martedì 20 maggio 2008

Per gli ambientalisti Lula svende la foresta

In base a una legge in discussione al congresso brasiliano i proprietari terrieri dell'Amazzonia non dovranno più mantenere l'80% delle loro terre con vegetazione nativa. Dopo le dimissioni del ministro dell'Ambiente Marina Silva si teme che il suo successore sia più lassista
Il progetto di legge 'Foresta Zero', denunciato dagli ambientalisti come un colpo mortale alle foreste dell'Amazzonia, le più estese del mondo e 'polmone verde' del continente sudaamericano, è sul punto di essere approvato dal Congresso del Brasile, ora che è venuta meno la ferma opposizione dell'ex ministro dell'ambiente Marina Silva, dimessasi



polemicamente dall'incarico pochi giorni fa.
Il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha accettato le dimissioni e nominato subito il successore, Carlos Minc. Gli ambientalisti temono che il nuovo titolare dell'ambiente non abbia la forza di opporsi al varo definitivo del controverso progetto di legge, presentato dal senatore Flexa Ribeiro, del partito socialdemocratico di opposizione e già approvato dal Senato.

Il progetto, denominato 'Foresta Zero' dalle organizzazioni ambientaliste, prevede che i proprietari terrieri dell'Amazzonia non siano più costretti a mantenere l'80 per cento delle loro terre con vegetazione nativa. Il 30 per cento potrà essere rimboscato con un altro tipo di vegetazione, tipo gli eucalipti, ossia con una foresta non più amazzonica. E, cosa ancor più criticata dagli ecologisti, sarà permesso che il disboscamento in un determinato stato brasiliano possa essere compensato con il rimboschimento in un'altra parte del Brasile.

"Marina Silva si è mostrata fin dall'inizio contraria al progetto che ha un enorme potenziale di distruzione - ha detto il coordinatore in Brasile di Greenpeace, Marcio Mastrini - Non voleva neppure discutere questa proposta. Era ormai sicuro che, se il progetto fosse stato approvato dal Congresso, lei avrebbe imposto il veto del presidente Lula. Ora con il nuovo ministro non sappiamo cosa succederà".
Minc viene dall'esperienza di segretario per l'ambiente dello stato di Rio de Janeiro. In 16 mesi di operato ha concesso alle imprese più di 2.000 licenze ambientali, guadagnandosi i complimenti di Lula per la rapida eliminazione di un impedimento ecologico ad un progetto della Petrobras, l'ente petrolifero di stato in Brasile.

La fama di Minc è di essere molto più sensibile alle ragioni delle imprese piuttosto che alle esigenze di protezione dell'ambiente difese a spada tratta dalla precedente ministro.
"È un'illusione pensare che metteremo una guardia dietro ad ogni potenziale piromane dell'Amazzonia - ha affermato Minc in un'intervista pubblicata dal brasiliano "O Estado de S.Paulo" - La soluzione è più protezione, più soldi, più alternative scientifiche, e più pianificazione integrata, coordinati dalle forze vive della regione".

Minc ha spezzato una lancia a favore di misure più rigide in tutto il Brasile nell'emissione degli scarichi nocivi. "Gli standard di emissione brasiliani sono 'ipotetici' - ha detto ancora - Per esempio per gli ossidi di carbonio abbiamo stabilito a Rio de Janeiro degli standard di emissione uguali a quelli italiani, che sono i più rigorosi d'Europa". Ma le ong ecologiste temono che il "marchio di qualità", offerto da Marina Silva a tutte le produzioni brasiliane, andrà perduto.

"Il problema è se Minc riuscirà a fornire le assicurazioni che la Silva dava a livello mondiale, che i prodotti agricoli brasiliani venduti all'estero non sono frutto della devastazione della foresta amazzonica - ha concluso Mastrini - In caso contrario, il Brasile potrà perdere in esportazioni soprattutto verso i paesi europei, preoccupati per l'effetto serra".
Per queste ragioni, quasi tutti gli ambientalisti brasiliani e stranieri vedono l'avvento di Minc come un autentico salto nel buio per il governo Lula e per l'Amazzonia.

fonte: lanuovaecologia.it

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