lunedì 30 luglio 2007

Incendi: Parchi in fumo si contano i danni, 9.000 gli ettari bruciati

A fuoco alcune delle aree naturali più importanti del centro-sud o nelle loro immediate vicinanze nelle ultime tre settimane: è la Calabria la Regione ‘verde’ più colpita, con oltre 130 incendi attivi dal Pollino all’Aspromonte, comprendendo anche il Parco della Sila e quello regionale delle Serre. Altra regione dalle valenze naturalistiche importantissime l’Abruzzo, che ha visto andare a fuoco boschi nel Parco della Majella, nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Oltre alla tragedia umana, la Puglia è stata spettatrice anche di incendi nelle sue aree protette: Parco del Gargano, Parco dell’Alta Murgia, e poi le Oasi WWF Le Cesine e Monte Sant’Elia che per il tempestivo intervento se la sono cavata senza particolari danni.
A fuoco il Parco Naturale Regionale di Frasassi e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini nelle Marche, il Parco Regionale del Matese, quello Regionale del Taburno e Camposauro in Campania. Anche la Sicilia non è stata risparmiata dagli incendiari: Parco dell’Etna, Parco dei Nebrodi, Parco delle Madonie, la Riserva Naturale di Torre Salsa, anche Oasi del WWF. Nel Lazio colpito anche il ‘bosco del Papa’, intorno al Lago di Castelgandolfo, nel parco Regionale dei Castelli.
In poche settimane sono andati distrutti oltre 9.000 ettari di natura protetta, una cifra destinata a salire una volta accertati i danni grazie ai calcoli sul catasto delle aree bruciate. Biodiversità in fumo e in fuga: orsi e lupi che scappano dalle fiamme, come avvenuto nel Parco della Majella e nel parco d’Abruzzo. A fuoco i boschi del rarissimo Picchio nero, nel parco di Serre, nel Pollino, Aspromonte e nella Sila. Testuggine trinacris a Torre Salsa in Sicilia, e Testudo hermanni a Castelgandolfo nel Lazio rimaste intrappolate nelle fiamme, a simbolo di tutta quella piccola fauna impossibilitata a scappare dalle fiamme. Nel Parco del Gargano a rischio anche il Capriolo garganico (specie endemica) e nel Parco del Pollino quello di Orsomarso, racchiuso nella sola estensione dell’area protetta.
Guarda la lista delle aree protette andate in fumo >Focus su tre regioni: Puglia, Sicilia, Calabria >
I cambiamenti climatici in atto rendono i terreni boscosi sempre più aridi. Ma alla radice ci sono le cause di sempre... >“Eppure lo strumento legislativo per difendere i parchi dal fuoco c’è, come abbiamo scritto lo scorso anno in una lettera inviata a tutte le Regioni e agli Enti parco dove richiamavamo la Legge Quadro sugli incendi che prevede anche la formulazione e l’applicazione di Piani di prevenzione specifici per le aree protette. La cronaca di questi giorni ci dimostra purtroppo l’assenza di questo coordinamento – ha dichiarato Patrizia Fantilli, Direttore dell’ufficio legale-legislativo del WWF Italia - enti locali e parchi non hanno ancora applicato gli strumenti di pianificazione. E come un acceleratore in una macchina già in corsa le straordinarie condizioni climatiche di questi giorni provocate dal più vasto fenomeno dei cambiamenti climatici evidenziano in modo drammatico tutta la debolezza del nostro sistema ‘immunitario’ antincendio”.
Il WWF indica proprio le Regioni come enti maggiormente responsabili della mancata pianificazione e strategia anti-incendi. Ancora oggi non tutte hanno adottato il Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi prevista dall'art. 3 della L. 353/00. E ancora, non tutti i parchi si sono dotati degli strumenti di pianificazione e per questo motivo oggi le singole azioni di prevenzione degli incendi, che dovrebbero essere cucite su misura seguendo le caratteristiche di ciascun parco, rischiano di essere inefficaci. Una pianificazione che deve partire soprattutto dal coinvolgimento delle popolazioni chiamate a sentirsi custodi della propria terra”.
“Le aree protette sono un patrimonio di tutti ma troppo spesso vengono percepite come vincolo o limite allo sviluppo, anche a causa di amministratori poco attenti che accentuano questa percezione” – continua Fantilli.
Il WWF sottolinea l’importanza di una pianificazione, anche quella per la prevenzione degli incendi, come prodotto di un processo che, identificati i valori naturali e le minacce che li insidiano, con un metodo partecipato, riesca a coinvolgere chi vive ed opera sul territorio nell’identificazione delle soluzioni e nell’attuazione delle strategie.
Gli stessi cittadini devono diventare custodi del territorio del parco, e deve aumentare la consapevolezza della ricchezza che questo costituisce. Distribuire a pioggia finanziamenti per rimboschimenti o ripristini, che magari poi vengono realizzati in modo poco compatibile con le peculiarità del parco e con la missione di conservazione della natura, non servirà ad uscire da questo circolo vizioso. Anzi, spesso il meccanismo degli incentivi per i procacciatori di appalti per i ripristini rischia di essere una micidiale ‘miccia sociale’ per gli incendi.
"Se dovessimo pensare ad un capitolo del Piano di Adattamento ai mutamenti climatici per l’Italia, certamente quello della prevenzione dagli incendi occuperebbe un posto importante - ha aggiunto Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia -. A cominciare dalle strategie di riforestazione dove andrebbero privilegiate le piante più adatte ai climi mediterranei e secchi, abbandonando l’adozione di pini o altre essenze ‘resinose’ ad altissimo rischio di combustione.
Gli ambienti forestali sono fondamentali per il mantenimento del ciclo idrico, per la loro capacità di trattenere l’acqua, per il contenimento dell’erosione del suolo, per la biodiversità in essi presente, per l’insostituibile servizio offerto a tutta la vita sulla Terra grazie ai processi di fotosintesi che trasformano l’energia solare in materia organica, per il loro ruolo nei grandi cicli biogeochimici, come quello del carbonio, così fondamentale per le stesse dinamiche del clima”.

