L'indice monitora circa 1.500 specie tra uccelli, pesci, mammiferi, rettili e anfibi. Mostra che tra il 1970 e il 2007 le specie terrestri sono calate del 25 per cento, quelle marine del 28 e quelle di acqua dolce del 29. Gli uccelli marini, in particolare, sono calati del 30 per cento dalla metà degli anni Novanta. In dettaglio, l'indice degli animali terrestri mostra una caduta libera tra le specie tropicali, mentre quelle delle aree temperate si sono difese meglio (meno 26 per cento, contro meno 35). Va però ricordato che nella fascia più mite del pianeta il crollo della biodiversità s'era già avuto prima degli anni settanta, quando era stata distrutta la foresta pluviale, che nelle zone subequatoriali sta resistendo più a lungo. Il numero di specie marine è rimasto sostanzialmente stabile fino agli anni 90, per crollare in tempi recenti, trascinando con sé un'analoga ecatombe tra gli uccelli marini. Tutto questo, poi, potrebbero peggiorare nel prossimo trentennio, a causa del riscaldamento globale.
"La biodiversità è un po' la cartina al tornasole dello stato di salute del pianeta ed ha un impatto diretto sulla vita di tutti, quindi è allarmante che, nonostante la crescita della coscienza ambientalista, non si sia ancora riusciti ad arrestare questa tendenza", ha detto Colin Butfield, il responsabile della campagna del Wwf. "Tuttavia, vi sono piccoli segnali di speranza, e se i governi sapranno cogliere questa opportunità, potremmo riuscire a invertire la tendenza".
La diffusione dei dati arriva una settimana prima di un meeting, a Bonn, tra le nazioni che hanno aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica: all'ordine del giorno, c'è proprio la ricerca di una strategia duratura per salvare le specie animali e vegetali messe sotto scacco dalle attivtà umane. Alcuni scienziati sostengono che quella in atto è di fatto la sesta grande estinzione di massa sul pianeta, la prima dopo quella dei dinosauri, avvenuta 130 milioni di anni fa.
Un problema che ci riguarda anche più da vicino di quanto possiamo pensare, se è vero che buona parte dell'alimentazione e dei medicinali che usiamo attinge in qualche modo dalla natura. "La riduzione della biodiversità - ha spiegato il direttore generale del Wwf, James Leape - significa, per milioni di persone, il rischio di un futuro nel quale le disponibilità alimentari sono più vulnerabili rispetto a epidemie e malattie, e che anche le provviste d'acqua sono più a rischio. Nessuno può sfuggire all'impatto catastrofico di una minore biodiversità, perché questa comporta minore disponibilità di medicinali, maggior vulnerabilità rispetto ai disastri nucleari e agli effetti del riscaldamento globale".
fonte: repubblica.it
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