Un centinaio di balene si sono arenate sulla spiaggia di Yoff, a pochi chilometri da Dakar. Ieri sera alla popolazione del posto si è presentato uno spettacolo desolante. Dal litorale di Tongor, fino al quartiere Layène, c'erano un numero impressionante di balene, per la maggior parte ancora vive. La notizia è stata data dal sito seneweb.com.
LA GALLERIA FOTOGRAFICA
Se ne potevano contare un centinaio: da piccole a grandi, lunghe circa cinque metri. Alcune cantavano ancora o muovevano la coda, sotto lo sguardo compassionevole ma impotente di abitanti e curiosi. Alcuni hanno subito tentato, invano, di avvisare Haidar El Ali, ecologista e proprietario dell'Oceanium. Altri hanno allertato i media. Cosa fare? Rimetterle in mare? In che modo? Altri ancora hanno pensato che sarebbe stata una perdita di tempo. "Le balene sono solidali davanti alla morte. In ogni caso tornerebbero sulla spiaggia", ripetevano in molti.
Questo concetto non è privo di senso se si tiene conto che l'idea di un suicidio collettivo delle balene è sempre stata ipotizzata. Alcuni studiosi dell'università della Georgia ritengono che l'insabbiamento sarebbe una risposta primitiva allo stress: le balene seguirebbero un antico istinto di ritorno verso la sicurezza della terra ferma, da cui, da buoni mammiferi provengono. Secondo altri scienziati inglesi dell'Università di Cambridge, le balene si insabbierebbero quando sono turbate dalle variazioni improvvise del magnetismo terrestre. Seguirebbero quindi delle linee che le portano generalmente sulla costa, a volte sulla terraferma.
Sulla spiaggia di Yoff non è ancora stata presa nessuna decisione, anche dopo il passaggio degli agenti del servizio di pesca. Per i giovani che cominciavano ad abituarsi allo spettacolo (l'insabbiamento dei cetacei è iniziato alle 19 di ieri ora locale), la presenza di un fotografo ha creato un effetto strano: hanno voluto immortalare la scena chiedendo di essere fotografati in piedi o seduti sopra una balena.
Sembra insomma che con il passare delle ore il destino dei cetacei sia passato in secondo piano. A questo punto agli abitanti e alle autorità della zona non resta che preoccuparsi del pericolo che la decomposizione delle carcasse causerà alle popolazioni costiere e anche al mare.
fonte: repubblica.it
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giovedì 22 maggio 2008
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