Però quelli che ieri stavano nel governo Berlusconi se li ricordano bene tutti i no del sindacato e in particolare della Cgil alle proposte che andavano nella direzione di alleggerire il prelievo sulle retribuzioni. Roberto Maroni (Lega), ex ministro del Lavoro, non riuscì a condurre in porto il taglio di 5 punti sui contributi per i nuovi assunti a tempo indeterminato. E oggi, pur dicendosi d’accordo con l’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil, resta diffidente nei confronti di Epifani: «Credo che la sua sia più una mossa tattica per recuperare consenso verso la base che altro. Perché sia lui sia Cofferati hanno sempre contrastato ogni riduzione delle tasse decisa dal governo Berlusconi».
Più indulgente Gianni Alemanno (An), ex ministro delle Politiche agricole: «La manifestazione è più che giustificata perché, proprio a causa del peso eccessivo delle tasse sui redditi medio bassi dei lavoratori dipendenti, molte famiglie hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Finalmente pure la Cgil si rende conto che il reddito dei lavoratori non si difende solo col conflitto in azienda, ma anche con la riduzione delle tasse. Spero che per loro sia la fine di un tabù». Giuliano Cazzola, presidente del comitato per la difesa della legge Biagi, di area forzista, ha fatto due conti: «Su 100 euro di retribuzione lorda, il costo del lavoro è pari a 144,5 euro e la retribuzione netta a 72 euro. Per aumentare il netto non ci si può affidare solo alla contrattazione. Il sindacato lo ha capito e ha imboccato la strada giusta».
Cazzola, che ha alle spalle una lunga carriera ai vertici della Cgil di Luciano Lama e Bruno Trentin, sottolinea che per il sindacato rosso si tratta di «cambiamento culturale forte, perché la sinistra ha sempre avuto una concezione statalista ed egualitaria per cui far pagare le tasse è bello perché si garantiscono più servizi». Se questo cambiamento culturale ci sarà davvero, superando le esigenze tattiche del momento (la necessità di sostenere i sì al referendum sull’accordo del 23 luglio), si potrà aprire un dialogo col centrodestra, dice Brunetta. «Il tema della riduzione delle tasse è indiscutibilmente nostro. In particolare di Forza Italia. E nel nostro partito c’è anche quella cultura delle relazioni sindacali che non c’è negli altri partiti del centrodestra e ormai nemmeno in quelli di sinistra, dove al massimo si trovano ex sindacalisti che, come sanno bene Cgil, Cisl e Uil, non sono imigliori interlocutori.Noi abbiamo sempre mantenuto un rapporto costruttivo con Cisl e Uil, ma siamo interessati a recuperare un rapporto anche con la Cgil, se supererà la pregiudiziale ideologica nei nostri confronti». Però, osservano dal centrodestra, perché si possa costruire un legame più saldo col sindacato, Cgil, Cisl e Uil dovrebbero essere conseguenti con l’iniziativa sul fisco più leggero. «Se imboccano questa strada — dice Cazzola — allora devono sapere che essa non è compatibile con un welfare vecchio e pesante come quello che abbiamo ». Aggiunge Della Vedova: «Non puoi chiedere 10 miliardi al governo per finanziare le pensioni d’anzianità con l’aumento dei contributi e poi chiedere un salario netto più alto».
fonte: corriere.it
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