mercoledì 30 maggio 2007

Due Studi

Che la situazione sia terribilmente grave, si evince anche da due rapporti. Dall'«International Energy Outlook 2007», che presenta una valutazione fatta dalla statunitense «Energy Information Administration» (Eia) dello stato dei mercati internazionali dell'energia fino al 2030.Il Cap. 7 («Energy-Related Carbon Dioxide Emissions») tratta le prospettive delle emissioni di anidride carbonica a livello globale. Secondo il rapporto, le emissioni globali di anidride carbonica continueranno a crescere stabilmente dal 2004 al 2030 (con una media dell'1,8% all'anno, nel caso di riferimento IEO2007) e nel 2030 le emissioni dei Paesi non-OECD saranno superiori a quelle dei Paesi OECD del 57%. Più precisamente nel periodo 2004 - 2030:- per i Paesi OECD la crescita annuale media delle emissioni totali è stimata in 0,8%, con Paese maggiore emettitore il Messico (con un 2,3% di tasso di crescita annuo);- per i Paesi non-OECD la crescita annuale media delle emissioni totali è stimata in 2,6%, con il maggior tasso di crescita delle emissioni per la Cina (con un 3,4%).Quindi,in particolare, si prevede che le emissioni di anidride carbonica legate all'energia della Cina supereranno quelle degli Usa di circa il 5% nel 2010 e fino al 41% nel 2030.Dati negativi anche in un altro studio, «Global and regional drivers of accelerating CO2 emissions», diretto dall'australiana «Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation» (Csiro) nell'ambito del «Global Carbon Project» per quantificare le emissioni globali di anidride carbonica e la domanda di combustibili fossili.Secondo la ricerca, le emissioni di CO2 dalla combustione dei combustibili fossili e dai processi industriali hanno accelerato a scala globale, con un tasso di crescita annuo in aumento dall'1,1% per il periodo 1990-1999 a più del 3% annuo per il periodo 2000-2004. Il tasso di crescita delle emissioni dal 2000 è stato quindi maggiore rispetto a quanto previsto anche dal peggiore degli scenari Ipcc sviluppati verso la fine degli anni 90.Il tasso di crescita delle emissioni è maggiore nei Paesi con economie in rapido sviluppo, specialmente in Cina.(Fonte Ipcc Focal Point Nazionale)

Infortuni sul lavoro e malattie professionali

Infermità per causa di servizio: non si può richiedere l'aggravamento se non è stato precedentemente concesso l'equo indennizzo.
L'art. 56 D.P.R. n. 686/1957, prevede che l'aggravamento della menomazione dell'integrità fisica possa essere riconosciuto solo al dipendente cui sia già stato concesso l'equo indennizzo per infermità.
Ciò significa che, in mancanza di concessione dell'equo indennizzo per una infermità pure riconosciuta dipendente da causa di servizio, l'interessato non può chiedere il riconoscimento dell'aggravamento di detta infermità.Il provvedimento con il quale il Commissariato del Governo ha rigettato la richiesta di equo indennizzo da parte di un dipendente, preclude la possibilità di presentazione, da parte dello stesso, di una successiva istanza di aggravamento. Si deve considerare, quindi, inammissibile la richiesta di equo indennizzo presentata dal dipendente in questione e che si basi, appunto, sull'aggravamento di una infermità già ritenuta definitivamente non dipendente da causa di servizio, ai fini della liquidazione dell'indennizzo.L'inammissibilità, poi, di tale istanza di aggravamento, da parte del dipendente in questione, non si può considerare "sanata" in ragione del fatto che l'Amministrazione, anziché limitarsi a rilevare tale inammissibilità, abbia, invece, provveduto a riesaminare nel "merito" la posizione del dipendente. La preclusione alla presentazione, in questo caso, della domanda di aggravamento, prevista direttamente dalla legge, è, infatti, indisponibile e non può certo venire meno in conseguenza del fatto che l'Amministrazione abbia riesaminato nel merito l'istanza dell'interessato.

Fonte: SicurezzAmbiente Web, Ipsoa Editore

La vita negli abissi marini

UNA giornalista amante delle profondità marine, Claire Nouvian, un'università con la quale lavorare a stretto contatto, l'Università di Chicago, e un sommergibile, il Johnson Sea Link-1, in grado di scendere a migliaia di metri sotto la superficie del mare. Grazie a questa alleanza la "donna degli abissi" si è ripetutamente tuffata alla ricerca della vita più misteriosa e sconosciuta del nostro pianeta: quella che abita le oscurità più profonde degli oceani. "Sebbene le profondità degli oceani costituiscano il più vasto habitat della Terra, gli scienziati conoscono ancora davvero molto poco della vita che vi è là sotto. Solo il 5 per cento dei fondali oceanici infatti, è stato mappato e studiato in ogni suo dettaglio. Ma quasi nessuna di queste aree corrisponde a quelle delle piane abissali, ossia le più profonde degli oceani". (Guarda le immagini). Lo studio delle profondità marine potrebbe anche portare delle importanti scoperte. Chiarisce la Nouvian: "Purtroppo, al momento, non sappiamo cosa sta avvenendo là sotto. Forse anche a migliaia di metri di profondità l'azione dell'uomo sta avendo conseguenze disastrose per l'ambiente, ma non ne siamo al corrente. Quando succede qualcosa alle barriere coralline le conseguenze sono subito visibili ai nostri occhi, ma ciò che succede là sotto è del tutto sconosciuto. Ecco perché è importante studiarlo più di ogni altra parte del pianeta", ha spiegato la Nouvian. Gli abissi sono un po' come i grandi ghiacciai dell'Antartide che vengono intaccati dai mutamenti climatici solo quando il fenomeno è ormai molto avanzato. Sapere se vi sono in atto mutamenti ambientali nelle grandi profondità, significa conoscere quale gravità essi hanno raggiunto. Come frutto delle esplorazioni la giornalista-esploratrice ha realizzato un libro (The Deep) dove sono riportate oltre 200 specie di esseri poco conosciuti dalla comunità scientifica, al punto che alcune non si conoscevano nemmeno. E così si scoprono esseri totalmente trasparenti, altri che assomigliano in tutto e per tutto a veri mostri, altri ancora strutturati come palline da ping pong unite da bracci gelatinosi e poi spugne dai colori sgargianti, pesci bioluminiscenti che usano la luce per comunicare o polpi dalle forme apparentemente ridicole. Sottolinea la giornalista: "In un momento della storia in cui tante conoscenze del sistema solare e dell'Universo vengono alla luce, non dobbiamo dimenticare quante cose dobbiamo ancora conoscere del nostro pianeta. Una sfida che deve essere assolutamente portata avanti".

fonte: repubblica.it

Veronesi: solo il nucleare ci salverà

MILANO - Dice Umberto Veronesi: "Il governo italiano deve costruire dieci centrali nucleari nei prossimi dieci anni". È il suo modo di allontanare i fantasmi: prenderli di petto, a costo di finire nella bufera. Dall'altra parte del tavolo il premio Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia scuote la testa: "Umberto, non è così che troveremo un equilibrio tra la produzione di energia e i mutamenti climatici". Il dialogo tra i due, che saranno assieme a settembre a Venezia nella terza conferenza mondiale sul futuro della scienza voluta dall'oncologo milanese, riapre un dibattito che dividerà ancora una volta la politica e i ricercatori. Veronesi. "Ho appena firmato una lettera dell'associazione Galileo 2001 destinata al presidente Napolitano con la quale una parte della comunità scientifica italiana si dichiara preoccupata per la decisione del Parlamento di ratificare il protocollo di Kyoto assumendosi impegni - come quello di ridurre entro il 2012 le emissioni di gas serra del 6,5 per cento - che siamo nell'impossibilità pratica di onorare e che ci costeranno una sanzione di oltre quaranta miliardi di euro. Credo che sia il momento di mettere da parte le posizioni preconcette, le paure e le emozioni. Dobbiamo aprire gli occhi. È vero, la fonte ottimale di energia in termini di produzione, efficienza, sostenibilità per l'ambiente e per l'uomo, non l'abbiamo ancora trovata, ma oggi il nucleare va considerato concretamente e subito. In Francia ci sono 58 centrali, in Germania 17, in Spagna 9. È una fonte potente per la quale già disponiamo della tecnologia di sfruttamento e che non comporta rischi per la salute e l'ambiente. Purtroppo la parola nucleare spaventa più degli incidenti che potrebbe causare. Fobie popolari, timori irrazionali e retaggi storici fanno ancora di più dell'allarme cancro e i suoi morti causati dai derivati del petrolio. Allora io dico: basta con il panico da primitivi spaventati dal fuoco".

Rubbia. "La situazione critica dell'Italia rispetto a Kyoto è dovuta allo scollamento tra quanto abbiamo sottoscritto e le politiche energetiche del paese. La verità è che Kyoto è largamente insufficiente, l'Unione europea ci chiede una riduzione dell'anidride carbonica del 20 per centro entro il 2020 e del 50 entro il 2050. È uno sforzo enorme e non può essere risolto con il nucleare che oggi contribuisce solo al 6 per cento al fabbisogno mondiale di energia. Il nucleare classico, compreso quello di quarta generazione, non può aspirare a una diffusione su larga scala soprattutto per i problemi legati alle scorie radioattive di lunga vita". Veronesi. "È vero, ma non dobbiamo assecondare l'idea che qualsiasi strada si prenda si vada sempre e comunque verso la catastrofe. Un modo concreto per ridurre il rischio dei tumori provocati dall'ambiente è intervenire sulle fonti di energia. Abbandoniamo i combustibili fossili perché ormai sappiamo con certezza che molti prodotti della loro combustione causano il cancro e altre malattie". Rubbia. "Anche se non c'è forma di energia senza pericoli, basta pensare alla tragedia del Vajont, quelli associati a una diffusione planetaria del nucleare, permettimi di dirlo, non sono da sottovalutare e vanno affrontati di concerto tra politica, scienza e opinione pubblica. Ecco il motivo per cui io sono prudente. Vedo una soluzione soltanto, si chiama ricerca e sviluppo. Il mondo sta lavorando. In Cina, in Corea c'è un grande fermento culturale e scientifico. In Europa la Germania, la Finlandia, la Svezia e anche l'Inghilterra stanno facendo molto bene sia dentro le università sia a livello politico. L'Italia non ha neppure un piano energetico e investe nello studio di nuove fonti di energia una quota irrisoria del Pil". Veronesi. "La piaga della ricerca italiana è profonda perché nasce da una cultura scientifica temuta e dimenticata. Una cultura che si trasforma in atti di sfiducia della politica nella capacità degli scienziati di contribuire a risolvere i grandi problemi sociali". Rubbia. "Hai ragione. Ciò che inchioda questo paese è l'immobilismo. Dovremmo domandare ai nostri figli che cosa vogliono per il loro futuro. Perché nessuno lo fa? Forse molti ci direbbero che non stanno troppo male e che sono solo interessati a mantenere il livello di consumismo e di benessere che hanno fin qui ereditato. Oppure qualcuno di loro vorrà affrontare seriamente i problemi dell'energia e dell'ambiente. È un preciso dovere del mondo politico e economico creare le premesse per dare alle giovani generazioni questa possibilità di esprimersi". Veronesi. "Io sono ottimista. La nostra scienza ha fatto molto. Ha individuato, per esempio, gli elementi ambientali pericolosi per l'uomo e la natura. Ma non per questo dobbiamo entrare nella spirale dell'ansia da inquinamento. Altrimenti non dovremmo respirare all'aperto per le polveri sottili, non fiatare in casa per la formaldeide e l'inquinamento domestico, non coltivare la frutta per i pesticidi, non mangiare per le sostanze tossiche, non produrre beni di consumo per le sostanze chimiche, non telefonare con i cellulari per le radiazioni al cervello... Eppure va detto che molti inquinanti, soprattutto i cancerogeni, sono già sotto controllo. Dobbiamo rinunciare a esistere? Credo sia inutile sparare a zero". Rubbia. "Lo so. Il vero incubo è il cambiamento climatico. Fermarlo non sarà semplice. In questo momento, mentre tu e io parliamo, l'anidride carbonica prodotta dall'incendio di Roma bruciata da Nerone continua a contribuire all'effetto serra e quella che immetteremo nell'aria quando accenderemo il motore delle nostre auto per andare via di qui rimarrà nell'atmosfera per almeno quattromila anni. Abbiamo poco tempo davanti. Non c'è bisogno di vedere il bel film di Al Gore per saperlo. Basta guardare fuori da una finestra e vedere a maggio la luce di agosto, basta ricordare l'inverno senza neve sulle montagne. Entro la fine di questo secolo la temperatura della terra non dovrà aumentare più di due gradi. Ci salveremo solo se cambieremo il nostro modo di produrre energia".

