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Come figli del glorioso fumetto degli Anni Trenta, gli atleti americani che andranno alle Olimpiadi di Pechino si apprestano a sbarcare in Cina come tanti Uomini Mascherati: ciascuno di loro avrà una maschera antismog. Messa a punto da parte dei loro tecnici per proteggerli dagli spaventosi livelli di inquinamento di Pechino e dintorni. Lo rivela Come può tutto ciò non avere un effetto sulla prestazione degli atleti? Meglio correre ai ripari, e la soluzione trovata dal Comitato Olimpico Usa è una mascherina speciale fondata sugli studi del professor Randy Wilber, il responsabile della sezione "fisiologia" del Comitato. Ci ha messo due anni per realizzarla, decine di test, viaggi a Pechino, studi in laboratorio. Alla fine, eccola: una maschera dotata di un particolare "filtro attivo al carbonio" il cui prototipo è custodito come un segreto perché, in Usa ne sono convinti, può valere una medaglia d'oro. "Voi non avete idea del tipo di richieste che mi sono giunte da parte di atleti che andranno a Pechino - ha spiegato Wilber - C'è chi mi ha chiesto se deve allenarsi in mezzo al traffico nelle ore di punta, chi mi chiede se deve farlo in garage con l'auto accesa. A tutti, naturalmente, abbiamo detto no, ma il problema di come limitare gli effetti dello smog resta". Così Wilber per due anni si è messo a studiare un sistema per proteggere la respirazione dei suoi atleti, soprattutto quelli impegnati in gare di lunga durata come la maratona, o il triathlon, o il ciclismo (il detentore del record del mondo di maratona, Haike Gebrselassie, ha già manifestato dubbi sulla sua presenza a Pechino proprio per lo smog). Dopo aver preso in considerazione più variabili, Wilber è giunto infine a questa conclusione: ci vuole una maschera antismog. E maschera sarà: gli atleti Usa che partiranno per Pechino saranno dotati, tutti, di un numero variabile tra le 750 e le 1000 maschere antismog ciascuno. Ma non saranno semplici 'cartine'. Saranno mascherine speciali messe a punto in Usa da un apposito team di chimici, fisiologi e atleti andati appositamente in Cina per testare i modelli. "Abbiamo verificato - ha precisato Wilber, 53 anni - che queste maschere trattengono le sostanze inquinanti al cento per cento, e nello stesso tempo permettono una respirazione normale". Ecco allora che faranno parte della dotazione di ogni atleta. Tutti, anche quelli che partecipano alle gare di canoa e kayak, saranno tenuti ad indossarle in allenamento. E se le maschere non basteranno, gli atleti impegnati in prestazioni di lunga dovranno allenarsi lontano dai campi di gara. In alcuni casi i dirigenti Usa hanno già prenotato ritiri addirittura fuori dalla Cina, da Singapore al Giappone, dalla Malesia alla Corea del Sud. "Dobbiamo stare estremamente attenti alle indicazioni che daremo ai nostri atleti - spiega Wilber - perché un atleta che va alle Olimpiadi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di allenarsi al meglio, anche a chiudersi in un garage con l'auto accesa se questo dovesse dare loro qualche vantaggio". La maschera darà qualche vantaggio. Anche per questo il progetto è custodito come un segreto, quasi che Randy Wilber fosse il Mago Mandrake. fonte: lanuovaecologia.it |
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venerdì 25 gennaio 2008
In gara con la mascherina
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