martedì 12 giugno 2007

Eco - Sepolcri

C'E' CHI sceglie il cartone perché può essere decorato con disegni e chi il bambù perché è più elegante; i produttori invece si stanno industriando a creare forme piacevoli in materiali bioplastici: stiamo parlando di bare ecologiche, ovvero biodegradabili al 100%. E sì, perché ai tempi della coscienza ambientalista le responsabilità nei confronti del pianeta vanno mantenute anche post-mortem. Da Londra a New Delhi gli ecologisti si stanno impegnando a limitare l'impatto ambientale della loro attività fino alla fine. Insomma, anche da morti inquiniamo eccome. Così, allarmata dal surriscaldamento del pianeta, un'associazione indiana per la tutela dell'ambiente sta promuovendo un nuovo tipo di pira funeraria. Nel Paese a maggioranza induista, infatti, la cremazione totale del corpo è considerata la via per liberare l'anima. Ecco che ogni anno vengono cremate quasi dieci milioni di salme su roghi fatti con la legna, per un totale di 50 milioni di alberi abbattuti, 500 tonnellate di ceneri gettate nei corsi d'acqua e 8 milioni di tonnellate di CO2 emessa. Dopo anni di trattative con le autorità religiose, amministrative ed ecologiste l'ingegnere Vinod Kumar Agarwal è finalmente riuscito a far passare la sua invenzione: una pira ecologica strutturata come un caminetto - sovrastato, evidentemente, da una statua di Shiva - che ha il duplice vantaggio di trattenere le ceneri e favorire una combustione più rapida ed efficace. Basti pensare che se per una cremazione classica servono più di 400 chili di legna, con il nuovo tipo di braciere ne occorrono meno di 100. Per il momento l'associazione che fa capo all'ingegnere Agarwal è riuscita a piazzare 40 di questi strumenti in tutto il Paese e spera di raddoppiare le vendite quest'anno.
Intanto, da quest'altra parte del mondo, gli ambientalisti cercano di prendere i loro provvedimenti, almeno quelli considerati più appropriati a riti religiosi che prevedono la sepoltura. In Gran Bretagna il 64% delle persone si è detto favorevole a 'funerali verdi' e già molti sono quelli che si rivolgono a nuove pompe funebri che offrono bare a scarso impatto ambientale e la collocazione in aree cimiteriali naturali (foreste e campi). Secondo il Natural Death Center - l'organismo britannico che si occupa di funerali alternativi - dal 2000 ad oggi il numero di siti disponibili per una sepoltura ecologica (dove in luogo di lapidi vengono piantati alberi) è raddoppiato, e ogni anno oltre 9.000 persone li scelgono come sede per l'eterno riposo. "Un trend in crescita che coinvolgerà 20.000 persone nel 2010", dice Mike Jarvis, direttore del centro. Ma non è tutto perché il pacchetto prevede anche la bara 100% biodegradabile: cartone riciclato illustrato con pittura biodegradabile, oppure il più raffinato bambù intrecciato. La ditta Ecopod fa sapere di aver venduto 500 bare in cartone nel 2006: "E la vendite crescono del 20% - confermano i vertici dell'azienda - Entro la fine dell'anno ci lanceremo sul mercato americano e canadese". E del resto, superati i primi tabù, il mercato europeo può dirsi già sensibilizzato all'argomento. Nuove agenzie funerarie e associazioni no-profit stanno nascendo per offrire questo tipo di servizi a chi vuole abbassare, anche dopo l'ora fatale, il personale 'carbon foot print': in Olanda, in Polonia, in Cecoslovacchia. Viene dalla Svezia però la proposta che potrebbe definirsi come la più radicale in materia. "Quando un organismo biologico muore, possono accadere tre cose: che ritorni ad essere terra, che marcisca, che bruci. Ebbene - spiega la biologa Susan Wiigh-Masak, ideatrice del metodo "Promessa" - delle tre opzioni possibili noi esseri umani abbiamo praticato sempre e solo le ultime due". A partire da questa constatazione e dal desiderio di un ritorno dell'uomo al ciclo della natura nel modo più rispettoso possibile, la ricercatrice svedese dal 1999 persegue una vera e propria missione ambientalista, diffondendo un sistema per trasformare velocemente le spoglie terrene in fertilizzante. La tecnica tutta naturale prevede l'eliminazione dell'acqua e il successivo rapido congelamento del corpo. "L'interesse per questo metodo da parte di organismi governativi e religiosi di tutto il mondo è stata fortissima. Al punto che alcuni Paesi come la Corea del Sud e il Sud Africa sono già intervenuti sulla legislazione per rendere praticabile il metodo di Promessa. Il messaggio etico di un ritorno all'energia della terra è quindi passato". In Italia il fenomeno si fa appetibile commercialmente. La Coccato&Mezzetti di Novara ha ottenuto ad aprile l'autorizzazione ministeriale a commercializzare bare in Materbi, una bioplastica ricavata dal mais che si dissolve gradualmente nell'ambiente senza danneggiarlo. "Si pensi che ogni anno perdiamo 50 chilometri quadrati di foreste per produrre legna destinata ai riti funerari - dice Pasquale Coccato - Senza contare il fatto che zinco, vernici e altri materiali con cui normalemente si rifiniscono le bare e i vari oggetti di culto (croci, rosari, eccetera) restano nel terreno per sempre, rilasciando sostanze velenose". Ma in Italia l'ondata ambientalista si sposa anche con il riconosciuto primato nostrano nel design. E così due designers milanesi hanno creato Capsula mundi, un grande contenitore dalla forma di un uovo,- totalmente biodegradabile perché realizzato in amido - nel quale il corpo viene posto in posizione fetale. Una volta inserito nel terreno, come se si trattasse di un bulbo vegetale che germoglierà, sulla sua sommità viene piantato un albero, scelto dalla persona prima di abbandonare i suoi cari ed affidato alle loro cure. Anzi, nel blog relativo circolano già i testamenti-ecologici, per affidare il ricordo terreno di sè a un mandorlo, a un eucalipto oppure a un cactus. Quella del bosco sacro, insomma, rimane senz'altro la soluzione più apprezzata tra i morituri eco-consapevoli.

fonte: repubblica.it

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