fonte: repubblica.it

Il Sole fa male ai templi di Agrigento

ROMA - Chiese, monumenti e palazzi storici a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Quello che fino ad oggi era solo un sospetto, ora è diventata una drammatica certezza. La Commissione europea ha finanziato il progetto Noah's Ark, coordinato dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del Clima-Isac del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, con la collaborazione di numerosi enti di ricerca specializzati. E fra i risultati ci sono numerose previsioni di rischio. L'erosione dovuta all'azione della pioggia sui marmi aumenta nel nord Europa (Inghilterra settentrionale e penisola scandinava), arrivando a produrre una perdita di materiale all'anno dello spessore di 35 micron. In tutta europa si assisterà a un incremento generale del fenomeno di cristallizzazione di sali, particolarmente dannoso per i materiali porosi, quali ad esempio arenarie e mattoni, che saranno soggetti a maggiori stress meccanici interni con formazione di fratture fino a completa disgregazione. Inoltre, sempre secondo lo studio, cresce nel nord Europa la corrosione di ferro e bronzo correlata agli inquinanti e alla temperatura media annuale, con massimi in corrispondenza di temperature medie annuali di 10 gradi. La corrosione dello zinco, utilizzato per le coperture dei tetti nei monumenti soprattutto nell'Europa centrale e settentrionale, è prevista in prevalenza nelle aree costiere con elevata deposizione di cloruri. L'effetto della radiazione solare sui materiali lapidei continuerà ad avere conseguenze rilevanti nel bacino del Mediterraneo, in particolare Sicilia e sud della Spagna e inizierà a produrre effetti anche nell'Europa centrale, coinvolgendo interamente Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Area balcanica. Monumenti classici, quali i templi di Agrigento, e le facciate di chiese rinascimentali e barocche subiranno decoesione e alveolizzazione.
Il progetto Noah's Ark, che sarà presentato il 30 maggio a Roma, ha affrontato questa problematica elaborando i dati e i parametri ambientali che possono influenzare lo scenario futuro del patrimonio monumentale europeo e stimare il danno che questo subirà nei prossimi 100 anni. Il risultato degli studi è un "Atlante di vulnerabilità" con le mappe delle variazioni climatiche che potranno causare danni a materiali lapidei, metalli, legno, nelle aree di probabile rischio evidenziate. Sono state realizzate mappe dell'area europea relative al presente (1961-1990), al vicino futuro (2010-2039) e al lontano futuro (2070-2099) e mappe delle differenze tra le medie per quantificare l'entità delle variazioni. I parametri presi in esame da Noah's Ark sono: temperatura (variazioni stagionali e annuali, cicli di gelo e disgelo, shock termici), precipitazioni (valore stagionale e annuale, umidità relativa, giorni consecutivi ed eventi estremi di pioggia), vento (valore annuale e stagionale, trasporto e deposizione di spray marino e rosa delle precipitazioni) e inquinamento atmosferico (acidità delle precipitazioni e concentrazione di agenti inquinanti So2 e Hno3). "Il lavoro ha sottolineato il ruolo predominante dell'acqua come fattore di danno - osserva Cristina Sabbioni dell'Isac-Cnr, responsabile del progetto - nonostante la temperatura sia spesso imputata come la variabile principale dei cambiamenti climatici, se si considerano i beni culturali sembra prevalere il ruolo non solo di eventi estremi come precipitazioni intense, alluvioni e tempeste, ma anche di quelli meno evidenti e più diffusi che provocano danni strutturali nei tetti e negli elementi ornamentali degli edifici (guglie, pinnacoli), penetrando nei materiali fino ad una loro completa decoesione". "L'acqua, inoltre, - prosegue la dottoressa Sabbioni - è coinvolta nelle variazioni di umidità responsabili della crescita di microrganismi, in particolare su materiali lapidei e legno, e della formazione di sali che degradano le superfici ed accelerano i fenomeni di corrosione. Infine, precipitazioni più intense possono sia aumentare il rischio di alluvioni sia favorire la penetrazione dell'acqua nei materiali e nelle strutture". Estati sempre più secche potrebbero invece, prosegue la ricercatrice del Cnr, "portare ad un maggiore essiccamento dei suoli che svolgono un ruolo protettivo nei confronti dei reperti archeologici ancora non oggetto di scavo. Inoltre, un aumento dei fenomeni di cristallizzazione dei sali si può verificare nelle strutture murarie producendo decoesione dei materiali e danno estetico superficiale". Oltre all'Atlante di vulnerabilità il progetto Noah's Ark ha prodotto anche delle "linee guida", con lo scopo di informare chi gestisce il patrimonio culturale sugli effetti prodotti dai cambiamenti climatici e indirizzare le autorità competenti verso opportuni interventi di adattamento, quali sistemi di monitoraggio dei parametri climatici critici. Negli ultimi anni, spiega il Cnr, la comunità scientifica ha rivolto una attenzione sempre maggiore alle questioni climatiche e meteorologiche, ma non sono stati ancora eseguiti studi approfonditi riguardo l'effetto delle future variazioni del clima sul patrimonio culturale. L'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), costituito dalle Nazioni Unite, aggiunge Sabbioni, "dopo aver richiesto due interventi che sintetizzassero i risultati del nostro progetto non li ha inseriti nei propri report, i quali considerano l'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute dell'uomo, sull'agricoltura e sul suolo, ma non sul patrimonio culturale".

fonte: repubblica.it

venerdì 25 maggio 2007

Energia pulita dagli zuccheri

WASHINGTON – I carboidrati degli zuccheri della biomassa potrebbero diventare un'importante fonte di idrogeno a basso costo e alimentare le cosiddette celle a combustibile (fuel cell).
LA SCOPERTA – È un report pubblicato dal giornale PLoS ONE , della Public Library of Science, a rivelare infatti che un gruppo di ricercatori della Virginia Tech University ha scoperto che una combinazione di 13 enzimi è in grado di trasformare i polisaccaridi (zuccheri complessi) e l'acqua in idrogeno. Si tratta di una scoperta importante, perché grazie a tale processo chimico – che avviene in condizioni di bassa pressione e bassa temperatura – sarebbe possibile ottenere energia pulita da utilizzare nelle automobili a fuel cell. Un processo assolutamente non dannoso per l'ambiente o per l'uomo, che non richiede l'utilizzo di infrastrutture particolari, e quindi a basso costo.
IL PROCESSO – Gli scienziati americani spiegano che i polisaccaridi come l'amido o la cellulosa hanno una capacità di immagazzinamento dell'idrogeno pari al 14, 8 per cento della loro massa, e che l'efficienza della conversione energetica delle fuel cell a zucchero-idrogeno è estremamente alta, addirittura tre volte superiore a quella di un motore a combustione interna che utilizza l'etanolo.
IL DOLCE FUTURO – Così, mentre il dipartimento statunitense per l'Energia richiede che entro il 2012 siano avviati impianti per la produzione di etanolo di origine vegetale, e che per il 2020 sia disponibile una gamma di veicoli a fuel cell, c'è chi sta già lavorando per portarci verso un futuro in cui le automobili saranno alimentate dai carboidrati e in cui la biomassa sarà in grado di fornirci il 100 per cento del nuovo combustibile, economico e amico del pianeta.

fonte: corriere.it

Teen-imprenditori alla riscossa

PALO ALTO (USA) – Generazione di fenomeni o di marziani? E’ normale a dodici o tredici anni aprire una start up tecnologica con l’idea di cambiare il mondo? In teoria no, sarebbe molto più nella norma pensare alle ragazze, alle partite con gli amici, alle feste. Ma il fenomeno dei piccoli imprenditori si inserisce nella valle del silicio che, su questo fronte, non è certamente un posto ordinario. Ragazzini che crescono annusando l’odore della tecnologia, figli della new economy che hanno bevuto la prima birra nei locali dove i venture capitalist agganciavano gli innovatori, sponsorizzando le loro idee. Così è cresciuta e si è formata questa generazione, mezza geniale e mezza disadattata, ma anche talmente avanti da pensare di metter su la propria impresa prima ancora di prendere la patente. Ne parla oggi in un articolo CNet, raccontando di una conferenza tenutasi a Palo Alto che ha celebrato questo fenomeno sempre più vistoso.
QUALCHE STORIA – Una delle storie più bizzarre riguarda Ben Casnocha, che ora ha ben 19 anni di età, ma che fa l’imprenditore da quando ne aveva tredici poiché, sensibile all’argomento web e democrazia partecipativa, percepiva la necessità di un servizio informatico in grado di gestire on line le richieste e le pratiche dei cittadini e dunque decise di progettare e distribuire software per l’e-government. Dopo essere entrato alla Golden State University grazie ad un nulla osta speciale data la sua giovane età, nel 2001 fondava Comcate che il portale Politicsonline consacrerà poi tra le 25 realtà in grado di cambiare il rapporto tra Internet e politica, insieme a nomi come Bbc, America Online e e Al-Jazeera. Attualmente insegna ai «giovani» e ha scritto (ovviamente) un libro, dall’emblematico titolo My Start-Up Life, diventando un’icona tra i teen ager di tutto il mondo con ambizioni imprenditoriali. Le storie analoghe sono molte e tipicamente americane (in Italia non si potrebbe nemmeno volendo), dal tredicenne Anshul Samur che ha ideato un gioco interattivo per insegnare chimica ai bambini, a Daniel Fukuba, che a 15 anni iniziò con un insolito amore per gli Rf-id nel settore farmaceutico che gli valse un brevetto acquisito da Cisco e ora è passato a vendere kit per robot, fondando la società Composite Labs. Nel corso della conferenza si è parlato dell’entusiasmo adolescenziale, individuandolo come un forte contributo alla creatività. Ma accanto all’euforia è emersa anche qualche preoccupazione per questi teenagers che vivono perennemente connessi e agganciati all’iPod e al cellulare, che preoccupano e inorgogliscono i genitori e che forse stanno rinunciando a qualcosa di importante, in nome di una start up.

fonte: corriere.it

giovedì 24 maggio 2007

Il 14% degli italiani sfiora la soglia di povertà

L’Istat ha reso noti i risultati del annuale 2006 e ha messo in luce come la situazione delle famiglie italiane sia allarmante: ben il 14,7% della popolazione, infatti, ha dichiarato di avere problemi a far quadrare i conti alla fine del mese, mentre il 28,9% degli intervistati ha affermato che non riesce a sostenere spese straordinarie, anche se di importo inferiore a 600 euro.Durante la presentazione del rapporto, il presidente dell’Istat, Luigi Buggeri, ha spiegato che “la tenuta e lo sviluppo delle ripresa in atto si giocano, immediatamente, sugli investimenti e sui consumi privati e, in particolare, sulla possibilità che il reddito disponibile delle famiglie torni a crescere”.Dai dati, infatti, emerge come la situazione dell’economia italiana stia migliorando, ma con una crescita più lenta rispetto agli altri Paesi di Eurolandia. La maggiore novità riscontrata nel 2006, inoltre, è che il Pil è cresciuto dell’1,9%, ma la crescita è “più tarda” perché le imprese non perseguono l’innovazione in settori differenti, ma cercano di migliorare il livello di qualità all’interno del comparto di appartenenza.Sul fronte del reddito, tra il 2003 ed il 2004 soltanto il 10% della popolazione ha sensibilmente migliorato le proprie condizioni di vita, mentre il 21,4% parla di un peggioramento della sua situazione economica.Colpisce, inoltre, che nel nuovo millennio il 5% della popolazione residente nel Mezzogiorno non possa permettersi un’alimentazione adeguata e che per 21 mila famiglie la pensione sociale costituisca l’unica fonte di reddito.Il rapporto Istat, inoltre, ha fotografato la popolazione italiana per analizzare la composizione della famiglia e ha rilevato che l’Italia è il Paese più vecchio d’Europa, con 141 anziani sopra i 65 anni ogni 100 giovani di età inferiore a 15 anni. Il tasso di natalità, infatti, continua a essere decisamente inferiore alla media europea, con 1,35 figli per ciascuna donna, ma la crescente presenza di immigrate sta elevando il tasso di fecondità.

