giovedì 6 dicembre 2007

Crescita anemica, la Bce taglia le stime

La Banca centrale europea ha confermato al 4% il livello del costo del denaro per l’area dell’euro. La decisione, comunicata a seguito della riunione del Consiglio direttivo a Francoforte, è in linea con le attese dei mercati, dopo che la fase di turbolenze delle Borse e del settore del credito - scatenata lo scorso agosto dalla crisi dei mutui subprime negli Usa - ha spinto la Bce ad adottare una linea orientata alla cautela, sospendendo la manovra di rialzo dei tassi precedentemente seguita con cadenza trimestrale. Il tasso minimo di offerta applicato alle operazioni di rifinanziamento resta così al 4%, mentre il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale e quello sui depositi presso la Banca centrale rimarranno, rispettivamente, al 5% e al 3%.

DECISIONE A MAGGIORANZA - Il consiglio direttivo della Bce, come ha spiegato il presidente, Jean-Claude Trichet, ha discusso «tutte le opzioni sul tavolo», «compresa quella di un aumento dei tassi di interesse». Ma ha poi deciso di mantenerli invariati «sulla base di un consenso», e quindi non in modo unanime.

INFLAZIONE - La Bce si trova in effetti a dover decidere la politica monetaria tra spinte opposte. Se Eurolandia rischia un rallentamento della crescita (l’istituto di Francoforte non a caso ha tagliato le stime sul Pil 2008 e 2009, anche se «i fondamentali dell'economia restano solidi»), contemporaneamente si assiste a una ripresa dell’inflazione, balzata al 3% a novembre. Anche in questo caso la Bce ha acceso un faro: ci sono rischi legati all’aumento del livello dei prezzi, tanto che le stime sull’inflazione sono aumentate in maniera sensibile. La Bce ora stima che si attesterà tra il 2% e il 3%, a fronte della forchetta di 1,5-2,5% di tre mesi fa. Sui mercati finanziari persiste incertezza: «Vigileremo con attenzione nelle prossime settimane», ha detto Trichet, che ha tagliato le stime sulla crescita dell’area euro, che il prossimo anno dovrebbe crescere in una forchetta compresa fra l'1,5% e il 2,5%, in rallentamento rispetto all'1,8%-2,8% stimato in settembre.

fonte: corriere.it

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