mercoledì 1 agosto 2007

Oltre 100 pesticidi nelle acque italiane

Ci sono 119 pesticidi nelle acque italiane (ne vengono utilizzate in agricoltura circa 150.000 tonnellate ogni anno): 112 in quelle superficiali, 48 in quelle sotterranee. Vale a dire che sono contaminati il 47% delle acque superficiali, laghi e fiumi, (il 28% in maniera critica) e il 24,8% di quelle sotterranee (il 7,7% in maniera più significativa). Tra le sostanze rilevabili, l'atrazina, vietata da 20 anni. Emerge dal primo rapporto sul piano nazionale di monitoraggio effettuato dall'Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici) presentato stamattina e relativo a dati raccolti (e parziali per alcune realtà regionali) nel triennio 2003/2005 su incarico della Conferenza stato-regioni. "Nel 2005 (ultimo e più rappresentativo anno di indagini) - spiega l'Apat in dettaglio - i controlli hanno riguardato 3.574 punti di monitoraggio e 10.570 campioni, per un totale di 282.774 misurazioni analitiche. Nelle acque superficiali è stata riscontrata la presenza di residui in 485 punti di monitoraggio (47% del totale), nel 27,9% dei casi con concentrazioni superiori al limite stabilito per le acque potabili". Nelle acque sotterranee, sono risultati contaminati 630 punti di monitoraggio "(24,8% del totale), nel 7,7% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti di potabilità". Tra i pesticidi riscontrati, gli erbicidi sono le sostanze largamente più rinvenute. La presenza, generalmente riscontrata, di miscele di sostanze (fino a 12 composti diversi) e le lacune conoscitive in relazione ai possibili effetti cumulativi impongono particolari cautele. Per alcune sostanze, osserva ancora l'agenzia, la contaminazione è molto diffusa, interessa sia le acque superficiali, sia quelle sotterranee di diverse regioni e prefigura la necessità di interventi di mitigazione dell'impatto. Tra queste gli erbicidi triazinici e alcuni loro prodotti di degradazione.
Particolarmente critica è, ad esempio, la contaminazione da terbutilazina diffusa in tutta l'area padano-veneta (nel Po, ad esempio, si trova nel 52,7% dei campioni analizzati) ed evidenziata anche in alcune regioni del Centro-sud. Il Po, complessivamente, contiene 31 pesticidi, tra cui l'ancora diffusa (a distanza un ventennio dal divieto) l'atrazina: residuo di una contaminazione storica imputabile al forte utilizzo fatto in passato e alla persistenza ambientale della sostanza, ma - forse - risultato del persistente commercio illegale della sostanza. Non c'è però un allarme Po: i dati sembrano infatti in linea - sostengono i tecnici - con quelli relativi agli altri principali corsi d'acqua europei. Il lavoro è certamente parziale perché non è stata uniforme la risposta delle regioni. Ma i tecnici sottolineano che il percorso di monitoraggio intrapreso comincia a dare i suoi frutti. "Nel 2003 - spiegano - solo Piemonte ed Emilia Romagna facevano monitoraggio nel modo corretto. Oggi anche la Provincia di Trento, la Sicilia, il Lazio, le Marche, l'Abruzzo e la Basilicata hanno elaborato un piano per il monitoraggio, mentre Campania, Umbria e Veneto stanno agendo in modo virtuoso anche se non hanno stilato il piano". I dati riscontrati dall'Apat collimano con quelli osservati dal dossier "Fiuminforma", curato l'anno scorso da Legambiente, utilizzando le analisi eseguite dal Corpo forestale dello Stato, che indicava un 21 per cento dei fiumi italiani malati "gravi". "Non siamo all'allarme - ha in ogni caso puntualizzato il Commissario straordinario dell'Apat, Giancarlo Viglione - ma la situazione è da tenere sotto controllo perché l'acqua monitorata impatta sull'ambiente e alla lunga i pesticidi potrebbero influire anche su quella potabile". La raccolta dei dati relativa al 2006 è in corso.

fonte: repubblica.it

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