fonte: consulenzalavoro.it

America: nelle aziende il Love Contract tutela i lavoratori/amanti

I flirt sul luogo di lavoro, si sa, sono all’ordine del giorno e con essi i problemi che scaturiscono dalla fine della relazione. Perché nel momento iniziale del rapporto gli amanti sfruttano l’eccitazione di una relazione clandestina e i vantaggi che possono derivare dall’avere come capo il proprio amante, ma alla conclusione ad andarci inevitabilmente di mezzo è la produttività aziendale e la soddisfazione personale.Insomma, è innegabile che, al termine della relazione, il lavoro passi in secondo piano e che l’ex patner con più potere decisionale nell’ambito lavorativo sfrutti qualche bassezza per farla pagare. Col risultato che lavorare diventa un onere insopportabile e si deve sottostare alla tirannia dell’altro.Ecco perché in America sono sempre più diffusi i Love Contracts, che prevedono la firma di un vero e proprio contratto in cui, per esempio, si dichiara che, in caso di rottura, questa non avrà “un impatto negativo sulle rispettive mansioni” e che la relazione “non è stata una condizione per mantenere o ottenere l'impiego”. Un modo per tutelarsi, quindi, ma anche il metodo migliore che il datore di lavoro può usare per scongiurare l’accusa di molestie sessuali.Questo, in poche parole, è ciò che succede dall’altra parte del mondo. Ma arriverà anche in Italia? Al momento il Love Contract non è legale, così come il contratto prematrimoniale, ma per il futuro…chi può dirlo?

fonte: consulenzalavoro.it

Sanzione per omessa istituzione ed omessa esibizione dei libri paga e dei libri matricola

Il Ministero del lavoro interviene nuovamente per fornire ulteriori chiarificazioni in merito alla corretta applicazione dell’art. 1, comma 1178, L. n. 296/2006 (Finanziaria 2007) che prevede una sanzione amministrativa da € 4.000 ad € 12.000 nei casi di omessa istituzione ed omessa esibizione dei libri matricola e dei libri paga.I primi chiarimenti relativi alla corretta interpretazione della norma erano stati forniti con lettera circolare del 29 marzo 2007. Ora il Ministero del Lavoro ritiene utile fornire agli Uffici Ispettivi ulteriori chiarimenti ed istruzioni operative, volte ad agevolare e uniformare il comportamento ispettivo in sede di verifica.Libri privi di vidimazione - il Ministero precisa che, con riferimento all’illecito di omessa istituzione dei libri obbligatori, lo stesso si configura in relazione all’ “originale” del libro di matricola o di paga.Pertanto, qualora nel corso dell’accertamento ispettivo siano rinvenuti libri privi di vidimazione ma sia comunque accertata l’esistenza altrove di documenti originali vidimati trova applicazione l’illecito di omessa esibizione[1] ovvero di rimozione dei libri [2]e non già l’illecito di omessa istituzione.Libri non dichiarati conformi agli originali - l’eventuale rinvenimento in sede ispettiva libri “non dichiarati conformi agli originali” non necessariamente configura l’illecito della omessa istituzione. In questo caso il personale ispettivo è tenuto a svolgere ulteriori accertamenti sulla effettiva esistenza in altro luogo di documenti vidimati prima di procedere alla contestazione della citata sanzione.Libri dichiarati conformi e inesistenza dei libri originali – se, pur essendo presenti sul luogo di lavoro libri “dichiarati conformi agli originali”, viene poi accertata l’inesistenza di libri originali può essere contestata la sanzione per omessa istituzione e la falsità della dichiarazione di conformità sarà oggetto di comunicazione alla Autorità Giudiziaria per il successivo avvio del procedimento penale.Decorrenza dell’applicazione della sanzione - l’illecito relativo alla omessa istituzione è da considerarsi illecito istantaneo con effetti permanenti. Di conseguenza la sanzione da € 4.000 a € 12.000 trova applicazione se l’obbligo della messa in uso decorre dal 1° gennaio 2007.Tempi per l’esibizione della documentazione – il Ministero precisa che il personale , in sede di visita ispettiva, dovrà tener conto dei tempi tecnici strettamente necessari perché la documentazione richiesta sia reperita. Tali tempi non potranno protrarsi oltre il periodo di permanenza in azienda del personale di vigilanza per l’effettuazione degli adempimenti[3]. In tali ipotesi, come già evidenziato dalla lettera circolare del 29 marzo u.s., trova comunque applicazione la sanzione per la rimozione dei libri obbligatori.Documentazione e mezzi telematici-informatici – possono essere esibiti con strumenti informatici e telematici le comunicazioni di assunzione anticipata al Centro per l’impiego, le comunicazioni del codice fiscale all’INAIL, le lettere di assunzione comprensive del numero di registrazione sul libro matricola (a meno che il lavoratore in questione non sia stato l’ultimo assunto in ordine di tempo), i prospetti paga e i libri obbligatori (a meno che il lavoratore in questione non sia stato l’ultimo assunto in ordine di tempo).Dichiarazione di conformità agli originali – la possibilità di dichiarare la conformità agli originali dei libri obbligatori è riconosciuta anche ai datori di lavoro che, pur affidandosi ad un professionista abilitato per gli adempimenti legati alla gestione del rapporto di lavoro, conservino essi stessi gli originali dei libri di matricola e di paga e non abbiano effettuato la comunicazione preventiva di cui all’art. 5 della L. n. 12/1979. Libro paga – in questo caso la dichiarazione di conformità è da intendersi riferita soltanto al registro presenze, e la stessa può limitarsi anche alla sola indicazione dei lavoratori effettivamente impiegati nello specifico luogo di lavoro; ad esempio in caso di impiego del lavoratore in più cantieri in periodi successivi, anche non consecutivi, non è necessario riportare nella copia conforme le ore di lavoro effettuate in altro cantiere nei giorni precedenti alla data di dichiarazione di conformità.

Ministero del Lavoro, lettera circolare 22 maggio 2007, prot. 25/I/0006366
Scarica il documento completo in formato .Pdf

[1] Sanzione amministrativa da € 4.000 a € 12.000 – non diffidabile ex art. 13 D.lgs n. 124/2004
[2] Sanzione amministrativa da € 125 a € 770 (soggetti assicurati INAIL) ovvero da € 25 a € 150 (soggetti non assicurati INAIL) – non diffidabile ex art. 13 D.lgs n. 124/2004
[3] di cui articolo 12 del Codice di Comportamento Unitario (CCU).

fonte: consulenzalavoro.it

Alitalia svaluta e aumenta il rosso

Quasi 200 milioni di svalutazione della flotta hanno portato la perdita netta del gruppo Alitalia a 626 milioni di euro nel 2006. È il verdetto del consiglio di amministrazione presieduto da Berardino Libonati, che ieri ha approvato il progetto di bilancio. È sorta una polemica nel Governo sulla privatizzazione. Il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, è «infastidito »dalla decisione di Tommaso PadoaSchioppa di mettere in vendita l'intera quota pubblica, il 49,9%, ha riferito l'Agi.Un «intervento a gamba tesa», avrebbe detto Bianchi in Consiglio dei ministri, per non essere stato consultato, pur dovendo affrontare le proteste dei sindacati. Sono proseguiti i disagi per l'agitazione strisciante degli assistenti di volo. Bianchi ha convocato per il 29 maggio i sindacati di Alitalia. Ma la protesta proseguirà.La svalutazione della flotta, pari a 197 milioni, è una scelta prudenziale, ma è contenuta rispetto al buco patrimoniale di 400 milioni che era stato ipotizzato in gennaio, in via ufficiosa, in riunioni tra gli organi di controllo contabile e l'ex a.d., Giancarlo Cimoli.Una via di compromesso, imboccata da Libonati d'intesa con il ministero dell'Economia, che rende più realistico il bilancio senza portare alle stelle il deficit Alitalia. Il timore del Tesoro era di deprimere il valore dell'azienda mentre è in corso una delicata privatizzazione. Le azioni sono salite dello 0,3% a 0,8824 euro, dopo un +1,5% in avvio. I risultati sono stati resi noti a tarda sera, intorno alle 22. C'è stata una lunga discussione nel cda sulla perizia sul valore degli aerei fatta dalla società inglese Iba Group, sui 109 aerei di proprietà (su 186 totali). «La stima ha evidenziato che per 50 aeromobili il fair value, dedotti i costi di vendita, è inferiore al valore contabile degli stessi», dice il comunicato della compagnia. «Pertanto il cda ha ritenuto di assolvere l'impairment test allineando il valore di questi aeromobili al loro valore recuperabile. Ne è emersa una riduzione di valore di 197 milioni di euro». Il valore dell'intera flotta a fine 2006 è di 2.198 milioni. Il cda non ha tenuto conto del potenziale di rivalutazione individuato dal perito sugli altri aerei,in particolare gli Md80, che avrebbe consentito — dice Alitalia — di evitare la svalutazione.Sui conti si pronunceranno entro l'11 giugno il collegio sindacale e la società di revisione, Deloitte, finora dubbiosa sul riconoscimento della «continuità aziendale».Attraverso il presidente per l'Italia Libero Milone, Deloitte ha precisato di «non aver mai effettuato stime e valutazioni sulla flotta o su qualsivoglia altra posta di bilancio in quanto il compito del revisore è unicamente quello di svolgere verifiche finalizzate all'espressione del proprio giudizio professionale sul bilancio, che viene redatto dagli amministratori, i quali se ne assumono la piena ed esclusiva responsabilità».Il patrimonio netto consolidato a fine 2006 era di 886,7 milioni (903 milioni per la Spa capogruppo), di poco superiore ai due terzi del capitale. Tuttavia,defalcando dal patrimonio le perdite, già accertate, del primo trimestre 2007 pari a 146,5 milioni, il patrimonio netto consolidato scende a 740 milioni.Il passivo accumulato al 31 marzo 2007 supera di oltre un terzo l'ammontare del capitale (pari a 1.297 milioni) e quindi il cda ha convocato l'assemblea ordinaria e straordinaria sul bilancio e per l'articolo 2446 del codice civile per il 26 giugno. Gli azionisti non sono tenuti a ricapitalizzare subito. Possono rinviare all'anno successivo, al massimo fino all'approvazione del bilancio 2008. Il problema ricapitalizzazione ricadrà sulle spalle dei nuovi proprietari, se la privatizzazione andrà in porto entro luglio.Oggi il Tesoro apre alletre cordate la cosiddetta data room. Per 15 giorni la documentazione sarà a disposizione dei pretendenti in contemporanea, ma in tre "camere" separate a Roma.Una alla Fintecna (ex Iri) in via Veneto, la seconda all'Eur, al palazzo dei congressi, la terza in un altro luogo

fonte: sole24ore.it

New York, entro il 2012 tutti verdi

NEW YORK - La Grande Mela diventerà più verde. Entro il 2012 tutti i taxi di New York diventeranno più ecologici. Lo ha deciso il sindaco Michael Bloomberg, che ha annunciato il cambio totale dell'attuale flotta di 'yellow cab', inquinanti e dai consumi elevatissimi, in auto ibride, con un impatto ambientale decisamente più basso rispetto alle vetture attualmente in circolazione. Bloomberg, repubblicano, come il collega di partito Arnold Schwarzeneger, governatore della California, ha fatto della difesa dell'ambiente una delle cifre della sua amministrazione. Il sindaco, che all'inizio dell'anno aveva fissato come obiettivo la riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, ha spiegato che i nuovi taxi esternamente saranno identici agli attuali, solo il motore sarà sostituito per renderlo più ecologico. "Adottare standard piu severi per gli oltre 13.000 'taxicabs' in questa città avrà lo stesso effetto positivo di eliminare 32.000 vetture private", ha spiegato Bloomberg. Circa 400 taxi ibridi - con un secondo motore elettrico caricato dalle ripetute pressioni sul pedale del freno - sono già stati sperimentati con successo a New York. Diventeranno un migliaio entro l'ottobre del 2008 e poi ci sarà un'accelerazione, con una crescita prevista del 20% ogni anno del nuovo parco macchine. Per la metà del 2010 il 50% dell'intera flotta sarà già più "verde". Entro il 2012 tutti i taxi dovranno essere ibridi. L'attuale taxi, il Ford Crown Victoria immortalato in tanti film ambientati nella Grande Mela, ha consumi da paura: fa mediamente 6 chilometri con un litro. I Ford Escape ibridi, invece, riescono a fare circa 14 chilometri, sempre con un litro di super.

