venerdì 26 giugno 2009

Legambiente: «Un mare di cemento»

Per una storia andata a buon fine come quella dell’abbattimento di Palmaria, ci sono infatti molti altri abusi edilizi che continuano a sfregiare i nostri litorali, anche con l’appoggio delle amministrazioni locali. È il caso di Ischia dove sono proprio i sindaci a guidare la protesta degli abusivi. Qui la procura di Napoli ha in calendario oltre 600 demolizioni, ma gli interventi effettuati sono pochissimi, perché a osteggiare il ripristino della legalità ci sono in prima fila gli amministratori locali. Ed è il caso anche di un’altra perla del nostro mare, l’Isola di Lampedusa, dove il sindaco sta cementificando gli ultimi lembi di terra che l’abusivismo dei decenni passati aveva risparmiato. E non esiste legge che glielo impedisca, perché qui non vige ancora alcun piano regolatore e nemmeno un piano paesistico. Casi come questi sono ancora tantissimi, ma Legambiente ha stilato una Top Five degli ecomostri di cui chiede l’abbattimento in via preferenziale: l’hotel di Alimuri a Vico Equense (Na), le palazzine di Lido Rossello a Realmonte (Ag), Palafitta a Falerna (Cz), il villaggio abusivo di Torre Mileto (Fg) e la “collina del disonore” a Pizzo Sella alle porte di Palermo, un centinaio di ville abusive costruite dalla mafia negli anni ’70.

Ma la cementificazione della costa si concretizza anche in moltissimi altri modi: ci sono gli accessi negati dagli stabilimenti balneari, che appena comincia la bella stagione “blindano” i lidi e non consentono di arrivare al mare senza l’acquisto del biglietto d’ingresso. E c’è poi l’assalto ai nuovi porti, il nuovo escamotage per urbanizzare la costa, derogando e aggirando i piani urbanistici. Un business da milioni di euro che ruota intorno alla costruzione di una miriade di posti barca inutili e ingiustificati con relative strade, bar, negozi, parcheggi e centri commerciali. Progetti per cui le amministrazioni locali fanno a gara nell’intento di accaparrarsi risorse pubbliche, che in questo caso arrivano a pioggia. Un giro d’affari che c’entra poco o nulla con il rilancio del turismo e il bene delle comunità locali se si considera che proprio Ucina, l’organizzazione che riunisce gli imprenditori del settore della nautica da diporto, ha realizzato uno studio insieme a Legambiente che stabilisce la possibilità di realizzare ben 39.000 posti barca senza un metro cubo di cemento, ma riutilizzando i bacini già oggi esistenti.
L’altro importante campanello d’allarme suonato da Mare Monstrum 2009 è quello relativo agli illeciti sul fronte scarichi e depurazione che, pur essendo in calo del 5,5%, nel 2008 rimangono ancora molto elevati. Nell’ultimo anno infatti sono state 1.810 le infrazioni accertate, 2141 le denunce e gli arresti, 748 i sequestri, dati in aumento rispettivamente dell’8,2% e dell’1,5%. Nella classifica regionale al negativo troviamo al primo posto la Sardegna con 362 infrazioni accertate, seguita da Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e subito dopo Lazio e Liguria. Da sottolineare l’apporto negativo dei fiumi sulle acque di balneazione marine, riscontrato anche dai monitoraggi effettuati lo scorso anno da Goletta Verde di Legambiente: il 53,75% dei punti campionati alla foce dei fiumi è risultato gravemente inquinato, l’8,75% mediamente inquinato, il 15% leggermente inquinato e solo il 22,5 % pulito.
Ancora in aumento la pesca di frodo e quella illegale che aumenta del 10,6% con preoccupanti segnali di infiltrazioni mafiose nella gestione del ciclo di attività. Dal 2007 al 2008, infatti, le infrazioni rilevate dalle Forze dell’ordine e le Capitanerie di Porto sono passate da 5.189 a 5.741 infrazioni, con 5.763 persone denunciate e 1.160 sequestri. Le regioni dove si collezionano maggiormente reati di questo tipo sono la Campania (1.005), la Sicilia (817) la Puglia (758) la Liguria (487) e la Calabria (407). Impressionanti le quantità di pesce sequestrato nell’ultimo anno: 199.896 chili in Sicilia, 75.898 in Puglia, 5.142 in Campania, 55.491 nelle Marche.

fonte: lanuovaecologia.it

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