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Migliaia di computer dismessi arrivano ogni giorno dall'Europa occidentale e dagli Stati Uniti nei porti dell'Africa Occidentale, finendo quindi in discariche altamente tossiche dove i bambini li bruciano per estrarne metalli preziosi da rivendere al mercato nero. La denuncia arriva dalle organizzazioni internazionali DanWatch e Consumers International. Lo scarico di rifiuti hi-tech dei Paesi occidentali è in aperto contrasto con la legislazione internazionale e sta causando seri problemi di salute agli abitanti delle baraccopoli che sono sorte in mezzo alle discariche di Lagos, in Nigeria e di Accra, in Ghana. Gli attivisti delle organizzazioni non governative sono convinti che alcuni mercanti senza scrupoli stiano accumulando illegalmente milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi nei Paesi in via di sviluppo con la scusa di esportarli per l'uso nelle scuole e negli ospedali e chiedono controlli internazionali più severi sui questo tipo di rifiuti, da cui vengono rilasciate sostanze chimiche pericolose come piombo, mercurio, cadmio e arsenico. Il direttore della Lega dei Giornalisti Ambientali (LEJ) del Ghana Mike Anane spiega: "Le persone che aprono questi monitor mi dicono che soffrono di nausea, mal di testa e problemi respiratori". Secondo un report diffuso da Consumers International e DanWatch più di mezzo milione di computer arrivano ogni mese a Lagos, ma all'incirca solo uno su quattro funziona. Tutti gli altri sono venduti come rottami, distrutti e bruciati. "Milioni di tonnellate di rifiuti "e-waste" spariscono dal mondo sviluppato ogni anno e continuano a riapparire nei paesi in via di sviluppo, nonostante divieti internazionali - secondo Luke Upchurch di Consumers International -. Il commercio illegale di rifiuti hi-tech è altamente redditizio. E' possibile estrarre più oro da una tonnellata di circuiti elettronici che da una tonnellata di rocce". Sei anni fa l'Unione europea ha approvato la Direttiva Raee (o Weee) sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che ha introdotto nuove limitazioni e restrizioni sui movimenti internazionali di questo tipo di rifiuti, disciplinandone il riciclaggio e vietandone l'esportazione all'estero per lo smaltimento. La direttiva è entrata in vigore dal gennaio 2007 anche in Gran Bretagna, ma l'organizzazione DanWatch sostiene di avere le prove del fatto che attrezzature di computer provenienti da alcune società britanniche e persino da autorità locali sono finite nelle discariche dell'Africa Occidentale. Difatti i computer che funzionano correttamente non sono disciplinati dal divieto di esportazione della Direttiva Raee, dal momento che la regolamentazione incoraggia la ristrutturazione e il riutilizzo del materiale informatico. Eppure, secondo le organizzazioni, non risultano controlli sulle forniture di computer prima di essere spedite all'estero. Sul tema, Consumers International e DanWatch hanno prodotto un documentario filmato di 5 minuti dal titolo "Hidden Flow", visibile su YouTube. fonte: lanuovaecologia.it |
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martedì 13 maggio 2008
«L'africa invasa dai rifiuti hi-tech»
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