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La Gran Bretagna compie un altro passo in avanti verso la nascita delle nuove 10 ecocittà fortemente volute dal premier Gordon Brown. Il governo, infatti, ha rivelato la lista delle 15 località 'papabili' per la costruzione delle future città a basso impatto ambientale - alcune delle quali avranno tra le 15 e le 20mila unità abitative. Le dieci località finaliste verranno rese note entro i prossimi sei mesi. Si va da Rossington, nel centro nord dell'Inghilterra, a Imerys, in Cornovaglia, estremo sudovest. Le nuove case amiche dell'ambiente saranno dunque costruite con materiali riciclati, utilizzeranno il fior fiore delle tecnologie disponibili per alimentarsi attraverso energia rinnovabile, ridurre gli sprechi e non emettere CO2. Nei piani del governo, poi, le eco-città dovrebbero in parte - con quote che si aggirano tra il 30-40 per cento del totale - venir riservate ai bassi redditi. "In un colpo solo - ha spiegato Caroline Flint, sottosegretario all'Edilizia - si ridurrà la morsa del riscaldamento globale e della carenza di abitazioni, andando in contro al desiderio di migliaia di famiglie che vogliono acquistare una casa". E se tutto andrà come deve, metà degli insediamenti verranno finiti entro il 2016, mentre i restanti cinque entro il 2020. Il piano, che una volta a regime dovrebbe consegnare circa 240 mila unità, ogni anno, ai potenziali acquirenti britannici, è paragonabile solo a quello messo in essere negli anni '60. Per evitare, poi, gli errori commessi nel passato - la classica colata di cemento - il governo darà vita ad una commissione di esperti che sottoporrà gli imprenditori dell'industria edilizia a test stringentissimi prima di ammetterli alla gara d'appalto. "Dovranno raggiungere i più alti standard nel campo della sostenibilità e creatività - ha detto ancora la Flint - per aggiudicarsi le gare: la commissione spingerà gli esami sino ai limiti". Eppure persiste uno strascico di critiche e perplessità. Per le sigle ambientaliste la collocazione delle ecocittà è, in parte, il vero tallone d'Achille del piano: situandosi al di fuori dei centri abitati, infatti, gli eco-abitanti del prossimo futuro dovranno comunque spostarsi per andare al lavoro. La paura, dunque, è che se si risparmia inquinamento da un lato, si aumenta dall'altro con l'uso delle automobili. Per i Conservatori, invece, il problema sta sì nella scelta delle zone su cui costruire i nuovi insediamenti ma per ragioni differenti. "Noi appoggeremo sempre la nascita di centri eco-sostenibili", ha detto Grant Shapps, dei Tory, "ma mi rincresce notare che molte delle zone indicate su questa lista corrispondono ad aree verdi, e quindi mettono in allarme la popolazione locale". fonte: lanuovaecologia.it |
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venerdì 4 aprile 2008
La carica delle ecocittà
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