azione e tecnica. Non serve essere Rambo, però c'è la soddisfazione di fare qualcosa per la comunità e per l'ambiente".

Riflessioni. G.M. è un operatore del servizio antincendio boschivo della Protezione civile nel Nord Italia. Si dice "esterrefatto nel constatare come in Sicilia, in presenza di una disposizione di legge che vieta l'accensione di qualsiasi fuoco su qualsiasi tipo di proprietà dal 15 giugno al 15 settembre, tutte le autorità forestali e di polizia evitino di intervenire e sanzionare le numerose persone che, giornalmente ed imperterritamente, accendono fuochi per pulire i loro fondi agricoli-boschivi. E' ovvio - conclude - che di fronte a questo lassismo, gli incendi colposi sono e saranno sempre presenti in tali terre".

Le altre testimonianze. R.B. denuncia un incendio di origine dolosa a Bracciano (Roma). Il pronto intervento di pompieri e Forestale è risultato provvidenziale per salvare le case vicine alle fiamme. Secondo la segnalazione "l'incendio si è propagato velocemente a causa di filari frangivento di cipressacee". T.L. denuncia come a San Pietro in Bevagna, località balneare nei pressi di Manduria (Taranto), "ogni inizio estate incendiano una parte vicina al fiume Chidro". L.B. ricorda che l'anno scorso le fiamme hanno distrutto la bellissima pineta di Casalbordino (Chieti): "Se si fosse intervenuti in tempo si sarebbe salvata. E' a 50 metri dal mare". A.I. segnala un incendio avvenuto venerdì 25 luglio a Costalpino, fuori Siena: "Le fiamme sono divampate in mezzo a un campo, non sul ciglio della strada come di solito. Solo verso il tramonto - aggiunge - l'incendio è stato domato. Tra le cause si parla di una scintilla provocata da qualche mezzo agricolo che stava lavorando nella zona".

Come partecipare alla nostra iniziativa. Le testimonianze dei lettori saranno pubblicate ogni settimana sul nostro sito per tutto il mese di agosto, e contribuiranno alla realizzazione del catasto dell'Italia bruciata: il Wwf le invierà ai Comuni delle aree individuate della Mappa e al Corpo forestale dello Stato. Due le iniziative: l'"Incen-diario" e l'albo degli "eroi del fuoco". Per partecipare alla prima iniziativa, gli abitanti delle zone colpite da incendi negli ultimi 10-15 anni devono inviare brevi racconti, foto, testimonianze. Per l'albo invece il materiale dovrà riguardare le pratiche più efficaci di prevenzione, sperimentate sia sul territorio di residenza che nelle località di vacanza.

fonte: repubblica.it

Emissioni industriali di CO2 in calo

Le emissioni di anidride carbonica prodotte dalle industrie italiane nel 2007 sono leggermente calate rispetto all'anno precedente (0,7 milioni di tonnellate in meno), ma non quanto ci impone di fare la direttiva europea sull'Emission Trading adottata nell'ambito dell'adesione al Protocollo di Kyoto. Le riduzioni sono infatti nettamente inferiori agli obiettivi fissati dalle quote assegnate per il rispetto del trattato internazionale contro i cambiamenti climatici, con uno sforamento complessivo di 25,4 milioni di tonnellate di CO2.

Ad anticipare il deludente risultato è Greenpeace che ha elaborato i dati del Registro europeo delle emissioni (Citl) e quelli del Registro italiano (Greta) che monitorano i settori regolamentati dalla direttiva europea sull'Emission trading. Complessivamente la nostra industria, denuncia l'organizzazione ambientalista, a fronte di quote per 201 milioni tonnellate di anidride carbonica, nel 2007 ha immesso nell'atmosfera un totale di 226,4 milioni di tonnellate.

Il ritardo italiano non è solo un problema per l'ambiente, ma anche per il portafoglio. "Attualmente - ricorda infatti Greenpeace - le quote di CO2 vengono scambiate a un prezzo di 27-28 euro a tonnellata. Se lo stesso disavanzo venisse ripetuto nel 2008, il Paese andrebbe incontro a un costo di circa 700 milioni di euro". I tagli all'inquinamento che non siamo in grado di realizzare in casa, alla scadenza degli accordi saremmo costretti infatti a "comperarli" dai paesi più virtuosi sul mercato internazionale. E visto che il settore in testa alla produzione di emissioni è quello termoelettrico, il rischio è che questi costi aggiuntivi finiscano per essere scaricati sulle bollette.


