giovedì 17 maggio 2007

Il Polo Sud comincia a sciogliersi

PASADENA (CALIFORNIA) - Il Polo Sud, fino ad oggi rimasto in apparenza estraneo al trend del surriscaldamento del pianeta riconducibile all'inquinamento, comincia a mostrare le prime crepe. L'occhio del satellite non sbaglia e gli scienziati hanno potuto riconoscere il dissolvimento di blocchi dislocati in punti diversi della zona ovest del continente. In tutto l'area coinvolta è vasta quanto la California. "L'Antartide ha mostrato fin'ora di resistere al riscaldamento, eccetto che per la zona della penisola antartica", dice Konrad Steffen, direttore del centro di ricerche di Boulder in Colorado che, sulla base di dati inviati dal satellite Nasa QuikScat, ha fatto la scoperta. "Adesso però si riconoscono i primi segni dell'impatto del surriscaldamento anche in questa parte del globo: si tratta del fenomeno più vasto riscontrato dal satellite negli ultimi 30 anni". I dati si riferiscono al periodo 1999-2005: pare sia bastata una settimana di caldo intenso due anni fa a ingenerare uno scioglimento della coltre più superficiale, poi ricongelatasi con le temperature notturne e con le successive nevicate. La preoccupazione maggiore degli scienziati è che la neve sciolta possa produrre crepe nei blocchi sottostanti, insinuandosi fino agli strati più profondi, determinando così il distacco di zolle bianche dal continente antartico e il loro scivolamento graduale nell'oceano. Il fenomeno non è stato registrato immediatamente proprio per il fatto che il manto più esterno è tornato a cristallizzarsi. L'aspetto superficiale appare quindi immutato. Gli strumenti del satellite però - gestito dagli scienziati del laboratorio Nasa di Pasadena, in California - funzionano sulla base di impulsi radar che vengono inviati sulla superficie di ghiaccio e ne misurano l' "eco" prodotta, "scannerizzandone" così lo spessore e mettendo in evidenza il processo di scioglimento e ricongelamento che li ha interessati.

I dati hanno permesso di vedere che si sono liquefatti strati in zone dell'entroterra distanti fino a 900 chilometri dall'oceano e ad altitudini (oltre i 1800 metri) che facevano escludere la possibilità di un fenomeno simile. L'Antartide costituisce la principale riserva d'acqua dolce del pianeta ed è pertanto fondamentale monitorarne costantemente l'evoluzione. E questo anche per l'innescarsi di un insieme di conseguenze dagli effetti per ora imponderabili: proprio il processo di scioglimento e riversamento negli oceani potrebbe, alterando il livello delle acque e il loro grado di salinità, traformare il sistema delle correnti e influenzare successivi mutamenti climatici.

fonte: repubblica.it

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