fonte: repubblica.it

mercoledì 23 maggio 2007

Energy Management System Workshop, Torino 24-25 maggio 2007

Si terrà a Torino presso l'Agenzia Territoriale della Casa il convegno "Energy Management System" organizzato dall'Electrical Engineering Department del Politecnico di Torino in collaborazione con Intesa Sanpaolo. L'evento viene realizzato nell'ambito del progetto POLYCITY, con cui la Commissione Europea finanzia lo sviluppo di tre grandi aree urbane in Germania, Spagna e Italia, per quel che concerne il campo dell'ottimizzazione energetica e dell'utilizzo delle fonti rinnovabili. Proprio a Torino verrà infatti restaurato, secondo criteri di edilizia bioclimatica, il quartiere residenziale Arquata. Collaborano con il progetto, oltre al Politecnico di Torino dip. di Ingegneria Elettrica, l'Agenzia Territoriale per la Casa, il Centro Ricerche Fiat, il Comune di Torino e AEM.Tema generale del workshop saranno le metodologie e le tecniche di Energy Management, in particolare: l'e.m. per l'utilizzo ottimale dell'energia nelle costruzioni, gli ultimi sviluppi della ricerca e delle nuove tecnologie, il ruolo fondamentale degli energy managers nella gestione razionale delle risorse energetiche, la prospettiva multigenerazionale, le politiche locali e le esperienze degli ultimi quindici anni. Verranno inoltre presentati i tre progetti di Arquata (Italia), del Parco di Scharnhauser in Ostfildern (Germania) e di Cerdanyola del Vallès (Spagna).
giovedì 24 maggio 9.00 Benvenuto e introduzione al Workshop
9.30 interventi dei relatori
11.00 Coffee break
11.30-13.00 interventi dei relatori
13.00-14.00 Lunch14.00-17.00 sessione pomeridiana
venerdì 25 maggio9.30-11.00 interventi dei relatori
11.00 Coffee break11.30-13.00 interventi dei relatori
13.00-14.00 Lunch
14.00-17.00 sessione pomeridiana
Per conoscere in dettaglio il programma >>

martedì 24 interverrà Carlo Buonfrate di Finanza a Medio Lungo Termine di Intesa Sanpaolo per le imprese.

fonte: Redazione Intesa Sanpaolo per le imprese

25 maggio - Corropoli - Energia del Sole

Importante incontro all'interno della realtà imprenditoriale abruzzese con l'obiettivo di parlare dello sviluppo e della diffusione delle energie rinnovabili, con particolare attenzione al fotovoltaico ed al solare termico approfondendone anche le più recenti implicazioni finanziarie.All'organizzazione dell'evento ha partecipato, insieme al Consorzio per la Promozione Sviluppo Abruzzo (PROSA) ed alla Camera di Commercio di Teramo, Sanpaolo Banca dell'Adriatico, che oltre ad essere sponsor dell'evento, curerà anche l'intervento sulle "Soluzioni finanziarie a sostegno dell'energia pulita" (Filippo Corsaro, responsabile Segreteria Affari). Il gruppo Intesa Sanpaolo è stata la prima ed unica banca in Europa ad ottenere il riconoscimento di "Partner" della campagna promozionale Sustenergy - Energia sostenibile per l'Europa, simbolo di qualità e di elevata visibilità dell'eccellenza europea, da parte della Commissione europea - Direzione generale Energia e Trasporti per l'attenzione mostrata verso l'ambiente; ambito di grande importanza per il gruppo Intesa Sanpaolo, che ha lanciato un programma di finanziamenti destinati a privati ed imprese a sostegno dell'energia pulita. L'obiettivo è promuovere l'utilizzo di fonti rinnovabili e la produzione di energia attraverso sistemi ecocompatibili, come collettori solari termici, impianti fotovoltaici, a biomassa e di co-generazione.Per partecipare al seminario, è necessario iscriversi compilando la relativa scheda di iscrizione ed inviandola via fax o mail ai contatti sotto indicati.

ISCRIZIONI
INFO
Consorzio PROSA tel. e fax 0861 85.64.20 info@consorzioprosa.org
tel. e fax 0861 88.77.16 mob. 329/86.33.409 gabrieledl@libero.it
Per ulteriori dettagli, consulta il programma (.pdf 1222 Kb) >>

fonte: Redazione Intesa Sanpaolo per le imprese

lunedì 21 maggio 2007

Siviglia, l'ecocittà accesa dal sole

SIVIGLIA - Sembra una vecchia copertina dei tempi gloriosi di "Urania", quando Karel Thole immaginava fantascientifiche porte per l'iperspazio. Oppure, a suggerire una simbologia più potente, il frontespizio di un opuscolo di qualche setta religiosa. Snella sui due suoi sottili pilastri, la torre si alza per più di 100 metri, quanto un grattacielo di 40 piani, sopra i filari di cotone, le siepi di fichi d'India, i radi olivi della campagna andalusa. La sommità è avvolta in una nuvola di luce quasi incandescente, dietro la quale si distingue un'apertura, quasi un balcone, un palco, dove la luminosità diventa, anche con gli occhiali scuri, insopportabile. Ma, se uno si sforza di guardar bene, riesce a distinguere i fasci di luce che, dal balcone, sembrano irradiarsi verso il grande, silenzioso anfiteatro di rettangoli di vetro e acciaio ai piedi della torre. Naturalmente, è vero il contrario e sono i raggi del sole, riflessi dagli oltre 600 pannelli a specchio - ognuno di 120 metri quadri di superficie - che trasformano la torre in un accecante monumento di luce. L'impianto in funzione da un mese a Sanlùcar la Mayor, alle porte di Siviglia, è il primo pezzo del più grande progetto di energia solare d'Europa. Già oggi, la torre che sarebbe piaciuta a Karel Thole fornisce elettricità sufficiente per 6 mila case. Dopodomani, fra soli sei anni, nel 2013, quando saranno completati gli altri otto impianti previsti, la centrale di Sanlùcar sarà in grado di accendere i frigoriferi e i condizionatori di tutte le 180 mila case e i 600 mila abitanti di Siviglia. Senza un alito di anidride carbonica e di effetto serra.

La tecnologia in azione nella campagna a ovest della capitale andalusa non è nuova. Anzi, è vecchissima. Ad utilizzare la potenza del sole, concentrata dagli specchi, ci aveva già pensato, sia pure per incenerire navi, Archimede. E' anche piuttosto semplice. Dietro l'apertura in cima alla torre, c'è una caldaia, dove l'acqua, scaldata di raggi concentrati del sole, si trasforma in vapore. E, come nella maggior parte delle centrali elettriche - termosolari, nucleari, a gas o a carbone - il vapore aziona una turbina, che genera elettricità. Ma quello che rende inedito Sanlùcar è che, per la prima volta, la tecnologia a torre del solare termico viene sfruttata in forma non sperimentale, ma commerciale. Si traduce, cioè, alla fine, in bollette nelle cassette della posta delle famiglie. Molto bello, in un mondo in crisi di energia, ma quanto costa? Il solare termico è una tecnologia relativamente semplice, ma questo non significa non sia cara. A costruire la centrale è Abengoa, un altro dei grandi dell'edilizia spagnola che, come l'Acciona partner di Enel in Endesa, ha saputo diversificarsi nel campo dell'energia, in particolare alternativa, diventando uno dei grandi mondiali del settore e ponendo la Spagna ai primi posti nelle classifiche delle nuove tecnologie ecologiche. Abengoa, con l'aiuto di generosi sussidi pubblici e statali, investirà a Sanlùcar 1,2 miliardi di euro. Una cifra cospicua, in relazione al volume finale di produzione, per impianti con una vita media di 25 anni, contro i 40 anni di una centrale tradizionale. Per dirla in altro modo, produrre la stessa quantità di energia con il gas, ad esempio, sarebbe costato (oggi) meno. Gli uomini di Abengoa non dicono quanto costa il chilowattora di Sanlùcar. Gli esperti del dipartimento dell'Energia americano calcolano, però, che il chilowattora tradizionale (cioè generato da combustibili fossili) costi, per lo più, meno di 10 centesimi di dollaro. Mentre quello del solare termico - la tecnologia dell'impianto in funzione a Sanlùcar - sta, secondo la Schott, un'azienda tedesca che produce impianti solari, fra i 15 e i 17 centesimi di dollaro. Questa cifra può essere, però, abbassata, oltre che con innovazioni tecnologiche, anche con economie di scala. Ecco perché è importante che Sanlùcar sia grande. Abengoa ha già cominciato già a costruire un altro impianto a torre, di potenza doppia rispetto agli 11 megawatt di quello già in funzione, giusto di fianco. Ha realizzato, subito dietro, una centrale fotovoltaica. Metterà in funzione altre piattaforme, in cui gli specchi sono posti a cilindro intorno alla caldaia, dove si riscalda l'acqua. Nove impianti, quasi un campionario delle varie tecnologie solari, che faranno davvero assomigliare la piana di Sanlùcar ad un astroporto delle copertine di Urania. Ciò che conta è che il risultato finale sarà una potenza complessiva di 300 megawatt. E' una potenza ragguardevole, metà della grande centrale a carbone Enel di Civitavecchia. Ma non è una cifra a caso: è la potenza che esperti americani, come Fred Morse, giudicano necessaria ad avviare economie di scala, nell'immagazzinamento e nel trasporto dell'elettricità, sufficienti a spingere il costo di produzione verso i 13 centesimi di dollaro a chilowattora e anche più vicino alla magica soglia competitiva dei 10 centesimi. In realtà, questi conti potrebbero presto rivelarsi obsoleti. L'asso nella manica di Sanlùcar è che, a regime, la sua produzione consentirà di evitare l'emissione di 600 mila tonnellate l'anno di anidride carbonica, quanti ne sputerebbe un impianto equivalente a gas. Con le regole di Kyoto contro l'effetto serra e la possibilità di vendere sul mercato i propri risparmi di anidride carbonica, quelle tonnellate in meno possono diventare denaro sonante. Oggi, sul mercato, il diritto ad emettere una tonnellata di anidride carbonica nel dicembre 2008 vale circa 20 euro. A questi prezzi, le 600 mila tonnellate di Sanlùcar varrebbero 12 milioni di euro l'anno. Nei 25 anni di vita dell'impianto, un quarto dell'investimento iniziale. Quando questi conti saranno entrati nei bilanci delle aziende, quella di Abengoa apparirà meno una scommessa. Ma la surreale torre di Sanlùcar non sarà ugualmente la ricetta-miracolo della nuova energia, capace di risolvere tutti i problemi. Le principali fonti alternative, come sole e vento, rispondono bene, infatti, come dicono i tecnici, a necessità di picco. Ovvero, non sono in grado di fornire energia 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Quando c'è poco sole o poco vento, si produce anche poca elettricità. Ne serve altra, sottomano, per colmare il buco. La notte, a Siviglia, Sanlùcar non serve. I tecnici di Abengoa, per adesso, sono in grado di immagazzinare vapore e far girare la turbina per un'ora dopo il tramonto. Poi basta. Nel paese delle estati a 45 gradi e dei condizionatori a mille, comunque, è già molto

fonte: repubblica.it

sabato 19 maggio 2007

Nelle Oasi del Wwf specie mai viste

ROMA - L'ultima scoperta è una cavalletta gigante, individuata nella riserva naturale Saline di Trapani. Simile ad alcune specie presenti nel nord Africa, era nascosta in un area di soli 500 metri quadrati, e forse per questo nessuno l'aveva mai notata. Novità arrivano anche dal fronte delle farfalle, due nuove specie di microlepidotteri sono state catalogate studiando l'oasi sarda di Monte Arcusu, su di loro stanno lavorando specialisti di tutta Europa. Ma è ancora in Sicilia, a Mazara del Vallo, che è stata riconosciuta una nuova specie di tartaruga palustre, l'Emis Trinacris. C'è una natura nascosta, ignorata, a volte scompare senza essere mai stata conosciuta, altre volte sopravvive quando si trova in luoghi protetti ma può rimanere a lungo invisibile: questa natura sarà la protagonista, domani, della Giornata delle Oasi del Wwf, quando oltre 100 aree saranno aperte gratuitamente al pubblico insieme a 41 riserve del Corpo forestale dello Stato. "La scoperta nell'ultimo anno di nuove specie sconosciute alla scienza è una notizia che invita a riflettere", spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf. "Le cavallette delle Saline di Trapani sembrano non appartenere a nessuna specie esistente, sono state trovate da tre entomologi olandesi. La testuggine palustre siciliana potrebbe essere invece il caso di una specie che ha assunto una nuova dimensione genetica. Abbiamo una check list di tutte le specie della fauna italiana, dagli anni '90 a oggi abbiamo incrementato il numero di specie sul territorio nazionale e scoperto specie nuove che non sono presenti in altri luoghi del mondo". I cambiamenti del clima incidono "il problema è che finora sulla terra quando ci sono stati cambiamenti climatici le varie specie hanno avuto la possibilità di adattarsi, oggi non avviene più perché gli uomini hanno manipolato l'ambiente, creato infrastrutture che rendono difficile un nuovo adattamento".

