mercoledì 28 maggio 2008

Napoli, operazione "Rompiballe"

L'hanno chiamata "operazione rompiballe" perché proprio così, al telefono, il responsabile di un impianto della provincia di Caserta, Pasquale Moschella, e un dirigente della società Fibe parlavano della discarica aperta in località Lo Uttaro: "Rompiamo le balle, quelle più malprese, e le utilizziamo come scarti", diceva Picarone a Moschella il 21 aprile 2007.

Questa e altre conversazioni inducono il gip di Napoli, Rosanna Saraceno, a parlare di una "colossale opera di inquinamento del territorio" che sarebbe stata posta in essere, confidando nella possibilità di "nascondere proprio sotto le tonnellate di quei rifiuti che si dovrebbero smaltire correttamente la pessima gestione degli stessi": come nel caso delle balle di rifiuto secco che venivano "private della filmatura e del filo di ferro che ne assicurava la compattazione e successivamente passate sotto le ruspe".

Operazione illecita, secondo i magistrati. In quel Vietnam che è diventata la crisi rifiuti in Campania, l'inchiesta dei carabinieri del Noe, coordinata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, apre dunque un nuovo fronte. Fanno riflettere le argomentazioni del giudice quando scrive che pur di non interrompere la raccolta della spazzatura accatastata nelle strade sono state "frustrate" quelle "esigenze di salute pubblica" che andavano tutelate. Questo perché, accusa la Procura, i rifiuti venivano lavorati "in totale difformità rispetto alle autorizzazioni ambientali", anzi in maniera "assolutamente fittizia".

Come nel caso dei treni inviati in Germania in forza del contratto stipulato con la società Ecolog (i cui rappresentanti Roberto Cetera e Lorenzo Miracle Bragantini sono agli arresti) dove sarebbe stato inviato materiale "che giammai avrebbe potuto essere destinato alla termovalorizzazione".

Rimarcano, i magistrati, che nelle telefonate di numerosi indagati si parla di "scempio ambientale, disastro ambientale, porcheria epica", e questo lascerebbe pensare a "relazioni e dossier tenuti nel cassetto" invece che indirizzati all'autorità giudiziaria. Sono emersi tentativi di ostacolare i carabinieri del Noe che stavano conducendo le indagini. In una conversazione del 2 ottobre scorso, l'amministratore di Impregilo, Massimo Malvagna, ora agli arresti, dice: "Ho capito che in Procura tira una gran brutta aria".

Nell'indagine è coinvolta, fra gli altri, Marta Di Gennaro, l'esperto funzionario della Protezione civile che nel 2007 Guido Bertolaso aveva voluto al suo fianco come subcommissariato straordinario. Indagando su Di Gennaro sono stati più volte intercettati colloqui di Bertolaso e sfoghi dell'allora commissario, tornato ad occuparsi di emergenza rifiuti, come sottosegretario, appena una settimana fa. Molti passaggi riguardano ad esempio il braccio di ferro che nel maggio 2007 Bertolaso, contrario alla scelta del sito di Macchia Soprana, successivamente entrato in funzione e tuttora aperto, aveva ingaggiato con il ministero dell'Ambiente. "Così come intendono farla loro (i tecnici del ministero n. d. r.) è una porcata", diceva Di Gennaro del progetto su Macchia Soprana. E il 17 maggio di quell'anno, rivolgendosi alla sua vice, Bertolaso affermava: "Tu fai quello che può essere utile, che può servire... io ho un obiettivo preciso: sputtanare i tecnici del Ministero dell'Ambiente".

Alla vigilia delle sue dimissioni, rassegnate dopo l'opposizione dell'allora ministro Alfonso Pecoraro Scanio all'apertura della discarica di Valle della Masseria, Bertolaso parla con il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, che di lì a poco lo sostituirà come commissario e che per un episodio legato all'attività sui rifiuti è stato raggiunto lunedì sera da un avviso di garanzia per falso. "Spero che non diano a te la responsabilità - dice Bertolaso - perché ovviamente ho già mollato l'incarico alla luce di questa devastante vicenda di vigliaccheria assoluta da parte dello Stato. Per me la vicenda è conclusa, volevo che lo sapessi". "Mi dispiace un sacco", replica Pansa. E Bertolaso: "Vedrai che il ministro dell'Ambiente saprà tirare fuori qualche altro cilindro, troverà pure.. un sovrano che sarà in grado di gestire tutto molto più brillantemente di quel poco che sono riuscito a fare io".

Via sms, il 20 giugno 2007, era stata Marta Di Gennaro a sfogarsi con Bertolaso: "Guido, basta, così non va - scrive - È tutto sbagliato, centinaia di sindaci cafoni che rivendicano diritti, tutti che pretendono e se la prendono con noi anche quando va bene. Un sistema indegno, impianti vetusti e inutili che ammucchiano balle. Dobbiamo trovare il coraggio di andarcene, gli eroismi che ci piacciono tanto possono rovinarci".

fonte: repubblica.it

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