175 miliardi di euro all'anno entro il 2020, di cui 30 miliardi destinati ad aiutare i Paesi poveri, per evitare che nel 2050 la Terra si scaldi oltre la soglia di guardia dei due gradi. L'Europa definisce il dopo Kyoto e tenta di coinvolgere gli Usa
L'Unione Europea detta l'agenda per il dopo Kyoto e mette fretta agli Stati Uniti e alle economie emergenti con un nuovo e ambizioso piano per combattere il surriscaldamento del pianeta: servono più investimenti per tagliare i gas serra e per aiutare i Paesi poveri a sviluppare economie verdi e a fermare la deforestazione. Il piano che la Commissione presenta oggi parte dall'imperativo degli scienziati di contenere l'aumento della temperatura del pianeta entro i due gradi rispetto all'era pre-industriale. Ed è un chiaro invito all'amministrazione Obama a non perdere tempo. “L'Unione Europea ha bisogno dell'impegno totale degli Stati Uniti, senza il sostegno attivo e totale degli Usa non sarà possibile alcuna soluzione globale”, ha detto il commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, in una lettera inviata oggi al presidente americano Barack Obama.
È su di lui che si concentra il pressing Ue, da Dimas alla presidenza Ceca che oggi telefonerà alla Casa Bianca per chiedere impegni precisi al nuovo inquilino in vista della conferenza sul clima di Copenaghen, organizzata dall'Onu per il prossimo dicembre e chiamata a mettere a punto la strategia del dopo Kyoto da mettere in campo dopo il 2012. E a Washington, a parlare del futuro climatico del pianeta, ci sono già gli esperti inviati dal presidente della Commissione, José Manuel Barroso. D'altronde, ha spiegato Dimas, coinvolgere gli Stati Uniti è necessario dal momento che "altri Paesi, come la Cina, non vedono perché agire se le economie più ricche del mondo non prendono impegni fermi".
L'ambiziosa proposta Ue suggerisce un graduale aumento degli investimenti per ridurre le emissioni di gas serra ed evitare che nel 2050 la Terra si scaldi oltre la soglia di guardia dei due gradi: 175 miliardi di euro all'anno entro il 2020, di cui 30 miliardi destinati ad aiutare i Paesi poveri. "Più della metà di questi nuovi investimenti – si legge nel documento della Commissione – cioè circa 95 miliardi, devono essere indirizzati alle economie emergenti come Cina, India e Brasile", per aiutarle ad avviare la loro strategia verde e per bloccare la deforestazione tropicale entro il 2030. I nuovi fondi, secondo il piano della Commissione, potranno venire, ad esempio, da una nuova tassa per ogni tonnellata di CO2 emessa: un balzello "di un euro fino ad arrivare a tre euro nel 2020 metterebbe insieme 20 miliardi di euro nel 2020", spiega la Commissione
fonte: lanuovaecologia.it
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