Domani sono attese almeno 120.000 persone, gli appuntamenti principali sono all'oasi di Orbetello (Toscana), a Capo Rama (Sicilia), Ripa Bianca di Jesi (Marche), e nell'oasi affiliata Forteto della Luja (Piemonte). Saranno visibili al pubblico oltre 50 mila specie di invertebrati, dal minuscolo verme parassita al grande polpo o alla gigantesca medusa coloniale e poi i numerosi vertebrati, come i pipistrelli, i toporagni, le salamandrine, le raganelle, gli scriccioli, le lucertole, i cavallucci di mare. "Abbiamo deciso di dedicare la nostra Giornata delle oasi alla natura meno nota, quella a cui normalmente non facciamo caso - racconta Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia - la cosiddetta "natura dietro casa", preziosa e negletta che va dagli insetti impollinatori alle libellule distruttrici di zanzare". Saranno presenti alla giornata del Wwf il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, i ministri dell'Università e della ricercaFabio Mussi e della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni.

giovedì 17 maggio 2007

Messina, un morto in cantiere

MESSINA - Un geometra di 26 anni, Filippo Barbagallo, è morto stamane a Nizza di Sicilia, nel Messinese, mentre stava compiendo lavori di sbancamento in una villa. Il muro di una costruzione adiacente a quella in cui operava il giovane ha ceduto. L'operaio è stato travolto dalle macerie ed è morto sul colpo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri.
Il cantiere è stato posto sotto sequestro. Quello di oggi è il terzo incidente mortale sul lavoro che avviene in provincia di Messina dall'inizio dell'anno. Il 14 aprile di quest'anno era morto invece Santo Cacciola, operaio di 55 anni, per il crollo delle scala mentre stava effettuando un trasloco a Messina. Cacciola non era messo in regola. Infine il 28 marzo era deceduto Calogero Salvatore Cancilia, muratore di 50 anni, dopo un volo dall'impalcatura mentre effettuava lavori su una villetta di due piani, nel quartiere residenziale del Tono, nel messinese.Un altro operaio, Rosario Giarrusso, di 39 anni, è in coma dopo esser caduto in una cisterna dell'acqua mentre stava eseguendo lavori idraulici in un condominio in via Caserta, a Gela (Cl). L'uomo, stava controllando un impianto di autoclave, all'esterno dell'edificio, quando la botola su cui si trovava ha ceduto. Giarrusso è precipitato nella cisterna dell'acqua. L'operaio, su un' ambulanza del 118, è stato portato nell'ospedale "Vittorio Emanuele" dove le sue condizioni sono ritenute gravissime.

Il Polo Sud comincia a sciogliersi

PASADENA (CALIFORNIA) - Il Polo Sud, fino ad oggi rimasto in apparenza estraneo al trend del surriscaldamento del pianeta riconducibile all'inquinamento, comincia a mostrare le prime crepe. L'occhio del satellite non sbaglia e gli scienziati hanno potuto riconoscere il dissolvimento di blocchi dislocati in punti diversi della zona ovest del continente. In tutto l'area coinvolta è vasta quanto la California. "L'Antartide ha mostrato fin'ora di resistere al riscaldamento, eccetto che per la zona della penisola antartica", dice Konrad Steffen, direttore del centro di ricerche di Boulder in Colorado che, sulla base di dati inviati dal satellite Nasa QuikScat, ha fatto la scoperta. "Adesso però si riconoscono i primi segni dell'impatto del surriscaldamento anche in questa parte del globo: si tratta del fenomeno più vasto riscontrato dal satellite negli ultimi 30 anni". I dati si riferiscono al periodo 1999-2005: pare sia bastata una settimana di caldo intenso due anni fa a ingenerare uno scioglimento della coltre più superficiale, poi ricongelatasi con le temperature notturne e con le successive nevicate. La preoccupazione maggiore degli scienziati è che la neve sciolta possa produrre crepe nei blocchi sottostanti, insinuandosi fino agli strati più profondi, determinando così il distacco di zolle bianche dal continente antartico e il loro scivolamento graduale nell'oceano. Il fenomeno non è stato registrato immediatamente proprio per il fatto che il manto più esterno è tornato a cristallizzarsi. L'aspetto superficiale appare quindi immutato. Gli strumenti del satellite però - gestito dagli scienziati del laboratorio Nasa di Pasadena, in California - funzionano sulla base di impulsi radar che vengono inviati sulla superficie di ghiaccio e ne misurano l' "eco" prodotta, "scannerizzandone" così lo spessore e mettendo in evidenza il processo di scioglimento e ricongelamento che li ha interessati.

I dati hanno permesso di vedere che si sono liquefatti strati in zone dell'entroterra distanti fino a 900 chilometri dall'oceano e ad altitudini (oltre i 1800 metri) che facevano escludere la possibilità di un fenomeno simile. L'Antartide costituisce la principale riserva d'acqua dolce del pianeta ed è pertanto fondamentale monitorarne costantemente l'evoluzione. E questo anche per l'innescarsi di un insieme di conseguenze dagli effetti per ora imponderabili: proprio il processo di scioglimento e riversamento negli oceani potrebbe, alterando il livello delle acque e il loro grado di salinità, traformare il sistema delle correnti e influenzare successivi mutamenti climatici.

fonte: repubblica.it

«Ghiaccio caldo» in un pianeta extrasolare

La corsa, o meglio la caccia, al pianeta gemello della Terra si fa sempre più accesa. Un altro passo in questa marcia ormai frenetica che vede una concorrenza sfrenata fa numerosi osservatori, l’ha compiuto un gruppo di astronomi dell’Università di Ginevra. Già qualche settimana fa l’équipe di Michel Mayor della stessa università aveva annunciato la scoperta di una cosiddetta «super-Terra». Ora il suo collega Frederic Pont annuncia il ritrovamento di un pianeta con «ghiaccio caldo» e acqua.
DEDUZIONI - Intendiamoci bene: queste sono conclusioni dedotte, perché il pianeta non è stato osservato ma la sua presenza è stata soltanto rilevata misurando un indebolimento della luce della stella, la GJ436, attorno alla quale ruota in 2,6 giorni. Già questo piccolo astro, una nana rossa distante 30 anni luce dalla Terra, era entrato nella cronaca perché nel 2004 avevano avvistato nelle sue vicinanze un pianeta con una massa 22 volte quella della Terra. Adesso, invece, osservando dall’osservatorio di Saint Luc e poi dallo Wise telescope in Israele e dal telescopio Eulero, sempre dell’Università di Ginevra ma collocato in Cile, hanno individuato l’esistenza di un piccolo pianeta (grande circa quanto Nettuno) quattro volte la massa della Terra e con un diametro di circa 50 mila chilometri.
LA TAGLIA - Ne hanno quindi dedotto la densità arrivando alla conclusione che potrebbe essere composto d’acqua. Ma con le seguenti distinzioni. Essendo molto vicino alla stella madre, la sua temperatura è di 300 gradi quindi l’acqua esisterebbe in forma di vapore nell’atmosfera. Sul pianeta, invece, sarebbe nelle profondità in una condizione di «ghiaccio caldo», cioè uno stato solido particolarissimo ottenuto sulla Terra solo in laboratorio. Naturalmente le osservazioni continueranno per precisare meglio la natura del nuovo corpo celeste e gli astronomi sperano molto nell’uso del nuovo satellite Corot, lanciato apposta per indagare i nuovi pianeti, con la speranza, soprattutto, di trovare conferme alle numerose deduzioni compiute.

fonte: corriere.it

martedì 15 maggio 2007

Environment 2007 (Il Cairo, 21- 23 Maggio)

Il Cairo International Convention Center (CICC) ospiterà nel mese dal 21 al 23 maggio 2007, "Environment 2007", la quinta edizione della conferenza e mostra internazionale.
"Environment 2007" è organizzata dal Ministero dell'Ambiente egiziano, col supporto del Ministero dell'Elettricità e dell'Energia, della Federazione delle Industrie Egiziane (FEI), della Confederazione delle Associazioni d'Affari egiziano-europee (CEEBA) e della Camera dell'Industria e del Commercio arabo-tedesca.
La manifestazione è finalizzata alla promozione del networking, la condivisione di esperienze e l'avvio di progetti nei seguenti settori:
Tecnologie pulite per l'industria, l'agricoltura e i servizi
Energia Rinnovabile
Trattamento delle acque reflue
Trattamento dei rifiuti urbani e pericolosi
Riciclo, riutilizzo e Borsa dei rifiuti (waste exchange)
Riduzione dell'inquinamento atmosferico
Oil spill management
Servizi per l'ambiente, sistemi di management e formazione
Efficienza economica ed energetica
Monitoraggio, testing e certificazioni
Controllo, trattamento e commercio delle emissioni
Ecoturismo, eco-edilizia e conservazione dell'eredità culturale
Ecolabeling
Conservazione dell'energia nelle costruzioni
Nel quadro di "Environment 2007" si svolgeranno in contemporanea le seguenti iniziative:
Incontri d'Affari (B2B);
Mostra;
Convegno Internazionale.
Incontri D'AffariLa partecipazione agli incontri B2B, gratuita per le aziende aderenti, rappresenta un'opportunità molto interessante di incontro e di confronto di idee progettuali e di proposte di collaborazione commerciale e/o industriale. In questo modo le diverse imprese, sia italiane che straniere, hanno la possibilità di conoscersi, di dialogare fra loro, di acquisire nuove ed utili informazioni, di scambiare esperienze nonché di creare e dare avvio ai loro progetti.
MostraLa mostra "Environment 2007" è stata creata per presentare tecnologie e servizi innovativi nonché opportunità di finanziamento e offerte di assistenza tecnica per le industrie e per il mercato delle energie rinnovabili e, più in generale, dell'ambiente. Si tratta di una vetrina per fornitori di servizi e tecnologie, produttori di macchinari, consulenti d'affari, aziende di certificazione e istituti di monitoraggio, rappresentanti dei governi e istituzioni finanziarie, che forniscono assistenza nell'upgrading tecnologico.
Convegno InternazionaleI diversi seminari e conferenze previsti nel quadro di "Environment 2007" saranno un punto di incontro fra fornitori di tecnologie e servizi per l'ambiente e le energie rinnovabili e rappresentanti dell'industria, dei governi, policy-maker, capi di organizzazioni internazionali, donatori, ed altri stakeholder della società civile.Verranno presentati più di 100 paper per i diversi campi delle tecnologie pulite e dell'innovazione in campo ambientale.
Per ulteriori informazioni contattare Pansini.annalidia@minambiente.it

Conference Draft Program (pdf, 112 KB)

http://www.eeaa.gov.eg/English/main/Env2007.asp

fonte: minambiente.it

Eni, i 24 consigli per consumare meno

L'amministratore delegato dell'Eni e il ministro ambientalista insieme per una campagna sul risparmio energetico. A presentare stamane la campagna '30PERCENTO - Guadagnare meglio, guadagnarci tutti', c'erano infatti Paolo Scaroni e Alfonso Pecoraro Scanio, insieme non solo per chiedere agli italiani maggiore attenzione sui consumi energetici ma anche per avvalorare l'importanza delle fonti alternative agli idrocarburi, a cominciare dall'energia solare. Andare in autostrada a 110 chilometri orari piuttosto che a 130, sostituire la caldaia elettrica con una a gas, usare lampadine a basso consumo energetico, avviare la lavastoviglie solo a pieno carico: l'Eni ha compilato una lista di 24 comportamenti 'virtuosi', 14 dei quali a costo zero e i rimanenti 10 a un costo definito "sopportabile e a veloce recupero", calcolando per ognuna di queste voci la ricaduta sul reddito di una famiglia 'tipo' di quattro persone. Il risultato, spiega l'Ad Scaroni, è una vera e propria "quattordicesima" per le famiglie che adottano questi comportamenti, 1600 euro l'anno di risparmio (in dettaglio la campagna su come ridurre del 30 per cento il consumo energetico è illustrata sul sito dell'Eni, www.eni.it). Per ogni comportamento i tecnici dell'Eni hanno infatti calcolato il risparmio annuo voce per voce: 50 euro se non si lasciano più gli elettrodomestici in stand-by, 45 euro se si sostituiscono tre lampadine utilizzando quelle a basso consumo, 70 euro con un frigorifero di classe A+, 330 sostituendo lo scaldabagno elettrico con uno a gas, 110 euro andando a 110 chilometri orari in autostrada (si arriva solo 10 minuti più tardi rispetto ai 130 chilometri orari, ricorda Scaroni), 60 euro con un'ora in meno di aria condizionata al giorno.

