Non ci sono solo le leggi d'iniziativa popolare presentate da Beppe Grillo a movimentare l'orizzonte politico. Da una settimana è partito infatti un altro grande tentativo di "democrazia dal basso", altrettanto importante e ambizioso, anche se per il momento meno pubblicizzato. E' quello contro gli Ogm. "Gli Ogm in Italia non li vuole nessuno, ormai dovrebbe essere chiaro, ma invece non lo è: per questo vogliamo nuovamente chiedere ai cittadini cosa ne pensano". Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia, sintetizza così l'adesione della maggiore catena italiana di grande distribuzione alimentare a "Liberi da Ogm", la mobilitazione coordinata dalla Fondazione diritti genetici di Mario Capanna e sostenuta da una coalizione di associazioni senza precedenti che va dagli ambientalisti ai consumatori, dalla Coldiretti alle Acli, dalle Coop alle associazioni della piccola e media impresa, dai Verdi ai donatori di sangue dell'Avis. In tutto una trentina di sigle che in questi giorni si stanno dando da fare per raccogliere tre milioni di adesioni. Una campagna uguale in tutto e per tutto a una mobilitazione referendaria, con tanto di quesito da sottoporre ai cittadini, anche se alla fine non ci sarà un vero voto. Nessuna legge italiana regolamenta infatti in pochi articoli la coltivazione e la commercializzazione dei prodotti geneticamente modificati. Impossibile quindi indire una consultazione popolare "tradizionale" per bandire dai campi, dai supermercati e dalle tavole degli italiani il cibo Ogm. Ma l'obiettivo resta comunque questo. E della questione saranno investiti i cittadini che sino al 15 novembre parteciperanno a manifestazioni, convegni e incontri organizzati in tutta Italia.
"Vuoi che l'agroalimentare, il cibo e la sua genuinità siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da Ogm?". Il quesito sul quale si chiede agli italiani di esprimersi è questo e per farlo ci si può collegare anche al sito www.liberidaogm.it. Una domanda alla quale nelle speranze dei promotori dovrebbe arrivare una valanga di "sì", spingendo il mondo politico ad abbracciare un diverso modello di sviluppo agroalimentare, basato su tipicità e qualità, sgombrando il campo da qualsiasi incertezza sugli eventuali rischi ambientali legati alla contaminazione delle colture tradizionali. Dure critiche all'iniziativa partita dalla Fondazione diritti genetici arrivano però dal mondo accademico. "La ricerca scientifica pubblica italiana - afferma Roberto De Fez, dell'Istituto di Genetica e Biofisica del Cnr di Napoli - con due documenti sottoscritti da diecimila scienziati è unita nel dire che non ci sono rischi né per la salute né per l'ambiente dall'uso di piante Gm, anzi, queste si sono dimostrate più sicure delle piante coltivate tradizionalmente. L'interesse che tiene insieme la coalizione di Capanna è quello di giustificare l'innalzamento dei prezzi dei prodotti alimentari che già ora subiscono i consumatori".
fonte: repubblica.it
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lunedì 24 settembre 2007
Manifestazioni e voto online entra nel vivo la battaglia anti-Ogm
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