giovedì 3 aprile 2008

L'Ipcc accusato di superficialità

Secondo alcune università nordamericane il rapporto Onu sui cambiamenti climatici ha sottovalutato il bisogno di nuovi sforzi sui tagli delle emissioni di gas serra. «Alcuni scenari sono da irrealistici e altri irraggiungibili: anziché un calo si prevede una crescita dell'intensità dell'energia e del carbonio»/ La replica Ipcc:
«Il dibattito è aperto»
Tribù per il clima: 1 - 2

Superficialità, eccesso di ottimismo, ipotesi pericolose: sono le accuse che piovono sul quarto rapporto di valutazione sul riscaldamento globale messo a punto dal Comitato intergovernativo dell'Onu sul mutamento climatico, Ipcc. Le critiche arrivano da un commento pubblicato su Nature dall'Università americana del Colorado a Boulder, dall'Università canadese McGill di Montreal e dal Centro nazionale americano per gli studi sull'atmosfera. In sostanza il rapporto Onu ha sottovalutato il bisogno di nuovi sforzi sui futuri tagli delle emissioni di gas serra.

Gli scenari prospettati infatti danno per scontato che il comportamento del cosiddetto "business as usual" includerà continui e significativi aumenti dell'efficienza energetica e allo stesso tempo la diminuzione delle emissioni di carbonio necessarie per la produzione di energia. Secondo Roger Pielke, Tom Wigly e Christopher Green, il quarto gruppo di lavoro dell'Ipcc, l'organismo ufficiale che fornisce l'informazione scientifica per le deliberazioni della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc), nell'elaborazione degli scenari presuppone un "significativo" cambiamento tecnologico e quindi la diffusione di strumenti nuovi ed avanzati.

Come nello scenario di riferimento intermedio, dove si assume che il 77% della riduzione delle emissioni arrivi spontaneamente, mentre il rimanente 23% richiederà specifiche politiche puntate sulla decarbonizzazione dell'economia. Inoltre, spiega l'articolo di Nature, alcuni scenari Ipcc sono da considerare irrealistici e altri irraggiungibili, visto che gli ultimi trend dell'economia globale vedono una crescita piuttosto che un calo, dell'intensità dell'energia e del carbonio.

Il punto non è se l'innovazione tecnologica sia necessaria, perché lo è di certo, si legge nell'articolo, ma interrogarsi su quanto la politica dovrebbe motivare questa innovazione. Insomma, la partita sul clima potrebbe diventare un gioco rischioso se si dà per scontato che saranno gli avanzamenti tecnologici a sopportare il peso dell'obiettivo dei tagli delle emissioni future.

fonte: lanuovaecologia.it

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