giovedì 24 gennaio 2008

“Cinque milioni di disoccupati in più”

Nel 2008 l’incertezza economica può fare crescere al 6,1 per cento la quota dei "senza lavoro" del pianeta. L'allarme per l’occupazione mondiale nel Rapporto annuale dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Sono un miliardo e 300 milioni i lavoratori con una paga giornaliera inferiore a 2 dollari. In Europa rimane alta la disoccupazione giovanile. TABELLA: i senza lavoro dal 1997 a oggi. TASSI DI OCCUPAZIONE: giovani vs. adulti. INDICE DI POVERTA’: la tabella e le aree geografiche

di FEDERICO PACE

Sarà un anno difficile per l'occupazione quello che è appena iniziato. La flessione economica, conseguente alla crisi dei mercati finanziari e al rialzo deciso del prezzo del barile di petrolio, rischia di creare cinque milioni di disoccupati in più. Con l'effetto che la percentuale mondiale dei senza lavoro salirà al 6,1 per cento. Ma non basta. I numeri potrebbero essere ancora più preoccupanti qualora la crescita economica globale del 2008 dovesse rivelarsi più bassa delle stime indicate dal Fondo Monetario al 4,8 per cento. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione internazionale del lavoro in occasione della presentazione, avvenuta oggi a Ginevra, del Rapporto annuale “Tendenze Globali dell’Occupazione".

Il rapporto sottolinea come nel 2007 la robusta crescita dell’economia mondiale pari al 5,2 per cento, che ha creato 45 milioni nuovi posti di lavoro, non è però riuscita a ridurre la quota dei disoccupati. Inoltre, se l’anno appena concluso aveva però portato una stabilizzazione dei mercati del lavoro nel mondo, il 2008 rischia di essere un anno caratterizzato soprattutto da “contrasti e incertezze”. E seppure anche in quest’anno verranno creati milioni di posti di lavoro, secondo le parole di Juan Somavia, il direttore generale dell’Ilo, la “disoccupazione rimane troppo alta e rischia di salire ancora , anche fino a livelli mai visti prima d’ora” e seppure “il numero di persone occupate sia ai livelli più alti storicamente”, sono ancora troppe le persone anche occupate che “continuano a rimanere nel gruppo dei lavoratori più poveri, vulnerabili e sfortunati”.

Minore impatto postivo della crescita economica sulla creazione di posti di lavoro e incapacità dello sviluppo a creare nuovi posti di lavoro a condizioni dignitose. Le sfide che coinvolgono il mercato del lavoro mondiale sembrano essere immutate se non divenute ancor più ardue. Nel 2007 il numero dei senza lavoro è stato pari a 189,9 milioni, quasi tre milioni in più rispetto a quelli del 2006. Negli ultimi dieci anni c’è stato un incremento pari a 22,1 milioni con un tasso di crescita del 13 per cento (vedi tabella). Ora il tasso di disoccupazione globale è del 6 per cento e rischia di salire ancora.

Complessivamente dal 1997 a oggi il tasso di occupazione si è ridotto di un punto percentuale e a rimetterci sono stati soprattutto gli “under 24” dove la riduzione è stata pari quasi a tre punti percentuali (vedi tabella).

Vulnerabili e senza diritti
Ad ogni modo a destare più preoccupazione è la quota, ancora troppo elevata, di quelli che, occupati in posizioni vulnerabili, o impiegati in attività famigliari o in proprio, devono misurarsi con condizioni di lavoro estremamente svantaggiate. Secondo i dati resi noti dell’Ilo, una persona su due si ritrova ad essere vulnerabile e coinvolta in impieghi di bassa qualità, con un rischio elevato di non avere tutele mentre si è privi di previdenza sociale e di alcun diritto sul lavoro. Il fenomeno colpisce soprattutto l’Asia del Sud, l’Africa sub-Sahariana e l’Asia Orientale.

Poveri lavori
Quanto alle condizioni economiche non c’è uno scenario migliore. Gli autori dell’indagine avvertono che quattro lavoratori su dieci sono poveri e quasi un lavoratore su sei nel mondo, circa mezzo miliardo, non riesce a innalzare il tenore di vita oltre la misera soglia di un dollaro al giorno con un miliardo e trecento milioni di lavoratori che si ritrovano a vivere con una paga quotidiana che non supera i due dollari. Con percentuali che superano l’80 per cento nell’Africa sub-Sahariana e nell’Asia del Sud ( vedi tabella). Per uscire da questa situazione, ribadiscono dall’Ilo, è necessario ridurre la disoccupazione e la povertà attraverso la creazione di lavori dignitosi.

Stagnazione d'Europa
Nel Vecchio Continente e nei paesi sviluppati l’impatto della crisi dei mutui sembra avere già fatto sentire il suo effetto con una riduzione di 240 mila posti di lavoro. Complessivamente, fino ad ora, l’impatto è stato controbilanciato dalla forte crescita economica e del mercato del lavoro che si è registrata in Asia. Il mercato occupazionale nell’Unione europea tra il 2006 e il 2007 ha mostrato segni di stagnazione e il numero dei disoccupati è cresciuto di 600 mila unità con un tasso che è rimasto pressoché immutato al 6,4 per cento dal 2003 a oggi. Il tasso di occupazione è poi cresciuto (+0,4 per cento) ai valori minimi degli ultimi cinque anni. Seppure il tasso di disoccupazione dei giovani nell’Unione europea è cresciuto meno di quello complessivo, il segmento più giovane dei lavoratori rischia ancora di rimanere disoccupato 2,4 volte di più degli adulti.

Il sorpaso dei servizi
Nel 2007, infine, la quota degli occupati nel settore dei servizi ha raggiunto il 42,7 per cento dell’occupazione totale. Le persone oggi impiegate nell’agricoltura sono invece il 38,7 per cento mentre nell’industria, in leggera ripresa, è attivo il 22,4 per cento della forza lavoro mondiale.

TABELLA:
I senza lavoro dal 1996 a oggi

TASSI DI OCCUPAZIONE:
Giovani vs. adulti


INDICE DI POVERTA’:
I lavoratori sotto i 2 dollari al giorno



fonte: repubblica.it

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