Comportamenti che poi hanno un impatto positivo anche sul consumo generale, assicura Scaroni: "La migliore delle energie rinnovabili è il risparmio energetico. Quelli da noi raccomandati sono 24 comportamenti che si possono adottare senza stravolgere la propria vita. Se li adottassero tutti i cittadini, otterremmo un risparmio di 16 milioni di tonnellate di idrocarburi, pari al 10 per cento dei consumi nazionali. Risparmio che coprirebbe da solo il 50% del target di Kyoto entro il 2020". Iniziativa che ha ottenuto naturalmente il plauso del ministero dell'Ambiente: "Mi ero ripromesso che sarei andato nelle sedi delle grandi aziende solo per le grandi innovazioni. Un'azienda che produce gas e dice ai propri utenti mantenete il riscaldamento a non oltre 20 gradi mi sembra che lo sia. Si è capito finalmente che il cambiamento climatico è la prima emergenza planetaria". "Mi viene un'idea da questa iniziativa - ha aggiunto il ministro - quella di far nascere al ministero un osservatorio sulle campagne delle grandi aziende, per verificarne la credibilità, verificare che non vengano solo annunciate. E naturalmente un'iniziativa analoga a questa campagna di risparmio energetico va adottata anche per gli enti pubblici e per le aziende private, non può essere limitata solo alle famiglie". Perché una campagna di risparmio energetico parte proprio da un colosso della produzione di energia? "Riteniamo che sia fondamentale anche da parte nostra - spiega Scaroni - dare un contributo al prolungamento della vita dei combustibili fossili, dal momento che finora non ci sono risposte vere su come mantenere il nostro stile di vita quando queste risorse saranno esaurite". E' la ragione per la quale l'Eni, ha annunciato Scaroni, ha deciso inoltre di investire 350 milioni di euro fino al 2010 sulla ricerca e produzione di energie rinnovabili. Fondi che verranno spesi in due direzioni, ha precisato Scaroni: i biocarburanti e l'energia solare. Fonti alternative entrambe molto promettenti ma controverse per varie ragioni, ha ricordato l'Ad dell'Eni: "Il solare è sicuramente l'energia del futuro. Ma al momento produrla utilizzando il silicio è troppo costoso, infatti lo sviluppo si basa solo sugli incentivi pubblici. Noi stiamo investendo nella ricerca di materiali alternativi, a basso costo e ad alta efficienza, in particolare i polimeri: un progetto che abbiamo premiato due mesi fa permette di produrre energia solare a un costo dieci volte più basso di quello attuale". Altra fonte, anche più controversa per l'impatto della produzione sui Paesi in via di sviluppo, quella delle biotecnologie. "In Italia i biocarburanti non possono essere prodotti da colza o mais, colture estensive che richiedono ampi terreni. E allora i nostri progetti vanno in due direzioni: l'Eni sta individuando in alcuni paesi africani (il Congo e l'Angola, ndr) la possibilità di produrre biocarburanti da colture tradizionali ad alta resa, con vantaggi anche per le popolazioni locali. Mentre in Italia stiamo avviando diversi progetti: a Gela abbiamo la possibilità di sperimentare un nuovo tipo di alga, che può essere coltivata in grandi vasche dedicate e permette vari raccolti l'anno. Mentre a Livorno abbiamo stanziato 200 milioni per la realizzazione di una raffineria di biodiesel che utilizzerà olio di palma, di colza o di mais, permettendoci di ottenere un gasolio di origine vegetale di ottima qualità, 250.000 tonnellate l'anno (corrispondente a quell'1% obbligatorio da miscelare al gasolio da idrocarurburi, ndr)".

fonte: repubblica.it

Kyoto, dalla Ue sì "con riserve" all'Italia

Sì "con riserve" della Commissione Ue al piano nazionale italiano di assegnazione delle emissioni di anidride carbonica 2008-2012, nel quadro dell'applicazione del protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra. Bruxelles, in sostanza, chiede al nostro Paese di diminuire il totale delle emissioni consentite dai 209 milioni di tonnellate indicatie dal nostro Paese a 195,8: una riduzione totale del 6,3%. Lo ha annunciato Barbara Helffreich, portavoce del commissario Ue all'Ambiente, Stavros Dimas. La riduzione degli scambi di emissioni consentiti, obbligherà il sistema produttivo italiano a reperire sulla Borsa delle emissioni le quote necessarie per rispettare i vincoli. "L'Europa è fermamente determinata a raggiungere il suo obiettivo del protocollo di Kyoto - ha dichiarato il commissario all'Ambiente in una nota - e a fare del sistema di scambi di quote di emissioni uno strumento per permettere di lottare efficacemente contro il cambiamento climatico". "E la decisione di oggi quindi - continua la nota del commissario Dimas - testimonia chiaramente questa determinazione. La Commissione valuta tutti i piani nazionali in maniera coerente al fine di garantire un trattamento equo tra tutti gli stati membri. E' in questo modo che è stato valutato il piano dell'Italia e gli stessi criteri saranno applicati ancora da esaminare". Il livello di emissioni di anidride carbonica, segnalano gli analisti, è quello della prima bozza del pna italiano, poi aumentato dopo un compromesso tra ministero dell'Ambiente e ministero dello Sviluppo economico. Ci sono state "pressioni" e "si è tentato di fare una forzatura" sulle quote di emissione di gas serra contenute nel piano nazionale presentato dall'Italia, ha detto il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio.

Il ministro ha comunque sottolineato che "se evitiamo le furberie siamo un paese che può fare molto" soprattutto sul piano dell'efficienza energetica che "conviene all'Italia come sistema paese perché se puntiamo sull'efficienza guadagniamo due volte": attraverso di risparmi collegati ai minori consumi e con l'esportazione delle tecniche per migliorare l'efficienza. Pecoraro Scanio ha spiegato che per il taglio delle emissioni chiesto dall'Ue il governo si rivolgerà all'industria del carbone: "Se c'è un settore che deve dare una mano - ha detto Pecoraro Scanio - è quello del carbone. Il carbone costa poco, produce molta CO2 e consente i maggiori guadagni. Ne parlerò con il ministro Bersani". Ma la Commissione non si limita a chiedere un tetto più basso alle emissioni del nostro Paese. L'esecutivo Ue invita l'Italia, ad apportare anche altri cambiamenti al piano. A giudizio dell'esecutivo, infatti, dovrebbe "fornire maggiori informazioni sul trattamento che riserverà ai nuovi soggetti che entreranno nel sistema di scambio delle quote di emissione". Poi, dovrebbe "inserire nel piano gli impianti di combustione (ad esempio gli impianti di cracking), come fatto da tutti gli altri stati membri". A giudizio di Bruxelles, inoltre, "è necessario eliminare diversi adeguamenti ex-post previsti" e "il quantitativo massimo totale dei crediti di emissione concessi a titolo di progetti che rientrano nel protocollo di Kyoto, eseguiti in paesi terzi sulla base delle norme di detto protocollo (clean development mechanism - cdm e joint implementation - ji, ndr) e che gli operatori possono utilizzare per rispettare i propri impegni in materia di emissioni, non devono superare più del 15% circa del totale annuo". L'approvazione della commissione, spiega la nota di Bruxelles, "dovrà considerarsi automatica una volta che l'Italia abbia apportato gli opportuni cambiamenti". Quello italiano è il ventunesimo piano nazionale di assegnazione per il periodo 2008-2012 a essere valutato dalla commissione

fonte: repubblica.it

Effetto serra – E per le valutazioni l'Onu invia in Cile l'ex Presidente

«Gruppi di ecologisti cileni hanno inviato oggi una lettera pubblica al Segretario generale dell'Onu, Ban Ki–Moon, in cui bocciano la designazione dell'ex presidente Ricardo Lagos, come inviato speciale dell'Organismo per i cambiamenti climatici e gli chiedono di riconsiderare la sua decisione». È quanto si legge in una notizia rilanciata dalla corrispondente di Europa Press, Claudia Riquelque.Secondo gli ecologisti, durante i sei anni di permanenza alla Moneda (la sede del Presidente della Repubblica cilena, N.d.R.), Lagos non abbia appoggiato concretamente le cause ambientali e sottolineano che «il caso più emblematico accaduto durante il mandato di Lagos, è stata l'approvazione del progetto binazionale di estrazione mineraria Pascua Lama, situato nel Nord del Cile, dell'impresa canadese Barrick Gold».Il progetto, come ci siamo già occupati, direttamente o indirettamente, implica di danneggiare tre ghiacciai millenari ubicati nella zona.L'ex incaricato sarà, insieme alla ministra norvegese Gro Harlem Brundtland e all'ex cancelliere sudcoreano Han Seung–Soo, uno dei tre incaricati di informare il leader dell'Onu su ciò che accade nei paesi che emettono gas serra e sui principali mezzi di mitigazione, informazioni che saranno utilizzate nell'incontro di valutazione del Protocollo di Kyoto che si farà a dicembre in Indonesia.La lettera al Segretario generale dell'Onu è stata firmata da 17 organizzazioni ecologiste e sociali, le quali affermano che Lagos, che ha governato il Cile dal 2000 al 2006, «ha dimostrato una totale insensibilità rispetto all'ambiente, applicando politiche dannose contro la sostenibilità ambientale a favore degli interessi dei grandi gruppi economici, compreso la difesa internazionale di danni contro la natura».«L'ex presidente – si sottolinea nella lettera – nemmeno ritenne opportuno assistere al Vertice della Terra del 2002, organizzato dall'Onu, facendo rappresentare il Cile da una delegazione di secondo livello».Secondo i firmatari della lettera, l'ex governante lasciò senza effetto i piani antinquinamento di Santiago che impedirono l'espansione della città verso zone urbane; costruì autostrade urbane che favorirono l'uso di automobili; si è opposto agli sforzi contro l'effetto serra; ha dato impulso al Sistema di trasporto pubblico Transantiago che si è rivelato in un vero disastro per la cittadinanza, provocando un aumento ancora maggiore nell'uso delle automobili.Tutto questo, ci sottolineano le Associazioni, rende ancora più difficile il lavoro di educazione ambientale verso i bambini (0–6 anni) e gli adolescenti per diffondere i principi etici verso la natura, come si ricava dal valore morale del Programma 21, Agenda 21 Locale e Agenda 21 Scolastica.

fonte: vglobale.it

Cresce il riciclo di imballaggi

Il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi (Conai) ha gia raggiunto e superato l obiettivo del 45% di recupero e riciclo, prefissato dalla legge per il 2008. Questo il dato più significativo comunicato oggi in occasione della presentazione a Roma del bilancio di dieci anni di attività del Consorzio (1997-2007). «Nel 2006, con il 66% di recupero complessivo, pari a 8.080.000 tonnellate di rifiuti di imballaggi ed il 55,5% di riciclo pari a 6,8 milioni di tonnellate - ha spiegato Roberto De Santis, presidente del Conai - sono stati raggiunti e superati gli obiettivi stabiliti dai legislatori per il 2008 , anche se rimane una certa disomogeneità sul territorio nazionale». Di riduzione della produzione, raccolta differenziata e recupero come "pilastri per una corretta ed avanzata politica dei rifiuti" ha parlato il ministro dell Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, secondo cui è del tutto evidente che nel nostro Paese dobbiamo realizzare una svolta nella politica sui rifiuti , una scelta imposta dai fatti. Questi i numeri riferiti oggi dal Conai, al quale aderiscono 1.400.000 aziende: rispetto al 1998 le quantità di rifiuti di imballaggio avviate a riciclo sono cresciute del 98%, quelle recuperate del 126% e i materiali avviati alla discarica sono diminuiti del 42%. Secondo i dati Conai, si è passati da un milione di tonnellate di raccolta differenziata di soli imballaggi nel 1998 a 3 milioni di tonnellate nel 2006, con effetto positivo sulla raccolta differenziata in generale, 11% nel 1998 contro il 25,2% nel 2006.

