NON SOLO CINA – Ma in generale il tema non chiama in causa solo la Cina, bensì molte economie in via di sviluppo: i Paesi ricchi stanno letteralmente inondando di spazzatura hi-tech i paesi del Terzo Mondo. Anziché impegnarsi nel riciclo e nello smaltimento, le nazioni industrializzate scaricano verso i Paesi poveri la responsabilità dello smaltimento. Computer, telefonini e televisioni che finiscono in discariche a cielo aperto o vengono bruciati, liberando sostanze molto tossiche per l’ambiente. Oltre alla Cina, il porto nigeriano di Lagos è uno dei più colpiti. Ma anche molte località indiane e africane.
MATERIALI TOSSICI – Gli attivisti stimano, per l’esattezza, che una percentuale che va dal 50 all’80 per cento delle 300-400 mila tonnellate di rifiuti elettronici prodotti finisca in Paesi privi di normative adeguate a questo proposito, alimentando un business pericoloso e immorale. Le sostanze più nocive contenute nella spazzatura elettronica sono il piombo e l’arsenio per i tubi catodici, il selenio e il cadmio. In generale per costruire un Pc sono necessarie sostanze tossiche in una quantità pari a dieci volte il suo peso. Come ha dichiarato Jim Puckett, della Basel Action Network, «stiamo preservando il nostro ambiente a spese del resto del mondo».
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