Per saperne di più sui benefici delle foreste per l’ambiente > I servizi che gli ecosistemi naturali forniscono all'umanità >

PARCHI IN FUMO
Il CFS ha dichiarato che ieri sono stati 304 gli incendi divampati in tutta la Penisola, regioni a statuto autonomo escluse, impegnando i mezzi e il personale del Corpo forestale dello Stato. Ma sicuramente i parchi sono stati i territori più colpiti. Ecco un breve elenco dei principali parchi o aree limitrofe colpiti dal fuoco.
Parco Gola della Rossa e di Frasassi
A Trinquelli di Genga sono bruciati circa 70 ettari. Si aggiungono a quelli andati in fumo il 10 luglio nell'incendio sviluppatosi nel cuore del Parco, nell'entroterra anconetano, che ha distrutto oltre 80 ettari di vegetazione boscata
Parco dei Monti Sibillini
In provincia di Ascoli Piceno, le fiamme stanno interessando varie localita' del Comune di Roccafluvione (su un incendio esteso su quattro fronti di fuoco di 100 metri.); l'incendio e' contiguo a quello di Acquasanta dei giorni scorsi nell'area dei Monti Sibillini ha provocato centinaia di ettari bruciati. In localita' Borgo di Arquata del Tronto sono andati in fumo oltre 60 ettari, a Montemonaco circa 20 e a Palmiano 10.
Oasi WWF dei Calanchi di Atri (Provincia di Teramo)
Due roghi in pochi giorni hanno bruciato il cuore della Riserva Regionale per decine di ettari.
Riserva Naturale Regionale “Monte Salviano” – Comune di Avezzano (AQ)
Un incendio ha distrutto decine di ettari della Riserva.

