Il mercato russo dell'energia fa gola a parecchi, tuttavia entrare nel gioco orchestrato da Mosca non è affatto semplice nonostante il Cremlino abbia annunciato l'apertura dell'industria energetica nazionale, con la speranza di attirare investimenti per 70 miliardi di euro entro il 2010.
Alla luce di questo motivo è scontato che vada valutato come un successo di rilievo quello ottenuto da Enineftegaz, un consorzio controllato da Eni al 60% e da Enel al 40%, nella gara per il controllo di una bella fetta dell'impero Yukos, l'ex monopolista russo del petrolio messo di fatto in liquidazione dopo l'arresto dell'ex patron del gruppo, Mikhail Khodorkovsky
Enineftegaz ha messo sul piatto circa 4,3 miliardi di euro per vincere la concorrenza di due cordate russe - facenti capo al colosso del metano Novatek ed a quello del petrolio Rosneft - e accaparrarsi il 100% di Arcticgaz, Urengoil e Ng Technologia ed il 20% di Gazprom Neft, insieme ad altri asset minori di 17 compagnie "che verranno liquidati o venduti" come hanno precisato le due società italiane.
A Piazza Affari però non sono saltati i tappi dello champagne: Enel ha proseguito il rialzo seguito all'operazione Endesa (+0,11% a 8,23 euro la chiusura) mentre il titolo del cane a sei zampe addirittura ha ceduto lo 0,29%, chiudendo la seduta di mercoledì a 24,13 euro
La nuovo vittoria italiana in campo energetico, dopo quella ottenuta in Spagna, dove Enel ha superato la concorrenza di E.On nella corsa su Endesa, non ha acceso gli entusiasmi.
Il motivo di questa freddezza va ricercato nelle modalità di questo acquisto: Gazprom, il monopolista del gas russo che dal novembre scorso è alleato strategico di Eni, ha firmato con Enineftegaz una opzione di acquisto di due anni per il 51% di tre delle aziende comprese nel lotto in asta, Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztekhnologya. Inoltre ha ricevuto garanzie per la futura acquisizione, in cambio di 3,7 miliardi di dollari, del 20% delle azioni di Gazprom Neft, l'altro boccone prelibato del pacchetto oggi in vendita.
Insomma, l'accordo è stato fatto da Eni ed Enel, ma non saranno solo loro a beneficiarne. Ma al di là dei vantaggi per Gazprom, che resta comunque un partner strategico di Eni, per le due aziende tricolori mantenere comunque un 49% rappresenta una presenza solida e soprattutto li mette al riparo da quello che gli analisti considerano il rischio maggiore della presenza in Russia: il futuro cambiamento delle regole del gioco.
fonte: miaeconomia.it
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venerdì 6 aprile 2007
L'energia italiana si mette il colbacco
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