Se avete conservato i libri di scuola, andate al capitolo relativo ai Tropici, quelle fasce comprese fra l'equatore e 23 gradi di latitudine Nord o Sud, e aggiungete a matita rossa: “Ora si estendono fino a circa 28 gradi”. La conferma dell'espansione delle fasce tropicali, già sospettata alcuni mesi fa, ma in misura molto minore, arriva da osservazioni effettuate negli ultimi 30 anni con satelliti artificiali in orbita terrestre e viene accolta con rinnovata preoccupazione dalle migliaia di delegati riuniti a Bali per la tredicesima conferenza internazionale sui cambiamenti climatici. Lo studio che cambia la geografia dei Tropici è stato condotto da un'equipe di scienziati cooordinato dalla climatologa americana Dian Seidel, della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), da pochi giorni pubblicato sulla rivista 'Nature Geoscience'. "I modelli prevedevano già una tendenza all'espansione della fascia tropicale dovuta all'effetto serra. Le prime misurazioni indicavano che tale fenomeno fosse limitato a circa 2 gradi. Ora, le accurate misure satellitari, diponibili dal 1979, mostrano un allargamento della fascia che in alcune zone arriva fino a 5,8 gradi, il che corrisponde a oltre 500 km sia a Nord che a Sud rispetto al Tropico del Cancro e a quello del Capricorno", hanno riferito gli autori della scoperta. Non si tratta soltanto di una curiosità geografica: l'espansione della fascia tropicale comporta dei cambiamenti i quali sono già sotto i nostri occhi, sotto forma di più frequenti ondate di calore, di periodi siccitosi che tendono a manifestarsi anche alle medie latitudini, di cicloni più intensi. Ciò che sta mutando, aggiungono gli autori dello studio, è la circolazione in quella parte dell'atmosfera chiamata 'cella di Hadley', un grande circuito in cui l'aria calda dell'Equatore sale di quota e di latitudine, si raffredda e poi ridiscende, compiendo il percorso inverso. "Il fenomeno è decisamente rilevante -commenta il climatologo Antonio Navarra dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), uno dei delegati scientifici italiani alla conferenza di Bali- poichè sembra correlato all'aumento del differenziale di temperatura fra l'Equatore e i Poli, fenomeno previsto a causa del riscaldamento globale, ma ancora non provato". I segnali del cambiamento climatico, insomma, si stanno moltiplicando, e non riguardano solo le temperature, i ghiacci o il livello dei mari, ma ora si evidenziano anche attraverso lo sconvolgimento dei grandi moti dell'atmosfera. Gli allarmi per questi cambiamenti non si limitano ai titoli dei giornali, ma coinvolgono direttamente il mondo della ricerca. Ieri nella indonesiana 'isola degli dei', sotto un sole cocente che ha portato le temperature a 35 gradi (qui dicembre dovrebbe essere il tempo delle grandi piogge), più di duecento scienziati di tutto il mondo hanno firmato un documento che lancia l'ennesimo ammonimento ai governi: "Le concentrazioni dell'anidride carbonica in atmosfera non devono superare le 450 parti per milione (attualmente sono 380) in modo che le temperature medie del pianeta non aumentino oltre i 2 gradi. Altrimenti il danno potrebbe essere irreversibile e le conseguenze per la civiltà umana catastrofiche”. I firmatari hanno indicato anche un limite temperale ai governi per agire e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra: 15 anni. “Dopo sarebbe troppo tardi”.
fonte: corriere.it
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giovedì 6 dicembre 2007
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