"La 'maglia nera' delle emissioni - denuncia ancora Greenpeace - va all'Enel, con +6,8 milioni di tonnellate rispetto alle quote assegnate dalla direttiva Ue e una produzione totale nel 2007 di 46,7 milioni di tonnellate. "Da sola - ricorda l'organizzazione ambientalista - emette quanto la somma del comparto della raffinazione, dell'acciaio e della carta". E se è vero che il dato è in calo rispetto al 2006 (51,6 milioni di tonnellate), secondo Greenpeace "questo non è sintomo di alcuna garanzia per il futuro" in quanto l'Enel "ha intenzione di riconvertire la propria produzione a carbone, il combustibile fossile con le più alte emissioni di gas serra" con il risultato che "la politica energetica dell'azienda metterà in ginocchio l'intero Paese per quanto riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra".

Dopo il termoelettrico, nella classifica dei comparti industriali a maggiore impatto sul clima vengono il settore del cemento (31,4 milioni di tonnellate), la raffinazione (26 milioni di tonnellate) e la produzione dell'acciaio (13,9 milioni di tonnellate). Proprio dalla grande siderurgia arriva però in questi giorni una nota positiva. In un incontro con il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, la dirigenza dell'Ilva di Taranto (in seconda posizione nella speciale classifica degli impianti a maggiore produzione di CO2 stilata da Greenpeace) ha annunciato infatti che i dati dell'Arpa Puglia certificano un abbattimento di circa il 50% delle emissioni.

fonte: repubblica.it

L'Italia dei comuni fantasma

Oltre 1.500 comuni nel 2016 diventeranno delle vere e proprie città-fantasma. Pochi servizi, niente asili né scuole, turismo zero. E se per spedire una cartolina bisogna prendere la macchina e andare all'ufficio postale della città più vicina, significa che qualcosa non va.

Lo studio. Il dato è una proiezione elaborata nel rapporto Confcommercio-Legambiente in collaborazione con Serico-Gruppo Cresme. Secondo lo studio, ben 1.650 comuni sono destinati a diventare nel 2016 delle "ghost town", ossia città fantasma, a rischio di estinzione. Si tratta di luoghi con pochissima occupazione - solo il 2,1% degli addetti italiani vi lavora - pochi negozi ed esercizi commerciali. I giovani sono rari, invece ci sono molti anziani: in questo tipo di comuni si registra oltre il doppio delle pensioni di invalidità mediamente erogate sul territorio nazionale. C'è pochissimo turismo, visto il numero di case vuote, o inutilizzate (1,5 volte in più rispetto al territorio nazionale) e la carenza di strutture ricettive (-23%). Come se non bastasse, le città fantasma mancano di presidi sanitari e di scuole, sia dal punto di vista della domanda (mancano gli studenti) sia da quello dell'offerta (non ci sono le strutture). Le future ghost town sono un quinto dei comuni italiani, in cui oggi risiede il 4,2% della popolazione.

Il disagio abitativo. Nel 1996 ben 2.830 comuni erano stati colpiti da "disagio abitativo". Vale a dire luoghi caratterizzati da una scarsa attività commerciale e da un alto numero di imprese agricole. Nel 2006 questi comuni erano già saliti a 3.556. Lo studio prevede che nel 2016 saranno 4.395, quasi uno su due, e tra questi, se nessuno interverrà per cambiare le cose, saranno 1.650 i comuni destinati a diventare fantasma. Per quanto riguarda le città fantasma non esistono dati precedenti al '96, infatti, come spiega Sandro Polci del Cresme "prima di allora non abbiamo dati, il fenomeno non era ancora stato rilevato". Il "disagio abitativo" interessa il 42,1% dei comuni italiani, sede residenziale del 10,4% della popolazione. Hanno il 4,6% degli stranieri residenti e producono solo il 7,9% del reddito nazionale.

Le eccellenze. L'Italia delle eccellenze è quella della Toscana, dell'Umbria, della Marche e prevedibilmente quella della grande conurbazione nord-lombarda, e dal nord-est. Qui i 2.048 comuni "eccellenti" sono quelli in cui il territorio è riuscito a produrre e a mettere in atto sinergie locali, costruendo sistemi-rete e turismo, quindi creando e diffondendo benessere. Ma non si deve solo pensare alla differenza Nord-Sud. "Bisogna fare attenzione - precisa il curatore della ricerca, Sandro Polci del Cresme - e riflettere su altre caratteristiche come l'età media e i servizi offerti da un comune". Ad esempio: "Nelle Alpi la ricchezza è diffusa, ma bisogna anche riflettere sulla 'povertà demografica'. Lì ci sono anche tre anziani per un solo bambino".

