La settimana prossima, dunque, alla conferenza sul clima indetta a Bali dalle Nazioni Unite, la Germania vorrebbe giocare un ruolo di punta. Per convinzione. Ma anche perché Frau Merkel e il suo ministro dell'Ambiente Sigmar Gabriel sostengono che questa sia anche un'occasione per proiettare l'economia tedesca nel Ventunesimo Secolo, se è vero che quello legato all'ambiente, e in particolare quello delle energie alternative ai combustibili fossili, sarà uno dei business a maggiore crescita. La scommessa è alta. Il Programma Integrato per l'Energia e il Clima è la cornice entro la quale la signora Merkel fa rientrare i suoi obiettivi. In essenza, la cancelliera ha un piano per ridurre le emissioni tedesche di anidride carbonica del 40% (rispetto al livello del 1990) entro il 2020.
E vuole che in quell'anno le energie rinnovabili arrivino a coprire il 20% di tutte le fonti, dall'8% o 12% attuale (a seconda di chi fa i calcoli). Se riuscisse in questo secondo obiettivo, la Germania diventerebbe il modello globale di lotta al «pianeta caldo ». E conquisterebbe un vantaggio competitivo in fatto di tecnologie del vento, del solare, delle biomasse sugli altri Paesi. Il piano — che dovrebbe essere perfezionato nelle prossime settimane — consiste in regole per l'installazione di sistemi nuovi di riscaldamento, in ulteriori collegamenti per lo sfruttamento dell'energia eolica, nella produzione di automobili a bassa emissione o elettriche oppure a idrogeno. Le nuove costruzioni dovranno poi essere a basso consumo di energia e almeno in parte alimentate da celle solari, biogas e pompe di calore. Ovviamente, il piano va anche oltre le energie alternative: ma è in questo campo dove la scommessa è probabilmente più forte. La portata delle misure è ampia.
E va ad aggiungersi alla riduzione di emissioni già effettuata dalla Germania negli anni scorsi: dai 1.228 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente del 1990 ai circa mille del 2005 poi però saliti a 1.007 nel 2006. Così ampia che una parte consistente dell'industria vi si oppone. E che anche le associazioni degli inquilini hanno deciso di mobilitarsi contro: nel breve periodo, dicono, le energie alternative negli edifici sono troppo costose. Con il risultato che una parte dei ministri della Grosse Koalition cerca di frenare. Ma su questo la cancelliera ha giocato la sua reputazione e sostiene che la legge tedesca— che consente ai singoli condomini che producono energia solare in eccesso di rivenderla a prezzi vantaggiosi — offre già ora la possibilità di tenere bassi i costi delle energie alternative. Merkel e Gabriel sono convinti che questa spinta darà all'economia della Germania anni di vantaggio sulle altre. La ministra della Ricerca, Annette Schavan, ha appena lanciato un piano da un miliardo finalizzato a tenere insieme ricercatori e business e a tagliare i tempi di sviluppo dei prodotti innovativi nel campo delle energie rinnovabili. Infatti, i maggiori gruppi economici del Paese hanno iniziato a fare sul serio.
Molti hanno fissato obiettivi di riduzione delle loro emissioni. Altri hanno trasformato le energie rinnovabili in un settore d'affari. Il gruppo Thyssen ha una società controllata che è la numero uno al mondo in tecnologie per l'energia dal vento. La Bosch spende il 40% della sua ricerca per sviluppare prodotti legati al risparmio di energia e alle tecnologie che non usano combustibili fossili. La settimana scorsa, la Solar di Berlino ha vinto un contratto per costruire sei impianti di produzione dell'energia solare in Puglia. E casi del genere di imprese tedesche che vincono contratti nelle energie rinnovabili sono sempre più frequenti in tutto il mondo.fonte: corriere.it
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