fonte: lanuovaecologia.it

La Giornata europea dei parchi

Ritorna l’appuntamento annuale con la Giornata Europea dei Parchi. Quest’anno sono oltre 25 i Paesi che hanno aderito, con visite guidate, festival e workshop organizzati all’interno delle Aree Protette. L’iniziativa, promossa da Europarc, Federazione Europea dei Parchi, si celebra il 24 maggio, anniversario della fondazione del primo parco naturale
Parchi: Alpi Apuanedel Vecchio Continente, istituito in Svezia nel 1909. L’Italia aderisce alla Giornata Europea con un fitto calendario di escursioni, incontri e mostre, in programma dal 19 al 27 maggio. Le iniziative, organizzate dalle Aree Protette con il supporto e il coordinamento di Federparchi, interessano l’intero territorio nazionale. Inoltre, nell’ambito delle celebrazioni, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare promuove in collaborazione con Federparchi due appuntamenti di carattere nazionale: “Parchi a Scuola” e “I Parchi della Repubblica”:Parchi a Scuola: Il 24 maggio, in tutta Italia, i rappresentanti dei Parchi incontrano gli alunni delle scuole elementari e medie per raccontare le attività che si svolgono nelle Aree Protette, i loro obiettivi e i risultati raggiunti. Una delle lezioni sarà tenuta dal Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Un’occasione per avvicinare i più giovani al mondo della conservazione della natura e dello sviluppo sostenibile.Parchi della Repubblica:Il 2 giugno, i Parchi celebrano la Festa della Repubblica con l’apertura gratuita dei propri Musei e Centri Visita e con un ricco programma di escursioni e visite guidate gratuite. Un modo per riconoscere alle Aree Protette un ruolo di prim’ordine nel patrimonio nazionale.Il programma aggiornato degli eventi previsti per la Giornata Europea dei Parchi è disponibile su:http://www.parks.it/giornatadeiparchi

Info: Silvana Santo - Ufficio Stampa Federparchi
Tel. 06.51604940
mail: ufficiostampa.federparchi@parks.it

fonte: lanuovaecologia.it

Murdoch dipinge di verde il suo impero

Il miliardario australiano Rupert Murdoch ha lanciato un annuncio shock: News Corp., il suo impero di carta su cui non tramonta mai il sole, diventerà un modello ecologico entro il 2010. Il gruppo che fa capo a Murdoch ha operazioni in 52 paesi, 47 mila dipendenti e nel 2006 ha sprigionato emissioni inquinanti pari a 641.150 tonnellate di CO2, l'equivalente di cinque giorni di output energetico di una città come Londra. «L'obiettivo di qui al 2010 è l'opzione zero», ha detto il miliardario, famoso per il cuore che batte a destra, ma che, sul fronte dell'emergenza clima si è incamminato sul sentiero trasversale di un altro grande magnate dei media, il padre della Cnn Ted Turner. La campagna di Murdoch, battezzata "Cool Change", si basa sul passaggio a tecnologie energetiche più efficienti, l'uso di auto ibride e di energie rinnovabili. Sul set del teledramma '24' della Fox saranno usati ad esempio generatori a biodisel. Negli sterminati studi di Hollywood dove sono stati girati film come “Titanic” i dipendenti si sposteranno a bordo di automobiline da golf alimentate a energia solare. L'uso di lampadine a basso consumo energetico consentirà di ridurre la produzione di gas serra di 200 tonnellate all'anno, l'equivalente di 200 trasvolate in jet da New York a Los Angeles. Murdoch ha dichiarato: «Immaginiamo se riuscissimo a convincere il nostro pubblico a ridurre il loro impatto sul cambiamento di clima. Sarebbe come spegnere la California per due mesi».

fonte: lanuovaecologia.it

E New York vuol diventare verde

Da ieri sera l'Empire State Building è completamente illuminato di verde, simbolo del sogno del suo sindaco di trasformare la capitale dei grattacieli nella metropoli più ambientalista d'America. Michael Bloomberg ci crede davvero e per lanciare un segnale al mondo ha chiamato a Manhattan gli amministratori di 46 grandi città per presentare progetti realistici contro il riscaldamento globale. Al "C40 Climate Summit" non si mette in discussione il cambiamento climatico, ma l'aumento delle temperature, l'intensificarsi degli uragani e lo scioglimento dei ghiacci vengono considerati un dato acquisito. Qui ci si concentra sui rimedi. Bloomberg non ha dubbi: "Ci siamo accorti tutti che il clima è diventato imprevedibile, le estati più lunghe e più calde, e non è solo una sensazione, è una realtà. Lo chiamano riscaldamento globale, ma l'impatto è locale". 250 rappresentanti delle metropoli più grandi del mondo, da Pechino a Città del Messico, da Parigi a Tokyo fino al Cairo, cercheranno di indicare come renderle più verdi, vivibili e come tagliare le emissioni di gas, attraverso interventi e ricette pratiche e immediatamente realizzabili. Le città coprono l'uno per cento della superficie della Terra, ospitano la metà della popolazione mondiale, ma consumano i tre quarti dell'energia del pianeta. Per questo Bloomberg, insieme a Bill Clinton, dopo un primo vertice con 20 sindaci due anni fa a Londra, ha immaginato che debbano essere le metropoli a guidare il cambiamento, spingendo i governi ad agire su scala nazionale e facendo accordi con le grandi aziende. Perché bisogna dimostrare, questa una delle tesi del convegno, che oltre a combattere le minacce per la vita e i costi per la salute, curare l'ambiente può aiutare gli affari, l'economia e aumentare l'occupazione.

Bloomberg, che sta puntando tutto sull'ambiente, tanto da esserne diventato uno dei tre paladini americani insieme ad Al Gore e al governatore della California Arnold Schwarzenegger, ha presentato un ambiziosissimo progetto per rendere New York la città più verde degli Stati Uniti. "I nostri conti - ha spiegato - sono a posto, possiamo investire subito centinaia di milioni di dollari in 127 progetti": dalla nuova metropolitana all'obbligo di costruire case che risparmino energia, da un milione di alberi piantati in città, a 290 nuovi parchi giochi per bambini, fino alle coltivazioni di cozze nell'Hudson River e nella baia per ripulirle le acque dall'inquinamento. E soprattutto, seguendo l'esempio del sindaco di Londra Ken Livingstone, pensa ad un ticket di 8 dollari per entrare a Manhattan in auto. Una strategia molto apprezzata, tanto che si parla sempre di più di Bloomberg candidato alle elezioni presidenziali: un sondaggio di ieri mattina lo indica come il sindaco più amato dai newyorchesi (batte 56 a 29 Rudolph Giuliani) e il loro ideale inquilino della Casa Bianca. Il discorso chiave del summit lo terrà però mercoledì sera un ex presidente: Bill Clinton, la cui fondazione - La Clinton Climate Initiative - ha già avviato programmi pilota con alcune metropoli ed è tra gli sponsor dell'iniziativa. L'unica città italiana presente è Roma: l'assessore all'ambiente Dario Esposito discuterà domani insieme ai rappresentanti di Chicago, Delhi e Tokyo e a James Murdoch (il figlio del magnate dei media Rupert che ha contribuito ad organizzare il summit), e presenterà il progetto "Roma per Kyoto", finanziato dalla capitale e dalla comunità europea e finalizzato a ridurre il traffico e i rifiuti. La maggior parte delle città invitate ha una popolazione superiore ai cinque milioni di abitanti, ma sono state fatte eccezioni per città più piccole che possano presentare esperienze positive e progetti già realizzati. Seattle, per esempio, è la città al mondo con più "palazzi verdi", costruiti in modo da ridurre i consumi energetici, e l'amministrazione cittadina ha tagliato i suoi del 60 per cento. Il sindaco Greg Nickels racconta come il suo municipio sia in grado di utilizzare l'acqua piovana per innaffiare i giardini e per far funzionare le toilette: "Risparmiamo più di tre milioni e mezzo di litri d'acqua all'anno". Toronto usa la bassa temperatura dell'acqua del lago Ontario per creare aria condizionata; Berlino, cambiando le lampadine e migliorando gli impianti, ha ridotto di un quarto la bolletta energetica in 1.400 palazzi; la città di Portland, soltanto sincronizzando i tempi dei semafori di 135 incroci, è riuscita a risparmiare benzina corrispondente a 15mila tonnellate di anidride carbonica all'anno e Barcellona ha stabilito che ogni abitazione nuova o ristrutturata abbia la metà dell'acqua calda prodotta dai pannelli solari. Sindaci visionari e all'avanguardia hanno capito che il consenso si conquista anche su temi d'avanguardia, e così San Francisco o Melbourne fanno da battistrada per l'energia solare e Copenaghen sfrutta al meglio il vento del Mare del Nord, garantendo con l'energia eolica i bisogni di 150mila case danesi.

fonte: repubblica.it

lunedì 14 maggio 2007

Rifiuti, l'attesa di Serre

Oggi nuovo vertice in Prefettura a Napoli. Al vaglio i siti alternativi proposti dal presidente della Provincia di Salerno. Bertolaso: «Da conferire 700.000 tonnellate». Pecoraro: «Lo Stato dimostri che non c'è accanimento» / Decreto emergenza
La battaglia infinita di Serre, e dell’emergenza rifiuti in Campania, vivrà un nuovo importante capitolo questo pomeriggio. La riunione di ieri alla Prefettura di Napoli s’è conclusa con la decisione di valutare le proposte dei siti alternativi indicati dal presidente della Provincia di Salerno, Angelo Villani. Ieri il comune di Serre ha espresso nuovamente la disponibilità all'utilizzo della vecchia discarica di Macchia Soprana. Dal commissariato sarebbe stata ribadita però l'esigenza che la provincia di Salerno si faccia carico dello smaltimento di circa 700 mila tonnellate di spazzatura. «Ora bisognerà capire - ha detto Sodano - dove e come collocarle».Le rispettive popolazioni sono sul piede di guerra con presidi e cortei annunciati a partire da domani. A sostegno della comunità di Serre si schiera il ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio: «Lo Stato deve dimostrare che non c'é accanimento, che l'obiettivo è togliere i rifiuti dalle strade e non scaricarli per forza nelle aree protette. Anche il ministero dell'Ambiente ha lavorato in questi mesi per indicare soluzioni alternative, ma purtroppo siamo rimasti inascoltati». E mentre a Serre i manifestanti attendono gli sviluppi della trattativa con un certo scetticismo, ci si mette anche il caldo a peggiorare la situazione nel resto della Regione: a Napoli e provincia, residenti esasperati continuano a bruciare i cumuli di immondizia

fonte: lanuovaecologia.it

Tfr: tassazione a confronto

Con l’avvicinarsi del 30 giugno si moltiplicano le dichiarazioni, gli inviti, le pubblicità sulla previdenza complementare, ma cresce anche l’incertezza dei lavoratori sulla destinazione del Tfr: meglio lasciarlo in azienda o scegliere i Fondi?CONSULENZALAVORO.com, per aiutarvi ad avere un quadro più preciso delle possibilità, vi sottopone un semplice prospetto che consente di valutare la tassazione cui è sottoposto il tfr in entrambi i casi.Tassazione del tfr futuro- Tfr in azienda: in questo caso il tfr non costituisce imponibile- Previdenza complementare: in questo caso il tfr non costituisce imponibileDeducibilità dei contributi (del datore di lavoro e del dipendente)- Tfr in azienda: per i versamenti alla previdenza privata si possono dedurre un massimo di 5.164,57 euro all’anno- Previdenza complementare: per i versamenti alla previdenza integrativa si possono dedurre un massimo di 5.164,57 euro all’annoImposta sui rendimenti del capitale- Tfr in azienda: i rendimenti del capitale prima del raggiungimento della pensione subiscono una tassazione pari all’11%, mentre al raggiungimento dell’età pensionabile il lavoratore percepisce l’intero capitale derivante dal rendimento- Previdenza complementare: i rendimenti del capitale prima del raggiungimento della pensione subiscono una tassazione pari all’11%, mentre dopo la pensione subiscono una tassazione pari al 12,5%Tassazione del Tfr liquidato- Tfr in azienda: il lavoratore riceve un capitale soggetto ad una tassazione minima del 23%- Previdenza complementare: il lavoratore riceve un capitale (pari al massimo al 50% del totale) che è tassato al 15% (sull’importo corrispondente ai contributi versati) ed è soggetto ad un meccanismo di riduzione. L’aliquota, quindi, diminuisce dello 0,3% annuo dopo 15 anni di versamenti ed è pari al 9% dopo 35 di versamenti.Imposta sulle rendite- Tfr in azienda: non dà luogo a rendite- Previdenza complementare: la parte degli assegni mensili corrispondente ai contributi versati è soggetta ad un’imposta del 15% con meccanismo di riduzione.