Parco Nazionale della Majella
Colpita la zona fra Bussi e Popoli, evacuati gli abitati delle zone fra Collepietro (L'Aquila) e Passo Lanciano (Chieti)
Parco nazionale d’Abruzzo
Incendi su piu' fronti a partire da quello scoppiato ieri a 'Vallone Lacerno", al confine del Parco, nel comune di Campoli Appennino (Frosinone) tra Abruzzo e Lazio. Fino ad ora sono andati in fumo 310 ettari di faggeta secolare.
Parco nazionale del Gargano
Un incendio vastissimo che ha distrutto centinaia di ettari di bosco attraversando mezzo Gargano, soprattutto localizzato nei centri di Peschici e Vieste. Nel comune di Vieste (Foggia) il fronte del fuoco era di oltre 500 metri, che via via ha bruciato circa 200 ettari.
Parco nazionale dell’Alta Murgia
Alcuni focolai nel Parco dell’Alta Murgia hanno distrutto oltre 100 ettari
Parco Regionale del Matese e Parco Regionale del Taburno e Camposauro
Nel casertano nelle ultime ore sono andati distrutti piu' di 400 ettari di vegetazione, a Piedimonte Matese, e nel Salernitano, a Baronissi. Diversi gli incendi anche nel Sannio, sul Monte Taburno, a Bonea ed a Paupisi.
Parco nazionale del Pollino
Le fiamme hanno gia' distrutto oltre 2.000 ettari di terreno, di cui 200 di bosco nel Parco nazionale del Pollino. E tutt’ora i roghi sono attivi.
Parco della Sila
A Monte Mucone, vicino Acri, sono andati distrutti 200 ettari.
Parco nazionale dell’Aspromonte
A Cittanova, comune del reggino che fa parte del Parco, e' ancora attivo un incendio divampato ieri che ha distrutto già 250 ettari di vegetazione e ne minaccia altri 2.000 con un fronte di due chilometri.
Parco Regionale delle Serre
Le fiamme che stanno divorando migliaia di ettari in tutta la Calabria, non hanno risparmiato l'oasi di protezione della fauna del lago Angitola, oasi del WWF, dichiarata Sito di Importanza Comunitaria.
Parco Regionale dei Castelli Romani
Un incendio di vaste proporzioni è divampato sul costone della montagna che sovrasta il lago di Castelgandolfo. L'incendio ha distrutto 120 ettari di vegetazione nei comuni di Marino, Rocca di Papa e Grottaferrata.
Parco dell’Etna
Da venerdì scorso ci sono stati alemno 8 grandi incendi che hanno coinvolto una vastissima area a Castiglione di Sicilia e la zona a monte di Zafferana Etnea, con oltre 400 ettari minacciati almeno 200 ettari già andati in fumo.
Parco dei Nebrodi
Un incendio è divampato anche nel Bosco di Malabotta, nel Messinese.
Parco delle Madonie
Gli incendi tornano a divampare sulle colline attorno a Cefalù, in provincia di Palermo. L'incendio piu' vasto e' divampato a Sclafani Bagni e ha raggiunto il territorio di Caltavuturo, sulle Madonie. Le fiamme stanno divorando ettari di terreno anche a Polizzi, Villagrazia di Carini, Villafrati, Mezzojuso, Lercara, Contessa Entellina e Giacalone e le zone di Monte S.Calogero (riserva dell'Azienda Foreste), della riserva di Monte Capodarso e il bosco di Santo Pietro, dove sono stati distrutti circa 180 ettari. Le fiamme si sono sviluppate in una zona che era stata risparmiata dagli incendi il 29 giugno scorso: in quell'occasione furono distrutti centinaia di ettari di bosco e di vegetazione.
Riserva Naturale Orientata Isola di Vulcano
Dopo Lipari, le fiamme si sono spostate nella vicina isola di Vulcano. Le fiamme hanno bruciato diversi ettari di macchia mediterranea e stavano per lambire alcune villette. Sono andati letteralmente ‘in fumo’ ettari di praterie, di macchia mediterranea ed anche di specie autoctone. La perdita maggiore è relativa all'avifauna (soprattutto per le specie che avevano nidificato ed i cui piccoli erano in fase di svezzamento ecc.), per i piccoli dei mammiferi e per quelle specie con mobilità limitata come rettili ed invertebrati.
Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa
Il fuoco ha attraversato circa 110 ettari di superficie, di cui oltre 90 in zona “A”, interessando soprattutto macchia mediterranea, alcuni uliveti e un’abitazione rurale della parte sud della riserva.