fonte: repubblica.it

giovedì 7 agosto 2008

Il Garante: "Sono ingiustificati gli attuali prezzi di pane e pasta"

L'attuale livello dei prezzi di pane e pasta è "ingiustificato". A sostenerlo, oltre alle tante associazioni dei consumatori, è stavolta il Garante Antonio Lirosi, che oggi ha incontrato pastai e panificatori al ministero dello Sviluppo economico per analizzare l'andamento dei prezzi del pane nell'ultimo anno. Dal dossier messo sul tavolo da Lirosi "emerge che l'attuale livello dei prezzi al consumo di pane e pasta non trova più giustificazione nell'andamento del mercato delle materie prime che da tre settimane ha iniziato una fase di discesa". Di conseguenza s'impone, secondo il Garante, "un'immediata inversione di tendenza".

Da 'Mister Prezzi' arriva dunque l'invito a tutte le categorie dell'industria di trasformazione e distribuzione "di fare il loro compito per favorire questo rientro". Da parte sua il Garante attiverà, a settembre, un piano di controlli per verificare che l'andamento dei prezzi nei passaggi di filiera sia coerente con l'andamento dei mercati internazionali che hanno già iniziato una fase di rientro.

Dalla parte del Garante anche le associazioni dei produttori agricoli. "Con il prezzo del grano che è oggi lo stesso di quello rilevato all'inizio dell'anno non esiste dalle materie prime nessun alibi per ulteriori aumenti dei prezzi del pane e della pasta al consumo", sottolinea Coldiretti, ricordando che "gli acquisti familiari di pane si sono ridotti del 2,5%, mentre si registra una inversione di tendenza per la pasta che fa segnare un aumento dell'1,4% nel primo semestre del 2008".

Confagricoltura fa presente che, "mentre si discute di 'inflazione da pasta', la quotazione media del frumento duro a giugno 2008 si è ridotta di oltre il 14% su base mensile ed a luglio ha subito un'ulteriore riduzione dell'8,4%". Nel frattempo le associazioni dei consumatori denunciano che, a causa dei continui rincari di prezzi e tariffe, le famiglie italiane, nel 2008, perderanno potere d'acquisto per 2.085 euro. In particolare secondo Adusbef e Federconsumatori, per sostenere gli aumenti del settore energetico e agro-alimentare serviranno 1.813 euro

fonte: repubblica.it

Energia dagli aquiloni

Sembra proprio che gli aquiloni siano la nuova frontiera dell'energia pulita. Un team di scienziati olandesi ha progettato un aquilone di 10 metri quadrati, chiamato Laddermill, in grado di impiegare le correnti eoliche ad alta quota per produrre energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno di 10 famiglie. Il vento di alta quota è una risorsa energetica praticamente inestinguibile, abbondante e totalmente rinnovabile. Tradotta in termini di potenza l'energia prodotta dal vento sulla terra equivale a 100 volte quella necessaria a tutta la popolazione umana. Eppure ne viene sfruttata solo una minima parte. Infatti le pale delle torri eoliche delle classiche wind farm raggiungono in media gli 80 metri di altezza dal suolo, utilizzando solo i venti vicini alla superficie terrestre.

WIND FARM VOLANTI - Il progetto dei ricercatori della University of Technology di Delft, a cui fa capo il professore di ingegneria eco-sostenibile ed ex astronauta Wubbo Ockels, punta a sviluppare una tecnologia alternativa per incanalare l'energia delle correnti eoliche più potenti. Vengono sfruttate le qualità peculiari degli aquiloni tradizionali: un meccanismo a yo-yo permette di lasciare andare l'aquilone fino a oltre 800 metri dal suolo, dove l'aria soffia a sette metri al secondo, e poi richiamarlo verso terra attraverso un cavo, creando energia attraverso la bobina su cui è avvolto il filo di controllo. La versione sperimentale del Laddermill potrebbe essere facilmente trasformata in un vero e proprio parco eolico volante con l'utilizzo di molteplici aquiloni, che potenzialmente sono in grado di produrre fino a 100 megawatt, sufficienti per alimentare circa 100.000 case.

