lunedì 31 dicembre 2007

2007. Un anno disastroso per le nostre acque

SI CHIUDE IN “BELLEZZA” UN ANNO DISASTROSO PER LE NOSTRE ACQUE: LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA CONDANNA PER LA SECONDA VOLTA L’ITALIA.

La Corte di Giustizia Europea ha condannato per la seconda volta l’Italia per la mancata applicazione della Direttiva Quadro ACQUE, 2000/60/CE.

Se il 12 gennaio 2006 la condanna aveva colpito il Governo Berlusconi con il Ministro Matteoli per “mancata trasposizione entro il termine prescritto” della Direttiva Quadro 2000/60/CE , ora è al Governo Prodi e soprattutto al Ministro “verde” dell’ambiente, Pecoraro Scanio, che è indirizzata la sentenza per il mancato rispetto della Direttiva quadro acque.
In particolare, questa volta, sono i distretti idrografici individuati con il “codice dell’ambiente” (Dlgs.152/06) ad essere contestati; per questo l’attuale Ministro aveva annunciato, ormai più di un anno e mezzo fa, l’intenzione di rivedere ed integrare correttamente quel provvedimento.
L’Italia è saldamente ultima in Europa in materia di tutela delle acque come risulta anche dalla relazione agli Stati Membri della Commissione Europea del 22 marzo di quest’anno.

Ma cosa è stato fatto per i nostri laghi e fiumi in questo ultimo anno e mezzo? La situazione è ulteriormente peggiorata, soprattutto per quanto riguarda la capacità di governo della risorsa idrica, e l’attuale Ministro dell’Ambiente non sembra particolarmente interessato all’argomento.
Il WWF ha chiesto più volte al Ministro un impegno diretto per la ridefinizione della normativa in materia di difesa del suolo e tutela delle acque senza avere risposte. Ma soprattutto è stato fatto presente come si stia abbandonando l’indispensabile pianificazione a livello di bacino idrografico, delegittimando e lasciando senza risorse le Autorità di bacino o di distretto, come dovrebbero chiamarsi con l’applicazione della Direttiva quadro acque, per cui ora siamo stati nuovamente condannati.
Le Autorità di bacino nazionali dei nostri maggiori fiumi, infatti, sono alla paralisi: quella del Tevere a giugno si è vista recapitare lo sfratto esecutivo della sede per morosità, mentre quella del Po è senza segretario ormai da mesi.

L’azione di revisione del Codice per l’Ambiente (Dlgs.152/06), annunciata nel luglio 2006 è stata stancamente portata avanti da una apposita Commissione che, in perfetta continuità con quanto fatto dal Governo precedente, si è ben guardata dal coinvolgere seriamente le parti sociali nel suo lavoro e ha prodotto un correttivo che rende ancor più difficilmente applicabile la legge; bisognava semplificare e invece si è complicato ulteriormente.
In questa situazione, in perfetta continuità con il Governo precedente, il Ministero dell’Ambiente rinnova i “Piani strategici per la mitigazione del rischio idrogeologico”, nome roboante per finanziare a pioggia e a discrezione del Ministero dell’Ambiente, interventi e progetti fuori della pianificazione territoriale, anche se già approvata (ad esempio i Piani di assetto idrogeologico dei principali fiumi nazionali, faticosamente approvati, da anni attendono fondi per essere concretamente applicati!).
Infine, nell’ultima Finanziaria sono passati alcuni emendamenti, presentati da esponenti dello stesso partito del Ministro per l’Ambiente, che frazionano ancor più i finanziamenti e gli interventi in materia di difesa del suolo.

Anche quest’anno abbiamo avuto la nostra periodica “crisi idrica”, sparita il giorno dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, abbiamo registrato i “normali” e numerosi casi di inquinamento di acque e falde per non parlare degli interventi di artificializzazione dei nostri corsi d’acqua.
Al recente “IV Congresso del Po” è stato rilanciato il progetto di bacinizzazione e navigazione commerciale del Po che, se realizzato, avrà la sua unica conseguenza nella totale e sistematica distruzione del nostro più grande fiume.

L’acqua è un tema prioritario e l’interesse dei cittadini è alto, tanto che oltre 400.000 di loro quest’anno hanno sottoscritto il Progetto di legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, ora fermo in una Commissione parlamentare.
In Italia l’unica cosa che sembra andare bene in questo settore è la produzione di acqua in bottiglia passata dai 47 litri pro capite del 1980 ai 188 del 2005 per un giro d’affari nel 2006 di 2200 milioni di euro l’anno (fonte Mineracqua), nonostante l’acqua dei nostri malandati acquedotti sia in generale di buona qualità.
In questo quadro ci apprestiamo ad iniziare un nuovo anno che riproporrà come sempre tra aprile a luglio la cronica ma certamente “eccezionale” crisi idrica, mentre in autunno, probabilmente ci potrà essere una nuova “straordinaria” piena del Po (potrebbe essere l’anno giusto, è un po’ che non si fa sentire) e in ogni caso avremo i diffusi dissesti idrogeologici più o meno gravi in molte zone dell’Appennino.

fonte: wwf.it

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