Tanto che, per il momento, l'unica "trovata" - come la definisce in modo sprezzante l'opposizione di nazionalisti e popolari - è l'approvvigionamento di acqua con l'impiego di treni e navi. La compagnia ferroviaria Renfe ha assicurato che ne potrà trasportare un milione di litri da Tarragona a Barcellona utilizzando i vagoni normalmente adibiti al trasporto di latte e alimentari.
Ma una quantità ancora maggiore potrà arrivare alla capitale catalana su navi cisterna provenienti dai porti di Carboneras (nella provincia andalusa di Almería), da Marsiglia e dalla stessa Tarragona. Navi da trasporto di grandi dimensioni, ognuna delle quali, caricando 500 vagoni cisterna, dovrebbe poter portare fino a 28mila metri cubi d'acqua. L'amministrazione regionale sta valutando la possibilità di utilizzare anche altri porti vicini, per evitare il collasso del primo scalo catalano e incrementare la capacità ricettiva, mentre il sindaco di Barcellona, il socialista Jordi Hereu, non nasconde la propria preoccupazione e assicura che non ha intenzione di "passare la vita guardando il cielo per vedere se piove".
Piove poco, in effetti, e le previsioni che parlano di una primavera con parecchie precipitazioni non sembrano rassicurare nessuno. Per il momento, sulla Catalogna splende il sole e l'acqua comincia a scarseggiare. Le soluzioni, quelle vere, a lunga scadenza, fanno discutere e infiammano il dibattito politico. La Generalitat propone, seppure come "male minore", di deviare le acque del fiume Segre, un affluente dell'Ebro, in modo da aumentare il livello del bacino idrico di La Baells, uno dei tre che riforniscono l'area metropolitana di Barcellona. Ma, commentando la situazione da Bucarest, dove partecipa al vertice della Nato, il premier José Luís Rodríguez Zapatero, ha negato che questa possa essere una soluzione efficace. Esistono altre opzioni, secondo il capo del governo, "più utili, rapide e moderne, che sono quelle che verranno avviate".
La siccità ha provocato una situazione di allarme nel settore turistico, che teme di subire in modo disastroso le conseguenze della crisi. "Se ci saranno tagli all'erogazione idrica potremo dire addio al turismo", sostiene il presidente degli albergatori Jordi Clos. E a temere il peggio sono soprattutto i responsabili dei grandi parchi dei divertimenti catalani, come Port Aventura, motore turistico della Costa Dorada, quattro milioni di visitatori all'anno. Senz'acqua, sarebbero costretti a chiudere.
fonte: repubblica.it
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