Rivoluzione architettonica in nome dell'ambiente: le nuove chiese in Italia e nel mondo dovranno essere ecocompatibili. In un convegno concluso a Roma mercoledì scorso, i vertici della Conferenza episcopale hanno dettato le nuove linee operative edilizie a cui dovranno attenersi diocesi, parrocchie e comunità religiose. Un vero e proprio piano operativo in materia di costruzioni sacre che ha nella bioarchitettura il tratto più caratterizzante: alla Cei assicurano che si potrà ottenere un risparmio energetico calcolabile dal 30 al 70 per cento.
Nello stesso convegno Cei, dal titolo "Costruire bene per vivere meglio - Edifici di culto nell'orizzonte della sostenibilità", sono stati varati analoghi criteri architettonici che dovranno essere applicati anche per il restauro e la ristrutturazione degli edifici di culto ubicati nei centri storici che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono dotati di grande valore artistico.
Un immenso patrimonio storico-edilizio - fatto di cattedrali, chiese di città e cappelline di campagna, antichi conventi, cenacoli e comunità parrocchiali -, al quale guardano con crescente interesse anche quei progettisti-restauratori che operano seguendo i dettami della bioarchitettura più avanzata caratterizzata da tecniche e uso di materiali da costruzione concepiti per la salvaguardia ambientale degli spazi e delle strutture portanti.
Nella sua prolusione, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la Cultura (vale a dire, "ministro" dei beni culturali del Papa) ha parlato del rapporto esistente tra l'architettura sacra e la tradizione biblica. Nutrita la rappresentanza di architetti ed ingegneri, tra i quali l'architetto Marco Sala, docente dell'università di architettura di Firenze e presidente del Centro Abita Interuniversitario a cui fanno capo le facoltà di architettura di Milano, Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Reggio Calabria.
Sala ha illustrato il "progetto-pilota" per la costruzione di nuove chiese e il restauro di edifici antichi che la Cei ha fatto redigere per portare all'attenzione di tutte le parrocchie italiane. "Si tratta - ha spiegato il progettista fiorentino - di due proposte progettuali" realizzate per il restauro di due chiese ubicate nel centro storico di Bari, una costruita negli anni '80, la Chiesa del Buon Pastore - e quindi con linee architettoniche moderne - e un'altra, più antica, di epoca medievale.
"Due esempi di intervento di ristrutturazione di edifici sacri di epoche storiche totalmente differenti - ha precisato Marco Sala - realizzati entrambi con criteri ecologici, che potranno essere presi ad esempio dai progettisti che saranno chiamati ad erigere nuove chiese o a intervenire su edifici storici". In verità, al convegno è stato fatto notare che il concetto di bioarchitettura sacra ha già fatto capolino in complessi balzati recentemente agli onori della cronaca internazionale.
Ad esempio a S.Giovanni Rotondo, nella nuova basilica di S.Pio da Pietrelcina disegnata da Renzo Piano, e nella Chiesa del Giubileo delle Tre Vele progettata da Maier a Tor Tre Teste a Roma. "La novità è che ora la Cei vuole che i criteri di difesa dell'ambiente e di rispetto ecologico vengano applicati sistematicamente in tutte le parrocchie e in tutte le diocesi", hanno puntualizzato i responsabili dell'edilizia di Culto della Cei. Come dire, per l'architettura sacra è scoccata l'ora del cambiamento a favore della tutela ambientale. La Chiesa italiana si è già organizzata. Ma presto, si dovrà accodare tutta la cattolicità universale spinta da papa Ratzinger. Parola di monsignor Ravasi.
fonte: repubblica.it
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giovedì 17 aprile 2008
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