mercoledì 11 luglio 2007

Draghi: «In Italia i tassi più alti d'Europa»

Trovare una soluzione per «i tassi dei mutui, che sono più alti della media europea», garantire maggiore trasparenza nel rapporto con i clienti ed emanare una serie di norme sulla governance. Sono questi gli obiettivi dichiarati del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenuto all'assemblea dell'Abi. Nel corso del suo intervento Draghi ha sottolineato che «correttezza, trasparenza e organizzazione adeguata sono essenziali per ogni banca che, accanto alle tradizionali operazioni di credito, venda prodotti complessi». Ci deve essere inoltre «una chiara linea decisionale che leghi l'alta direzione alle scelte operative e alle richieste dei clienti». IL CASO DI ITALEASE - Per quanto riguarda Italease, Draghi ha spiegato che un'ispezione avviata nel gennaio del 2007 aveva accertato che la banca in questione «aveva venduto a imprese clienti complessi prodotti derivati fortemente esposti a un rialzo dei tassi di interesse. A seguito degli andamenti di mercato questi derivati hanno determinato una forte repentina crescita nell'indebitamento dei clienti che li avevano acquistati». Di qui «oltre ai rischi legali e di reputazione, è cresciuta l'esposizione della banca al rischio di controparte». Draghi ha perciò auspicato che l'informazione al cliente sui servizi finanziari innovativi sia «completa», che sia «piena la comprensione del prodotto venduto da parte di chi lo propone» e che sia «chiara la consapevolezza dell'alta direzione della banca, che deve apprezzare appieno la complessità di questi prodotti». I TASSI - Sul capitolo dei tassi d'interesse, Draghi ha ricordato come «le economie di tutti i paesi» dell'Eurosistema «hanno finora risposto in modo simile a variazione dei tassi di interesse», anche se «all'avvio dell'Unione monetaria vi era il timore che certe caratteristiche strutturali avrebbero reso l'economia italiana più vulnerabile di altre a variazioni nei tassi ufficiali». «Negli anni recenti - ha osservato Draghi - il livello eccezionalmente ridotto dei premi per il rischio e degli stessi tassi, l'abbondante disponibilità dei finanziamenti sotto forma sia di credito sia di altri strumenti finanziari, l'alto volume di risorse generate all'interno delle imprese possono aver attutito gli effetti dei divari strutturali, che in presenza di condizioni economiche e finanziarie meno favorevoli di quelle degli ultimi anni potrebbero riemergere. È vero d'altra parte - ha messo ancora in evidenza - che la struttura del nostro sistema si sta evolvendo verso configurazioni più solide».LIBERALIZZAZIONI - Anche sulle liberalizzazioni il Governatore ha le idee chiare: «Guardiamo con favore alla finalità di questi interventi» anche se «abbiamo sollevato dubbi su alcuni aspetti tecnici», in particolare chiedendo di «lasciare lo spazio necessario alla regolamentazione secondaria e all'autoregolamentazione».CONTI PUBBLICI - Per quanto riguarda la questione dei conti pubblici, secondo Draghi, «al di là di quello che si poteva pensare al nostro ingresso in area Euro l'Italia, nonostante le sue carenze strutturali, regge bene, al pari con gli altri Paesi, alla variazioni dei tassi di interesse decisi dalla Bce nell'ultimo anno». «All'avvio dell'unione monetaria - ha continuato - vi era il timore che certe caretteristiche strutturali avrebero reso l'economia italiana più vulnerabile di altre a variazioni nei tassi ufficiali», visto che in Italia «prevalgono le imprese di piccole dimensioni, dipendenti dal credito delle banche e il mercato dei capitali privati è poco sviluppato». «Studi condotti nell'Eurosistema, utilizzando un ampio ventaglio di tecniche econometriche, indicano invece che, pur con qualche modesta differenza, le economie di tutti inPaesi dell'area euro hanno finora risposto in modo simile a variazioni dei tassi di interesse». D'altronde «è vero che la struttura del nostro sistema sta evolvendo verso configurazioni più solide», in particolare il consolidamento creditizio «ha dato vita a banche di ampie dimensioni, in grado di operare su più mercati».

fonte: corriere.it

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