In Italia, è il settore termoelettrico a emettere la maggiore quantità di CO2 in atmosfera. In testa, il gigante Enel. Lo rivela la classifica dei principali gruppi industriali italiani soggetti alla direttiva europea sull'Emission Trading elaborata da Greenpeace sui dati della Commissione Europea. Dal 1990 a oggi le emissioni di gas serra sono cresciute del 13 per cento circa. E milioni di tonnellate di CO2 separano l'Italia da Kyoto.
Nel mercato delle emissioni l'Italia acquista solamente. Fra il 2005 e il 2006 le emissioni complessive sono aumentate da 225,8 a 227,1 milioni di tonnellate di Co2. Le misure adottate dal governo non sono quindi riuscite neanche a stabilizzare emissioni che dovevano essere ridotte. A seguire l'Enel ci sono gli altri gruppi elettrici: Edison, Endesa, Edipower, Enipower, Tirreno Power. Al secondo posto c'è il settore del cemento. Un segnale positivo arriva dai gruppi petroliferi e dalle grandi acciaierie.
Visualizza la classifica.
È evidente che a determinare il deficit ambientale italiano sono le centrali elettriche, a carbone e a gas. A dicembre scorso gli attivisti di Greenpeace scalavano la centrale Enel di Porto Tolle per dire No al ritorno al carbone e chiedere all'Enel e al Governo impegni concreti per ridurre le emissioni di CO2. Oggi, valutando i dati della classifica, è chiaro che il governo non sta operando nella direzione giusta. Mentre Enel dichiara di voler convertire a carbone ben quattro impianti termoelettrici.
fonte: greenpeace.it
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venerdì 13 luglio 2007
Emissioni di C02 in Italia: i buoni e i cattivi
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