CHI INVESTE NEGLI AQUILONI? - I Paesi più propensi a investire in questi nuovi sistemi per produrre energia pulita sono la Gran Bretagna, l'Olanda, l'Irlanda e la Danimarca, dove le correnti a getto in alta quota sono particolarmente adatte a questo tipo di utilizzo. Qui gli«"impianti ad aquilone» si possono realizzare praticamente ovunque e soprattutto risulterebbero molto più economici rispetto ai parchi eolici a terra. Ma anche in Italia sono in fase di sviluppo alcune idee: il progetto Kitegen ad esempio è una wind farm di aquiloni dalla superficie complessiva di 500 metri quadrati dalla potenza di un gigawatt. La velocità con cui queste tecnologie invaderanno il mercato internazionale dipende da quanto gli investitori saranno disposti a puntare su di esse. Tra i primi sostenitori c'è già Google.org, il programma filantropico di Mountain View, che lo scorso anno ha finanziato la società britannica Makani per 10 milioni di dollari. Secondo Ockels se ci saranno i soldi per approfondire la ricerca, i parchi eolici ad aquiloni saranno operativi entro i prossimi cinque anni.

fonte: corriere.it

«Effetto Brunetta» sugli statali

Prosegue l'«effetto Brunetta» nella pubblica amministrazione: a luglio 2008 le assenze per malattia si sono ridotte del 37,1% rispetto allo stesso periodo del 2007. È quanto emerge dal secondo monitoraggio delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici. I dati osservati riguardano i mesi di maggio, giugno e luglio 2007 e 2008, registrati su un campione significativo di amministrazioni centrali, periferiche, Regioni e enti locali. Tenendo conto della variabilità, il calo delle assenze per malattia dell'intero universo dei dipendenti pubblici può dunque essere plausibilmente collocato in un range del 37-40%. La variazione rappresenta quasi il doppio di quanto rilevato nel mese di giugno (-22,4%) e quattro volte la variazione di maggio (-10,9%).

fonte: corriere.it

Produzione industriale, a giugno -4,4%

Ancora un dato negativo. Produzione industriale in calo del 4,4% a giugno 2008 (dati grezzi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo comunica l’Istat rilevando come l’indice della produzione corretto per i giorni lavorativi ha registrato a giugno una flessione dell’1,8% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di giugno 2007). Nella media dei primi sei mesi dell’anno, il calo è dell’1,2% (125 giorni lavorativi contro i 126 del primo semestre del 2007), con un -1,5% se si considerano i dati grezzi. Su base mensile, spiega l’Istituto, l’indice della produzione industriale destagionalizzato ha registrato una sostanziale stabilità con un +0,1% rispetto a maggio 2008. Considerando i raggruppamenti principali di industrie, su base annua, si osservano i cali dei beni intermedi (-3,7%), dell’energia (-2,4%) e dei beni strumentali (-2,0%). In aumento, sempre rispetto a giugno 2007, i beni di consumo (+1,3% con i beni durevoli a -5,3% e i beni non durevoli +3,1%).

fonte: corriere.it

La Sicilia nella morsa del fuoco

Il gran caldo ed il vento non danno tregua e torna d'attualità l'emergenza incendi. Numerosi i roghi in Sicilia e tanto lavoro per i soccorritori che, per le asperità del territorio, spesso sono costretti ad utilizzare mezzi aerei.

Gli uomini della Forestale stanno intervenendo a Barrafranca, in provincia di Enna, dove le fiamme stanno distruggendo la vegetazione nella zona della Diga Olivo. È invece stato domato il rogo divampato a Campofranco (territorio di Caltanissetta), dov'è stato necessario l'intervento di un Canadair e di un elicottero.

Nel Messinese, un incendio è stato domato in contrada Calcatizzo a Galati Mamertino, mentre desta preoccupazione il fronte di fuoco aperto nei boschi di S. Salvatore di Fitalia, esattamente tra le frazioni Due fiumare e Poggioreale.

Sotto controllo la situazione a Chiusa Sclafani (Palermo); in questo caso le "lingue di fuoco" hanno mandato in fumo la vegetazione sul monte Lucerto. Resta alta l'attenzione anche nel Messinese e Catanese per la presenza di diversi focolai che, se sottovalutati, potrebbero rivelarsi pericolosi. E' il caso del rogo divampato a Castiglione di Sicilia, nella zona di "lava del 1923" che sta tenendo impegnati decine di vigili del fuoco e uomini della Forestale.

fonte: lasicilia.it

La plastica minaccia il Mediterraneo

Un fiume di inciviltà che sfocia in alto mare, lontano dagli occhi di chi si sbarazza degli oggetti appena consumati e pensa che la loro vita cessi in quel momento. E' questo uno degli incontri che il Veliero dei Delfini, salpato per monitorare la biodiversità nel Mar Mediterraneo, avrebbe preferito non fare. Dopo 45 giorni, 22 tappe e 1480 miglia percorse, si conclude a Ostia la campagna di Cts voluta dal ministero dell'Ambiente. E tira le somme sulla salute del Mare Nostrum e dei suoi abitanti. Oltre alle correnti di rifiuti, i nemici principali dell'ecosistema marino sono i cambiamenti climatici, l'aumento del traffico nautico e la pesca illegale. Una buona notizia: gli avvistamenti dei cetacei sono aumentati, 160 quest'anno rispetto ai 96 del 2007, tra cui tre capodogli. Continua invece fino al 31 agosto Chi l'avvisto, il concorso in collaborazione con Repubblica.it, che premierà le foto e le riprese naturali più belle.

