Ecocittà futura

Dalla cinese Dongtan a Masdar City negli emirati Arabi. Si diffondono nel mondo i progetti di città interamante ecologiche. Ma c'è anche chi punta su isole artificiali e megastrutture energivore

PROVE DI "ARCOLOGIA". L’architetto torinese Paolo Soleri, già negli anni ’60, l’aveva definita “arcologia”: unire architettura e ecologia era l’ambizione alla base del suo “laboratorio urbano”, Arcosanti. Questa città a misura d’uomo, lontana dalle grandi metropoli e dalle loro periferie degradate, esiste in Arizona. È il primo esempio urbano che tenta di “risolvere senza sprechi le relazioni temporali, spaziali e i problemi energetici”. Oggi costruire in modo sostenibile è diventata la nuova sfida planetaria contro la crescita demografica. A cominciare dalla Cina.

DONGTAN, CINA. Circa 86km quadrati alla foce dello Yangtze (fiume giallo) ospiteranno Dongtan nell’area di Shangai. La nuova “biocittà” cinese accoglierà 5.000 abitanti nel 2010 e 500mila nel 2050. Sarà energeticamente autosufficiente e utilizzarà fonti rinnovabili al 100%. L’ambizioso progetto affidato al gruppo londinese Arup, creerà lo spazio urbano preservando l’ecosistema sul quale sorge.

MASDAR CITY. Cambiando ecosistema, la leggera brezza verde che spira da est rinfresca anche l’arido deserto. Gli Emirati Arabi Uniti, federazione di monarchie ereditarie assolute, “cuoce” sull’arido territorio che custodisce il 10% mondiale delle riserve di petrolio. I suoi abitanti sono responsabili del più alto tasso pro capite del pianeta di emissioni di gas serra ma, in linea con One Planet Living del Wwf, costruirà Masdar City. Dall’arabo "masdar", sorgente, sarà anch'essa una città a emissioni zero. Sei chilometri quadrati senza flora né fauna ospiteranno 50mila persone grazie all’energia del sole, che da queste parti “riscalda l’atmosfera” fino a 50˚C. Lo studio Foster & Associates di Londra ha impiegato 9 mesi per presentare il progetto.

ECO-CASBAH. Costruzioni basse assemblate come in una casbah saranno orientate secondo l’asse nord-est sud-ovest per sfruttare al massimo l’equilibrio tra luce e ombra. Torri del vento serviranno a convogliare la fresca brezza del deserto, strade strette e tetti capaci di isolare dal calore saranno gli ingredienti del nuovo micro-clima cittadino. Nessuno dovrà camminare più di 200m per raggiungere il trasporto pubblico che condurrà a piazze coperte rinfrescate da fontane. L’energia arriverà da pannelli fotovoltaici mentre l’aria condizionata sarà alimentata da energia solare concentrata. E l’acqua? Scorrerà grazie a impianti di desalinizzazione. Non mancheranno soluzioni cinematografiche: piccoli mezzi senza conducente per il trasporto delle persone si muoveranno su binari. La tecnologia è prodotta in Olanda, già sperimentata e utilizzata nel porto di Rotterdam.

PARADOSSO ATLANTIS. La città sorgente costerà nel complesso agli Emirati 22miliardi di dollari, consentirà di risparmiare l’equivalente di 2miliardi di dollari in petrolio nei prossimi 25 anni e, secondo gli ideatori, creerà 70mila posti di lavoro. Questo gioiello urbano «zero-carbon, zero-waste, car-free» sarà completato per il 2016. Molto prima è stato inaugurato a Dubai Atlantis: un resort da 1.539 stanze costruito su un’isola artificiale, dove un parco acquatico ospiterà anche un delfinario con i tursiopi. Come attrazione turistica

fonte: lanuovaecologia.it