UN FOCUS SU TRE REGIONI, CON UN OCCHIO ALLE OASI DEL WWF IN FIAMME

PUGLIA
Una giornata che la Puglia difficilmente dimenticherà. Camminando si avvertiva sul corpo la sensazione di cento fon, tutti accesi e rivolti verso il proprio corpo.
IL PARCO DEL GARGANO: UNA CATASTROFE ANNUNCIATA
L’immenso rogo che sta percorrendo il Gargano, in quasi tutti i comuni del Parco, rappresenta un catastrofe di proporzioni enormi in quanto ha messo a rischio la vita sia degli abitanti sia dei turisti, causando purtroppo anche delle vittime, e ha mandato in fumo centinaia e centinaia d’ettari di uno dei più grandi patrimoni naturalistici del mondo.
Ma l’aggressione cementizia senza interruzione che il Gargano sta subendo deve essere considerata parte fondamentale negli eventi drammatici di questi giorni. La maggior parte degli incendi di questi giorni è di natura dolosa ed è noto che il fuoco, quasi sempre, serve a sgomberare il campo da alberi, o altri fastidiosi impedimenti naturali, a vantaggio di nuovi alberghi, ville, pascoli.
Peschici è il comune con il rogo più ampio e disastroso ma contemporaneamente è il territorio da cui le associazioni ricevono il maggior numero di segnalazioni: cementificazioni spregiudicate e aggressive come le lottizzazioni e centri alberghieri sulla costa vanno ad affiancarsi agli innumerevoli abusi edilizi di piccola e media entità, spesso in aree boscate o su suolo comunale.
Un disordine urbanistico sempre più evidente che rappresenta uno dei principali effetti e al tempo stesso una delle cause degli incendi dolosi. È noto, infatti, che la speculazione edilizia e gli interventi di sfruttamento del territorio dopo l'incendio costituiscono una delle ipotesi fondamentali riguardo alle cause dei roghi. Poi il disordine urbanistico contribuisce a sua volta a moltiplicare i fattori di rischio con attività antropiche parcellizzate e fuori da pianificazione e controllo.
La Legge non consente costruzioni o destinazioni diverse (ad esempio pascolo) da quelle in atto prima dell'incendio per almeno quindici anni ed impone, pertanto, ai sindaci di trasmettere, ogni anno, alla Regione e al Ministero dell'ambiente una planimetria del territorio comunale percorso dal fuoco. La stessa legge, peraltro, impone che in tutti gli atti di compravendita d’aree ricadenti nei territori boschivi distrutti o danneggiati dal fuoco tale vincolo deve essere espressamente richiamato, pena la nullità dell'atto.
Un atto concreto che il Parco può fare per contribuire ad evitare futuri drammatici incendi è di sollecitare i comuni circa l'obbligo di perimetrare e comunicare le aree che hanno subito incendi; evitare giustificazioni pubbliche dell’abusivismo edilizio; promuovere una moratoria sui pareri di competenza circa i progetti di lottizzazione costiera che, proprio nell’ultimo periodo, “premono” per arrivare prima del Piano del Parco che “rischierebbe” di arginare la deregulation urbanistica.

L’OASI DI TORRE GUACETO
La Riserva Naturale marina di Torre Guaceto se l’è cavata senza danni.

L’OASI DI LE CESINE
La Riserva Naturale dello Stato Le Cesine se l’è cavata senza danni, ma aveva subito un incendio di origine dolosa non più tardi di tre settimane fa, probabilmente per arrecare un danno alla gestione dell’area.

L’OASI DI MONTE SANT’ELIA
Un fiume di fuoco ha sfiorato Monte Sant'Elia con un incendio proveniente da molto lontano e che nessuno è riuscito a fermare. Le fiamme hanno lambito la parte sud dell'oasi (terreni affittati, coltivi di poco pregio ambientale) ma miracolosamente, grazie ad una inversione della direzione del vento, hanno deviato e si sono allontanate dagli edifici e dal bosco.

