LE ITALIANE - Le sole città italiane prese in considerazione sono Milano e Roma. La prima è, appunto, la cinquantesima in classifica con 89.5 punti, la capitale invece è due gradini più sotto e accanto al suo nome c’è il punteggio 89, contro gli 89.2 di Londra che la precede di un posto. La top ten che parte da Vancouver segue con Vienna, Melbourne, Toronto, Perth e Calgary (ex aequo), Helsinki, Ginevra, Sidney e Zurigo (ex aequo). Dalla prima alla decima posizione la vivibilità si abbassa di due punti e da lì al cinquantesimo posto di Milano si scende a quota 89.5. Certo, vanno meglio Parigi (94.8, 17esima) oppure Berlino (posto 22, 94 punti) o Washington (35esima con 91.2) o ancora Madrid, podio n.39 con 90.9. Sorprende la caotica Tokyo al numero 19 con 94.7 e stupisce anche il 54esimo posto per l’ordinata Singapore, con 88.5 punti. Più scontata la posizione numero 56 di Pechino (74.3) e il posto numero 87 riservato a Dubai (71.3 di vivibilità).
IN CODA - A scorrere la classifica fino in fondo si arriva a Dhaka, in Bangladesh, che con il suo 38.7 è la penultima della lista ex aequo con Algeri. Dalla centesima classificata in poi si incappa praticamente soltanto in metropoli asiatiche, indiane o africane, luoghi dove giocano un ruolo importante l’«instabilità civile e la povertà delle infrastrutture» chiarisce un passaggio della ricerca. «Le città che occupano i posti più in alto — si legge nel rapporto — tendono a essere di medie dimensioni. Si trovano in Paesi sviluppati, con una bassa densità della popolazione, con un’offerta culturale e ricreativa e con bassi livelli di criminalità o problemi infrastrutturali, che possono invece essere provocati da popolazioni di dimensioni maggiori».
I LIVELLI - I ricercatori dell’Economist Intelligence Unit dicono che nelle città che hanno ottenuto 80 punti o più la gente gode di buoni, quando non ottimi, standard di vita. Più complicata la situazione per chi si trova attorno o appena sotto la soglia dei 50 punti: in quel caso ci sono non certezze ma quotidiane possibilità di vivere in modo accettabile. Il peggio arriva quando si è in basso, molto più in basso di quota 50fonte: corriere.it
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