TRE MORTI E VENTI DISPERSI - Pesante il primo bilancio della sciagura: tre marinai morti, una ventina di dispersi, oltre 30 mila uccelli già morti ed altrettanti contaminati. Con la minaccia di una vera e propria catastrofe ambientale tra il mar d'Azov e il Mar Nero, collegati dallo stretto di Kerch, dove il gasolio si è già in parte depositato sui fondali o avanza con macchie lunghe un chilometro, causando anche le prime morie di pesci. E mentre continuano, in condizioni climatiche avverse, le operazioni di salvataggio e di riduzione del danno ecologico con tre elicotteri e una flotta di 26 navi, già cominciano a delinearsi le prime responsabilità.
LE RESPONSABILITA' - Tkaliov ha puntato il dito contro gli armatori e i capitani delle navi, in gran parte obsolete, per averle lasciate all'ancora nello stretto ignorando l'allarme meteo. «Una negligenza colposa inammissibile», ha sostenuto. Il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di inviare sul posto il premier Viktor Zubkov per verificare personalmente la situazione e prendere le misure più adeguate. Ma forse, avvertono gli ambientalisti, compresi gli esponenti del Wwf russo, è già tardi. In primo luogo perché la nafta, a causa del freddo, si è già adagiata sui fondali dello stretto, profondo meno di dieci metri, con conseguenze inevitabili per la fauna marina. Le prime vittime sono stati i volatili, dato che il luogo è un importante passaggio degli uccelli migratori in rotta verso il sud in questo periodo dell'anno. La zona è abitata anche dalle tartarughe del mar Nero.
ALLARME PER LA SITUAZIONE DEL MAR D'AZOV - Secondo gli ambientalisti la sciagura di non può che compromettere ulteriormente la situazione del mar d'Azov, già inquinato da alti livelli di materiale radioattivo, nonché da petrolio e metalli pesanti, come riporta il sito della tv Russia Today. Tonnellate di pesce in decomposizione, tra cui alcune specie geneticamente modificate, stanno diventando fenomeni familiari tra gli abitanti delle coste. Altre specie uniche si sono estinte. La salinità dell'acqua è salita del 3%. Per gli ecologisti bisognerebbe vietare la pesca commerciale per almeno 20 anni, ridurre di metà i trasporti marittimi industriali e bandire qualsiasi esplorazione di gas e petrolio. Altrimenti, di questo passo, sostengono, il mar d'Azov rischia di diventare un altro Mar Morto.
fonte: corriere.it
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