mercoledì 23 gennaio 2008

Draghi: «Le tasse devono scendere Ma gli sgravi non incidano sul debito»

Il sistema finanziario ha finora risentito in maniera limitata del disordine nel mondo del credito scatenato dalla crisi dei mutui subprime. Più pesanti invece le preoccupazioni sull’economia reale, sui consumi delle famiglie, che appaiono in calo. Una minaccia ulteriore per la crescita italiana, già in preoccupante frenata, come ha spiegato sabato mattina Mario Draghi, il governatore della Banca d’Italia, intervenuto a Bari per il Forex (il congresso degli operatori del credito e della finanza).

CRESCITA MINACCIATA - Le banche italiane, ha confermato Draghi, sono relativamente poco esposte alla crisi dei subprime e al conseguente deprezzamento degli strumenti derivati basati sui mutui meno garantiti. Più pesante l’effetto sui consumi delle famiglie e quindi sulla crescita: tutti gli osservatori – ha sottolineato Draghi – concordano nel prevedere una crescita in calo in Italia nei prossimi trimestri. «Con il divario con il resto d’Europa», per giunta, «destinato ad aumentare».

SGRAVI NON GONFINO DEBITO - Per evitare una crisi economica, allora, ben venga, ha osservato il Governatore, una riduzione delle imposte, soprattutto per famiglie a basso reddito, con una maggiore propensione al consumo, «ma solo la crescita dell'efficienza produttiva e dell'offerta di lavoro – ha avvertito - offre sostegno duraturo allo sviluppo». Anche perché le politiche di sgravio fiscale hanno un limite inderigabile: il debito pubblico, in Italia già oltre i livelli di guardia, che non è possibile far salire ancora.

RIDURRE LA SPESA - «Eventuali misure di sgravio fiscale - ha infatti detto Draghi - esplicano appieno il loro potenziale sull'economia solo se non portano a un aumento del debito pubblico». Nel caso italiano bisogna compensare gli sgravi con «riduzioni della spesa corrente, che resta molto elevata».

CONTI PUBBLICI - Il governatore ha counque ribadito che «i dati dell'Istat per i primi 9 mesi del 2007 mostrano che i conti pubblici sono migliori che in passato». Ma bisogna continuare sul sentiero virtuoso, anche perché «l'incidenza sul Pil delle spese primarie correnti è diminuita; la pressione fiscale è ancora aumentata; gli investimenti pubblici sono aumentati meno del prodotto, dopo essere diminuiti nel biennio precedente; la spesa per interessi è cresciuta fortemente».

SCATTO DI PRODUTTIVITA' - Quello che Draghi auspica per far quadrare i conti pubblici e dare sostegno al potere d'acquisto dei lavoratori è uno «scatto strutturale della produttività», altrimenti «ne soffre non solo il confronto competitivo, ma anche il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie; e quindi i consumi».

MUTUI, SOFFERENZE MODERATE - Draghi ha anche sottolineato che il sistema finanziario italiano è «solido» e che «l'incidenza complessiva delle sofferenze sui mutui resta moderata pur rilevando un leggero deterioramento». Secondo Draghi, seppure le condizioni del mercato hanno mostrato negli ultimi anni «significativi progressi», sui mutuatari gravano «anche costi diversi quali imposte, premi di assicurazione, commissioni, onorari e spese notarili, compensi per i periti particolarmente onerosi per i mutui di importo contenuto». Per Draghi occorre uno sforzo delle banche per «migliorare la trasparenza dei contratti» e le «informazioni alla clientela».

BCE ORIENTATA A STABILITÀ PREZZI - Preoccupa invece l'inflazione, alimentati da fattori strutturali come la crescita del prezzo del petrolio e quella dei generi alimentari (provocata dalle coltivazioni intensive per produrre biocarburanti). Così la Bce deve continuare a perseguire la stabilità dei prezzi come obiettivo primario: «Il fermo ancoraggio delle aspettative di inflazione è stata la base per l'aumento dell'occupazione nell'area dell'euro. Questo ancoraggio va preservato. Solo così resterà incorporato nei contratti di lavoro e nei margini di profitto», ha detto Draghi. «La banca centrale europea ha il dovere di agire prontamente e con fermezza. La stabilità dei prezzi è affidata dai trattati europei alla politica monetaria. Le decisioni del Consiglio direttivo, in particolare sui tassi di interesse, sono e restano orientate a questo obiettivo».


fonte: corriere.it

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