giovedì 30 agosto 2007

Sos dalla Grande Muraglia

È la più vasta opera mai realizzata dall'umanità, il più immenso oggetto che la nostra specie ha lasciato su questo pianeta, e secondo una diffusa credenza occidentale (antecedente alle missioni spaziali) l'unica costruzione umana visibile dalla luna. Il leader comunista Mao Zedong disse "non sei un vero uomo se non l'hai scalata" e di recente un sondaggio mondiale l'ha plebiscitata fra le otto meraviglie del mondo ancora esistenti nel XXI secolo. Ma la sopravvivenza della Grande Muraglia rischia di essere ormai breve. Tra vent'anni con ogni probabilità non ci sarà più. Sarà stata corrosa, divorata, polverizzata dalle tempeste di sabbia che soffiano sempre più impetuose dal Nord della Cina. Finirà per essere la vittima più illustre dello sviluppo industriale e del drammatico aumento dell'inquinamento. Perché le tempeste di sabbia sono un fenomeno meteorologico naturale, che la Cina ha sempre conosciuto, ma negli ultimi decenni la loro frequenza e intensità è andata aumentando a dismisura. La causa è la distruzione progressiva delle barriere naturali - foreste e praterie - che smorzavano la forza dei venti e catturavano una parte della sabbia trasportata dalle bufere. L'allarme sulla morte graduale della Grande Muraglia non viene dai "soliti sospetti", cioè le organizzazioni ambientaliste occidentali, ma dalle stesse autorità cinesi. Lo ha divulgato l'agenzia stampa governativa Xinhua (Nuova Cina). Già oggi, rivela la fonte ufficiale, ampie sezioni della gigantesca fortificazione nella sua parte occidentale sono "ridotte a cumuli di detriti", per l'opera di demolizione implacabile delle tempeste di sabbia.

Il governo di Pechino riconosce che le responsabilità di questo disastro sono tutte umane. All'origine ci furono i "metodi distruttivi di coltivazione agricola" adottati fin dagli anni Cinquanta, con l'uso massiccio di pesticidi e insetticidi, la totale negligenza sugli effetti di erosione e impoverimento del suolo. Poi c'è stata l'industrializzazione che nelle regioni settentrionali del paese ha concentrato molte produzioni altamente inquinanti, dalle miniere di carbone alla siderurgia. Il risultato: in una vasta zona che va dall'antica Manciuria alla Mongolia interna, il manto verde dei boschi si è assottigliato per la deforestazione a scopi commerciali; gli immensi prati erbosi delle steppe hanno lasciato il posto a distese di sabbia, con la desertificazione che conquista territori sempre più ampi. L'archeologo Zhou Shengui ha dichiarato che "le tempeste sempre più frequenti non solo corrodono le pareti della Grande Muraglia ma creano crepe, spaccature, crolli improvvisi". Fra le tratte più rovinate c'è quella nella provincia del Gansu che corre lungo l'antica Via della Seta percorsa dai mercanti fin dai tempi dell'impero romano, e utilizzata da Marco Polo per raggiungere la corte del Kublai Khan nell'Impero celeste. Perfino le torri di vedetta, costruite sulle cime più alte per avvistare l'arrivo di armate nemiche, in alcune regioni si sono letteralmente disintegrate. Iniziata a costruire a tratti intorno al 220 prima di Cristo per volontà dell'imperatore Shi Huangdi (dinastia Qin), il primo unificatore della Terra di Mezzo, la fortificazione dei confini fu poi rilanciata e ingrandita lungo il suo tracciato moderno dalla dinastia Ming (1388 - 1644). La Cina, la più antica civiltà della storia, è l'unico caso di una nazione grande quanto un continente che ha voluto "murarsi", separarsi dal resto del mondo erigendo una barriera fisica che nel suo massimo sviluppo arrivò ad essere lunga 6.350 chilometri. È la distanza che separa Milano da New York. Una colossale serpentina di pietra che nasce nel mare vicino alla Corea e si estingue nelle sabbie desertiche dell'Asia centrale, si arrampica sulle creste delle montagne, segue tutte le tortuosità dei rilievi naturali per dominare sempre dall'alto. I venti di sabbia non solo gli unici colpevoli della sua distruzione. La Grande Muraglia ha già subito altre deturpazioni, in una Cina che a lungo si è disinteressata del proprio patrimonio storico e archeologico. Lunghi tratti della fortificazione antica ormai sono affiancati dalle autostrade o sommersi tra i palazzi, nella morsa di cemento delle città che si allargano. Un pezzo della muraglia nel Gansu è attraversato da due linee ferroviarie, l'autostrada 312, una strada statale, 15 strade sterrate, 17 tralicci dell'alta tensione, un gasdotto. L'ultimo affronto è il turismo di massa. Nelle zone vicine a Pechino i torrioni sono invasi quotidianamente da una fiumana di visitatori così sconfinata da nascondere lo stesso monumento, oltre a sommergerlo di montagne di rifiuti, cartacce e lattine di birra. A Badaling, una delle sezioni della cinta più vicine alla capitale, in una giornata media passeggiano sui contrafforti centomila visitatori. Tutt'intorno, come una metastasi cancerosa continuano a spuntare hotel, ristoranti, megaparking per torpedoni, supermarket di ricordi. È di moda affittare intere sezioni della fortezza per feste e party privati. Se tra vent'anni le tempeste sabbiose avranno completato l'opera di distruzione, gli unici pezzi di Grande Muraglia ancora visibili saranno delle copie ricostruite in stile Disneyland.

fonte: repubblica.it

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