GUARDA LE FOTO INVIATE DAI LETTORI: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16

Un fiume di plastica. Bottiglie, taniche, biberon, sacchetti, posate, tupperware, cotton fioc, spazzolini. C'è di tutto in quel gorgo di spazzatura, c'è il nostro stile di vita e l'incoscienza delle sue conseguenze. I 175 milioni di residenti lungo le fasce costiere, che raddoppiano d'estate, producono dai 30 ai 40 milioni di tonnellate di rifiuti solidi. Il 70% del materiale di scarto che finisce in mare è plastica, materiale che non viene smaltito nemmeno in mille anni. I residui che finiscono nei nostri mari provocano danni all'apparato dirigente e respiratorio, e in molti casi la morte di centinaia di animali. "Abbiamo osservato due grosse correnti di plastica. La più consistente si trova tra Cagliari e le isole Egadi in Sicilia, - racconta Paola Richard, portavoce della campagna - la seconda tra La Spezia e l'arcipelago Toscano". Il timore, dicono gli esperti, è che si formino depositi, come nel caso della Pacific Trash Vortex, l'isola di spazzatura nel cuore del Pacifico.

Troppe imbarcazioni. Privato e pubblico, il traffico nautico è in aumento ovunque e mette a repentaglio le specie mediterranee. L'equipaggio del Veliero ha notato un cambiamento nei comportamenti dei cetacei: si allontanano dalle zone costiere, dove ci sono più barche, e si spingono in mare aperto, dove le risorse sono più scarse. In alcune aree poi, il rischio di collisione con imbarcazioni è elevato. Le balenottere comuni riemergono dopo essersi inabissate a caccia di cibo sui fondali più profondi e non si accorgono del loro arrivo. L'impatto è spesso fatale. Secondo dati Onu, un animale su cinque, tra quelli spiaggiati, muore a seguito di uno scontro. Tre su 100 dei grandi mammiferi identificati dai biologi portavano segni provocati da incidenti nautici.

La minaccia del Global warming. La temperatura sempre più calda delle acque altera l'equilibrio dell'ecosistema e mette a rischio la sopravvivenza di molti animali, minacciati anche dalla comparsa di specie aliene. "Entrano dal Canale di Suez e da Gibilterra, la loro è un'invasione tutt'altro che pacifica - dice Marco Bonato, capospedizione - Abbiamo potuto osservare esemplari di triglia marocchina, più grande e competitiva rispetto alle quella nostrana, barracuda, pesce balestra e pappagallo". Il clima mette a rischio le tartarughe caretta caretta, la cui riproduttività dipende dalla temperatura.

Pesca illegale e spadare. Si calcola che siano oltre 130 in Italia le barche che fanno uso di reti killer. Una pratica che penalizza gli operatori che rispettano le normative. Nel 2007 sono stati sequestrati 700 Km di spadare grazie alla collaborazione tra le Capitanerie di Porto e la Guardia Costiera. I più a rischio sono cetacei, tartarughe marine e squali.

Aumentano gli avvistamenti. Finalmente una bella novità. Dal 26 giugno al 7 agosto 2008, l'equipaggio del Veliero ha osservato 160 delfini, rispetto ai 94 avvistati lo scorso anno. E' stata segnalata in particolare la presenza dei capodogli tra l'arcipelago Ponziano e il parco del Circeo, gruppi di stenelle, tursiopi, tartarughe marine e delfini comuni, esemplari rari, nonostante il nome. "L'insieme di questi dati evidenzia la presenza di delfini nel Mare Nostrum nonostante le forti minacce - commenta Stefano Di Marco, vice presidente nazionale CTS - Bisogna favorire la diffusione di attività ecocompatibili, ridurre le velocità e promuovere l'utilizzo di motori elettrici per le attività ricreative da diporto".

fonte: repubblica.it
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Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

Change.org|Start Petition

Blog Action Day 2009

24 October 2009 INTERNATIONAL DAY OF CLIMATE ACTION

Parco Sempione - Ecopass 2008

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