SICILIA
Le fiamme stanno divorando migliaia di ettari in tutta la Sicilia, Nessuna zona risparmiata, dai Peloritani al Golfo di Trapani e dall’Etana agli Iblei. Tante le zone ricadenti nelle aree della Rete Natura 2000, ove sono compresi SIC e ZPS, e le zone ricadenti in riserve naturali e parchi regionali.Il WWF ritiene che siano insufficienti i mezzi necessari per fronteggiare la sempre crescente delinquenza che colpisce mortalmente il nostro preziosissimo patrimonio ambientale e naturalistico.
Dovrebbe essere, infatti, implementato e ammodernato tutto il sistema dei mezzi antincendio (autobotti, Canadair, elicotteri); dovrebbero essere applicate e rispettate alla lettera le leggi vigenti relative alle aree incendiate, ovvero: divieto di pascolo, di caccia, di costruzione e di rimboschimento;dovrebbe essere tenuto sempre aggiornato, attraverso continuo monitoraggio, l’elenco delle aree incendiate, comprese quelle aree inferiori a 10 ettari di ampiezza.
L’OASI DI TORRE SALSA
Il 24 Luglio, alle 16 anche all’interno della Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa, nei pressi del torrente “Cannicella”, è stato appiccato un fuoco nell’area antistante il canneto, nei pressi di uno degli ingressi della riserva. Fino alle 18.30 la forestale non è potuta intervenire perché impegnata su altri fronti, poi partendo dal monte “Cupolone” si è fermato il fuoco che minacciava il bosco di Monte Stella. Nonostante l’intervento, il fuoco ha attraversato circa 110 ettari di superficie, di cui oltre 90 in zona “A”, interessando soprattutto macchia mediterranea, alcuni uliveti e un’abitazione rurale della parte sud della riserva.
Un danno alla biodiversità. Un danno enorme che non si può quantificare prendendo unicamente come parametro gli ettari andati a fumo. La riserva di torre salsa conserva specie relitte o uniche al mondo, fungendo da riserva in cui riprodursi e mantenere integra la catena ecosistemica. Si pensi all’Emys Trinacris, la specie di testuggine palustre siciliana presente solamente nell’isola. Questa specie scoperta da pochi mesi è vive in poche aree umide della Sicilia, tra cui alcune zone della riserva di Torre Salsa, e ieri l’incendio è partito proprio dal torrente ‘Cannicella’.
La flora poi ha subito dei danni incommensurabili, con molti ettari di macchia mediterranea andati a fuoco e numerose specie di Ginepro Fenicio (Juniperus phoenicea L )morte per le fiamme. Anche se il danno maggiore a una singola specie è da reputarsi per la Palma nana (Chamaerops humilis), unica specie di palma europea, di cui sono andate perdute diverse centinaia di esemplari. Fortunatamente si è salvata la costa e l’ambiente dunale, che a Torre salsa presenta uno delle 10 spiagge più selvagge d’Italia e quindi da salvaguardare ad ogni costo.

CALABRIA
L’OASI DELL’ANGITOLA
Le fiamme che stanno divorando migliaia di ettari in tutta la provincia, non hanno risparmiato l’oasi di protezione della fauna del lago Angitola, facente parte del Parco Regionale delle Serre e dichiarata Sito di Importanza Comunitaria. Già nella giornata di domenica il fuoco aveva destato non poca preoccupazione a causa dei numerosi roghi che venivano appiccati. La situazione è però degenerata nella mattinata di lunedì, quando gli incendi hanno interessato la pineta che circonda l’oasi nel tratto parallelo alla statale 110.
Danni ingenti hanno riportato i boschi di Sughera di località Bufalariana, tra Pizzo e Maierato e la collina di Pizzo a monte della Statale 18: diversi ettari di pregiato vigneto e di uliveti sono andati distrutti nel corso della notte, insieme a vaste aree di querceto e macchia mediterranea alta, creando forte apprensione e rabbia tra gli agricoltori della zona che hanno visto andare in fumo il frutto del loro lavoro.
Nonostante l’impegno e l’abnegazione degli operai forestali, che spesso si trovano ad operare in condizioni di forte pericolo, il WWF denuncia la vergognosa carenza di mezzi (autobotti, Canadair, elicotteri) e soprattutto la mancanza di una seria politica di prevenzione e di repressione degli incendi, così come richiesto da anni, mediante l’istituzione di una rete di vedette fisse, durante il periodo estivo, in grado di segnalare subito i focolai e intervenire prima che l’incendio diventi incontrollabile.

fonte: wwf.it

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