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La fiammata dei prezzi delle derrate alimentari rischia di far raddoppiare il numero di persone estremamente povere. E per scongiurare questo scenario, la Banca Mondiale ha deciso di stanziare, per la lotta all'emergenza alimentare, 1,2 miliardi di dollari, di cui 200 milioni destinati a Gibuti, Haiti e Liberia. L'annuncio di Robert Zoellick, presidente dell'istituto di Washington, arriva a pochi giorni dal vertice della Fao, che si terrà fra il 3 e il 5 giugno a Roma, e che vede nell'agenda dei lavori proprio la volata dei prezzi degli alimentari, oltre al cambiamento climatico, i biocarburanti e la sicurezza alimentare. Al meeting gli Usa proporranno una strategia di lungo termine per far fronte alla crisi, basata su un aumento della produzione di generi alimentari grazie alle sementi geneticamente modificate. "La fiammata dei prezzi delle derrate alimentari rischia di far sì che il numero delle persone che compongono la fascia più povera della popolazione passi da uno a due miliardi", afferma Zoellick, nello spiegare lo stanziamento approvato dalla banca. Le risorse messe a disposizione andranno nelle casse dell'Associazione Internazionale di Sviluppo (Aid), la divisione della Banca Mondiale che si occupa dei paesi più poveri, e in quelle della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bird), che invece concede prestiti ai paesi emergenti. I fondi sono destinati a sostenere i programmi cosiddetti "rete di sicurezza", come i refettori scolastici o lo scambio di lavoro per ottenere cibo. Zoellick ha inoltre annunciato la creazione di un fondo multilaterale, consacrato al sostegno della produzione agricola, e che si va a sommare al fondo fiduciario già creato che invece serve a versare risorse massime per 10 milioni di dollari ai paesi più colpiti dalla crisi alimentare. In particolare, in base a quest'ultimo progetto, sono già state stanziate risorse destinate all'acquisto di generi alimentari per Gibuti (5 milioni di dollari), Haiti (10 milioni di dollari) e Liberia (10 milioni di dollari). A questi dovrebbero presto seguire stanziamenti per Togo, Yemem e Tagikistan. Sono numerose le iniziative intraprese finora sul fronte della lotta all'emergenza alimentare. Il Fondo Monetario internazionale ha sboccato 21,2 milioni di dollari per aiutare il Mali e 16,5 milioni per il Kirgikistan. Proprio oggi il capo economista uscente del Fmi, Simon Johnson (al suo posto è già stato nominato Olivier Blanchard), ha affermato - in quello che dovrebbe essere il suo ultimo intervento con la carica di numero uno delle ricerche al Fondo - che "anche se l'aumento dei prezzi dell'energia e degli alimentari potrebbe essere solo momentaneo, rappresenta un pesante colpo per i più poveri, che spendono circa metà del loro reddito per carburanti e cibo". Johnson ha inoltre invitato i paesi più ricchi a migliorare le proprie politiche relative alla produzione di biocarburanti riducendo i sussidi. fonte: lanuovaecologia.it |
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venerdì 30 maggio 2008
Caro cibo, in arrivo nuovi sussidi
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