Il ritrovamento di tre orsi marsicani (fra cui il famoso Bernardo) in Abruzzo pone interrogativi seri come il ritrovamento di qualche giorno fa, sul Pollino, di un pino loricato bruciato
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Nel territorio montano di Gioia dei Marsi (L'Aquila) nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, sono stati trovati i resti dell'Orso Bernardo, della sua compagna e di un terzo esemplare. Sono finiti così, forse avvelenati, i simboli del Parco.La fama dell'orso marsicano Bernardo aveva travalicato i confini nazionali tanto che la miliardaria americana Jenny, aveva destinato lo scorso anno un milione di euro al parco, al Corpo forestale e alla Sapienza di Roma per la ricerca e la conservazione dell'orso marsicano. Non si sa quanti esemplari di orso vivano ancora, se secondo una stima potrebbero essere tra i 30 ed i 50. L'uccisione degli orsi è un fenomeno che colpisce ininterrottamente il parco dal 2002. Piuttosto che piangere ancora sulla «poesia» sarebbe il caso che i responsabili del Parco varino azioni concrete. Perché se il numero, dall'epoca del lancio (1969), è aumentato e quindi gli orsi vengono accusati di uscire dai confini del Parco per cercarsi il cibo è segno che l'equilibrio al suo interno è saltato. Da qui la necessità di un intervento intelligente.Perché se si attirano gli orsi con esche olfattive a base di pollame e pesce è evidente che la loro «maleducazione» e i «vizietti» presi dalla massiccia antropizzazione prima o poi faranno dell'orso un animale fuori controllo. È quanto sottolineava in un'intervista Franco Tassi. Cose che la dirigenza di un Parco dovrebbe conoscere.Viene da chiedersi, però, che cosa stia succedendo nei Parchi. Questa notizia, infatti, non può che ricordarci quella di pochi giorni fa, del ritrovamento sul Parco del Pollino di un pino loricato bruciato.La distruzione dei simboli naturali di una zona sono la prova di un profondo distacco fra gli abitanti e il proprio territorio, segnalano una sostanziale incapacità dei responsabili delle aree protette a comunicare con i cittadini e a valorizzare i beni per cui sono stati nominati amministratori.Se un Comune è mal gestito, prima o poi i cittadini fanno sentire la loro voce o hanno la possibilità di «punire» con il voto il cattivo sindaco. Ma in un parco, gli animali o le piante non possono ribellarsi, non possono manifestare. La «punizione» però per un ambiente più povero arriva per tutti e soprattutto per i nostri figli.
fonte: vglobale.it
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mercoledì 3 ottobre 2007
Parchi allo sbando – I simboli diventano bersagli
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