Il riscaldamento della superficie terrestre è un problema globale. Però in Italia l'allarme è ancor più rosso, se si pensa che negli ultimi cento anni la temperatura nel nostro Paese è cresciuta di un grado, contro lo 0,74 della media mondiale. A rivelare questo dato è uno studio del Cnr, il centro nazionale delle richerche, contenuto nel volume presentato questa mattina a Roma nella sede dell'istituto. Con il suo studio, il Cnr anticipa la conferenza nazionale sul clima, il prossimo 12-13 settembre a Roma. E' un contributo che mette insieme le principali ricerche su clima e ambiente, 205 articoli realizzati da circa 500 studiosi. "Il volume", spiega il direttore del Dta del Cnr, Giuseppe Cavarretta, "fornisce una rassegna dei risultati ottenuti, sia sulle problematiche generali ancora aperte, sia sugli effetti locali dei cambiamenti climatici". Le ricerche sul clima negli ultimi decenni hanno avuto una crescita esponenziale a livello internazionale, e l'Italia vuole fare la sua parte. E' Michele Colacino, del dipartimento Terra e Ambiente, a spiegare le possibili cause del maggior riscaldamento italiano. La prima riguarda "l'aumento della temperatura superficiale del Mar Mediterraneo, che diminuisce il suo effetto di raffreddamento invernale della temperatura". La seconda è più contingente: "Molte stazioni per il rilevamento della temperatura sono ubicate all'interno delle città, per cui i dati potrebbero risentire delle isole di calore e dell'aumento delle dimensioni delle città". Le ondate di calore aumentano, le piogge diminuiscono. Il numero dei giorni caldi registrati nei mesi estivi, da giugno a settembre, è passato dal 10% del decennio 1960-70 al 60% del decennio 1990-2000. Le precipitazioni, al contrario, negli ultimi 50-60 anni, si sono fortemente ridotte: nell'Italia meridionale piove il 12-13% in meno, in quella settentrionale la diminuzione è compresa tra 8 e 9%.
Un altro trend è molto interessante: le precipitazioni leggere o moderate (inferiori a 20 millimetri al giorno) calano, le piogge intense o torrenziali (maggiori di 70mm/g) crescono in maniera intensa. Dati che comportano per l'Italia una doppia penalizzazione: diminuisce l'acqua come risorsa e aumentano gli eventi estremi, quelli che provocano alluvioni, esondazioni, frane, smottamenti e altri dissesti idrogeologici. Il Cnr analizza poi singoli casi: l'aumento delle alluvioni nel bacino dell'Arno, il raffronto tra Roma e Firenze per le emissioni-serra, le piogge in Calabria, la grandine in Toscana. E le conseguenze sulla fauna: il rischio estinzione per lo stambecco nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e la fluttuazione delle sardine in relazione ai cambiamenti climatici. Anche le acque profonde del Lago Maggiore si stanno riscaldando, mentre Pianosa, nell'arcipelago toscano, può essere considerata un pozzo per la Co2, perché l'assorbimento supera le emissioni. L'isola è un laboratorio talmente interessante da aver spinto il Cnr a creare un Pianosa Lab. Per dare rispondere adeguate alla sfida del riscaldamento globale il ruolo della ricerca scientifica è essenziale. Ecco perché dal professor Franco Prodi, direttore dell'istituto Ibimet Cnr di Bologna, parte un invito alle giovani generazioni: "Il ruolo della ricerca non è mai sufficiente. Dobbiamo convincere i giovani che è questa del clima la sfida del secolo, che la scienza è ancora bella e utile". Altro che finanza creativa, è nella ricerca il futuro del Paese.
fonte: repubblica.it
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lunedì 10 settembre 2007
"L'Italia si scalda più del resto del mondo"
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