fonte: consulenzalavoro.it

Le tribù minacciate dagli ecologisti

A DICEMBRE in Sri Lanka un gruppo di indigeni Wanniyala-Aetto (letteralmente il popolo della foresta) sono stati multati. La loro colpa era di aver sconfinato all'interno del loro stesso territorio. A giugno in Olanda l'organizzazione privata Fondazione dei parchi africani ha respinto un appello arrivato dalla lontana Etiopia: chiedeva di riconoscere i diritti dei Mursi, un popolo pastorale che vive nella zona sud-occidentale del paese africano. Nelle stesso tempo gli indigeni Batwa discutevano con i rappresentanti del loro governo, quello dell'Uganda: oggetto del contendere il diritto di caccia in terre da sempre appartenenti a questo popolo. Tre storie diverse che al centro hanno un problema unico: la lotta fra i difensori della natura e le popolazioni indigene che, nei luoghi che gli ambientalisti vorrebbero preservare vivono da generazioni, e non accettano di essere mandate via o limitate nelle proprie abitudini in nome della creazione di riserve o parchi protetti. "Le comunità indigene sono sull'orlo dell'annientamento e della dispersione - non è stato fatto abbastanza per difendere i loro diritti", ha detto qualche giorno fa a Ginevra Rodolfo Stavenhagen, responsabile Onu per i diritti delle popolazioni indigene. Stavenhagen puntava il dito contro i governi e gli enti gestori dei parchi nazionali, accusati di non tenere in considerazione le necessità dei popoli che vivono nelle aree destinate a protezione ambientale. In tutto il mondo dal 1990 la superficie totale delle terre poste sotto protezione è raddoppiata, raggiungendo il 12% del totale. Fare una stima esatta del numero delle persone coinvolte è impossibile: i calcoli più attendibili vanno da un minimo di cinque a un massimo di diverse dozzine di milioni. Nella sola Africa, secondo il sociologo Charles Geiser, ci sarebbero 14 milioni di "rifugiati ambientali".

E' una storia poco conosciuta che da anni alcune organizzazioni non governative - Survival International e Forest People in primo piano - si battono per portare all'attenzione generale. Tre anni fa a Durban, un incontro mondiale sulla conservazione e la gestione dei parchi, sembrò segnare una svolta decisiva, con l'adozione di un documento che garantiva i diritti degli indigeni nelle zone protette. Ma a tutt'oggi la questione resta in primo piano, come ha dimostrato un dossier della rivista ecologista americana Orion Magazine pubblicato nei mesi scorsi. "Il fatto è che per centinaia di anni, a partire dal 19simo secolo, si pensato che proteggere un'area significasse escluderne ogni presenza umana - spiega Marcus Colchester, direttore del Forest People Programme - popolazioni intere sono state cacciate o hanno visto i servizi essenziali ridotti ed eliminati. La loro terra non era più loro". La teoria di Colchester e di molti come lui è abbastanza chiara: se la conservazione dell'ambiente negli ultimi decenni è diventata un tema di sempre maggiore attualità, così non è stato per i diritti delle popolazioni indigene. La lista di casi di popoli cacciati per far spazio a parchi è lunga: si va dai Masai del Kenia e della Tanzania ai Chetri del Nepal, passando per gli aborigeni dell'Australia e i pigmei del Camerun. Fra i governi e le associazioni ritenute responsabili di questi o simili casi dagli stessi popoli tribali ci sono imputati eccellenti: Conservation International, the Nature Conservancy, la Wildlife Conservation Society e lo stesso Wwf. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato: in qualche caso sono stati i governi - vedi Australia e India - a cambiare politica. In qualche altro le associazioni - il Wwf - ad adottare politiche diverse e più aperte verso gli indigeni. Ma ci sono stati anche segnali di senso inverso, come l'attenzione delle multinazionali per l'ecologia: spesso dietro alla maschera di una "politica verde", spiega Orion, si sono nascosti accordi fra aziende e governi per consentire lo sfruttamento di aree vicine a quella protetta. In qualche caso addirittura lo schermo del parco nazionale è stato usato per facilitare l'allontanamento da zone potenzialmente redditizie delle popolazioni locali: il caso dei Boscimani del Botswana, che hanno appena vinto una causa contro il governo accusato di volerli cacciare dal loro territorio per poi dare via libera alle esplorazioni diamantifere della Debswana, è esemplare. Altro elemento negativo paradossale è il turismo: "Troppo spesso i tour operator trattano i popoli tribali come oggetti esotici di cui godere come di una parte dello scenario - spiega Francesca Casella dell'ufficio italiano di Survival International - oppure mirano alla creazione di aree naturali cosidette "protette" per attirare visitatori: peccato che in queste zone spesso non vi sia più spazio per chi ci ha sempre vissuto". Tutto questo, in base al documento firmato a Durban, dovrebbe finire entro il 2015: per quella data tutte i parchi naturali esistenti e quelli che saranno creati dovranno adottare un modello di co-gestione con le popolazioni indigene. Se questo accadrà, Colchester si ritroverebbe senza lavoro ma per ora la possibilità non lo spaventa: "Le cose si stanno muovendo, ma non abbastanza velocemente. Continuiamo ad assistere a espropriazioni e soprusi. No - conclude - non credo che rimarrò disoccupato a breve".

mercoledì 9 maggio 2007

Salina, così muore la spiaggia del "Postino"

Nell'immaginario della gente rimarrà per sempre la spiaggia de Il postino, l'ultimo film girato da Massimo Troisi prima di morire. È su quei ciottoli che il postino Troisi e il poeta Philippe Noiret scagliare i ciottoli nel mare di Salina, suggello di un'amicizia cementata dai versi. Sono passati 13 anni dalle riprese di quel film e oggi la spiaggia di Pollara, a Malfa, comune dell'isola di Salina, è pressoché scomparsa. Divorata dall'inesorabile processo di erosione del mare ma anche dal ripetuto crollo dei massi che, staccandosi dal costone sovrastante, l'hanno ormai quasi seppellita: nel '94, quando il film è stato girato, la spiaggia era larga 10 metri, oggi poco più di 4. Un disastro ecologico annunciato da ripetuti segnali d'allarme, ma nessuno è mai corso ai ripari. "Anzi, sembra proprio che si faccia a gara per sconvolgere quella baia - dice Fabrizio Leofante di Italia Nostra - Abbiamo documentato con una serie di fotografie i tanti turisti che, prima di lasciare Salina, si portano a casa come souvenir sacchi di sabbia e pietruzze prelevati proprio da quei luoghi senza che nessuno intervenga". Ma la "cala Troisi", così è stata ribattezzata, sta scomparendo anche per un'altra ragione. Le migliaia di barche che affollano quello specchio di mare si fermano a pochi metri dalla spiaggia, e con il movimento delle eliche risucchiano e trascinano porzioni di sabbia sottraendole alla spiaggia, accelerandone così l'erosione. "Eppure esistono ordinanze della Capitaneria di Porto di Lipari, in forza delle quali a Pollara le imbarcazioni devono fermarsi ad almeno 150 metri dalla battigia - dice il sindaco di Malfa Virgilio Ciampi - Tutto però è stato sempre ignorato e noi ne paghiamo le conseguenze. Ho chiesto la messa in sicurezza del costone al governo Berlusconi, al governatore della Sicilia Cuffaro, alla Provincia. Ho ottenuto solo promesse e chiacchiere da quanti, onorevoli e senatori di entrambi gli schieramenti, si sono alternati in vacanza nella nostra Salina. Nessuno ha fatto niente".

Oggi il costone che sovrasta Pollara è un serio pericolo soprattutto per quanti si stendono al sole durante la stagione estiva. "Sono parecchi i feriti che abbiamo contato in questi ultimi anni: almeno una trentina - dicono alla guardia medica dell'isola - Tutti colpiti da frane e massi che si staccano da quelle parete, ed alcuni di loro hanno riportato anche conseguenze serie". "E io da quegli stessi turisti feriti vengo citato per danni - continua Ciampi - Eppure esistono cartelli che vietano l'accesso a quella spiaggia. Ma se la gente arriva dal mare, non posso certo fermarli". "Dispiace che un pezzo di isola se ne vada in questo modo - aggiunge Maria Grazia Cucinotta, "Beatrice" ne Il postino - A parte il ricordo del film, spiace constatare che la natura non venga tutelata. Quanto a me, quel film è stata la chiave che mi ha aperto la porta del successo: sono tornata a Salina di recente e sono andata nello stesso albergo che mi ospitò durante le riprese, ho ritrovato tutta la magia della mia Sicilia".

fonte: repubblica.it

martedì 8 maggio 2007

Maggio 2007: roadshow Legge 210 e Bioedilizia

Nel mese di Maggio 2007 si terranno diversi incontri dedicati a tutti gli imprenditori edili e non solo, organizzati da Intesa Sanpaolo in collaborazione con alcune associazioni di categoria attente alle problematiche delle imprese del territorio. In ciascun evento, della durata di mezza giornata, seguito da un dibattito e da un aperitivo, gli specialisti della Banca saranno a disposizione per offrire una panoramica sulle più recenti introduzioni normative a tutela degli acquirenti di immobili da costruire, e per illustrare le soluzioni finanziarie e le nuove opportunità offerte da Intesa Sanpaolo per far fronte efficacemente a queste novità.
Il calendario degli incontri finora previsti è il seguente:

DATA & LUOGO
INFO & CONTATTI
9 maggio 2007 - ore 15.30 Grand Hotel Baglioni, Sala Michelangelopiazza Unità Italiana 6, Firenze
GMPRgrouptel. +39 051 291.39.11 intesasanpaolo@gmpr.it

15 maggio 2007 - ore 15.30 Collegio delle Imprese Edili ed Affini via Briantea 6, Como
Collegio delle Imprese Edili ed Affini della provincia di Comotel.
+39 031 331.37.28 info@edilicomo.it

Attenzione: per assistere gratuitamente ad una o più tappe del Roadshow è necessario dare conferma della propria partecipazione ai rispettivi contatti sopra citati.

Per ulteriori dettagli consultare il programma dei singoli eventi:- mercoledì 9 maggio, Firenze (.pdf 272 Kb) >>- martedì 15 maggio, Como (.pdf 305 Kb) >>


Ædifica ASSICURA
Ædifica BIOEDILIZIA
Ædifica ASSICURA è un programma assicurativo completo per la tutela del cantiere e degli acquirenti, realizzato con la collaborazione di Eurizon Tutela, idoneo ad assolvere a tutti gli obblighi introdotti dal Dlgs 122/2005. L'offerta integrata è rappresentata da tre prodotti assicurativi, abbinati al mutuo Ædifica.
Brochure (.pdf) >>

Ædifica BIOEDILIZIA è un finanziamento rivolto alle imprese che costruiscono con i criteri dell'edilizia sostenibile. In aggiunta, per le costruzioni che già dalla fase progettuale rispondono ai criteri di sostenibilità previsti dal protocollo Itaca (Istituto per l'innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale), tassi e condizioni di favore.
Brochure (.pdf) >>

Fonte: Redazione Intesa Sanpaolo per le imprese
Google

Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

Change.org|Start Petition

Blog Action Day 2009

24 October 2009 INTERNATIONAL DAY OF CLIMATE ACTION

Parco Sempione - Ecopass 2008

Powered By Blogger