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In una Bali blindata per l'arrivo di ministri e capi di Stato rimangono molti i nodi da sciogliere sul tavolo dei negoziati sul clima. Mentre ieri si celebravano i festeggiamenti per l`anniversario del protocollo di Kyoto, che qui a Bali ha compiuto i suoi dieci anni con tanto di torta e spumante, il testimone dei negoziati è ufficialmente passatoin mano ai ministri sotto forma di bozze segnate ancora da numerose parentesi, opzioni e punti interrogativi. I paesi industrializzati saranno in grado di sancire i nuovi limiti ai gas effetto serra indicati come indispensabili dalla comunità scientifica? Gli altri sono disposti ad accettare un obiettivo globale per il dimezzamento delle emissioni climalteranti entro il 2050? E soprattutto, si riuscira a chiudere le trattative entro il 2009, data limite per l'approvazione dell'accordo sul clima che dovrà entrare in vigore dopo il 2012? «Il tempo di agire è ora» ha ammonito il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, giunto qui nel complesso di Nusa Dua per dare il benvenuto ai capi di Stato e ministri. «Facciamo in modo che Bali venga ricordata nel futuro come una pietra miliare dei trattati internazionali sull`ambiente» gli ha fatto eco il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono. Nella mattinata di mercoledì, l`applauso più lungo se lo è però meritato Kevin Rudd, il neo eletto premier australiano, osannato dal pubblico per la ratifica lampo del protocollo di Kyoto. Dopo aver sottolineato che solo attraverso un accordo multilaterale si può intraprendere la lotta ai cambiamenti climatici, il laburista australiano ha accennato a una strategia nazionale per il clima sulla falsa riga di quella europea, promettendo la creazione di un mercato australiano delle emissioni entro il 2010 e il 20% in più di rinnovabili entro il 2020. Annunci che potrebbero non bastare a convincere gli ambientalisti di Camberra, che durante l`ultima settimana hanno chiesto a pi? riprese al nuovo governo di premere ancora di pi? sull`acceleratore dei negoziati climatici, assumendosi un ruolo guida a livello internazionale. In queste ore di intense trattative l`assunzione di impegni da parte dei paesi industrializzati ? infatti indispensabile e una spinta dell`Australia, che formalmente rimane all`interno del cosidetto umbrella group accanto a Stati Uniti e Canada, potrebbe essere determinante. Un esempio fra tutti lo offre la trattativa sull’accesso per i paesi in via di sviluppo alle tecnologie pulite, considerato l’autentico asso nella manica per chiudere Bali con un accordo positivo. I paesi in via di sviluppo hanno presentato una bozza molto avanzata per la creazione di un fondo che faciliterebbe l’accesso ai brevetti, il sostegno alla ricerca e la sperimentazione delle tecnologie rinnovabili o a basse emissioni. Allo stesso modo hanno ribadito che un’intesa sul trasferimento delle tecnologie è l'unico modo per chiedere in cambio un impegno alla riduzione delle emissioni anche ai paesi a rapida industrializzazione come India, Sud Africa o Cina. Ma fino ad ora anche a causa della resistenza esercitata dalla delegazione australiana, non si è riusciti a trovare nessun accordo. Tra i maggiori osteggiatori gli Stati Uniti, che vedono nel meccanismo un ostacolo ai principi del libero commercio, mentre non molto decisa è apparsa l’Unione Europea, preoccupata di trovare i fondi da destinare in questo ambito. fonte: lanuovaecologia.it |
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mercoledì 12 dicembre 2007
«Il tempo di agire è ora»
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