Questo, sulla carta, è il piano del governo che ha presentato un emendamento al decreto milleproroghe (da convertire entro il 1° marzo) per conferire al direttore del Dap, Franco Ionta, la qualifica di commissario straordinario con il potere di sostituirsi alle amministrazioni inadempienti, così come lo ha avuto Guido Bertolaso per l'emergenza rifiuti a Napoli.
Ionta, magistrato del pool antiterrorismo, avrà 60 giorni per stilare «gli interventi necessari», avvalendosi anche della possibilità di dimezzare i tempi per l'adozione dei provvedimenti amministrativi. I fondi verranno presi dalla Cassa delle ammende (utilizzata fino ad ora per il reinserimento dei detenuti) ma, soprattutto, si ritenterà con i privati e il «project financing»: chi costruisce ha in cambio la gestione dei servizi (mensa, lavanderia, manutenzione) che non sono di competenza esclusiva dello Stato (sicurezza e sanità). L'obiettivo è quello di colmare i circa 17 mila posti mancanti tra capienza (43 mila) e presenze reali in carcere (58.200). Il ministro della Giustizia Angelino Alfano conferma che questa è la strada per arginare il sovraffollamento visto che il governo non intende ricorrere all'indulto. Spiega il Guardasigilli al Corriere: «L'idea di pensare a carceri ecosostenibili ad emissioni zero mi è venuta con il ministro Prestigiacomo che ha posto la questione in consiglio e che io ho raccolto, così come è piaciuta al presidente Berlusconi. Noi dobbiamo considerare le carceri come tutti gli edifici ecosostenibili: cioè strutture che sfruttano al massimo le possibilità di efficienza energetica e di riciclaggio delle scorie. Puntiamo a un risparmio di energia perché si abbattono le emissioni di Co2 e gli eventuali costi aggiuntivi, tutti da valutare, sarebbero ammortizzati dal risparmio energetico».
Ma come se le immagina queste carceri verdi il ministro? «Nella costruzione degli edifici ecosostenibili si dà il massimo risalto all'utilizzo di vetro e acciaio con coperture e pavimento studiati per evitare la dispersione del calore. Ecco, questo potrebbe essere il carcere di nuova generazione: modulare, con edifici concepiti per essere ampliati successivamente». Alfano poi aggiunge che i nuovi istituti verranno costruiti nelle regioni dove ci sono più detenuti, anche per risparmiare disagi alle loro famiglie, nella logica dei differenti circuiti di sicurezza «che può portare al risparmio di un terzo del personale di custodia». Questo è il piano. Ma la realtà segnalata nelle carceri vecchie e nuove è molto complessa. Esistono intere sezioni, a Pagliarelli come ad Opera, inutilizzate perché non ci sono agenti a sufficienza: «Abbiamo ben presente il problema», dice il ministro. Inoltre non è chiaro se il Dap spingerà per i piccoli istituti o per tre carceri da 5.000 posti là dove servono: Napoli, Roma e Torino. Il Pd, poi, dice no alla privatizzazione e «Antigone» segnala che quello dei privati è stato solo un bluff. Infine, si venderanno Regina Coeli e San Vittore per fare cassa? «Bisognerà fare una valutazione generale — conclude Alfano — perché nelle più grandi città italiane vi sono grandissime strutture molto vecchie e poco efficienti come carceri che potrebbero essere grandi polmoni di sviluppo immobiliare».
fonte: corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento