Troppo lento l'andamento della riforma delle pensioni in Italia: a sostenerlo è ancora una volta l'Ocse, nel suo ultimo rapporto "Pensions at a glance" presentato oggi a Parigi. "Le riforme del 1995 in Italia - si legge nel rapporto - inizieranno a fare effetto solo sulle persone che andranno in pensione a partire dal 2017". Tuttavia l'Italia ha contestato l'analisi, esprimendo, si legge nella presentazione dello stesso rapporto, "seri dubbi" sull'adeguatezza dei dati e quindi sulla comparabilità dei risultati. I dati di base sull'età di entrata nel mercato del lavoro e sulla durata della vita lavorativa, secondo l'Italia, sono diversi da quelli utilizzati a livello europeo e differiscono dalle norme del mercato del lavoro italiano. "L'Italia pensa - si legge nel Rapporto - che le interpretazioni basate su questi dati possano essere fuorvianti". Secondo l'Ocse in Italia il livello della pensione media è - nella situazione attuale - pari al 67,7% del reddito medio singolo (media Ocse 57,5%) e la ricchezza pensionistica (il valore complessivo della pensione percepita espresso come multiplo del reddito medio lordo annuo), è pari a 9,9 in media per un uomo (Ocse 9,2) e a 10,8 per le donne (10,7). Il che si traduce in una ricchezza pensionistica media di 217mila dollari per gli uomini e 293mila per le più longeve donne, contro medie Ocse rispettivamente di 301mila e 359mila. Nel giudizio dell'Ocse, il sistema italiano andrebbe riformato aumentando l'equità tra i lavoratori che vanno in pensione a età differenti, prevedendo assegni più leggeri per chi si ritira prima e più pesanti per chi lascia il lavoro più tardi. Il rapporto sottolinea come la maggior parte dei Paesi Ocse preveda il ritiro dal lavoro per gli uomini a 65 anni e come la Francia sia il Paese con l'età di pensionamento più bassa a 60 anni (per l'Italia dal 2008 i 60 anni per gli uomini scattano solo in caso di 35 anni di contributi con la pensione di anzianità). L'Ocse sottolinea anche come diversi Paesi come l'Australia, Belgio, Portogallo e Regno Unito stia riequilibrando le età di pensionamento tra uomini e donne mentre siano rimasti solo in quattro i Paesi (oltre l'Italia il Messico, la Polonia e la Svizzera) che prevedono di avere età diverse di ritiro tra uomini e donne anche nel lungo periodo.
fonte: repubblica.it
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venerdì 8 giugno 2007
Pensioni, per l'Ocse riforme troppo lente
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