L'eroe del Pianeta. Il suo nome è Amory Lovins, 60 anni, massimo teorico del "Capitalismo naturale", fondatore e direttore del Rocky Mountain Institute, un influente centro indipendente di ricerca e consulenza, curriculum sterminato, eletto due volte dal settimanale Time "eroe del Pianeta". Si può non credergli, ma di certo Lovins non parla a vanvera e conosce il mondo della tecnologia, dell'energia e del business come pochi altri. Bill Clinton nel recente convegno sul clima organizzato dalla sua fondazione a Washington, ricordando vecchie campagne antinucleariste condotte insieme, lo ha salutato con queste parole: "Caro Amory, in passato abbiamo perso molte battaglie, ma ora tu stai vincendo la guerra".
A braccetto con il business. Il suo Rmi svolge opera di consulenza per colossi come Wal Mart, General Motors e moltissime altre multinazionali, oltre al Pentagono. Così quando Lovins sostiene che la svolta è già avvenuta, nel settore energetico come in quello dei Tir, lo fa con cognizione di causa. E' stato lui a convincere Wal Mart, probabilmente la più grande impresa privata del mondo, a trasformare la flotta di quasi settemila camion che rifornisce gli oltre 3600 punti vendita degli Stati Uniti, mettendo in strada entro il 2015 automezzi che consumano la metà di quelli attuali.
"La svolta energetica è già iniziata". Allo stesso modo Lovins è convinto che anche nella produzione energetica la rivoluzione sia già a buon punto. "Un sesto della produzione mondiale di elettricità e un terzo di quella installata nel 2005 - afferma - è derivata dalla microproduzione. Un dato che in pochi capiscono. La cogenerazione e le rinnovabili nel 2005 hanno aggiunto alla produzione mondiale quattro volte la quantità di elettricità immessa e undici volte la capacità di generare elettricità del nucleare, ma i fan dell'atomo continuano a dire che sono cifre piccole, limitate, e che ci vorranno decenni perché siano competitive. La verità è che sono i grandi impianti centralizzati, che siano a carbone, gas, petrolio o nucleare, ad aver perso metà del mercato dell'elettricità perché l'altra metà se la sono presa microproduzione, rinnovabili e risparmio energetico, ma nessuno ci ha fatto caso".
Almeno su quest'ultimo punto non si può non essere d'accordo, ma Lovins non è affatto meravigliato e cita Marshal McLuhan: "Solo le scoperte insignificanti hanno bisogno di essere coperte dal segreto perché quelle grandi sono protette dall'incredulità popolare".
Niente riscladamento a 2.500 metri, ma grazie all'efficienza Lovins dà l'acqua alle banane
L'importanza dell'efficienza. Crisi energetica, riscaldamento globale, boom cinese: i pessimisti hanno molte frecce al loro arco, ma non c'è sfida che spaventi Lovins. "Gli economisti - ricorda - assumono che l'intensità energetica (il rapporto tra il Pil e la quantità di energia impiegata per realizzarlo, ndr) andrà migliorando di un punto l'anno perché questo è quello che è successo sinora quando non facevamo attenzione ai consumi, ma se migliorasse di due punti i risparmi pareggerebbero i maggiori consumi dovuti alla crescita e le emissioni di C02 si stabilizzerebbero. Con tre punti inizierebbero a scendere e il clima si stabilizzerebbe piuttosto rapidamente, fatti salvi i cambiamenti che abbiamo già innescato. Possiamo farcela a migliorare di tre punti l'anno? Certo che possiamo, lo scorso anno l'America ha tagliato di 4 punti, riducendo leggermente il consumo generale di energia. La Cina ha migliorato l'intensità energetica di 5 punti per oltre venti anni di seguito".
Uscire dal petrolio con profitto. Per spiegare all'America che uscire dall'era dell'oro nero è facile e vantaggioso Lovins ha pubblicato nel 2004 Winning the oil endgame ("Vincendo il gioco del fine-petrolio"), uno studio finanziato dal Pentagono. "Nel 2050 - ribadisce citando il suo libro - potremmo essere completamente indipendenti dal petrolio investendo un quinto del prezzo che ci costa oggi comprarlo". I settori da riconvertire in questa sfida sono sei, e Lovins è convinto che in almeno tre la svolta sia già iniziata. "I campi di azione sono auto, aerei, camion, settore militare, carburanti e finanza. Stiamo già vedendo ovunque progressi incredibilmente rapidi - sottolinea - e in tre di questi (camion, aerei e militari) abbiamo già passato la fase più difficile. Credo inoltre che tra un paio di anni guarderemo al 2007 come al momento di svolta nell'industria automobilistica".
La rivoluzione del carbonio. Lovins è convinto che in un futuro non troppo lontano la fibra di carbonio sostituirà il pesante acciaio usato oggi per costruire le auto, garantendo una riduzione drastica dei consumi. "Il 95% dell'energia usata da una macchina serve a spostare la carrozzeria e solo il 3% il conducente", ricorda Lovins, che ha fatto del risparmio e dell'uso razionale dell'energia una vera ossessione sin dalla crisi petrolifera degli anni Settanta. Sua, ad esempio, è l'invenzione del termine "negawatt" ormai diventato di uso comune per gli addetti ai lavori.
"La Cina un problema? No, ci salverà". Nelle previsioni dei pessimisti qualsiasi possibile miglioramento è destinato però a finire travolto dal sopravanzare della Cina. Ma anche in questo caso Lovins va contro corrente. E a differenza di molti, lo fa dopo aver visto con i suoi occhi quello accade a Pechino dove da qualche anno insieme al suo staff gestisce nell'università della capitale un corso di laurea in "Sostenibilità". "Ai miei studenti cinesi - dice - lo ripeto sempre: avete 5 mila anni di civiltà più di noi, siete cinque volte più di noi, tutte le grandi innovazioni tecnologiche che hanno aperto la strada al progresso le avete inventate voi, avete tagliato l'intensità energetica di cinque punti l'anno per venti anni, avete l'efficienza energetica al primo punto della vostra strategia di sviluppo nazionale, perché sapete che altrimenti non vi potrete permettere di crescere, vi state rendendo conto di come va fatto, siete fortemente motivati e avete adottato un quadro normativo migliore del nostro, infine lavorate più sodo di noi. Per tutti questi motivi penso che il mondo può fare affidamento sulla Cina per uscire dal pasticcio climatico".
Purissimo, rarissimo, preziosissimo ottimismo, ma guai a definirlo così. "Ottimismo e pessimismo - dice Lovins - sono due aspetti dello stesso irrazionale modo di concepire il futuro come fatalismo, anziché come scelta, senza assumersi le responsabilità di costruire il mondo che desideriamo".
fonte: repubblica.it
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