Investimenti inadeguati e scarsissimi livelli di occupazione nel Mezzogiorno, con un notevole abbassamento dei consumi dovuto alla contrazione del potere d'acquisto e alla perdita di fiducia delle famiglie.
È quanto emerso dall'analisi previsionale dell'economia siciliana, presentata questa mattina nella sede del Diste a Palermo. Hanno partecipato il professor Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella e responsabile scientifico del Diste, e Alessandro La Monica, presidente del Diste Consulting.
"Il Paese -spiega Busetta- non ha risorse sufficienti per affrontare in maniera seria la problematica/opportunità del Mezzogiorno. I 70 miliardi di interessi sul debito pubblico e la notevole evasione fiscale, non consentono di destinare risorse adeguate per mettere a regime un terzo del Paese".
Non si discosta dai dati complessivi del Mezzogiorno la situazione siciliana la cui economia è stata caratterizzata nel corso del 2007 da un andamento congiunturale insoddisfacente e da una progressione delle variabili di domanda e produzione nettamente più debole rispetto alle dinamiche del resto del Paese, tanto da rilevare un incremento del Pil dello 0,9% a fronte dell'1,5% nazionale. Un calo dello 0,2% del Pil per il Sud a fronte di una lieve crescita dello 0,5% del Centro Nord.
Calo dei consumi. Per quanto riguarda il calo dei consumi, hanno cominciato a farsi sentire sui bilanci anche gli effetti dell'incremento consistente della pressione fiscale che, sulla base dei consuntivi sul conto economico delle amministrazioni pubbliche, nel 2007 sarebbe salita al 43,3%, quasi 3 punti percentuali in più rispetto al 2005 (40,5%).
A peggiorare la situazione anche il netto aumento dell'inflazione al consumo dovuto alle tensioni presenti nei mercati internazionali delle materie di base energetiche e dei prodotti alimentari, e l'inasprimento delle condizioni di finanziamento.
"Le persistenti difficoltà in cui si dibatte la gran parte dei comparti dell'agricoltura e dell'industria manifatturiera locali -ha spiegato La Monica- hanno indotto, da un lato un diminuzione dell'aumento dell'export e dall'altro una non lieve flessione dell'occupazione, con pesanti ripercussioni sul reddito disponibile e quindi sul potere d'acquisto delle famiglie".
Export. Le vendite sui mercati internazionali delle merci prodotte in Sicilia sono ammontate nel periodo gennaio/settembre 2007 a 6.932 milioni di euro (+25,7% a fronte di un aumento dell'11,5% a livello nazionale). I due terzi del totale esportato è però costituito da prodotti petroliferi raffinati (4.592 milioni di euro). Al netto dei derivati del petrolio l'ammontare dell'export si riduce a 2.340 milioni di euro segnando un aumento del 4% contro un incremento dell'analogo aggregato nazionale dell'11,3%.
Occupazione in calo. Anche il dato siciliano sull'occupazione non è confortante. In Sicilia il numero degli occupati dopo una forte flessione avvenuta tra il IV trimestre 2006 e il I trimestre 2007, ha toccato nuovamente quota 1.495.000, un valore inferiore rispetto al picco massimo di 1.511.000 occupati raggiunto nel II e nel IV trimestre del 2006, ma superiore rispetto al minimo di 1.468.000 toccato proprio nel I trimestre 2007. Ad oggi, comunque, la flessione rispetto al III trimestre del 2006 è pari a -0,73%.
Il numero dei lavoratori, nella media dei primi nove mesi dell'anno, si è posizionato a quota 1,482 milioni di unità corrispondenti a un calo dell'1,2% rispetto all'anno precedente (+0,9% il dato dell'Italia). Un dato ancora più negativo se si pensa che è "viziato" da una consistente diminuzione della domanda di lavoro. L'esercito in cerca di occupazione è infatti passato dalle 446 mila unità del 1999 a 217 mila nel 2007. Moltissimi giovani hanno preferito emigrare al Nord o sono sempre più convinti di non trovare lavoro.
Gap con il resto del paese. La distanza tra le regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord è abbastanza evidente se si osservano i livelli dei tassi del mercato del lavoro. Oltre alla cronica differenza nei tassi di disoccupazione, 12,4% per la Sicilia al terzo trimestre 2007 contro 2,8% per il Nord Est e 3,6% per il Nord Ovest, colpiscono anche i circa 20 punti percentuali di differenza del tasso di occupazione, che nello stesso periodo è al 44,8% per la Sicilia contro il 68,0% del Nord Est e al 66,1% nelle regione del Nord Ovest del Paese.
Per colmare la differenza, una stima porta a ritenere che sarebbe necessario, nel Mezzogiorno, un aumento di circa 2,5 milioni di occupati, mentre in Sicilia l'aumento dovrebbe essere d circa 700 mila nuovi occupati.
Alla base delle enormi differenze da colmare vi è, ovviamente, una deficienza cronica del sistema economico meridionale che non riesce a creare tutti i posti di lavoro necessari, ma vi è anche una differente struttura partecipativa al mercato del lavoro che vede, nel Sud più che al Nord, la donna ai margini del mercato del lavoro.
Dai dati riepilogati del mercato del lavoro distinti per genere emerge come in Sicilia il tasso di attività è maschile (68,3%) è circa la metà di quello femminile (34,6%) differenza che invece non risulta così netta nelle regioni dell'area nord del Paese dove abbiamo un tasso di attività maschile del 78,4% ed un tasso di attività femminile del 59,8%.
Anche il dato assoluto dell'occupazione maschile registra in Sicilia differenze rilevanti con 1.010.000 occupati al terzo trimestre 2007 maschi contro 485.000 femmine, mentre nel Nord abbiamo 6.979.000 occupati maschi contro 5.005.000 femmine.
Turismo. Nel 2007 è aumentato il numero dei viaggi (4% in più), ma è diminuito il numero di notti che vengono trascorse fuori casa (4,4% in meno). Questo significa che le vacanze brevi sono aumentate del 9,6% mentre diminuisce il numero e la durata media delle vacanze di lunga durata.
Nella graduatoria delle regioni più visitate, in base alle principali destinazioni di vacanze, solo la Campania compare al sesto posto tra le regioni del Sud; Sicilia, Puglia sono, invece, tra le sette regioni più visitate per vacanze di 4 o più notti.
fonte: lasicilia.it
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martedì 20 maggio 2008
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