mercoledì 1 agosto 2007

PREZZI ALIMENTI: STUDIO UE

In Europa i rincari dei prezzi al consumo degli alimenti non possono essere attribuiti allo sviluppo dei biocarburanti con l'utilizzo a fini energetici dei prodotti agricoli comunitari.È quanto afferma la Coldiretti sulla base dello studio della Commissione Europea sull' "impatto sui mercati alimentari e non alimentari dell'UE e sul mercato mondiale, sull'applicazione dell'obiettivo minimo del 10 per cento di biocarburanti nel consumo totale di carburanti nel settore trasporti dell'UE per il 2020. Dal rapporto - sottolinea la Coldiretti - emerge che la produzione di bioenergia rappresenta una delle maggiori opportunità per l'agricoltura comunitaria e che il tasso di incorporazione del 10 per cento, fissato come obiettivo dalla Commissione Europea, potrebbe garantire una via sostenibile nel fornire all'UE carburanti rinnovabili per il trasporto senza compromettere il mercato alimentare e mangimistico domestico e quello non alimentare. Una conclusione che - prosegue la Coldiretti - rende evidente l'inconsistenza degli allarmi lanciati in Italia dove peraltro si registrano pesanti ritardi nello sviluppo di energie alternative provenienti dalle coltivazioni agricole nazionali e, ad oggi, non c'è neanche l'ombra di biocarburanti nei distributori nonostante gli obiettivi fissati dalla finanziaria, che prevede che i biocarburanti come il biodiesel o il bietanolo ottenuti dalle coltivazioni agricole debbano essere distribuiti in Italia nel 2007 in una quota minima dell'uno per cento di tutto il carburante (benzina e gasolio) immesso in consumo. Con l'obbligo minimo di 10 per cento di biocarburanti dovrebbero essere utilizzati in Europa circa 59 milioni di tonnellate di cereali (18 per cento del consumo dell'UE), in particolare frumento tenero e mais, e in minima parte orzo, e la paglia per la seconda generazione di biocarburanti. Tale fabbisogno secondo la Commissione - riferisce la Coldiretti - potrebbe essere soddisfatto con un aumento annuo minimo dell'1 per cento nelle rese per un valore di 38 milioni di tonnellate mentre altre 14 milioni di tonnellate potrebbero essere offerte dalla messa a coltura di due milioni di ettari attualmente destinati a riposo (set aside) e il resto attraverso le importazioni.Secondo quanto riportato, le importazioni da Paesi terzi dovrebbero provvedere a soddisfare circa il 20 per cento del consumo di carburante, di questo circa la metà dovrebbe derivare da materiale di estrazione di prima generazione e soprattutto oli di semi e oli vegetali, e pertanto l'incidenza sui mercati agricoli sarà limitata. I prezzi dei cereali - precisa la Coldiretti - rimarrebbero stabili, mentre quelli del mais sarebbero lievemente superiori ai prezzi d'intervento. Anche i mercati delle colture oleaginose come la soia dovrebbero restare invariati, anche se quello del girasole potrebbe registrare qualche aumento dei prezzi ma la possibilità di utilizzare sottoprodotti dei cereali destinati a fini energetici per l'alimentazione degli animali potrebbe - rileva la Coldiretti - beneficiare l'attività di allevamento di bovini, maiali e polli.Globalmente, le superfici destinate alla produzione di biocarburanti ammonterebbero a 17,5 milioni di ettari nel 2020 e nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati nelle attività a valle e nella trasformazione dei biocarburanti. Per l'Italia secondo uno studio della Coldiretti l'incorporazione di appena l'uno per cento di biocarburanti nei normali distributori significherebbe la messa a coltura di 273mila ettari di terreno a colza o girasole a fini energetici. Si tratta di valori da incrementare nel tempo di venti e volte per raggiungere l'obiettivo fissato dall'Unione Europea.I biocarburanti derivano dalle coltivazioni agricole che l'agricoltura italiana produce in abbondanza e in particolare il bioetanolo - spiega la Coldiretti - viene prodotto tramite processi di fermentazione e distillazione di materiali zuccherini, amidacei o sottoprodotti come cereali, barbabietola da zucchero e prodotti della distillazione del vino, mentre il biodiesel deriva dall'esterificazione degli oli vegetali ottenuti da colture come il colza e il girasole.Con il biodiesel - conclude la Coldiretti - è possibile ridurre dell'80 per cento le emissioni di idrocarburi e policiclici aromatici e del 50 quelli di particolato e polveri sottili mentre con il bioetanolo si riducono le emissioni di idrocarburi aromatici come il benzene del 50 per cento e di oltre il 70 per cento l'anidride solforosa, mentre cali più contenuti si hanno anche per il particolato e per le polveri sottili.

fonte: ambiente.it

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