Tra il 2000 e il 2005, secondo un rapporto reso noto da El Pais, la superficie urbanizzata nei due primi chilometri di costa è cresciuta del 22% in tutto il paese. Malaga, Alicante e Barcellona (68%) hanno più della metà delle coste già urbanizzate
La bolla immobiliare si è accanita decisamente sulle coste spagnole, vittime negli ultimi anni di una cementificazione selvaggia, al punto che tra il 2000 e il 2005, secondo un rapporto reso noto dal giornale El Pais, la superficie urbanizzata nei due primi chilometri di costa è cresciuta di un 22% in tutto il paese. Un ritmo di crescita nella costruzione che ha raddoppiato quello del precedente periodo esaminato (1987-2000).
Malaga e Alicante (52%) e Barcellona (68%) - secondo il rapporto dell'Osservatorio di Sostenibilità di Spagna, redatto grazie a immagini del satellite - hanno più della metà delle coste già urbanizzate, mentre la regione valenciana in soli sei anni ha riempito di cemento il 10,66% della sua costa. "La società si è ubriacata di cemento.
Tra qualche anno, quando guarderemo indietro e vedremo cosa abbiamo fatto nelle coste durante la bolla immobiliare, ci renderemo conto che è stata una follia", sostiene Juan Manuel Barragan, professore di gestione di zone costiere alla Università di Cadice. "In pochi - dice Barragan a El Pais - hanno guadagnato moltissimo ai danni di un patrimonio comune. Il litorale ha perso valore, il turismo di qualità non cerca cemento, cosa che trova già a Dusseldorf, ma spiagge curate, e di quelle ce ne sono sempre di meno".
fonte: lanuovaecologia.it
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