Obiettivo che nelle intenzioni dell'amministrazione americana dovrebbe essere raggiunto attraverso interventi su base volontaria e soprattutto incentivando innovazioni tecnologiche, ma senza introdurre nuove tasse e senza rinunciare alle inquinanti centrali elettriche a carbone. Una posizione che sembra un preciso altolà alla possibilità, in discussione in questi giorni nell'Unione Europea, di introdurre dazi d'importazione per le merci prodotte senza attenzione alla riduzione delle emissioni che alterano il clima.
La mini-svolta della Casa Bianca era nell'aria già da alcuni giorni, con gli osservatori politici a Washington impegnati a coglierne e anticiparne l'esatta portata. La portavoce Dana Perino ieri aveva chiarito: "L'intervento del presidente non fisserà traguardi precisi, sarà un discorso incentrato sulla necessità di individuare le strategie e i principi con cui affrontare i problemi del futuro".
Resta ferma quindi l'opposizione di Bush a qualsiasi obbligo o vincolo legislativo, come quelli fissati nel Protocollo di Kyoto che Washington, unica tra le grandi potenze, rifiuta di ratificare sia nella prima versione in scadenza nel 2012, sia nel rinnovo per il periodo successivo con il coinvolgimento dei grandi paesi emergenti, come Cina, India e Brasile.
Il discorso del presidente Usa annunciato per oggi sembra anzi porsi in netta alternativa all'approccio verso il problema dei cambiamenti climatici contenuto nel trattato internazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra. La novità positiva consiste invece nel fatto che non solo Bush non nega più l'esistenza del riscaldamento globale e i rischi che comporta per il Pianeta, ma "addirittura" auspica un taglio netto delle emissioni.
fonte: repubblica.it
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