A 80km dalla capitale Antananarivo la canadese Sherritt International ha avviato la costruzione di una delle più grandi miniere di nichel e cobalto del pianeta. Senza alcuno studio d'impatto indipendente. Mentre la coreana Daewoo sta prendendo in concessione quasi metà del terreno agricolo
Millesettecento ettari di foresta primaria da sradicare. “Per un nichel”. A 80km dalla capitale del Madagascar, Antananarivo, la canadese Sherritt International Corporation ha avviato il progetto denominato Ambatovy per la costruzione di una delle più grandi miniere di nichel e cobalto del pianeta.
L’area interessata ospita 1.400 specie di piante da fiore, 14 specie di lemuri e oltre 100 di rane, la maggior parte delle quali endemiche. Nonostante le “buone intenzioni” dichiarate dalla compagnia (il trasloco delle specie più a rischio, la creazione di zone cuscinetto intorno alle aree protette, la costruzione degli impianti nella stagione secca per mitigare i danni dell’erosione), l’impatto della miniera resta imprevedibile: sarà attiva per 27 anni a partire dall’inizio della produzione, previsto nel 2013. Nessuno studio indipendente è stato commissionato per valutarne l’impatto a lungo termine. Nessuna istituzione autonoma monitorerà l’attività della Sherritt. E ai danni all’ambiente si sommano le ingiustizie.
Agli agricoltori malgasci è proibito il “tavy”, la pratica tradizionale di bruciare la vegetazione per ricavare terreno coltivabile, per loro fonte di sussistenza. La distruzione della foresta è concessa però alla compagnia canadese. Come tutti i governi dei paesi poveri, la Repubblica malgascia si trova tra l’incudine dello sviluppo e il martello della conservazione. E gli investitori stranieri sembrano approfittarne.
Mentre la costruzione delle infrastrutture estrattive di Ambatovy è ormai avviata, la coreana Daewoo Logistics sta prendendo in concessione nel paese un’area di terreno agricolo grande come metà del Belgio. Dove produrre 5milioni di tonnellate di mais all’anno e 500mila di olio di palma. La Corea del Sud è uno dei paesi più densamente popolati del mondo. Che la carenza di terreni coltivabili rende maggior importatore mondiale di mais. A farne le spese saranno le popolazioni malgasce: l'area data in concessione rappresenta quasi la metà del terreno agricolo del paese.
fonte: lanuovaecologia.it
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