lunedì 9 marzo 2009

Tutela in retromarcia

Sulla tutela dell’ambiente l’Italia sta arretrando e questo rischia seriamente di essere un regalo alle ecomafie e alla criminalità ambientale. È questo l’allarme lanciato da Legambiente nel corso del 1° Forum nazionale Ambiente e legalità, che ha visto incontrarsi legislatori, ambientalisti, industria e magistratura per un confronto teso alla semplificazione delle norme ambientali e all’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale. “Questo forum – ha dichiarato il sostituto procuratore tribunale di Tivoli e co-presidente Centri di Azione Giuridica di Legambiente, Luca Ramacci - rappresenta un’ottima occasione per un confronto tra i diversi punti vista, dell’impresa, del diritto e della politica sulla legislazione ambientale, che ci auguriamo possa diventare un appuntamento annuale. Un confronto utile non solo a verificare lo stato dell’arte in questa materia, favorendo di una più attenta lettura delle leggi esistenti, ma anche per proporre innovazioni. In tema di ambiente infatti – ha continuato Ramacci - esistono leggi che non funzionano e che sarebbe stato meglio non fare, come il cosiddetto Testo Unico ambientale. Un codice che dal 2006 ad oggi ha subito una trentina di modifiche che non hanno portato miglioramenti e che si ha intenzione di modificare ancora".

Ci sono poi leggi che funzionano troppo, nel senso che prevedono sanzioni sproporzionate e territorialmente circoscritte, "come la legge per l’emergenza rifiuti in Campania, che consente – conclude Ramacci – di arrestare chi abbandona un rifiuto ingombrante ma lascia inalterate le sanzioni irrisorie previste per altre condotte più dannose per l’ambiente come avviene, ad esempio, per i depuratori comunali fuori legge che continuano ad essere puniti anche con irrisorie sanzioni amministrative. E infine ci sono leggi fatte bene ma non applicate, come quella urbanistica che fornisce agli enti locali strumenti efficienti per la repressione dell’abusivismo che però gli amministratori, specie quelli comunali, si guardano bene dall’utilizzare con conseguenze disastrose per l’ambiente ed il patrimonio dell’ente”.Negli ultimi anni, secondo Legambiente, in materia di legislazione a tutela dell’ambiente sono stati fatti pericolosi passi indietro. A partire dal disegno di legge sulle intercettazioni che potrebbe favorire reati di traffico illecito di rifiuti e di incendio boschivo doloso.

Questi delitti, infatti, secondo Legambiente, dovrebbero essere inseriti tra quelli per i quali magistratura e forze dell’ordine possono continuare ad avvalersi di strumenti d’indagine fondamentali, come le intercettazioni, visto che si tratta di reati quasi sempre appannaggio della criminalità organizzata che grazie a queste azioni si arricchisce e alimenta nuovi racket, e che rappresentano uno sfregio spesso irreparabile al territorio e alle comunità che ci vivono. Ma a preoccupare Legambiente c’è anche la proroga per la Legge Delega. Un emendamento dell’esecutivo al ddl 1082 (che si occupa peraltro di materie completamente diverse), già votato in sede di commissioni, che proroga al 30 giugno 2010 il termine per l’emanazione di correzioni e integrazioni in materia ambientale. Legambiente e le maggiori associazioni ambientaliste italiane hanno scritto ai capigruppo del Senato per chiederne la cancellazione perché con un simile emendamento una normativa importante e complessa come quella ambientale sarà dominio pressoché esclusivo del Governo a netto discapito del ruolo del Parlamento.

Così come la delega in bianco al Ministero dell’Ambiente per l’inquinamento industriale che prevede, tra le altre cose, l’istituzione di una procedura alternativa di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia di bonifiche e di risarcimento del danno ambientale, che potrebbe togliere la possibilità a enti locali, cittadini, associazioni di avere un ruolo nei procedimenti per danno ambientale e in materia di bonifiche di siti inquinati. Nell’elenco di Legambiente si ricorda poi il rischio di bracconaggio legalizzato che potrebbe derivare dall’approvazione del cosiddetto ddl Orsi. Un disegno di legge che dovrebbe riformare la legge 157/92 (attività venatoria) e che invece annulla qualsiasi disciplina e incentiva la caccia libera, per la gioia dei bracconieri. Un’ipotesi basata sulla più totale deregulation, criticata dagli ambientalisti come dalle principali associazioni venatorie.

Il Forum è stata l’occasione per ribadire la necessità di rendere il crimine contro l’ambiente un delitto che Legambiente sollecita da tempo. “L’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale è stata chiesta a gran voce da ambientalisti ma anche legislatori, industria e magistratura – ha dichiarato Sebastiano Venneri, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente - ma il disegno di legge giace ancora in Parlamento da ben tre legislature. Occorre che la politica faccia la sua parte – ha proseguito Venneri - e si assuma la responsabilità di fare leggi che servono, perché per sconfiggere i crimini ambientali è necessario uno sforzo comune. Le forze dell’ordine fanno la loro parte con le operazioni di controllo e repressione, i magistrati con le inchieste, gli ambientalisti e i cittadini con la denuncia ma occorrono regole e pene certe per non vanificare questi sforzi. Chi inquina deve pagare sanzioni certe. Contro chi commette crimini ambientali, infatti – aggiunge Venneri - non esiste miglior deterrente che la certezza di dover pagare. Lo dimostra il fenomeno dell’abusivismo edilizio, che pur rimanendo un’attività prospera nel nostro Paese, si è attenuato anche grazie alla certezza delle demolizioni”.

La lotta all’ecomafie continua ad essere una battaglia centrale per Legambiente che a questa dedica non solo il "Rapporto Ecomafia" ma anche campagne come "Pagateci il danno", per una grande azione legale, corale e organizzata in difesa di coloro che hanno subito gli effetti dei traffici illeciti delle ecomafie, soprattutto nel settore dei rifiuti. E ancora Il No Ecomafia Tour la campagna itinerante di sensibilizzazione contro l’illegalità ambientale rivolta a studenti e cittadini. E infine "Salvaitalia" con la quale vengono assegnati a fini sociali dei beni confiscati alla mafia.Legambiente non dimentica poi l’importanza delle istituzioni nella lotta all’ecomafie e per questo continua a chiedere l’intervento del Parlamento: dall’emendamento sul traffico illecito di rifiuti e incendi nel ddl intercettazioni, all’istituzione del Comitato navi dei veleni, perchè sia fatta luce sui misteriosi affondamenti di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi avvenuti nel Mediterraneo.

Il Forum organizzato presso il Nuovo Cinema Aquila a Roma, luogo simbolo della lotta alla mafia visto che è un bene a questa confiscato, ha visto la partecipazione di Luca Ramacci sostituto procuratore tribunale di Tivoli e co-presidente Centri di Azione Giuridica di Legambiente, Massimiliano Montini, docente Diritto Ue e Diritto Internazionale dell’Università degli studi di Siena, Aldo Fiale, consigliere Corte Suprema di Cassazione, Sebastiano Venneri, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente, Enrico Fontana giornalista esperto di ecomafia, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente, Fabio Granata, vicepresidente della Commissione Antimafia, deputato PdL, Ivanhoe Lo Bello, presidente Confindustria Sicilia e Ermete Realacci, Responsabile Ambiente del Partito Democratico.

fonte: lanuovaecologia.it

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