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Varese–Milano, Torino–Novara, Genova–Savona, Bologna–Verona, Roma–Ciampino, Bari–Barletta, Palermo-Messina. Sono alcune delle tratte pendolari più calde e le prime a essere sacrificate dalla Finanziaria 2008. «I pendolari italiani non sono disposti ad accettare la beffa di nuovi tagli, per cui sparirà dalle linee più frequentate 1 treno su 4. E soprattutto rivogliono i mille treni promessi e “scomparsi” dalla Legge di Bilancio. Per questo oggi manifestano con Legambiente davanti a Montecitorio» spiega in una nota l'associazione ambientalista. «Siamo di fronte a una Finanziaria ammazza-treni - denuncia Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - I 1.000 nuovi treni pendolari previsti nel piano industriale delle Ferrovie dello Stato approvato dal governo ora non hanno copertura economica. E adesso salta fuori anche l’ammanco di 425 milioni di euro per i contratti di servizio delle Regioni. Il che significa un taglio netto del 25% rispetto a quanto previsto per il 2008, come dire un treno in meno ogni 4. E proprio sulle linee pendolari più calde». L’esecutivo nel maggio scorso aveva annunciato che ci sarebbero stati mille nuovi treni per i pendolari entro il 2011, un progetto finalmente all’altezza dei problemi di chi si muove in treno nelle città italiane con un investimento complessivo di 6,4 miliardi, finanziato dallo Stato e dal Piano di investimento di Fs. E nella Finanziaria 2008 la prima tranche di 300 milioni di euro. Peccato che nel testo licenziato dal Senato di questi 300 milioni non ci sia nemmeno l’ombra. Nella legge di bilancio mancano le risorse per i contratti di servizio delle Regioni, quelli necessari per aggiornare il contratto di servizio stabilito nel 1999 (pari a 1.292 milioni di Euro) al tasso di inflazione (311milioni di euro) e per adempiere agli impegni stabiliti da Trenitalia con Governo e Regioni (100milioni di euro). Complessivamente si tratta di una riduzione rispetto al 2007 del 20% e invece rispetto a quanto previsto per il 2008 addirittura del 25%, pari alla cancellazione di un treno ogni quattro. Le ipotesi che circolano in casa Fs sono sostanzialmente due. Un aumento consistente del prezzo dei biglietti (15-20% l’anno per tre anni), oppure un taglio di convogli spalmato nelle diverse città interessate dal servizio regionale e metropolitano che, paradossalmente, per produrre risultati sarebbe proprio sulle linee più trafficate, perché nei cosiddetti “rami secchi” tagliare ancora significherebbe la chiusura dei binari. Legambiente, che anche quest’anno è accanto agli utenti ferroviari con la sua campagna Pendolaria (per un trasporto ferroviario locale più forte e più moderno), chiede che il Parlamento intervenga per ripristinare la copertura economica ai 1.000 treni e per ristabilire un ordine di priorità per gli investimenti nei trasporti. Perché non ha alcun senso investire nelle autostrade e abbandonare a se stesso il trasporto pendolare ferroviario gestito dalle Regioni con i contratti di servizio. Rivedere queste scelte ha tanto più senso perché il bacino della domanda pendolare è dieci volte superiore a quello che ogni giorno si sposta sui treni a percorrenza nazionale (2 milioni contro 200mila circa) e perché il trasporto locale su ferro contribuisce alla riduzione di traffico e smog nelle aree metropolitane italiane. fonte: lanuovaecologia.it |
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venerdì 30 novembre 2007
«Finanziaria ammazza-treni»
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